Addio ad Alain Resnais, maestro del cinema francese

alain-renais-tuttacronacaLutto nel mondo del cinema per la morte, a Parigi, del regista francese Alain Resnais. Uno dei grandi punti di riferimento della Nouvelle Vague di Truffaut e Godard, pur non avendovi aderito ufficialmente, aveva 91 anni. Il suo produttore, Jean-Luois Livi, nel dare l’annuncio della morte dell’artista sabato sera, ha spiegato che era circondato dalla sua famiglia. Tra i capolavori del regista anche”Hiroshima mon amour” del 1959 e “La vita è un romanzo”. Resnais, il cui ultimo film “Aimer, Boire et Chanter” era stato accolto molto bene al Festival di Berlino, è stato anche un grande teorico del cinema. Il regista, nato a Vannes, ha vinto un Leone d’Oro per “L’anno scorso a Marienbad” con Giorgio Albertazzi e uno d’argento, due Orsi d’argento, tre premi Cesar e un David di Donatello.

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Il sogno di Spike Lee? Brooklyn “ripulita” da bianchi e hipster

spike-lee-tuttacronacaSpike Lee è il regista che racconta le periferie newyorkesi, narra la violenza, la droga e difficili rapporti che s’instaurano tra razze e culture diverse. La sua macchina da presa si aggira tra i quartieri più difficili e se coltiva un “sogno” è che la sua Brooklyn sia libera tanto da hipster che da bianchi. Anni fa il quartiere era un ghetto dove si trovavano italo e afroamericani che ora hanno ceduto il posto agli artisti. Insomma, è come se questa novella cittadina avesse raso al suolo il suo personale set. Alessandra Baldini scrive per l’Ansa:

in una tirata infarcita di parolacce, Spike Lee ha denunciato la metamorfosi del suo quartiere, invaso da coppie “hipster” che, per sua stessa ammissione, hanno cambiato la zona in meglio, tra pulizia, buone scuole, maggiore sicurezza nelle strade. Il regista è cresciuto a Fort Greene. I suoi genitori vivono lì e Lee mantiene un ufficio nella zona.

Ma non è più lo stesso quartiere della sua infanzia e Spike non ha fatto mistero di quel che pensa durante una conferenza organizzata per il mese della storia afro-americana al Pratt Institute di Brooklyn.

La “gentrificazione” ha ucciso tradizioni e abitudini dei suoi originari abitanti di colore: “È la sindrome Cristoforo Colombo. Non avete scoperto un bel niente. Noi eravamo qui prima di voi!”.

Esempi di come l’influsso di coppie hipster dal Lower East Side hanno cambiato la zona, non sempre a suo avviso in meglio, Spike ne ha dati a bizzeffe: “Per 40 anni c’è stato un gruppo che suonava i tamburi a Mount Morris Park, poi i residenti hanno protestato e i musicisti sono stati sfrattati”.

Per non parlare di quel che è successo suo padre, “grande musicista jazz”: 46 anni fa ha comprato una casa. “L’anno scorso sono arrivato nuovi f**** vicini e hanno chiamato la polizia per farlo smettere di suonare. Che poi non suona neanche la chitarra elettrica”.

Lee si è lamentato del fatto che la mattina il parco di Fort Greene “assomiglia adesso al Westminster Dog Show, il concorso newyorchese per i cani più belli d’America”, e che “i f***** hipster hanno complottato per cambiare i nomi di quartieri come il South Bronx (SoBro) o Bushwick, (East Williamsburg)”.

Lo stesso Spike ha ammesso che per molti versi il cambiamento ha smosso le cose in meglio. “Ma perché deve essere un afflusso di newyorchesi bianchi nel South Bronx, Harlem, Bedford Stuyvesant, Crown Heights perché le cose migliorino? Quando ci vivevo io, non raccoglievano la spazzatura ogni giorno, non c’era la polizia. Vedi mamme bianche che spingono i passeggini alle tre del mattino sulla 125esima strada: questo deve dirvi qualcosa”.

Polemico con il regista D.K. Smith, nero di Brooklyn e il direttore di una start up, che aveva aperto il dibattito a Pratt senza poi poter aggiungere neanche una parola: “Sono stanco di neri che si lamentano perché sono neri. Ecco un caso dove ci sono vantaggi: per la prima volta – ha detto alla Cnn – decine di migliaia se non centinaia di migliaia di persone di colore possono partecipare alla creazione della ricchezza in America”.

