Smise i farmaci? Il giallo si dipana intorno al suicidio di Simona Riso?

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Altre verità su Simona Riso? Sembrerebbe che Simona avesse smesso improvvisamente di prendere gli psicofarmaci che normalmente assumeva e lo fece senza avvertire nessuno. I farmaci le erano stati prescritti in un  centro di assistenza psichiatrica, per una depressione che non era mai scomparsa e per i problemi alimentari che Simona aveva da ragazzina, forse in conseguenza a un episodio di violenza. Quei farmaci sospesi di colpo erano una decisione ponderata o un gesto  che poteva preludere al suicidio?

Questa è l’ipotesi su cui stanno lavorando gli inquirenti ora che è stato accertato che la ragazza aveva smesso di prendere quei farmaci.

Gli inquirenti comunque sono al lavoro sulle cartelle cliniche giunte dalle varie strutture che in questi anni hanno avuto in cura la ragazza, anche quelle di Milano dove Simona ha vissuto alcuni mesi insieme alla sorella. Ed è proprio sull’ ambito familiare che gli inquirenti puntano anche la loro attenzione per cercare di definire i contorni degli abusi che Simona avrebbe subito da bambina per mano di una persona a lei molto vicina.

Simona Riso e le violenze subite ripetutamente

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Quello che erano voci, ora invece è supportato da carte, soprattutto cartelle mediche redatte da psicologi e psichiatri che hanno annotato il dramma subito da Simona Riso, la ragazza che la mattina del 30 ottobre è morta  al San Giovanni dopo esser precipitata dal terrazzo di una palazzina in via Urbisaglia, e che, in fin di vita, aveva annuito ai soccorritori del 118 appena le avevano chiesto se fosse stata violentata. La violenza però era accaduta non quella tragica mattina, ma molto tempo prima  «quando era più piccola, poco più che una bambina».

Come racconta Il Messaggero:

I riscontri su quelle violenze subite da Simona sono stati acquisiti, a Roma e a Milano, nei vari centri di assistenza che l’hanno avuto in cura, e sono finiti nel fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e il pm Attilio Pisani che indagano per omicidio volontario ma non escludono neanche la precipitazione volontaria. Per gli inquirenti il recupero delle cartelle cliniche che proverebbero le violenze subite da Simona, già anticipate dal Messaggero, è un passo avanti nelle indagini che potrebbe rivelarsi anche decisivo. I magistrati, però, ora vogliono accertare la veridicità di quei racconti, per escludere, senza ombra di dubbio, che non siano frutto di momenti di smarrimento della ragazza. In caso di conferma delle violenze, l’inchiesta entrerà finalmente nel vivo: l’aggiunto Laviani e il pm Pisani infatti dovranno quindi accertare il peso che quelle violenze possano avere avuto nella morte di Simona Riso. Una morte ancora avvolta nel giallo visto che c’è una sola certezza, ossia che la ragazza è morta volando giù dal terrazzo. Una caduta, allo stato delle indagini, che non si esclude che possa essere stata indotta, volontaria o accidentale.

Saranno gli stessi specialisti che hanno avuto in cura la ragazza a dare chiarimenti sulle relazioni da loro redatte. A spiegare il perché di quelle annotazioni sulle cartelle cliniche. A motivare gli appunti, ovviamente clinici e sintetici, ora finiti a Piazzale Clodio. Nelle prossime ore infatti i magistrati chiederanno agli specialisti di redigere dei documenti in cui dovranno spiegare le loro conclusioni e lo stato d’animo di Simona nei vari periodi di cura. «Sono stata violentata, non una volta ma spesso, quando ero più piccola» aveva detto Simona Riso nel reparto di psichiatria del San Camillo che l’aveva seguita per alcuni mesi. Era stato proprio uno degli psichiatri che l’aveva in cura da quando un giorno era arrivata in clinica Villa Armonia perché si era tagliata i polsi a quando ci riprovò, altre ferite sugli stessi tagli ma più superficiali, a raccontare al Messaggero di quegli sfoghi sofferti della ragazza. «Simona voleva vedere se poteva fidarsi di noi in quella occasione» aveva raccontato lo psichiatra, «Non l’abbiamo rimproverata, le abbiamo solo chiesto: come mai?» I carabinieri all’inizio dell’indagine sono andati ad ascoltare lo psichiatra come pure la sorella di Simona Riso. Forse gli unici che la conoscevano davvero. Volevano solo sapere se l’ipotesi di una sofferenza passata fosse una strada percorribile, come si sta ora accertando. Intanto a Piazzale Clodio si attendono le conclusioni degli esami tossicologici, per capire se Simona avesse assunto farmaci o meno prima di morire.

