Renzi paga tutti: mille euro al mese a disoccupati e precari

renzi-poletti-tuttacronacaIl neo premier ne ha dato l’annuncio ieri: entro 15 giorni sarà pronto una proposta sul lavoro. Nel frattempo, tuttavia, serve pensare anche a chi il lavoro l’ha perso, non l’ha mai trovato oppure prosegue a balzelli come i collaboratori a progetto. L’intenzione del presidente del Consiglio è quella di estendere ai precari i sussidi per chi è senza lavoro. Il requisito è quello di aver lavorato almeno per tre mesi. Una simile manovra, stando a quanto sostiene il quotidiano Libero, costerà allo Stato 1,6 miliardi in più di oggi e quindi il conto arriverà a 8,8 miliardi di Euro. I fondi non dovrebbero rappresentare un problema in quanto sarebbero ricavati dai fondi per la cassa integrazione in deroga. Nel frattempo, il ministro del Lavoro Poletti è al lavoro sul piano da presentare entro quindici giorni. Spiega Libero:

Il programma del ministro si chiama Naspi. Un sussidio di disoccupazione universale, destinato a tutti coloro che perdono il posto. Tutti. Compresi i meno protetti tra i precari: i collaboratori a progetto, oggi fuori da quasi tutti i sostegni. Un assegno da 1000 euro per chi ha perso il posto di lavoro. E’ questa in sintesi la riforma che il governo si appresta a varare. 

Il piano, scrive Libero,  è stato messo a punto nei dettagli

dal politologo Stefano Sacchi e fatto proprio prima dalla segreteria del Pd, poi diventato base di discussione per il governo.  Secondo le previsioni del governo il piano assicurerà protezione anche a quel milione e 200 mila lavoratori, ora per diversi motivi totalmente senza rete, in caso di disoccupazione. 

L’estensione del sussidio

potrebbe essere finanziata con uno spostamento di risorse dalla Cig in deroga, che vale 2,5-3 miliardi annui. Il dossier sarà esaminato nei prossimi giorni anche da Giuliano Poletti. “Ne parlerò con il ministro”, conferma Filippo Taddei, responsabile economia del Pd. “È il piano più ragionevole di tutti, perché include anche gli atipici. E siamo fiduciosi che possa diventare il piano del governo”. Per ottenere il sussidio bisognerà aver lavorato tre mesi, non più necessari i due anni contributivi.

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Le scadenze di Renzi: entro 15 giorno le proposte sul lavoro

renzi-auguri-tuttacronacaPrima i giuramenti della sua squadra, poi i due annunci: una proposta sul lavoro entro 15 giorni e la riforma del fisco entro maggio. “In 15 giorni immaginiamo di dover mettere in campo la proposta sul lavoro che è molto urgente perché ci viene chiesta non solo dalle istituzioni internazionali ma da quel 12 per cento di giovani e cinquantenni che hanno perso lavoro e non riescono a ritrovarlo”, ha annunciato poi Renzi. “Tutti voi sapete che l’Italia ha la possibilità di farcela, di uscire da questa situazione di difficoltà”, ha quindi sottolineato ricordando i “terrificanti” dati usciti oggi sulla disoccupazione in Italia. “La delega fiscale è un passaggio importante, entro maggio la riforma del fisco”, ha aggiunto. E poi il semestre di presidenza italiana dell’Ue che secondo Renzi deve essere un semestre “in cui l’Italia non prende la linea ma prova a raccontare un’altra idea di Europa”.  Il premier ai viceministri e sottosegretari ha poi fatto i suoi auguri: “Vi auguro di essere all’altezza, è l’augurio che faccio a me stesso e che mi lascia inquieto, come è giusto per chi ha responsabilità così grandi. Il mio augurio è che tornando a casa proviate i brividi, un senso di vertigine e di preoccupazione per questa sfida a cui ci chiama il Paese”. “Voglio farvi, farci di cuore gli auguri di buon lavoro, sul nuovo governo c’è un’attenzione significativa nel paese, nei mercati internazionali, nella comunità europea. Vediamo come sia forte la domanda di fiducia speranza, bisogno, certezza con cui si guarda all’Italia. Dovete, dobbiamo essere degni di onore” per gli incarichi ai quali dobbiamo adempiere, ha aggiunto Renzi dopo il giuramento. L’incarico “non deve essere un punto di arrivo come dicono i giornalisti, ma un punto di partenza, o di ripartenza”. E ancora: “L’Italia può farcela” ad uscire dalle difficoltà, “noi non dobbiamo fare meglio di altri governi, dobbiamo dare il meglio di noi stessi. La politica è l’unica risposta alla crisi che la società sta vivendo, psosiamo dare una risposta reale”.