Tartaglia da regista a broker… arrestato per truffa, propose un investimento anche a Buffon

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Soldi in Svizzera, in modo facile e con alti profitti! Questo era quello che prometteva Eduardo Tartaglia – regista cinematografico e teatrale, oltre a produttore e attore – almeno secondo le accuse che ora gli vengono mosse. Come scrive il Mattino infatti ” Per anni, Eduardo Tartaglia avrebbe ingannato investitori napoletani, spostando soldi in Svizzera, dietro il miraggio di operazioni speculative vantaggiose. Con queste accuse, il gip Isabella Iaselli ha firmato un ordine di arresto a carico di Eduardo Tartaglia, del suo socio svizzero Rocco Zullino, disponendo gli arresti domiciliari per il presunto socio napoletano Klaus Georg Beherend. Associazione per delinquere, truffa e falso sono le accuse mosse al termine delle indagini condotte dai pm Antonello Ardituro e Marco De Gaudio, nell’ambito di un filone di indagine nato nel corso degli accertamenti contro il clan Polverino e che ha visto pochi mesi fa finire sotto i riflettori anche l’ex vicecapo dei servizi civili Franco La Motta (a proposito della gestione del Fec, fondi edifici di culto), per il quale pende un procedimento condotto dalla Procura di Roma”.

Solo un anno fa, Tartaglia, che frequentava assiduamente l’hotel Vesuvio dove trovava la “sua clientela” per proporre gli investimenti, incontrò anche il portiere della nazionale e della Juve Buffon al quale propose un investimento, fra l’altro mai concretizzatosi.

Fuga di notizie: Tarantino dice stop al film!

Quentin-Tarantino-tuttacronacaE’ trascorso un mese da quando, al The Tonight Show, Quentin Tarantino annunciava: “Non posso dire molto, non mi va di fare troppa pubblicità su questo nuovo progetto, ma una cosa posso dirla. Sarà un western”. Dopo il successo del remake di Django di Sergio Corbucci, il regista ha spiegato: “Mi sono divertito così tanto a fare Django, e amo così tanto i western, che dopo aver imparato da solo come si fa a farne uno mi sono detto: bene, ora che so cosa fare perché non farne un altro?” Ma The Hateful Eight, questo il titolo di quello che sarebbe dovuto esssere il nuovo film, ha ricevuto lo stop. La causa, ha riferito il regista al sito americano Deadline, una fuga di notizie sulla sceneggiatura. Ha commentato Tarantino: “Sono molto depresso. Avevo completato la prima stesura del copione e avrei girato il film l’anno prossimo. Ho dato il copione a sei persone e, se non posso fidarmi di loro, allora non voglio fare il film. I tre attori che hanno letto la sceneggiatura sono stati: Michael Madsen, Bruce Dern e Tim Roth. Su Tim Roth posso mettere la mano sul fuoco. Uno degli altri l’ha fatta leggere al suo agente e adesso quell’agente lo ha passato a tutta Hollywood. Non so come lavorano questi maledetti agenti ma so che adesso come adesso non ho più voglia di fare questo film. Pubblicherò la sceneggiatura e mi dedicherò a un nuovo progetto”. Non è detto però che il western non venga rinviato e rivisitato nei prossimi 5 anni. Ma nessun timore di veder sparire Quentin così a lungo: “Ho almeno dieci progetti da portare sul grande schermo, mi dedicherò a uno di loro”.

La due volte Palma d’Oro Jane Campion presidente di giuria a Cannes

jane-campion-cannes-tuttacronacaE’ stata l’unica donna ad ottenere la Palma d’Oro, grazie al suo splendido Lezioni di piano, la regista neozelandese Jane Campion, che quest’anno tornerà a Cannes nelle vesti di presidente di giuria. La 67esima edizione del festiva si terrà dal 14 al 25 maggio. “È un grande onore per me essere scelta quale presidente della giuria – ha detto la cineasta di 59 anni chiamata a succedere a Steven Spielberg – e per dire la verità, sono anche un po’ impaziente”. La regista è stata l’unica ad avere ottenuto due volte la Palma d’oro: la prima nel 1986, per il suo cortometraggio Peel, seguita nel 1993 da quella per Lezioni di piano, film con il quale ha vinto anche  l’Oscar per la miglior sceneggiatura mentre l’attrice Holly Hunter ottenne il premio per la migliore interpretazione alla Croisette e l’Oscar come migliore attrice. “Grande cineasta e infaticabile pioniera – secondo gli organizzatori – Jane Campion è anche la prima regista pura a presiedere la giuria del festival”. Prima di lei ci sono state attrici come Isabelle Huppert nel 2009 o Isabelle Adjani nel 1997, anche se la musa di Ingmar Bergman, la norvegese Liv Ullmann, presidente nel 2001, ha anche realizzato diversi film. La regista ha affermato che Cannes “è un luogo mitico e sorprendente dove gli attori si rivelano, i film trovano i loro produttori e cominciano carriere. Io lo so: a me è successo.”