Il riso non paga il dazio e i nostri agricoltori hanno l’acqua alla gola

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Sarebbe davvero da battere i pugni, ma stavolta non solo sui tavoli della Commissione Ue.

“Prima un quintale di riso lo pagavano 35 euro, adesso siamo scesi a 27. I costi di produzione sono alti; mi creda: sotto i 30 euro non è conveniente continuare a coltivarlo”.

Perché va abbassandosi il costo del riso? Perché c’è un riso che proviene dalla Cambogia che in Europa non paga dazio e sta invadendo il mercato europeo.

L’Unione europea ha infatti concesso ad alcuni Paesi in via di sviluppo l’esportazione senza pagare sovrapprezzi doganali. Il programma, che ha indubbie finalità positive di aiuto all’economie in difficoltà, si chiama Eba (Everthing but arms , tutto fuorché le armi). E da Cambogia, Myanmar e Laos arriva il riso che sta “colonizzando” il mercato europeo, poco importa se qualche paese dell’europa com l’Italia che ha da sempre delle risaie di alta qualità vede affievolirsi ogni ora di più la propria sopravvivenza.

“Per salvare le nostre produzioni e le nostre tipicità — è convinto Mauro Tonello, imprenditore agricolo emiliano e vicepresidente della Coldiretti intervistato dal Corriere — bisogna proprio partire dalla valorizzazione del made in Italy: un risotto alla milanese non è la stessa cosa se si fa con il riso cambogiano. E poi chi ci garantisce della qualità di prodotti che vengono da Paesi dove non ci sono le leggi e i controlli che abbiamo noi. Sapete quanti trattamenti subisce il riso da noi? Due o tre. E in Asia? Anche 17 o 18. È ovvio che la nostra è anche una battaglia a difesa del consumatore”.

La morte di Simona Riso: gli inquirenti propendono per il suicidio

simona-riso-tuttacronaca“Mia sorella non si è suicidata. E’ stata aggredita e uccisa”. E’ quanto ritiene Nicola Riso, fratello di Sima, la 28enne morta a Roma dopo esser stata rinvenuta agonizzante nel cortile del palazzo dove viveva. Ma nonostante le perplessità della famiglia, gli inquirenti hanno concentrato le proprie attenzioni sull’ipotesi investigativa secondo la quale la giovane di origini calabresi potrebbe essersi suicidata gettandosi dal terrazzo della propria abitazione. Alla base del gesto si potrebbe celare la disperazione derivante da un trauma, una violenza sessuale, consumata in passato da una persona a lei vicina.  Quello che  rafforza i dubbi della famiglia sono proprio le dichiarazioni di Simona che, portata in ospedale e poco prima del decesso, avrebbe affermato ai medici del pronto soccorso di essere stata oggetto di violenza sessuale senza spiegare però quando questa sarebbe avvenuta e, comunque, non confermate dalla perizia autoptica. Prossimamente inizieranno delle audizioni per ascoltare le persone più vicine alla giovane e che potrebbero aver raccolto le sue confidenze: serviranno per tracciare un quadro chiaro del profilo psicologico della ragazza. Per questa settimana, inoltre, si attendono i risultati delle perizie disposte dagli inquirenti: quella tossicologica e quella sulle tracce organiche trovate sulla maglietta che la giovane indossava, ancora agonizzante, al momento del ritrovamento. Nell’attesa degli esiti delle perizie e delle audizioni gli inquirenti procederanno per omicidio volontario.

