Hanno la stessa età come lo stesso Camilleri sottolinea nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano “Sì, siamo del ‘25 tutti e due.” Ma le similitudini si fermano qui, perché poi lo scrittore siciliano, come è nel suo stile, non si lascia sfuggire l’occasione di esprimere il suo punto di vista con toni anche molto accesi: “Aveva fatto bene quando aveva detto “Me ne vado e buona sera”. Il secondo mandato è stato un errore, sia per chi l’ha proposto sia per chi ha accettato”. Camilleri aggiunge anche “Da quel momento tutto il fatto costituzionale è andato a vacca. C’è stato un allentamento delle briglie costituzionali, tanto valeva – a lume di logica e di naso e di buon senso – fare un governo del Presidente. È stato più grave l’intervento sui partiti del capo dello Stato. Una sorta d’invasione di campo, un fatto non da Repubblica parlamentare. Bisogna rispettare la Costituzione: non devo essere io a dirlo, dovrebbe essere il presidente Napolitano. Il secondo mandato non è proibito, ma non è un caso che non sia mai successo. Di solito, poi, uno non arriva a fare il capo dello Stato a 40 anni: due mandati fanno 14 anni e te ne vai a 54. Qui te ne vai a 95”.
E su Rodotà neppure ha dubbi: “Appena sentii che i Cinque Stelle proponevano Rodotà, feci un balzo di gioia…’Che meraviglia, ora agguantano al volo questa liana sospesa, come Tarzan. Ed è fatta’. Quando mai… e sono riusciti a far fare quella figura a Prodi, Dio mio. L’alternativa c’era, era Rodotà. Cosa ostava a Rodotà?”
Un 2 giugno amaro quello di Andrea Camilleri e forse anche per molti italiani che davvero avevano creduto in un cambiamento.