Sarebbe davvero da battere i pugni, ma stavolta non solo sui tavoli della Commissione Ue.
“Prima un quintale di riso lo pagavano 35 euro, adesso siamo scesi a 27. I costi di produzione sono alti; mi creda: sotto i 30 euro non è conveniente continuare a coltivarlo”.
Perché va abbassandosi il costo del riso? Perché c’è un riso che proviene dalla Cambogia che in Europa non paga dazio e sta invadendo il mercato europeo.
L’Unione europea ha infatti concesso ad alcuni Paesi in via di sviluppo l’esportazione senza pagare sovrapprezzi doganali. Il programma, che ha indubbie finalità positive di aiuto all’economie in difficoltà, si chiama Eba (Everthing but arms , tutto fuorché le armi). E da Cambogia, Myanmar e Laos arriva il riso che sta “colonizzando” il mercato europeo, poco importa se qualche paese dell’europa com l’Italia che ha da sempre delle risaie di alta qualità vede affievolirsi ogni ora di più la propria sopravvivenza.
“Per salvare le nostre produzioni e le nostre tipicità — è convinto Mauro Tonello, imprenditore agricolo emiliano e vicepresidente della Coldiretti intervistato dal Corriere — bisogna proprio partire dalla valorizzazione del made in Italy: un risotto alla milanese non è la stessa cosa se si fa con il riso cambogiano. E poi chi ci garantisce della qualità di prodotti che vengono da Paesi dove non ci sono le leggi e i controlli che abbiamo noi. Sapete quanti trattamenti subisce il riso da noi? Due o tre. E in Asia? Anche 17 o 18. È ovvio che la nostra è anche una battaglia a difesa del consumatore”.