Il video inedito dei Nirvana… The man who sold the world!

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Chi l’avrebbe mai potuto immaginare che ci potessero essere ancora video inediti dei Nirvana? Eppure più di 20 anni fa, nel concerto dei Nirvana a Los Angeles il 30 dicembre del 1993, quello che si tenne pochi mesi prima del suicidio di Kurt Cobain, c’era anche  il regista di documentari Dave Markey che ha ripreso l’evento e solo distanza di decenni ha deciso di caricarlo su YouTube scrivendo “Vent’anni fa ero sul palco con Kurt Cobain a filmare l’ultimo concerto che avrei visto della band”  e poi nel commento del video aggiunge “Un gruppo con cui ho lavorato e seguito in tour. Una band che tutto il mondo adora. Sono felice di aver documentato questo show come quelli di quando ancora non erano famosi prima del 1991”. Nel video completo i Nirvana si esibiscono in “Jesus don’t want me for a sunbeam”, “The man who sold the world” e “All apologies”.

Un regalo per tutti i fans della band!

Ho letto ne “Les Cahiers du Cinéma” che un regista è come…

bertolucci-the dreamers-tuttacronaca…come un guardone, un voyeur. È come se la macchina da presa fosse… il buco della serratura della porta dei tuoi genitori. E tu li spii, e sei disgustato… e ti senti in colpa… ma non puoi fare a meno di guardare. Fare i film è come un reato. Un regista è come un criminale. Dovrebbe essere illegale.

– The Dreamers – I sognatori, Bernardo Bertolucci –

Addio al regista di “Matrimonio con vizietto”, Georges Lautner

lautner-georges-tuttacronacaSi è spento a Parigi, all’età di 87 anni, il regista, sceneggiatore e scrittore francese Georges Lautner, che diresse Ugo Tognazzi in Matrimonio con vizietto. Nato a Nizza il 24 gennaio 1926, si trasferisce a Parigi nel 1933 per seguire la madre, l’attrice Renée Saint-Cyr. Appena cinque anni più tardi, il futuro cineasta perde il padre, aviatore di professione, a causa di un drastico incidente aereo. Iscritto al al Liceo Janson de Sailly a Parigi, e laureatosi in seguito in scienze politiche, al termine della Seconda Guerra Mondiale inizia a fare lavori saltuari nel mondo del cinema. Il suo debutto cinematografico risale al 1945 come scenografo nel film La Route du Bagne di Léon Mathot, ma solo due anni dopo deve abbandonare la capitale francese per svolgere il servizio militare in Austria. Al ritorno, lavora come secondo assistente alla regia di Sacha Guitry per Treasure Cantenac. Negli anni 50, oltre al lavoro su vari set, inizia a ottenere piccole parti come attore non protagonista fino a quando, nel 1958, il direttore di produzione Maurice Juven gli propone di realizzare il film La Vie en Rose, girato soltanto in un mese. Nonostante si riveli un flop, viene chiamato a dirigere un nuovo film l’anno successivo, Marche ou crève, che regala a Lautner il suo primo successo. Due anni dopo, il regista diventa noto al grande pubblico con il film Le Monocle noir. Molto prolifico negli anni ’70, Lautner, oltre a Tognazzi, ha diretto grandi attori come Alain Delon, Jean-Paul Belmondo, Lino Ventura, Mireille Darc, Bernand Blier e Jean Yanne. Dei suoi tanti film usciti anche in lingua italiana si ricordano Infedelmente tua (1976), PoliziottoC’era una volta un commissario (1971). Nel 2005, ha pubblicato una sua breve auto-biografia intitolata On aura tout vu.