Simona Riso fu violentata a 9 anni? Non fu creduta? Suicidio?

simona-riso-tuttacronacaNonostante la famiglia e in particolare il fratello non voglia smettere di credere che Simona Riso sia stata vittima di un omicidio, pian piano stanno però affiorando tragiche supposizioni che se dovessero essere accertate porterebbero a verità diverse da quelle prospettate in una prima analisi. Ritorna alla ribalta, anche se più volte smentita sempre dal fratello Nicola, una presunta violenza che Simona avrebbe subito a 9 anni alla quale però non seguì una denuncia. Probabilmente la bambina non fu creduta o forse non si voleva approfondire la vicenda. Le ipotesi su cui ora, secondo La Repubblica, la procura si sta muovendo sono quindi su più fronti. Se da una parte si continua a parlare di omicidio volontario, dall’altra invece si ritiene che si possa essere trattato di una caduta: accidentale o volontaria questo è ancora tutto un capitolo da scoprire. Al momento sembrerebbe invece accertato che la ragazza su quel terrazzo ci saliva spesso e lì trascorreva da sola molte ore.

Ecco i dettagli su Repubblica:

Malgrado la famiglia respinga con violenza l’ipotesi di un gesto estremo, denunciando l’esistenza di un killer che ha voluto la morte di Simona, qualcosa nel passato della ragazza è stato determinante quella mattina. La violenza sessuale che ha subìto quando aveva nove anni e a cui nessuno ha mai creduto? Chi conosceva le abitudini di questa ragazza dall’aspetto esile e con una fragilità emotiva tanto evidente — come evidente era l’uso di psicofarmaci antidepressivi e contro la schizofrenia di cui faceva uso — ha dichiarato che quel terrazzo all’ultimo piano del condominio era il rifugio dove la ragazza passava ore da sola.

E allora l’esito dell’esame tossicologico sarà prezioso per indicare se la receptionist calabrese avesse smesso di prendere quei farmaci all’improvviso. Perché se così fosse ci sarebbe un collegamento diretto col suo gesto estremo: quel tipo di farmaci va sospeso con gradualità, altrimenti la sintomatologia per cui erano stati prescritti torna con violenza nei pazienti affetti da patologie depressive o schizofreniche. Al momento il fascicolo, coordinato dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani, resta aperto per omicidio ma non è escluso che nell’ambito dello stesso procedimento si possano avviare approfondimenti sulla presunta violenza sessuale subita dalla giovane.

“Ma quale violenza, mia sorella è stata uccisa”, così il fratello di Simona

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Nicola Riso, 35enne, ingegnere che vive e lavora a Roma, non ha dubbi la violenza sessuale è «una notizia priva di fondamento» e il fratello della vittima la esclude «categoricamente». La ragazza di San Calogero morta a Roma il 30 ottobre quindi non avrebbe mai subito una violenza e soprattutto non da persone di cui si fidava. Secondo invece il fratello: «Noi siamo fermamente convinti che mia sorella sia stata uccisa da qualcuno che la conosceva»,e poi parlando dell’orientamento degli inquirenti sulle indagini rispetto a quello sostenuto dai familiari, Nicola Riso ha affermato come «questo è l’orientamento degli organi di stampa e non quello degli inquirenti».

Simona Riso, ancora giallo sulla giovane precipitata dal tetto!

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Gli inquirenti ora stanno ripercorrendo il passato della donna e in particolare stanno concentrando le loro attenzioni su un trauma che l’aveva particolarmente scossa. Simona, infatti, è stata seguita negli ultimi anni da alcuni specialisti anche alla luce di atti di autolesionismo. Gesti drammatici forse legati ad una violenza subita anni fa. E la frase detta al personale del 118, «sono stata violentata», non riferiva di un abuso recente ma di un trauma passato che la giovane non avrebbe mai elaborato. E tanto più doloroso perché inflitto da chi le era vicino e di cui si fidava. Altro particolare in via di definizione sarebbe quello dell’ora in cui Simona sarebbe precipitata dalla palazzina. Alcuni religiosi che abitano di fronte alla palazzina di via Urbisaglia avrebbero affermato di aver udito un tonfo alle 6.30, ma non ci avrebbero fatto particolarmente caso poiché avevano visto alcuni gatti rincorrersi e avevano pensato che si trattasse di un oggetto fatto cadere dagli animali. Né un lamento, né un grido è stato udito. 