Mezz’ora con Delrio e…. tremano i pensionati con i Bot!

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Tassare i Bot, cioè quei soldi che i cittadini prestano allo Stato per avere dei rendimenti e che ora invece saranno tassati. Non è meglio quindi prendere titoli di stato stranieri se il Paese in cui viviamo aumenta la tassazione sul prestito che gli facciamo? Ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio dichiara:

«Se una signora anziana ha messo da parte 100mila euro in Bot non credo che se le togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute. Vediamo».

Insomma i cittadini italiani non sono tutti uguali, chi ha risparmiato per una vita e ha investito in Bot sostenendo il proprio Paese ora viene considerato un ricco speculatore a cui aumentare le tasse? Ma il problema non sono i 20 o 30 euro, è il concetto alla base del ragionamento… E Naturalmente questa è solo la punta dell’iceberg… poi arriva l’Imu! Delrio anche qui ha le idee chiare «Io sono contrario personalmente a cambiare le regole ogni sei mesi, ma non decido io. L’Imu è stata una tassazione molto criticata ma a regime avrà una sua dignità. Manderemo milioni di dichiarazioni precompilate sulle tasse locali».

Poi c’è la patrimoniale? «Non la faremo – dice Delrio -. L’Imu fu una patrimoniale a tutti gli effetti, il governo Monti la introdusse perche Paese aveva bisogno di sistemare i conti». E i dipendenti statali: «Il tema non è tagliare la P.a., ma renderla più efficiente e amica. C’è moltissimo efficientamento da fare. Non credo che in questo momento questo Paese si possa permettere di licenziare». Così a In mezz’ora Graziano Delrio, che immagina «percorsi di conversione da un lavoro inutile a un lavoro utile».

L’Italicum è stato congelato come aveva chiesto Alfano? «No, non è congelato – dice Delrio -. Io ero presente alle consultazioni, ho sentito tutti i colloqui, dal partito più grande al più piccolo, ed a tutti è stata detta la stessa cosa; bisogna approvare la legge elettorale alla Camera» poi sulle tante polemiche scoppiate in questi giorni Delrio afferma «È giusto che giornali e corpi intermedi mantengano un atteggiamento di distanza dal governo che è assolutamente sano. Noi dobbiamo dimostrare con i fatti di essere all’altezza»e poi aggiunge «Se faremo male è giusto che ci critichino. Ma non siamo interessati da alleanze strutturali per sostenere il governo. Se faremo bene al Paese convinceremo gli industriali».

#buonadomenica (di lavoro!) Renzi inizia la giornata via Twitter

governo-renzi-tuttacronacaIl neo premier Matteo Renzi ha dato il via alla sua prima domenica di lavoro con un tweet: “Oggi con Graziano del Rio sui dossier. Metodo, metodo, metodo. Non annunci spot, ma visione alta e concretezza dei sindaci”.

twitterSi prende quindi un po’ di tempo per rispondere a qualche utente, toccando diversi temi. Per quel che riguarda la burocrazia: è “la madre di tutte le battaglie. Significa cambiare mentalità”. A chi gli domanda se utilizzerà il dossier di Nicola Gratteri sulla giustizia, replica che “è uno dei dossier più interessanti, è sul tavolo”. Riguardo la riduzione delle tasse, ricorda che “nella mia esperienza di amministratore le tasse le ho sempre ridotte (Ipt alla Provincia, Irpef al Comune)”, ma non si sbilancia: “Niente promesse, ma ci proveremo”. All’utente che lo invita a tagliare la spesa pubblica, Renzi risponde che il dossier Cottarelli “è sul lavoro. Aspettiamo il giuramento del ministro Padoan e ci lavoriamo”. E ancora, sull’economia digitale, a Roberto Sambuco, capo Dipartimento Comunicazioni del ministero dello Sviluppo Economico, che gli fa notare la scarsa attenzione all’economia digitale, il premier dice che “su questo tema resterai sorpreso”. E ancora, a chi lo invita a non deludere le aspettative, specie dei ragazzi, indicando “la responsabilità che sento più forte: l’Italia come terra di opportunità e non di rendita”. Ed ancora sui giovani, all’utente che ricorda al premier Renzi e al sottosegretario Delrio che “in 2 avete 2 mogli e 12 figli! Pensate anche a loro”, Renzi risponde scherzando: “Ottima riflessione. Aggiungo che Graziano in questo campo ha maggioranza e quorum anche da solo”, dal momento che ha nove figli. Infine: “Mi fermo qui, altrimenti passo la domenica su twitter anziché sui dossier. Ma in settimana, dopo la fiducia, riprendiamo il #matteorisponde”.