Il Festival di Roma si chiude festeggiando il made in Italy: vince Tir

festival-roma-tuttacronacaA Venezia è stato Leone d’Oro per “Sacro Gra”, a Roma è Marc’Aurelio d’Oro per “Tir”. L’Italia torna a vincere in casa e lo fa per la seconda volta con un documentario on the road. Si è conclusa oggi l’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, la seconda della direzione Muller, e il premio al miglior film è stato assegnato al film di Alberto Fasulo, storia di un uomo che perde il lavoro e si reiventa camionista, un viaggio nell’Italia della crisi.

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La miglior regia è stata invece quella di Kiyoshi Kurosawa, per “Seventh Code” mentre il Premio speciale della giuria se l’è aggiudicato “Quod erat demostrnadum” Andrei  Gruzsniczk. A Matthew McConaughey, protagonista di “Dallas Buyers Club”, film al quale va anche il Premio BNL del pubblico, si è aggiudicato il titolo come miglior attore mentre miglior attrice è risultata essere Scarlett Johansson, che in “Her” ha prestato la voce al sistema operativo di un computer della quale si innamora Joaquin Phoneix. Il premio a un giovane attore o attrice emergente va a tutto il cast del film iraniano “Gass”. Per qule che riguarda le cifre del Festival, il primo bilancio parla di un buon successo di spettatori con oltre 23 mila presenze tra pubblico e accreditati, in crescita rispetto alle passate stagioni. 71 i lungometraggi provenienti da 31 diverse nazioni, 11 mediometraggi e 19 corti. Per quel che riguarda Alice nella Città, la sezione parallela dedicata a ragazzi e famiglie, il premio è stato assegnato al film già candidato all’Oscar per la Finlandia, “The Disciple” di Ulrika Bengts. La motivazione della giuria: “per la sensibilità con la quale la regista ha affrontato le complesse dinamiche familiari e l’introspezione dei personaggi. Il film è capace di raccontare un ristretto lembo di terra, con pochi personaggi, una storia emozionante che non incontra barriere temporali. Interessante il capovolgimento dell’immagine del faro che, da baluardo di luce e salvezza per i viaggiatori, si trasforma in un luogo soffocante da cui fuggire. Straordinarie infine le interpretazioni dei personaggi tra cui spicca per intensità la figura del padre”.
E se il film “Mogura no uta” di Takashi Miike ha chiuso ufficialmente l’edizione, il sipario si potrà considerare definitivamente calato solo domani, con la proiezione al Maxxi dei documentari su Giorgio Albertazzi e Rossella Falk firmati da Fabio Poggiali, e all’Auditorium di due prime mondiali: alle 14 sarà la volta dell’inedito “I funerali di Fellini”, di Fausto Brizzi e Alberto Vendemmiati mentre alle 16, dopo il mediometraggio vincitore del premio Cinemaxxi, verrà presentato al pubblico “Jonathan”, il nuovo film breve di Larry Clark, che l’anno scorso si è aggiudicato il Marc’Aurelio d’Oro per il suo “Marfa Girl”.

Il Festival di Roma e L’ultima ruota del carro. L’Italia e il cinema senza ali

festival-roma-tuttacronacaL’esordio alla direzione del Festival Internazionale del Film di Roma di Marco Müller è coincisa con quella che forse è stata la peggior edizione della kermesse romana, con il Marc’Aurelio d’Oro assegnato all’opera di Larry Clark, “Marfa Girl”, mai uscita in sala e distribuita solo sul web e il premio alla regia a Paolo Franchi per il fischiatissimo e massacrato da stampa e pubblico “E la chiamano estate”. Quest’anno, nella speranza di un’inversione di tendenza che possa significare anche maggior pubblico, torna popolare, nel segno della “Festa”. Il Festival inizia oggi e si concluderà il 17 novembre e il suo direttore spiega: “Tornerà ad essere un Festival-festa. Abbiamo capito la primavera scorsa che questa era la naturale vocazione di questa manifestazione e ci siamo adattati cambiando in corsa e realizzando un programma più adatto a una festa del cinema che a un Festival classico”.

