L’articolo di Bansky che il New York Times non pubblica

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Forse l’editoriale di Bansky che critica il complesso in costruzione a Ground Zero era davvero troppo underground e poco politically correct. Fatto sta che l’artista di murales non si è perso d’animo e dopo che il suo articolo è stato rifiutato dal New York Times, ha pensato bene di pubblicarlo sul suo sito

“Non abbiamo trovato un accordo sull’articolo, e lo abbiamo rifiutato”, ha confermato la portavoce del Nyt, Eileen Murphy.

Bansky risponde così “Oggi doveva esserci un mio editoriale sul Nyt, ma hanno rifiutato di pubblicare ciò che ho scritto”, si legge sul sito dell’artista britannico. Il pezzo, dal titolo ‘Shyscraper’ – giocando sulla parola ‘shy’, timido, e ‘skyscraper’, grattacielo – spara a zero sul Freedom Tower, od One World Trade Center, il palazzo costruito nel luogo dove sorgevano le Torri Gemelle.

“L’11 settembre ha rappresentato un attacco contro tutti noi e la risposta qual è? 104 piani di compromesso”, scrive Banksy, spiegando che il palazzo non mostra i muscoli e non rappresenta una degna ‘reazione’ all’attacco. Da qui la definizione di ‘grattacielo timido’. L’artista sostiene che il One World Trade Center ricorda “un ragazzo molto alto ad una festa, che goffamente curva le spalle cercando di non distinguersi dalla folla”.

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Quando Halloween è d’autore!

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Quando Halloween è d’autore ovvero quando il costume viene copiato ai grandi classici della pittura. Dalla Gioconda di Leonardo Da Vinci, alla ragazza col turbante di  Jan Vermeer all’Uomo Mela di Magritte, fino alla ragazza afgana di Steve McCurry o al lanciatore di fiori di Banksy. Non solo horror, ma anche arte, una ricorrenza per giocare con se stessi e con i grandi miti artistici.

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Il ragazzo che sfregia l’opera di Bansky

bansky-newyork-tuttacronacaSe a Roma i fondamentalisti cattolici imbrattano le opere d’arte che parlano di diritti degli omosessuali ed emancipazione femminile, a New York un ragazzo ha preso di mira le opere di Bansky, che in questo mese sta decorando gli spazi della Grande Mela con la sua serie di graffiti Better Out Than In (Meglio fuori che dentro). La mostra a cielo aperto sembra non riscuotere il successo sperato e non sono stati risparmiati gli atti vandalici. Alcuni scatti hanno infatti immortalato un giovane che si avvicina a una delle opere dell’artista simbolo della street-art e scrive con una bomboletta spray sulle figure con l’intento d coprire l’opera. Sono i passanti a notare il gesto, avventarsi su di lui per fermarlo e chiamare la polizia. Ma nonostante la solerzia dei cittadini, il ragazzo riesce a svincolarsi e darsi alla fuga: lo sfregiatore ha così riconquistato la sua libertà.

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Bansky, i graffiti e un camion di peluche al macello

bansky-tuttacronacaHa fatto la sua apparizione per la prima volta lo scorso giovedì pomeriggio nella zona di South Brooklyn, a New York, un camion che non passa certo inosservato: trasporta peluche che si affacciano per urlare il dolore degli animali condotti al macello. L’ideatore è l’artista di strada inglese Bansky, che in questo mese d’ottobre sta vivacizzando la già caotica città di New York. Era stato lo stesso artita ad annunciare, in un post datato 11 ottobre, l’arrivo di Sirens of the Lambs, “un camion di consegna dei mattatoi che girerà per la zona dove si confeziona la carne e poi per tutta la città per le prossime due settimane”.

In visita nella Grande Mela per tutto il mese, Bansky si è però lamentato del velocissimo sviluppo edile di New York che starebbe rovinando i suoi piani: realizzare un’opera al giorno fino alla fine del mese. “La maggior parte degli spazi vuoti che avevo pensato di usare per i miei graffiti sono stati occupati da costruzioni”, ha scritto in una mail al tabloid Village Voice. Ma perchè scegliere proprio questa metropoli? “L’ho scelta per il traffico e per la grande quantità di posti nascosti. Potrei essere in posti diversi, a Mosca o a Beijing, ma lì la pizza non è buona come qui”. La serie dei graffiti s’intitola Better Out Than In (Meglio fuori che dentro) e fa riferimento a una dichiarazione di Cézanne secondo il quale “Tutti i dipinti realizzati all’interno, in uno studio, non saranno mai belli come quelli realizzati all’esterno”. C’è solo da incrociare le dita e augurarsi che continui a trovare i luoghi adatti alle sue opere, che già fanno impazzire i newyorkesi.

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L’uomo sfrattato a causa di Bansky: ora l’artista gli paga affitto e bollette

bansky-tuttacronacaSe vivi all’interno di un serbatoio d’acqua sulle colline di Los Angeles e un artista sceglie proprio la tua “casa” per lasciare un segno del suo passaggio… rischi di ritrovarti senza un tetto sopra la testa. E’ quanto accaduto all’americano Tim Walker, che dimorava in un serbaoio posizionato proprio davanti all’Oceano Pacifico. Bansky, vedendo la struttura, vi ha posto la sua firma scrivendo ”Sembra quasi un elefante”. Era il febbraio 2011 e l’artista inglese, affascinato dalla struttura, ha voluto decorarla con una scritta. Solo che in breve il serbatoio è diventato un’opera d’arte e i proprietari hanno sfrattato Walker. Ma, rivela il quotidiano britannico The Indipendent, l’artista ha provveduto ad aiutarlo: gli ha infatti ragalato la somma per pagare l’affitto di un appartamento e un anno di bollette

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Upfest: sulle orme di Bansky

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Nei giorni scorsi si è tenuta a Bristol, in Inghilterra, la sesta edizione dell’Upfest, il più grande festival europeo che riunisce street artist da tutto il mondo. La reunion degli “imbratta muri” nella città di Banksy è ormai una parte importante della vita cittadina: “Gli abitanti ci ospitano molto volentieri – spiega Stephen Hayles, uno degli organizzatori dell’Upfest – con tutta questa gente che entra nei negozi e spende…”. 342 street artist provenienti da tutto il mondo e oltre 20mila visitatori, tutti radunati in North street, cuore pulsante della manifestazione, per fare arte in piena libertà. Ma non è l’unica manifestazione cittadina, ad agosto, poco distante, si terrà il See No Evil, un evento simile e parimenti apprezzato dal pubblico. “Le istituzioni? Qui non creano troppi problemi quando le cose sono organizzate – spiega Stephen – il sindaco di Bristol, George Ferguson, ha fatto dipingere sui muri della Tobacco Factory, un palazzo che è di sua proprietà”. Anche gli italiani accorrono e come spiefa Frode, writer milanese in trasferta: “Venire qui per noi è come respirare aria pulita e basta guardarsi intorno per vedere che i muri non sono imbrattati, ma anzi sono più belli. Credo che la repressione che c’è in paesi come il nostro in realtà finisca per aumentare le tag”. Ovvero le “firme” che si diffondono di notte sui muri. Qui non corrono questo rischio: in giro solo i nomi più celebri della street art, con in vetta Bansky, di cui ancora si possono ammirare una decina di lavori. Ecco cos’è successo a l’ultimo Upfest!

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