tweet

Primo sì all’abolizione delle province: 52 commissariate

taglio-province-tuttacronacaCon 277 sì, 11 no e Forza Italia, Lega e Cinquestelle che non hanno votato per protesta, è passato il disegno di legge che riforma le Province. Ora la parola passa al Senato ma intanto si tratta di una piccola vittoria per Letta, che ha fatto dell’abolizione delle Province un punto d’onore programmatico. Il premier segna un punto politico a proprio vantaggio anche se gli effetti concreti della riforma Delrio, molto complessa, si potranno giudicare solo fra un paio d’anni. Tanto è importante per l’esecutivo questo impegno, che il governo ha inserito a sorpresa nella Legge di Stabilità (approvata l’altro ieri ma se n’è avuto notizia ieri) un codicillo che commissaria le 52 amministrazioni provinciali il cui mandato elettorale scade il prossimo maggio. I 52 enti si aggiungono ai 20 – tra i quali Roma – già commissariati. Dure le reazioni delle Province, con il presidente dell’Upi Antonio Saitta che tuona: “Faremo ricorso. Mai un governo ha osato mettere in dubbio la possibilità per il popolo di eleggere chi governa il territorio”. Tuttavia il messaggio dell’esecutivo è chiaro: in Italia non si faranno mai più elezioni popolari per le Province anche se il Senato dovesse rallentare il varo definitivo della riforma Delrio. La riforma ha alla sua base proprio l’eliminazione della classe politica provinciale composta da circa 3.000 presidenti, assessori e consiglieri. Le future Province, con compiti limitati alla manutenzione delle strade e poco più, saranno guidate da presidenti eletti (nel novembre 2014) dai sindaci dei comuni del territorio provinciale. Il provvedimento s’inserisce nella scia dei tagli alla spesa pubblica ma va considerato che il risparmio è modesto in confronto agli 800 miliardi totali: nel 2010 i politici provinciali sono costati agli italiani circa 135 milioni. Nel 2013, dopo la “cura” degli ultimi anni, la politica provinciale è costata solo 32 milioni, stnado ai dati Upi. Sugli effetti della riforma esistono opinioni molto diverse. Secondo il ministro degli Affari Regionali, Graziano Delrio, si raggiungerà il miliardo a regime. La Corte dei Conti ha sostenuto di non poter fare alcuna cifra. La riforma è comunque complicata e prevede il graduale passaggio di alcune competenze a Comuni (edilizia scolastica) e Regioni (centri per l’impiego). Ma non fissa tempi certissimi. Fissa invece la nascita delle Città Metropolitane ovvero di enti che dovranno coordinare il territorio intorno alle grandi città. Quelle Metropolitane, in Parlamentosono state indicate per territori superiori al milione di abitanti, c’è da aspettarsi quindi che in Italia si moltiplicheranno.

La Stabilità non rispetta l’impegno, nessun risarcimento per la strage di Bologna

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I familiari delle vittime della strage di Bologna dovranno attendere ancora. E’ dal 2 agosto del 1980 che pazientemente aspettano che quelle 85 vite spezzate e quei 200 feriti della bomba alla stazione siano risarciti dallo Stato italiano. Ma nella Stabilità non c’è ombra di tale stanziamento a favore di queste famiglie.

Come riporta La Repubblica:

E dunque “gli impegni presi solennemente a Bologna il 2 agosto ad oggi non sono stati mantenuti”. Lo denunciano il vicepresidente dell’associazione italiana vittime del terrorismo (Aviter), Roberto Della Rocca, e Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna nonchè deputato Pd, non nascondendo un grammo della loro “grande amarezza e profonda delusione”. Non solo. Bolognesi annuncia il suo voto contrario alla Finanziaria se non passerà la questione dei risarcimenti per le vittime del terrorismo: “Non appena la finanziaria arriva alla Camera presenterò un emendamento. Poi,se non me lo votano, io voto contro”. Il parlamentare democratico insiste: “Gli impegni vanno mantenuti, se non lo fanno possono stare a casa. Io lo presento, se me lo respingono non voto la fiducia al provvedimento”. E a domanda: altri sono con lei?, risponde: “Per non creare imbarazzi lo presenterò io solo”.

