De Magistris chiama governo: “non siamo i vostri bancomat”

luigi-de-magistris-imu-tuttacronacaI sindaci italiani aspettano risposte dal governo e non intendono attendere oltre. Piero Fassino, presidente dell’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), rinnovando la richiesta di un incontro urgente con il Presidente del Consiglio ha lanciato un appello: ”Il Governo faccia rapidamente chiarezza sulla seconda rata dell’Imu 2013 e onori gli impegni assunti con i contribuenti e i Comuni italiani. I sindaci hanno dimostrato ampiamente responsabilità e spirito propositivo, ma non si può abusare della loro pazienza e tanto meno si puo’ abusare della pazienza dei cittadini”. Ha quindi sottolineato: ”Da troppe settimane e ancora nelle ultime ore -si susseguono da parte di singoli esponenti governativi dichiarazioni contraddittorie e addirittura antitetiche. E’ tempo che cessi questo assurdo balletto di parole che hanno il solo esito di alimentare confusione e sconcerto nei cittadini ed esasperazione negli Amministratori locali”. E poi ha aggiunto: “All’atto della decisione di superare l’Imu sulla prima casa il Governo assunse due espliciti impegni: i contribuenti non avrebbero più pagato l’Imu nel 2013 e ai Comuni sarebbe stato garantito l’identico importo onde poter assicurare l’erogazione di essenziali servizi ai cittadini. E’ troppo chiedere che finalmente si dia corso a impegni così esplicitamente assunti?” A rimarcare la dose il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, anche lui in merito all’abolizione delle seconda rata dell’Imu: ”L’ipotesi che il Governo non dia ai si sono stancati di essere bancomat o esattori del Governo”. Una situazione, quella del reperimento delle risorse che vengono meno in seguito all’abolizione dell’imposta per cui de Magistris ha riferito di essere ”in costante contatto” con il presidente dell’Anci Piero Fassino.

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Porta Susa, a Torino, bloccata la stazione s’innesca la protesta per le tasse

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Basta tasse, basta pressione fiscale, basta con la mannaia sui cittadini ormai allo stremo delle loro forze, questo si sente nell’atmosfera calda e incandescente della protesta nata questa mattina a Torino dove è stata paralizzata la stazione di Porta Susa. AL centro della manifestazione c’è la Tares, la famigerata tassa dei rifiuti e i mercatali partiti da Porta Palazzo, hanno anche protestato sotto Palazzo Civico. Poi la lunga marcia degli ambulanti è arrivata nell’importante snodo ferroviario e qui sono stati bloccati i binari «Non siamo più disposti a essere presi in giro, soldi non ne abbiamo più, chiediamo l’intervento delle istituzioni piemontesi», spiegano i rappresentanti degli ambulanti che denunciano «siamo soffocati dalle tasse, nel 2001 pagavamo all’anno 700mila lire di tassa rifiuti per un banco di 10 metri quadrati, oggi dobbiamo versare quasi 3000 euro. Non ce la facciamo più anche perché a causa della crisi l’incasso medio per molti di noi non supera i 100 euro al giorno». Gli ambulanti hanno fatto sapere che non lasceranno i binari fino a quando non incontreranno il sindaco Piero Fassino.

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Piero Fassino smantella il Virtual Park… addio cinema?

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L’eredità di Sergio Chiamparino verrà cancellata da Piero Fassino, che stretto dalla Spending Review ha deciso di chiudere gli studi cinematografici. Il Virtual Park, quel Polo che doveva dare nuova linfa al cinema italiano verrà smantellato. Così scrive Giorgio Ponziano su Italia Oggi:

Si chiude. Niente più studios, niente più ebbrezze cultural-chic. Infatti quando a Fassino hanno comunicato che doveva sborsare 2 milioni di euro per ripianare l’ennesimo passivo, è saltato sulla sedia. È vero che il capitale sociale del Virtual Park non è tutto sul groppone del Comune, che ne detiene il 76,5 %. Ma il resto (23,4 % è a carico della Regione attraverso Finpiemonte e qualche spicciolo appartiene alla Provincia) grava pur sempre sulle spalle pubbliche, cioè dei cittadini. I quali finora hanno comunque pagato ogni anno milioni di euro per ripianare il rosso dei bilanci del parco virtuale, senza che nessuno muovesse un dito.