Oggi madrina d’eccezione il volto femminile del cinema (e della televisione) italiano: Sabrina Ferilli. Ma sul red carpet sono già sfilati i bambini: per loro è stato infatti proiettato Plane. Per quel che riguarda i film italiani in concorso nella sezione principale, sono tre i titoli in cartellone: “I corpi estranei” con Filippo Timi alla regia di Mirko Locatelli, al suo secondo lungometraggio dopo “Il primo giorno d’inverno” (2008) presentato nella sezione Orizzonti a Venezia; “Take five” di Guido Lombardi, reduce del successo di “Là-bas – Educazione criminale” (2011), con Gaetano Di Vaio e Peppe Lanzetta; “Tir”, produzione croata-italiana diretta da Alberto Fasulo, già autore del documentario “Rumore bianco” (2008). Ma oggi è anche il giorno del film d’apertura, la commedia “L’ultima ruota del carro” di Giovanni Veronesi, con Elio Germano e Alessandra Mastronardi, già presentata alla stampa e che rappresenta l’opera più ambiziosa del regista. Dopo il sodalizio con DeLaurentiis, Veronesi ha sancito una nuova collaborazione con la Fandango di Domenico Procacci e la Warner Bros., non solo in ambito distributivo ma anche partner produttivo. Ma, come riporta Cineblog, “Il risultato, tutt’altro che spregevole, ha comunque lasciato l’amaro in bocca alla ricca platea stampa, causa una perenne e fastidiosa sensazione di prodotto ‘televisivo’. Alto, ma pur sempre televisivo. Zero gli applausi a fine proiezione.” Il film, che ripercorre le vicende tragicomiche di Ernesto, un semplice autista di camion che ha girato tutta l’Italia, ripercorre 40 anni della nostra Storia, partendo da quella della tv in bianco e nero anni ’60, a quella dalle tinte cupe anni ’70. Dai rampanti anni ’80, agli anni ’90 di Berlusconi. Ernesto, con il suo sguardo, è semplice osservatore di scandali e malaffare e tra speranze e delusioni, burrasche e schiarite, riuscirà a schivare gli ostacoli più insidiosi restando fedele alla famiglia, agli amici e ai propri ideali. Ma proprio in questo largo arco di tempo risiede il problema del film: condensare il tutto in 113 minuti di proiezione non fa che rimarcare l’impressione che si tratti di una serie televisiva mancata. Sensazione amplificata dai tanti volti televisivi qui prestati al grande schermo. Ma a Veronesi va riconosciuto il merito di essersi saputo affidare a un cast impeccabile, con Elio Germano “ultima ruota del carro” credibile e a tratti commovente, con un volto da “italiano normale” al quale gli eventi scorrono davanti ma che proseguoe con la sua vita, restando onesto ma anche povero. A fargli da contraltare Ricky Memphis, “esilarante nel pennellare i tratti di un cafone pronto a tutto pur di far soldi, un tempo di sinistra, poi socialista ed infine berlusconiano”. E forse è proprio il cast che riesce a colmare quei vuoti dati da una scarsa originalità mista a una pochezza di fondo. Forse non il film più adatto all’apertura di un festival, ma che rappresenta il cinema italiano attuale: l’incapacità di andare oltre il “quello che accade”, i soliti noti sullo schermo e una sintassi televisiva prestata al cinema. Uno dei motivi per il quale i tagli alla cultura fanno male: non permettono ai nostri artisti di volare e, così facendo, li ancorano ad una realtà desolante che non permette di far sognare neanche lo spettatore.

Non ci resta che… ricordarlo. Massimo Troisi, le foto inedite

massimo-troisi-tuttacronaca“Massimo regista” è il titolo della mostra allestita nel Foyer della Sala Sinopoli in occasione del Festival internazionale del film di Roma. Si tratta di foto inedite, selezionate dall’archivio di Mario Tursi, scattate sui set di Massimo Troisi, scomparso il 4 giugno 1994. Il racconto per immagini arriva nell’anno in cui il regista avrebbe compiuto 60 anni. La mostra, nata da un’idea di Veridiana Bixio, è curata da Maria Letizia Bixio e permette di vedere Troisi al lavoro insieme ai suoi attori e compagni di avventura in “Ricomincio da tre”, “Speravo fosse amore… invece era un calesse”, “Le vie del Signore sono finite”, “Scusate il ritardo”, “Non ci resta che piangere”. Nel corso del Festival, inoltre, verrà proiettato il documentario “Massimo. Il mio cinema secondo me” di Raffaele Verzillo, prodotto da Verdiana Bixio per Publispei in collaborazione con Rai Cinema.

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Ciao a Luigi, il cinema piange Magni!

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E’ morto il grande narratore di Roma, di quella Città Eterna vista nell’epopea risorgimentale da In nome del Papa Re realizzato nel 1977 fino ad Arrivano i bersaglieri del 1980. Il regista che strinse il sodalizio artistico con Nino Manfredi e che per oltre 30 anni realizzarono opere cinematografiche che segnarono il cinema italiano profondamente.