Le loro sono parole pesantissime: “Se tutto questo dovesse persistere il disprezzo dei familiari delle vittime del terrorismo, nei confronti di questo governo sarebbe totale”. L’esclusione dalla legge di Stabilità è solo l’ultima goccia alla serie di rinvii che si sono susseguiti all’indomani delle cerimonie a Bologna dello scorso 2 Agosto. Quel giorno, il ministro Graziano Delrio disse parole che fecero sperare i parenti delle vittime in una vera svolta alla complicata partita dell’attuazione della legge per i benefici previdenziali e contributivi, oltre che per i risarcimenti.

Il 70% degli italiani “graziati” dall’Imu?

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Graziano Delrio, intervenuto oggi al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, ha toccato il tema dell’Imu, sul quale il governo è impegnato a trovare una soluzione, una nuova imposta, la service tax. Il ministro per gli Affari Regionali e Autonomie ha spiegato che “Stiamo arrivando ad un compromesso per una unica Services Tax nella quale far confluire sia l’Imu che la Tares”. Ha quindi spiegato che “C’è ancora differenza di impostazione» nella maggioranza «tra chi vuole una copertura completa per togliere a tutti l’Imu sulla prima casa e chi vuole concentrarsi sul 70% degli italiani e far pagare al 30% dei cittadini che se lo possono permettere. Io sono per questa seconda opzione”. Il ministro ha quindi sottolineato che “Il Paese non può permettersi in questo momento di buttare 1,5 miliardi di euro”, riferendosi a chi chiede l’abolizione totale dell’Imu sulla prima casa e non parziale. “Credo che i cittadini facoltosi possano permettersi di pagare 400 euro l’anno, è meno di un abbonamento a una tv privat”. Con la service tax “cercheremo di fare una tassa molto equa, che magari tenda a separare la questione dei rifiuti da quella della tassa immobiliare. Cercheremo di fare in modo che ci siano due componenti, una di proprietà e una per gli affittuari, per coloro cioè che usufruiscono dei servizi”, ha poi spiegato Delrio a SkyTg24. Sull’Imu, ha aggiunto il ministro, “stiamo facendo passi avanti, cercando di tenere a mente che questa imposta municipale deve ritornare ai comuni nella disponibilità, deve essere l’imposta con cui i cittadini giudicano come i loro sindaci spendono i soldi delle loro tasse. Credo che questo principio vada restituito completamente alla sua originale integrità”.

Dopo Casaleggio, anche Delrio e Caldoro prevedono il peggio

rivoluzione-casaleggio-tuttacronacaGraziano Delrio, ministro per gli Affari Regionali ha commentato stamattina a Modena le parole del guru del M5s sulle difficoltà del Paese: “Condivido l’allarme di Casaleggio anche nella drammaticità dell’appello. Ha detto una cosa vera, sarà un autunno molto difficile, e sono alcuni mesi che lo diciamo”. E spiega: “Sono stato in Sardegna e in Calabria. Qui, nei comuni che non sono sciolti per mafia, i sindaci si dimettono perché non ce la fanno”. Delrio ha dunque sottolineato: “Certamente sulla ripartenza dell’economia sarà molto più importante di Imu e Iva, in termini di influenza, la decisione che prenderemo sul patto di stabilità. Lo dimostrano le tantissime opere che potrebbero essere cantierate nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni, che potrebbero davvero muovere il Pil italiano rispetto a prima. Queste regole del patto di stabilità hanno depresso gli investimenti e abbiamo avuto così più problemi con il lavoro e con il prodotto interno lordo”. Il ministro ha continuato affermando: “Opere come quelle in programma di Autobrennero avranno un impatto molto superiore rispetto ad altre misure che pure sono importanti. Lo sblocco del patto di stabilità e dei cantieri sarà decisivo per creare veramente lavoro, così come i pagamenti che ovvieranno a un grande problema delle imprese, che sono il motore del Paese, ed è quello dell’accesso al credito, il fatto di dover lavorare con finanziamenti molto esigui”.

Dello stesso parere anche Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania che ha dichiarato, spiegando che la sua è una valutazione puramente politica: “Siamo ai limiti della rottura sociale. Non posso non essere d’accordo con la previsione di Casaleggio quando parla di disordini” Il governatore ha quindi previsto che “Ci saranno rivolte per effetto di una povertà che aumenta e inizieranno qui, a Napoli e in Campania”.

