Polemica in Australia: Bieber e il suo gesto “davvero, davvero stupido”

bieber-tuttacronacaVoleva lasciare un ricordo del suo passaggio e così Justin Bieber ha pensato bene di disegnare dei graffiti sulla parete nell’hotel di Gold Coast in cui ha dormito per un concerto a Brisbane, prima tappa del tour oceanico. E non si tratta di un caso isolato: è infatti una replica di quanto il cantante canadese aveva fatto a Rio de Janeiro. Tom Tate, il sindaco che ha inviato una squadra a pulire, ha commentato: “È stato davvero, davvero stupido. Se lo avesse fatto una persona normale si sarebbe beccata dalle 80 alle 100 ore di lavori socialmente utili”. Il tutto è avvenuto mercoledì notte, quando l’idolo delle teenager, al rientro in hotel dopo il concerto, ha disegnato insieme al suo staff un Pacman fantasma e altri personaggi dei cartoni con una vernice fosforescente. E non hanno neanche cercato di celare le loro azioni, infatti le foto sono state postate su Instagram e hanno subito commenti per lo più negativi, con inviti a Bieber “a crescere” e a “non sentirsi al di sopra della legge”. Dall’hotel, tuttavia, i commenti non sono stati così duri, anche per via della pubblicità ricevuta dalla bravata del cantante. I responsabili dell’hotel QT di Surferes Paradise hanno infatti difeso il cantante definendolo “una persona adorabile” e assicurando che aveva chiesto il permesso per disegnare i graffiti. Bieber nel frattempo è partito per Sydney ma il sindaco Tate lo ha invitato a tornare per partecipare alla pulizia della parete.

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Senza limiti: il video che non si può non conoscere per essere… up to date

limitless-tuttacronacaOltre due milioni di visualizzazioni in due giorni. L’ultimo video a diventare virale in rete s’intitola Limitless e mostra, in 5 minuti, come un gruppo di grafittari trasformano uno spazio vuoto grazie alla loro arte. Girato dall’americana Selina Miles, il filmato è diventato in un solo giorno uno dei temi caldi della rete sociale Reddit. Gli artisti delle bombolette sono SOFLES, Fintan Magee, Treas e Quench.

Il ragazzo che sfregia l’opera di Bansky

bansky-newyork-tuttacronacaSe a Roma i fondamentalisti cattolici imbrattano le opere d’arte che parlano di diritti degli omosessuali ed emancipazione femminile, a New York un ragazzo ha preso di mira le opere di Bansky, che in questo mese sta decorando gli spazi della Grande Mela con la sua serie di graffiti Better Out Than In (Meglio fuori che dentro). La mostra a cielo aperto sembra non riscuotere il successo sperato e non sono stati risparmiati gli atti vandalici. Alcuni scatti hanno infatti immortalato un giovane che si avvicina a una delle opere dell’artista simbolo della street-art e scrive con una bomboletta spray sulle figure con l’intento d coprire l’opera. Sono i passanti a notare il gesto, avventarsi su di lui per fermarlo e chiamare la polizia. Ma nonostante la solerzia dei cittadini, il ragazzo riesce a svincolarsi e darsi alla fuga: lo sfregiatore ha così riconquistato la sua libertà.

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Bansky, i graffiti e un camion di peluche al macello

bansky-tuttacronacaHa fatto la sua apparizione per la prima volta lo scorso giovedì pomeriggio nella zona di South Brooklyn, a New York, un camion che non passa certo inosservato: trasporta peluche che si affacciano per urlare il dolore degli animali condotti al macello. L’ideatore è l’artista di strada inglese Bansky, che in questo mese d’ottobre sta vivacizzando la già caotica città di New York. Era stato lo stesso artita ad annunciare, in un post datato 11 ottobre, l’arrivo di Sirens of the Lambs, “un camion di consegna dei mattatoi che girerà per la zona dove si confeziona la carne e poi per tutta la città per le prossime due settimane”.

In visita nella Grande Mela per tutto il mese, Bansky si è però lamentato del velocissimo sviluppo edile di New York che starebbe rovinando i suoi piani: realizzare un’opera al giorno fino alla fine del mese. “La maggior parte degli spazi vuoti che avevo pensato di usare per i miei graffiti sono stati occupati da costruzioni”, ha scritto in una mail al tabloid Village Voice. Ma perchè scegliere proprio questa metropoli? “L’ho scelta per il traffico e per la grande quantità di posti nascosti. Potrei essere in posti diversi, a Mosca o a Beijing, ma lì la pizza non è buona come qui”. La serie dei graffiti s’intitola Better Out Than In (Meglio fuori che dentro) e fa riferimento a una dichiarazione di Cézanne secondo il quale “Tutti i dipinti realizzati all’interno, in uno studio, non saranno mai belli come quelli realizzati all’esterno”. C’è solo da incrociare le dita e augurarsi che continui a trovare i luoghi adatti alle sue opere, che già fanno impazzire i newyorkesi.

