
Muore una stella! Margherita Hack è stata una donna che prima di tutto ha saputo portare in italiana la scienza. Parlarne con semplicità, avvicinare chiunque a quel mondo misterioso e “avventuroso” dell’astrofisica. Il padre, Roberto Hack, di religione protestante, e la madre, di fede cattolica, erano entrambi aderenti alla Società Teosofica Italiana.
Lei era famosa per la scienza, ma anche per il suo attivismo nel sociale e nella politica. Una donna che a 91 anni aveva la “freschezza mentale” di una ragazzina. Una curiosità e una voglia di scoprire che l’hanno portata a divenire la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia. Eppure i suoi studi non erano stati regolari, non era neppure riuscita a sostenere gli esami di maturità a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale presso il Liceo Classico “Galileo” di Firenze. Però poi si era laureata in fisica nel 1945 con una votazione di 101/110 con una tesi di astrofisica sulle Cefeidi, realizzata sempre a Firenze presso l’osservatorio di Arcetri. La Hack era membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society.
La sua fede politica nella sinistra, la portò a candidarsi alle elezioni regionali, nel 2005 in Lombardia e nel 2010 nel Lazio, mentre nel 2006 e alle ultime elezioni si candidò a quelle politiche.
Enorme lo sviluppo delle attività didattiche e di ricerca che Margherita Hack ha promosso all’università di Trieste, dove ha dato vita nel 1980 a un “Istituto di Astronomia” che è stato poi sostituito nel 1985 da un “Dipartimento di Astronomia”, che la scienziata ha diretto fino al 1990. Dal 1982 Margherita Hack ha inoltre curato una stretta collaborazione con la sezione astrofisica della ‘Scuola internazionale superiore di studi avanzati’ (Sissa).
Il trattato “Stellar Spettroscopy”, scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve(1897-1963) è considerato ancora oggi un testo fondamentale. Nel tempo Margherita Hack ha collaborato con numerosi giornali e periodici specializzati, fondando nel 1978 la rivista “L’Astronomia” di cui è stata a lungo direttore.
Una figura poliedrica e di grande rilievo in un’Italia che da anni non investe più nella ricerca e che in lei vedeva un faro per chiunque cercava, faticosamente, di avvicinarsi al mondo dell’astronomia.
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