L’Anci a Fassino, il voto è stato quasi unanime

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E’ stato scelto il nuovo presidente dell’Anci,  l’associazione nazionale dei Comuni italiani, ed è stato scelto Piero Fassino, sindaco di Torino. Per lungo tempo era circolato il nome di Matteo Renzi, ma dopo le ultime polemiche era chiara la volontà del partito di rivolgere l’attenzione altrove. Fassino non ha trovato ostacoli sulla sua strada  e il suo nome è stato votato quasi all’unanimità, con una sola astensione e un solo voto contrario. Fassino sostituisce così Graziano Delrio, da pochi mesi ministro per gli Affari regionali nel governo Letta.

 

Ieri l’inaugurazione, oggi la pioggia: primi drammi a Mediopadana

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Appena ieri si era tagliato il nastro e già da oggi la stazione Mediopadana di Reggio Emilia era attiva… peccato che ci piova dentro. Sono stati proprio gli utenti a denunciare il disservizio e a scattare alcune foto da inviare a ferrovie dello Stato per capire se l’acqua che filtra dal soffitto fosse un’ “ulteriore attrattiva”, oltre al design ultra moderno. A parte l’ironia il problema sussiste e sembra incredibile che un’opera da 79 milioni di euro, che ha come potenziale bacino due milioni di utenti, possa essere permeabile all’acqua. Sarebbe poi un controsenso avere un “onda bianca” che finisce sott’acqua!

Secondo Ferrovie dello Stato, però, il disagio è solo temporaneo. “Siamo informati della complicazione che si è verificata oggi, ma rassicuriamo l’utenza: non è dovuto a problemi strutturali – spiega l’ufficio stampa di Fs – i lavori sono per la maggior parte stati ultimati ma come per Bologna, anche a Reggio Emilia restano ancora alcune opere da concludere. Per esempio, i vetri e le coperture delle pensiline sono già state collocate ma gli operai stanno terminando tutti quei lavori che servono a rendere completamente impermeabili i soffitti, nello specifico devono finire di sistemare le guarnizioni necessarie a impedire che l’acqua possa filtrare tra il vetro e l’acciaio. L’acquazzone violento di oggi, purtroppo, ha fatto il resto. In breve tempo, comunque, risolveremo il problema”.

Insomma si è inaugurata un’opera che non è terminata? Si inaugura una stazione ferroviaria in cui filtra l’acqua e potrebbe anche interferire con l’impianto elettrico?

 

Graziano Delrio visto da “Il Fatto Quotidiano”

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Graziano Delrio è nell’esecutivo voluto da Enrico Letta. Nominato ministro per gli Affari Regionali, il primo cittadino di Reggio Emilia, a 53 anni varca le soglie dei palazzi romani. Nome corteggiato da molti, sostenitore in prima linea di Matteo Renzi, le quotazione del sindaco erano balzate alle stelle già prima della vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie dell’ottobre 2012. Presidente dell’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, dal 2011 Delrio si divide tra la sua città e la capitale dove rappresenta tutti i primi cittadini d’Italia. Ora la sua esperienza di amministratore locale dovrà essere messa al servizio di tutto il Paese. 

“La scelta di Delrio non deriva dalla sua appartenenza politica, ma dalla stima che è riuscito a ottenere come amministratore locale”, commentano quelli a lui più vicino. Di fatto il sindaco di Reggio Emilia ha un curriculum che mette d’accordo molti, da destra a sinistra. Cattolico, comincia la sua attività politica nel Partito Popolare Italiano, per il quale è eletto nel 2000 consigliere regionale. Un anno dopo aderisce alla Margherita. Nel 2004 e nel 2009 l’elezione al primo turno come sindaco della sua città natale. Nel 2011 l’elezione a capo dell’Anci, arrivata dopo aver sconfitto il candidato sostenuto dalla corrente dalemiana Michele Emiliano, primo cittadino di Bari. A sostenerlo in quella circostanza, un folto gruppo di sindaci di ogni colore politico, compreso il leghista Flavio Tosi. Era l’epoca della prima Leopolda e Delrio cominciava ad avvicinarsi all’area di Matteo Renzi, partecipando alle iniziative del sindaco di Firenze. 

Rottamatore della prima ora, intervistato da Radio 24 nel settembre 2012 aveva dichiarato: “Se l’Inghilterra ha fatto a meno di Tony Blair e la Germania ha fatto a meno di Helmut Kohl forse l’Italiapotrebbe fare a meno di D’Alema, no?“. Un giudizio secco per annunciare l’importanza di un ricambio generazionale.