Magni, nato a Roma il 21 marzo 1928 iniziò la sua carriera come sceneggiatore. All’inizio lavorò per  Mastrocinque, Bianchi, Lizzani, Lattuada, Monicelli  e altri ancora. Nel 1968 passa dietro la macchina da presa dirigendo Vonetta McGee, Enzo Cerusico e Renzo Montagnani nella commedia Faustina. Lavorò anche con Monica Vitti ne La Tosca (1973).

L’ultima fatica cinematografica nel 2000, con La Carbonara, sempre con l’amico Nino Manfredi, Lucrezia Lante della Rovere e Valerio Mastandrea. I funerali si svolgeranno martedì 29 ottobre nella chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo.

 

Giuseppe Ferrara rischia lo sfratto… appello dei colleghi

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E’ scattato l’appello per salvare dallo sfratto il regista Giuseppe Ferrara, 81 anni, autore di pellicole note e apprezzate del cinema italiano. Ferrara ha sempre esplorato con il suo lavoro aspetti sociali a partire da “Il caso Moro”, film del 1986 con Gian Maria Volontè nel ruolo del presidente della Democrazia cristiana. Proprio grazie a quel ruolo e al regista Ferrara, Volonté quell’anno, vinse il premio come miglior attore al Festival di Berlino.

Secondo Dario Ginefra, deputato del Partito democratico, “Beppe Ferrara è un regista politico e civile che ha aiutato l’Italia a capirsi: ora si applichi la legge Bacchelli, lo sfratto del 28 non deve rappresentare una condanna”.

Amici, conoscenti e appassionati di cinema si sono dati appuntamento domani mattina, intorno alle nove, in via delle Medaglie d’Oro 160. L’appello per scongiurare lo sfratto di Ferrara è stato lanciato, tra gli altri, dall’Anac, l’associazione degli autori cinematografici, ed è sostenuto da personalità del cinema italiano come lo sceneggiatore Stefano Rulli (“La meglio gioventù”, “La piovra”).  Secondo l’appello lanciato dai suoi amici, il rischio è che possa essere forzosamente condotto via dal suo appartamento con un’ambulanza. “Bisogna opporsi a questo proposito per fare in modo che trovi una nuova sistemazione”, recita l’appello.

Per Giuseppe Ferrara non sono scattati fino ad ora i benefici previsti dalla legge Bacchelli, il provvedimento che istituisce un fondo di sostegno per “cittadini che abbiano illustrato la patria e che versino in stato di particolare necessità”, come recita il testo della legge.

Una supertestimone: “Anch’io ho rischiato di morire per colpa di Pizzicolo”

Andrea_Pizzocolo-lodi-tuttacronacaGli investigatori della questura di Lodi avrebbero ricevuto la denuncia di una donna che avrebbe riferito: “Anche io ho rischiato di morire per colpa di Pizzocolo”. L’uomo è accusato dell’omicidio della 18enne romena Lavininia Ailoaiei. Sull’identità della donna gli inquirenti, che non confermano neanche la sua esistenza, viene mantenuto il più stretto riserbo. Si viene così intanto rafforzando la pista del serial killer mentre continua a pieno ritmo l’analisi dei filmati salvati nei computer del killer. Pizzocolo aveva realizzato, con l’ausilio di telecamere nascoste nelle stanze di alcuni motel della Lombardia, numerosi filmati pornografici girati da Pizzocolo. Resta ancora il mistero sul giro vorticoso di denaro sui conti del ragioniere mentre si continua a seguire la pista del regista di “snuff movies”, film nei quali viene ripresa la morte in diretta. Gli inquirenti hanno ricostruito decine di serate passate dal killer nei motel tra le province di Lodi, Milano, Cremona e Varese.

Regista di snuff movies? Pizzocolo e il “giro di denaro vorticoso”

lavinia-pizzoccolo-lodi-tuttacronacaContinua a indagare sull’omicidio dell’escort romena 18enne Lavinia Simona Aiolaiei la Questura di Lodi, che  si sta avvicinando alla verità sulla morte per strangolamento mentre faceva sesso con il suo assassino. Il ragioniere 41enne Andrea Pizzocolo avrebbe cinque conti correnti a lui intestati, “un giro di denaro vorticoso” che non si addice a un ragioniere che guadagna 1.800 euro al mese con moglie e figli a carico, spiegano gli investigatori che ipotizzano l’uomo fosse un regista di snuff movies. Si tratta di film legati al mercato nero, venduti a cifre esorbitanti, che ritraggono scene di sesso estremo e terminano con la morte di una persona. L’ipotesi giustificherebbe le telecamere rinvenute nella stanza del Moon Motel di Busto Arsizio e quella nascosta nell’orologio del killer. Bisognerà però attendere il proseguimento delle indagini per scoprire se l’ipotesi corrisponde alla realtà.