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Cascate deturpate dai graffiti… gli Usa vogliono chiuderle

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Sono da sempre uno dei maggiori patrimoni naturali della california le ‘Sapphire Falls’, ma ora potrebbero essere chiuse agli escursionisti dopo che alcuni vandali le hanno deturpate con i graffiti. Le cascate sorgono all’interno della foresta montuosa di Rancho Cucamonga. L’allarme per la salvaguardia della riserva è stata lanciata su diversi blog e ora l’amministrazione californiana dovrà esprimersi tra la fruizione del sito e la salvaguardia paesaggistica.

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Upfest: sulle orme di Bansky

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Nei giorni scorsi si è tenuta a Bristol, in Inghilterra, la sesta edizione dell’Upfest, il più grande festival europeo che riunisce street artist da tutto il mondo. La reunion degli “imbratta muri” nella città di Banksy è ormai una parte importante della vita cittadina: “Gli abitanti ci ospitano molto volentieri – spiega Stephen Hayles, uno degli organizzatori dell’Upfest – con tutta questa gente che entra nei negozi e spende…”. 342 street artist provenienti da tutto il mondo e oltre 20mila visitatori, tutti radunati in North street, cuore pulsante della manifestazione, per fare arte in piena libertà. Ma non è l’unica manifestazione cittadina, ad agosto, poco distante, si terrà il See No Evil, un evento simile e parimenti apprezzato dal pubblico. “Le istituzioni? Qui non creano troppi problemi quando le cose sono organizzate – spiega Stephen – il sindaco di Bristol, George Ferguson, ha fatto dipingere sui muri della Tobacco Factory, un palazzo che è di sua proprietà”. Anche gli italiani accorrono e come spiefa Frode, writer milanese in trasferta: “Venire qui per noi è come respirare aria pulita e basta guardarsi intorno per vedere che i muri non sono imbrattati, ma anzi sono più belli. Credo che la repressione che c’è in paesi come il nostro in realtà finisca per aumentare le tag”. Ovvero le “firme” che si diffondono di notte sui muri. Qui non corrono questo rischio: in giro solo i nomi più celebri della street art, con in vetta Bansky, di cui ancora si possono ammirare una decina di lavori. Ecco cos’è successo a l’ultimo Upfest!

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In Germania si testano i droni anti-graffiti

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La lotta ai writers, in Germania, inizia nelle stazioni ferroviarie, che subiscono danneggiamenti per 7 milioni di euro l’anno. L’idea è di testare dei droni, muniti di telecamere ad infrarossi, che spiino gli “artisti della bomboletta” e registrino prove che inchiodino chi la notte imbratta i treni. La notizia è stata data da un portavoce delle Deutsche Bahn, che ha spiegato che i droni “intelligenti” saranno utilizzati esclusivamente nelle grandi stazioni, per poter raccogliere prove suffi cienti per citare in giudizio i grafittari. I droni saranno consentiti solo nelle aree di proprietà delle ferrovie tedesche, senza ledere il diritto alla privacy delle persone che transitano al di fuori della proprietà privata di “Deutsche Bahn”. Ma vediamo in giro per il mondo che accade…

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DESOLAZIONE DECORATA!

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Lo street artist Pøbel ha scelto la natura incontaminata che caratterizza le isole Lofoten, in Norvegia, per i suoi disegni “persi nel nulla”. I suoi sono graffiti che si trovano “da nessuna parte”, come si legge sul suo sito che è, in sostanza, uno splendido album fotografico.

E’ più facile imbattersi nelle costruzioni abbandonate che portano la sua firma, insomma, che trovarle. E’ dal 2008 che Pøbel si dedica a questi luoghi “dimenticati”. A questo progetto ha dato il nome Øde Dekor, che in italiano significa “desolazione decorata”. Dietro i suoi disegni, in realtà, c’è un problema sociale che lo street artist intende evidenziare: “La graduale diminuzione di popolazione che si sta verificando a nord della Norvegia”, dice lui.

“Ho iniziato con la collaborazione di un altro street artist, DOLK, dipingendo una casa – racconta Pøbel – ma poi ci siamo accorti che per far arrivare davvero il nostro messaggio dovevamo pensare in grande e farne molte altre. Così ho dato vita a un vero proprio “Festival” e ho invitato 10-15 artisti per un’operazione massiccia”. Un evento, quest’ultimo, raccontato nel documentario di un italiano, Davide Fasolo, chiamato “Living Decay”. Lo trovate, insieme alle foto, in questa pagina.

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