Come Presidente Anci, si è fatto portavoce dei comuni mettendo sul tavolo del governo numerose problematiche degli enti locali in un momento difficile dovuto alla crisi economica. Debiti della pubblica amministrazione e patto di stabilità, alcune delle sue battaglie. Un passato da amministratore e un presente da militante per Matteo Renzi alla scorsa campagna per le primarie. “Sono qui come semplice cittadino e non ho nessuna mira di andare a Roma come ministro o per qualsiasi altro incarico”, non faceva che ripetere il sindaco. Poi il cambio di programma. La stima è incondizionata da tutte le parti politiche, che vedono in lui l’uomo moderato che può mettere d’accordo molti. “Uomini come Delrio”, ha dichiarato lo stesso Renzi in occasione della tappa reggiana del suo tour elettorale, “sono una grande risorsa per il paese”. 

La città di Reggio Emilia è così orfana del suo primo cittadino e nelle prossime ore si dovrà decidere se qualcuno prenderà il suo posto, o se manterrà entrambe le cariche. Ad essere più problematico il ruolo di presidente Anci, incompatibile con il nuovo posto di ministro. Nonostante le perplessità dei primi tempi, ora il sindaco sembra ben disposto ad assumersi le nuove responsabilità. Fin dall’inizio si è detto favorevole alla riconferma al colle di Giorgio Napolitano e subito dopo l’elezione scriveva: “Ringrazio il presidente per aver accettato di essere di nuovo il presidente degli Italiani. È stato un grandissimo presidente, super partes e lo sarà ancora. Siamo tutti consapevoli che questa scelta ha comportato per lui un sacrificio. Avevamo bisogno di un presidente autorevole e Napolitano continuerà a garantirci la statura necessaria per affrontare questo complesso momento”.

Già nei giorni scorsi, Delrio nei discorsi pubblici si era detto preoccupato per la situazione generale del paese: “L’Italia è in attesa”, diceva in occasione del 25 aprile, “e soprattutto la povera gente. L’attesa che più ci interessa non è quella delle cancellerie europee, lo diciamo anche oggi: è l’attesa dei disoccupati, dei giovani senza lavoro, delle famiglie che non arrivano a fine mese. A quella dobbiamo dare un nuovo inizio dalle piazze della città italiane. La politica dovrebbe dare risposte. E oggi la politica ha anche il dovere di dare speranza”.

Un nome che unisce energia ed esperienza che in questo momento possono essere fondamentali per l’Italia, soprattutto come Ministro delle Autonomie. Un ministero complesso che deve coordinare il lavoro sul territorio, quel territorio e quelle problematiche che sicuramente Delrio conosce perfettamente.

Il 3 ottobre del 2012 al termine dell’audizione del Comitato dei dodici presso la Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale, Delrio affermava:

“Abbiamo ribadito che il federalismo fiscale va attuato e non demolito, e che pensare a nuovi provvedimenti è inutile, dato che basterebbe attuare fino in fondo quelli già approvati, come appunto il federalismo. Non è pensabile  rincorrere scandali e malcostume con altri provvedimenti: esiste già un impianto normativo all’altezza della sfida della modernità, basato sull’autonomia e sulla responsabilità di tutti i livelli di governo. Si pensi a non smontare quell’impianto”.

Buon lavoro, Ministro!

Altre tasse in arrivo… da maggio la Tares con aumento a dicembre!

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Nuova tassa a maggio: la Tares, la nuova tassa sui rifiuti, si dovrà iniziare a pagarla dal prossimo mese di maggio. E da dicembre scatterà l’aumento della tassa: 30 centesimi in più a metro quadro. Lo ha riferito il presidente dell’Anci, Graziano Delrio precisando che la maggiorazione di 0,30 euro in più a dicembre «andrà direttamente allo Stato».
Con l’accordo sottoscritto oggi con il governo «eviteremo il deficit di liquidità – ha spiegato Delrio – che avrebbe creato grossi problemi alle imprese del trattamento rifiuti». Le scadenze per il pagamento della Tares dovrebbero tenersi a maggio, settembre e dicembre. Per il governo si perde tempo, per le tasse no!

Perché qualcuno non pensa ad avviare la riconversione dei rifiuti in energia? Perché non si inizia un riciclo differenziato serio che ci può portare veramente a una riconversione produttiva? L’immondizia può essere un business che si autofinanzia da solo, come mai nessun programma politico prevede l’avvio di una ristrutturazione nella raccolta e nello stoccaggio dei rifiuti? Siamo capaci solo di imporre tasse?

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