In verità tutto questo una paternità ce l’ha. E risale al 1999 quando l’allora sindaco Valentino Castellani decise che l’operazione andava fatta e avviò l’iter per costituire una società pubblica col compito di promuovere «contenuti tecnologici, sociali, culturali ed economici della multimedialità con particolare riguardo alla realtà virtuale ed alle sue applicazioni, in ambito locale, nazionale ed internazionale, nonché di sviluppo nel territorio di attività produttive e imprenditoriali capaci di utilizzare, anche commercialmente, le esperienze, i risultati e le realizzazioni prototipali delle ricerche e delle attività promosse e monitorate dal Parco Tecnologico nel settore della realtà virtuale».

Caspita. Di fronte a un programma così agguerrito nessuno si chiese l’effettiva fattibilità, al contrario accorsero a festeggiare Camera di commercio, università, Politecnico. E l’Europa accordò un po’ di fondi. Poi avvenne il solito fuggi-fuggi all’italiana. Si sfilarono tutti e l’Europa chiuse la cassaforte. Il Comune rimase col cerino in mano e siccome un aiuto non si nega a nessuno arrivò la Regione a supportare la totale pubblicizzazione della società. Valentino Castellani continuava a sostenere che il Virtual Park e la cinecittà torinese erano un vanto e tutto procedeva a tarallucci e vino. Del resto, Piero Fassino, che in questi giorni ha deciso per il colpo di spugna, ha contemporaneamente promosso Castellani, ponendolo a capo di Idee per Torino, che dovrebbe coordinare la costituzione della città metropolitana torinese in vista della legge che il parlamento dovrebbe approvare dopo avere cassato le Province.

Ma la vicenda del Virtual Park ha altri aspetti ambigui. In tutti questi anni sono successe cose strane. A un certo punto è entrata una società privata con l’impegno di versare un canone al Comune ma in realtà non ha mai versato nulla e quando il suo debito è diventato elevato, ha dato forfait. Che ha fatto il Comune? Anziché portare in tribunale la società privata ed esigere il pagamento del dovuto ha acquisito azioni della società per l’importo del debito così che essa si è trasformata da creditore a debitore.

«È stata un’operazione sciagurata – commenta il capogruppo di Sel in Comune, Michele Curto – ma la città non ha fiatato, si è trattato si larghe intese ante-litteram».

Ancora: all’interno del Virtual Park è nato un fondo, EndGame, partecipato da una misteriosa società ubicata negli Stati Uniti. Il fondo pose la propria sede in Irlanda per avere agevolazioni fiscali, con buona pace della guardia di finanza. È stato finanziato coi soldi pubblici, gli americani non vi hanno messo neppure una lira, doveva «attrarre finanziamenti finalizzati alla produzione dei film» ma non si è mai vista una macchina da presa. Conclusione: bagno di sangue economico e chiusura del fondo.

Eppure il progetto davvero sarebbe stato un salto in avanti in un’Italia che invece investe solo e unicamente nell’industria più classica senza capire che ci vorrebbe una riconversione delle attività produttive. L’ex vicesindaco Tom Dealessandri afferma: «Non è il momento di mettere in liquidazione la società.. Le potenzialità ci sono. Perché si dovrebbe mettere a rischio il patrimonio della città negando l’intervento finanziario?».

Che fare del complesso di 38mila metri quadri? Uffici, studi e laboratori che verranno chiusi perché ancora una volta in Italia non si è capito il potenziale economico e l’offerta tecnologica che poteva davvero essere il motore propulsivo non solo di Torino, non solo del Piemonte, ma anche di una nazione che poteva davvero offrire professionalità e creatività a livello internazionale. E questo naturalmente senza calcolare l’indotto che poteva portare… da queste macerie forse si comprende l’inadeguatezza di quanti  non sono stati in grado di far decollare il progetto e hanno gettato, forse, per sempre una delle più grandi opportunità italiane di ripresa.

Ma fin quando i progetti, magari iniziati male, ma che hanno in sé un grande potenziale vengono criticati e abbandonati, questo Paese davvero sembra non aver nulla da offrire alle generazioni future.