Clint Eastwood e Dina Ruiz: matrimonio al capolinea

clint-eastwood-separato-tuttacronacaStando a quanto riporta Us Weekly, Clint Eastwood ha divorziato da Dina Ruiz dopo 17 anni di matrimonio. L’attore e regista 83enne dice così addio alla sua seconda moglie, più giovane di 35 anni e che ha confermato la notizia sottolineando che resta il legame di amicizia, nonostante vivano separati già da tempo. Una fonte ha assicurato che la coppia si era separata da più di un anno, nel giugno del 2012: “Clint ha smesso di essere innamorato già da tempo”, avrebbe spiegato. All’opposto, però, secondo l’Huffington Post il suo portavoce ha negato di sapere qualcosa al riguardo aggiungendo che Eastwood “è molto impegnato su un film”. La coppia veniva considerata tra le più solide di Hollywood e Eastwood in ogni occasione non faceva che lodare la moglie e dichiarare pubblicamente il suo amore per lei. Hanno avuto anche una figlia, ora 16enne, Morgan, l’ottava per l’eroe solitario di tante pellicole entrate nella storia del cinema.

Morto Nicotra era stato il regista de “La Sberla” e di Drive In

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Giancarlo Nicotra, 69 anni è morto oggi a Roma dopo una lunga malattia. A dare l’annuncio è la moglie, Adriana Tavone. Nicotra lo ricorderemo sempre come l’ideatore de “La Sberla” un programma realizzato nel 1978 per la prima rete Rai. Il programma ebbe un tale successo (18 milioni di telespettatori) che gli fruttò l’Oscar Tv come miglior regista. Nel 1983 lasciò la Rai e passò a Mediaset dove ideò e diresse “Drive In”, programma che segnò profondamente la tv commerciale e diede un nuovo input di come fare spettacolo in Italia. Nicotra, aveva iniziato come attore provenendo da una famiglia di artisti, suo padre era infatti Antonio Nicotra, che lavorò con Vittorio De Sica, nel film Sciuscià, e sua madre Mariannina Libassi, figlia dell’attore Cesare.

Uno sguardo a… bucatini all’amatriciana

La ricetta la trovi QUI!

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Ettore Scola… e la parola “quaderno”

Ettore Scola… e il cinema

Ettore Scola… dirige “Una giornata particolare”

Gente di Trevico… Ettore Scola

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Uno sguardo a Trevico… Palazzo Scola

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Uno sguardo a Trevico… il monumento ai caduti

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Lutto nel mondo del cinema: è morto Nicola Rondolino

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E’ mancato improvvisamente Nicola Rondolino, stroncato da un infarto domenica mentre si trovava nella sua abitazione torinese. I funerali avranno luogo domani mattina nella sua Torino, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Nato il 20 luglio 1968, dal padre Gianni, illustre storico della settima arte, aveva ereditato una grande passione per il cinema, mentre dal fratello Fabrizio, giornalista e polemista, la verve che tutti gli riconoscevano. Ha iniziato l’avventura nella settima arte, dopo una laurea in Storia e Critica del Cinema, lavorando come assistente alla produzione e alla regia con, tra gli altri, Mimmo Calopresti (La seconda volta), Gianluca Tavarelli (Un amore, Qui non è il paradiso), Guido Chiesa (Il partigiano Johnny), Carlo Mazzacurati (L’estate di Davide), Sergio Castellitto (Libero Burro), Lina Wertmüller (Ferdinando e Carolina), Francesco Calogero (Cinque giorni di tempesta, Metronotte). La sua prima regia risale al 1996, con il cortometraggio Chiuso per lutto. Nel 1999 vince il premio alla miglior regia al Festival Cinema in diretta di Saint Vincent con il corto collettivo Tommygun, mentre nel 2001 esordisce nel lungometraggio con Tre punto sei. Dal 2003 gira insieme a Davide Tosco alcuni video e documentari, tra cui Due, Camminando e Sei di Falchera. Negli stessi anni, dal 1999 al 2002, lavora al Torino Film Festival, selezionando film e curando la sezione dedicata al cinema giapponese. Nel 2009 collabora alla scrittura e alle riprese del documentario di Laura Halivovic Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen, vincitore di numerosi premi in festival nazionali e internazionali. Dal 2006 lavora come regista della seconda unità ne La terza madre di Dario Argento, ne Il giuramento di Ippocrate di Lucio Pellegrini e in alcune fiction televisive come Ris Roma di Fabio Tagliavia, Le cose che restano di Gianluca Tavarelli e L’ombra del destino di Pier Belloni. In televisione ha ricoperto vari ruoli: aiuto regista, regista della seconda unità, anche attore: ne I liceali, per esempio, era un ruvido portiere d’albergo.