  

Riso Scotti il 25% ora è spagnolo!

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Riso Scotti da sempre è sinonimo di Pavia e di quella pubblicità abbinata al presentatore Gerry Scotti che forte della omonimia con il produttore del riso per anni ha fatto da testimonial a questo prodotto. Un simbolo italiano, di quei prodotti alimentari capaci anche di trovare forte grandimento anche all’estero, tanto da venire oggi acquistato da una multinazionale spagnola Ebro Foods. Un marchio che da 153 anni vanta un tradizione famigliare da oggi, per la prima volta nella sua storia, avrà un socio esterno. L’azionista rimane sempre Dario scotti,   presidente e amministratore delegato della società italiana, che precisa: “il cuore e la mente dell’azienda. La sesta generazione Scotti è già attiva all’interno del gruppo; abbiamo una progettualità importante, di respiro internazionale, che siamo certi di poter sviluppare al meglio anche grazie a questa nuova partnership”.

L’accordo con Ebro Foods, che conta 60 marchi in 25 Paesi, per la Riso Scotti “ha la valenza di un’alleanza industriale e commerciale finalizzata a dare ulteriore impulso all’internazionalizzazione già da qualche anno in atto, penetrando nuovi mercati internazionali con l’obiettivo di sviluppare la produzione del quartier generale pavese di Bivio Vela e di allargare le frontiere al risotto ‘made in Italy’ e ai prodotti che produce e già commercializza in oltre 60 Paesi nel mondo”.

“Per noi – continua Dario Scotti – è un momento storico. La scelta è stata attenta e meditata, nel desiderio di esprimere una rinnovata e maggiore forza industriale come primo gruppo risiero europeo”. Sulla stessa lunghezza d’onda Antonio Hernandez Callejas, presidente e amministratore delegato di Ebro Foods: “Unendo le forze consolideremo entrambi le nostre posizioni nel settore, ampliando le nostre forze di vendita, aprendo nuovi canali di crescita e avviando un processo di esperienza condivisa che permetterà lo sviluppo internazionale di prodotti e specialità italiane come il risotto”.

Forse sull’intera vicenda potrebbe aver pesato anche le vicende giudiziarie che hanno coinvolto Angelo Dario Scotti nel 2011, anche se riuscì in pochi giorni ad avere la revoca del fermo domiciliare impostogli nell’ambito di un’ inchiesta per presunte tangenti legate allo smaltimento dei rifiuti dell’inceneritore situato a Pavia e di proprietà della Riso Scotti Energia. La vicenda si chiarì, ma come spesso purtroppo accade, le smentite e le rettifiche restano meno impresse degli arresti.

Uno sguardo al… Risotto al Barolo

La ricetta puoi trovarla QUI!

risotto al barolo - tuttacronaca

 

Silvana Mangano sul set di… Riso Amaro di Giuseppe De Santis

Silvana Mangano sul set di… Teorema di Pier Paolo Pasolini

Silvana Mangano sul set di… La mia signora di Bolognini, Brass, Comencini

Silvana Mangano a Reggia Venaria!

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Uno sguardo a Reggia Venaria… un interno!

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Uno sguardo a Reggia Venaria… il giardino!

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Uno sguardo a… REGGIA VENARIA!

Loris , l’animale più tenero al mondo!

Ecco un bellissimo esemplare di loris lento mentre mangia una pallina di riso. L’animale, con gli occhioni che ricordano quelli di “Mortino” del cartone Madagascar, è un primate che vive di notte e sugli alberi, dai movimenti lenti e cauti. Questi animali sono lunghi circa 25 cm. Il corpo è a forma di fagiolo, dal quale spuntano quattro zampe esili ed allungate; la testa ha un muso corto e appuntito sovrastato da due enormi occhi posti in posizione frontale, assai ravvicinati fra loro: attorno agli occhi è presente una mascherina marrone che si allunga a triangolo verso l’alto, dando all’animale una perenne espressione triste.  Non è adorabile?

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