Piero Fassino e la “maledizione” della spending review

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Piero Fassina e la “maledizione” della spending review sembra ossessionare il presidente Anci: ”La spending review è diventato uno strumento pensato e praticato dalle amministrazioni centrali dello Stato in modo punitivo quando non addirittura persecutorio verso gli enti locali. Per non parlare dell’estensione del tutto ultronea ed eccessiva di poteri alla Corte dei Conti e agli organi di controllo, a cui si è concessa un’invadenza del tutto inaccettabile”.

”So bene di usare parole aspre ma si deve sapere che questo è lo stato d’animo dei sindaci. Proponiamo che si dia vita ad una task force – costituita da Anci, Ministero della Funzione Pubblica, Ministero delle Autonomie e dell’Economia – con l’obiettivo di rivisitare la legislazione vigente”, sollecita Fassino nella sua relazione di apertura della 30/a assemblea nazionale dell’Associazione dei Comuni. In questo modo, ha spiegato il leader dei sindaci, ”verrebbero eliminate tutte le norme che appaiono superflue e contraddittorie con un quadro istituzionale fondato sul riconoscimento dell’autonomia degli enti locali”.

Fassino contro il patto di stabilità, “è una prigione”!

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I comuni si sentono imprigionati dal patto di stabilità, lo dice oggi il presidente  nazionale dell’Anci, Piero Fassino, intervenento all’assemblea annuale del Veneto a Longarone (Bi):

”I Comuni – ha detto Fassino – non sono più in grado di fare investimenti perché il patto di stabilita’ glielo impedisce. Una delle cose che vogliamo discutere col Governo e’ proprio il suo allentamento e cambiamento, in modo tale che i Comuni tornino ad investire” e ha concluso “Ciò vale soprattutto in quei Comuni che hanno nelle casse dei residui attivi e non li possono spendere per una legge assurda”.

L’allarme dei sindaci: entro domenica 2,4 miliardi o niente stipendi

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Entro domenica servono 2,4 miliardi trasferiti dallo Stato ai Comuni altrimenti non saranno pagati gli stipendi dei dipendenti. L’annuncio arriva dal presidente dell’Anci, Piero Fassino, durante l’audizione alla Camera sul decreto legge sull’Imu.

“Allo stato attuale dei fatti – ha spiegato Fassino rivolgendosi alle commissioni Bilancio e finanze di Montecitorio – la prima rata promessa in questi giorni non è ancora stata trasferita ai Comuni”. Senza questi trasferimenti rischiano dunque di saltare gli stipendi ai dipendenti.

L’Anci a Fassino, il voto è stato quasi unanime

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E’ stato scelto il nuovo presidente dell’Anci,  l’associazione nazionale dei Comuni italiani, ed è stato scelto Piero Fassino, sindaco di Torino. Per lungo tempo era circolato il nome di Matteo Renzi, ma dopo le ultime polemiche era chiara la volontà del partito di rivolgere l’attenzione altrove. Fassino non ha trovato ostacoli sulla sua strada  e il suo nome è stato votato quasi all’unanimità, con una sola astensione e un solo voto contrario. Fassino sostituisce così Graziano Delrio, da pochi mesi ministro per gli Affari regionali nel governo Letta.

 

CHE VERGOGNA IL PD! E poi chiedono anche il voto?

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”Una sentenza che ristabilisce verita’ e giustizia e conferma come intorno a una espressione ironica sia stata costruita consapevolmente, per anni, una campagna di denigrazione e delegittimazione politica”. Il sindaco di Torino, Piero Fassino, commenta cosi’ la condanna di Silvio Berlusconi e del fratello Paolo per la vicenda Unipol.

Per l’ex segretario Ds la condanna e’ anche ”la conferma di quanto la politica italiana sia stata in questi anni fortemente inquinata da pratiche illecite”.

Non andava fatta pulizia al Pd? Con un sindaco che pronuncia certe frasi è fatta giustizia? E’ questa la faccia pulita del partito di Bersani? Espressione ironica??? Tutto era meno che l’espressione ironica era una domanda specifica per sapere se un partito politico era diventato proprietario di una banca. Come può certa gente comprendere il disagio economico di un giovane disoccupato o di un operaio in cassa integrazione, o di un lavoratore al call center?

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