“Torino è la mia città!, come cantavano i Rough, gruppo punk torinese degli anni Ottanta. Nel bene e nel male, con il suo reticolo di vie dritte e piazze ad angolo retto, al cospetto di montagne innevate, tra i rintocchi notturni sul porfido bagnato, negli anfratti nascosti dietro le facciate settecentesche, nei retrobottega, nei cortili delle case di ringhiera, nelle gallerie sotterranee che si snodano sotto tutta la città, tra le fabbriche abbandonate e i palazzi di periferia, nei bar di quartiere e nei giardinetti malfamati.

La Mole Antonelliana l’han costruita apposta,

mi dondolo nel vuoto, mi butto giù di testa,

la Mole Antonelliana l’han costruita apposta,

ma prima di buttarmi aspetto una risposta,

cantavano i Fratelli di Soledad.

La cosa più bella di Torino, secondo me, è che non è mai soltanto quella che sembra, se chi la vive ha la curiosità di girare l’angolo, entrare nel portone e scendere le scale, giù giù fino a scoprire i luoghi più nascosti e dimenticati. Torino è come una città di un racconto di Lovecraft, perché, a dispetto di ogni possibile restyling, alimenterà sempre nelle proprie viscere una follia imprevedibile e vitale, che dai recessi dell’ombra continuerà a ridersela e a farsi beffe di tutto quanto, pronta a sgusciare fuori e a librarsi nella luce del sole.”

-Nicola Rondolino-

Uno sguardo allo… spezzatino di agnello con curry.

La ricetta puoi trovarla Qui

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Charlie Chaplin sul set di… Modern Times

Charlie Chaplin sul set di… The Cure

Charlie Chaplin sul set di… By The Sea

Gente di Elephant & Castle… Charlie Chaplin

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Uno sguardo a Elephant & Castle… il teatro!

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Uno sguardo a Elephant & Castle… l’elefante!

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Uno sguardo a… ELEPHANT & CASTLE, London!

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Auguri Quentin!

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“Sono una specie di aspirapolvere. Prendo materiale da ogni cinematografia”. Così si descrive Quentin tarantino, regista icona del cinema trash, arrivato oggi alla soglia dei 50! Una vita senza età, del cinefilo compulsivo che ha saputo mischiare i manga con gli spaghetti western, dalla  nouvelle vague al free cinema, passando per i polizieschi e  naturalmente le sue amate pellicole d’exploitation. Un produttore, attore, regista, sceneggiatore che ha sempre copiato ma allo stesso tempo è stato anche imitato. Un’icona, un simbolo, un genere che sta solcando il cinema da diversi anni e che sicuramente potrà ancora regalare innumerevoli opere originali e rivitalizzare il grande schermo che da anni soffre di crisi creativa.

Auguri Quentin!

Uno sguardo a… le rose del deserto

La ricetta puoi trovarla QUI!

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Michael Moore documenta… Fahrenheit 9/11

Michael Moore documenta… Bowling a Columbine

Michael Moore documenta… Roger & Me

Gente di Flint… Michael Moore.

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Uno sguardo a Flint… com’è!

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Uno sguardo a Flint… come era!

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Uno sguardo a… FLINT, Michigan!

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Uno sguardo al… Risotto al Barolo

La ricetta puoi trovarla QUI!

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Silvana Mangano sul set di… Riso Amaro di Giuseppe De Santis

Silvana Mangano sul set di… Teorema di Pier Paolo Pasolini

Silvana Mangano sul set di… La mia signora di Bolognini, Brass, Comencini

Silvana Mangano a Reggia Venaria!

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Uno sguardo a Reggia Venaria… un interno!

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Uno sguardo a Reggia Venaria… il giardino!

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Uno sguardo a… REGGIA VENARIA!

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