Ritrovato l’aereo disperso nel 2008 a Los Roques: giace in fondo al mare

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Si trovava a 970 metri di profondità il relitto dell’aereo, con 14 passeggeri a bordo, otto dei quali italiani, disperso il 4 gennaio 2008 durante un volo da Caracas a Los Roques, Venezuela, la stessa rotto dove è scomparso l’aereo di Missoni il 4 gennaio di quest’anno. Il bimotore è stato localizzato dalla nave americana Sea Scout che stava operando da giorni nell’area nell’ambito di un accordo Roma-Caracas. Anche se l’annuncio ufficiale è programma per oggi a Caracas, la notizia è già stata anticipata dalle autorità venezuelane, tra le quali anche la procuratrice generale Luisa Ortega Diaz. Miguel Rodriguez Torres, ministro dell’Interno, ha precisato che l’aereo è stato trovato “nove chilometri a sud di Los Roques”. La grande profondità a cui giace, che provoca minor corrosione, dovrebbe aver permesso al relitto del bimotore Let 410-YV-2081 della compagnia privata Transaven di trovarsi in buone condizioni. Sul velivolo viaggiavano gli italiani Stefano Frangione, Fabiola Napoli, Paola Durante, Bruna Guarnieri, le figlie Sofia e Emma, Rita Calanni e Annalisa Montanari, ma a bordo si trovavano anche cinque venezuelani: il pilota Bessil, il copilota Osmel Alfredo (il cui cadavere è stato l’unico ad essere ritrovato), Avila Otamendi, Patricia Alcala, Karina Rubis, Issa Rodriguez e lo svizzero Alexander Nierman. L’aereo era precipitato venticinque minuti dopo il decollo dall’aeroporto Maiquetia di Caracas, mentre era diretto a Los Roques. Il pilota Esteban Bessil aveva lanciato l’Sos da un’altitudine di 3mila piedi a circa 16 miglia dall’arcipelago. Le ricerche, che non avevano dato esito, erano scattate immediatamente e la sorte del bimotore è sempre rimasta un mistero, sia per l’Italia che per il Venezuela.

Lo shock di Federico al porto di Genova: “tuo padre è vivo”, ma è falso!

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Nel porto di Genova si continua a cercare gli ultimi due uomini, il sergente Gianni Jacoviello e il maresciallo Francesco Cetrola, che risultano dispersi dopo che la Jolly Nero si è schiantata contro il Molo Giano facendo crollare la torre piloti. A seguito dell’incidente, inizialmente si era parlato di due soli morti mentre continuavano le ricerche delle altre persone presenti sul luogo. Tra i familiari dei dispersi accorsi al porto c’era anche Francesco, che ha trascorso la notte sul molo in attesa di ricevere qualche notizia sulla sorte del padre, Maurizio Potenza, operatore. Il ragazzo, intervistato dai cronisti, era apparso sorridente: da poco era stato avvisato che il padre stava arrivando all’ospedale di San Martino, malconcio, ma ancora vivo. L’illusione però è durata solo un attimo, poi la notizia della morte dell’uomo, sesta vittima dell’incidente. Potenza era operatore radio dei piloti e quella sera non sarebbe dovuto essere presente, ma aveva scelto di cambiare il turno con un collega, Bruno Printz.

Daniele Fratantonio, la prima vittima ad essere identificata, l’anno scorso aveva postato nel suo profilo Facebook l’immagine di una nave da crociera intenta in una manovra proprio davanti alla torre piloti: “Se anche tu vedi passare una nave a questa distanza…cosa diresti?”.

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La strage di Genova è dovuta anche all’uscita di Ponente insabbiata?

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Cosa è successo al porto di Genova? Era una normale manovra di uscita dal porto, un’operazione che si compie migliaia di volte l’anno… una nave che si allontana dall’uscita di Ponente perché al momento non è utilizzabile dalle grandi navi essendo insabbiata e si avvicina a quella di Levante in retromarcia, quando arriva nell’avamporto, assistita da due rimorchiatori, ed è qui che l’imbarcazione inizia quella che in gergo si chiama la cosìdetta evoluzione, una virata di 180 gradi per mettere la prua verso sinistra, in posizione di uscita. Ma qualcosa non va per il verso giusto e la Jolly Nero impazzisce, non è più controllabile , invece di rallentare, per poi ripartire con i “motori avanti”, la portacontainer continua inesorabilmente a indietreggiare fino a schiantarsi con la parte sinistra della poppa contro la torre dei piloti e colpendo anche gli edifici di fianco sbriciolandoli. Di solito nei porti ci si muove a bassissime velocità (di norma sono 3 nodi pari a 6 km orari), ma si deve anche contare l’inerzia che è un fattore ingovernabile e pericolosissimo in mare se non controllato.  La nave, lunga 240 metri e larga 30, è diventata una vera e propria “bomba” che si è abbattuta sul molo. Inutile dire che i rimorchiatori su una nave di queste dimensioni certo non possono far nulla in caso di un’avaria, non hanno la potenza necessaria per contrastare la forza di una portacontainer. Il resto è stata una maledizione o una sfortuna… la nave ha colpito la parte della banchina nella quale vi erano più persone in quel momento.

Quanto all’ipotesi di un errore umano sembra molto improbabile. Genova è il primo porto d’Italia  ha piani di sicurezza di livello e non ha mai messo in luce alcun problema di traffico in entrata o in uscita. Riflettiamo anche su un altro aspetto. Che se in mare aperto tra l’equipaggio si utilizza una turnazione, nell’entrata e nell’uscita dal porto, l’equipaggio invece è tutto impiegato per le manovre  in atto. Ciò non toglie però le responsabilità alla flotta. Sono già indagati, infatti, sia il comandante della nave sia il pilota del porto. Ma che compiti ha quest’ultimo? “Il pilota sale a bordo della nave prima della partenza e scende appena la nave ha raggiunto la distanza di sicurezza dal porto – spiega  Nicolò Carnimeo, docente di diritto della navigazione all’Università di Bari – Materialmente è l’equipaggio che manovra la nave e il comandante a dare gli ordini”. Il pilota,in definitiva affianca il capitano e lo consiglia per le manovre.  “Da quanto ho capito finora – conclude il professore – è stata una strana manovra. Un pilota la fa 5 volte al giorno. Ma verosimilmente tutto è stato causato da un guasto meccanico. Dopotutto la Messina è una compagnia di primo livello, con equipaggi preparati e comandanti esperti”.  Come mai allora, avendo effettuato un controllo preventivo a bordo nessuno si è accorto del guasto meccanico? Era un guasto non riscontrabile ai controlli di routine o il controllo è stato fatto approssimativamente?

Di nuovo sul ponte del Titanic!

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A breve partirà in Cina la costruzione di una replica del Titanic, il famoso transatlantico affondato nel 1912 a seguito della collisione con un iceberg. A rivelare il progetto durante un evento a New York è stato il miliardario australiano Clive Palmer, ideatore e finanziatore dell’iniziativa. La nave dovrebbe essere pronta a salpare alla fine del 2016 e sono già 40mila le persone interessate ad acquistare il biglietto per il viaggio che seguirà la rotta dell’originale, da Southampton in Inghilterra verso New York.

I passeggeri del Titanic II indosseranno vestiti d’epoca e assaggeranno piatti del menù originale. Soltanto 700 degli oltre 2.200 passeggeri del Titanic sopravvissero al disastro, in parte perché mancavano le scialuppe di salvataggio. Markku Kanerva, della società finlandese Deltamarin che ha progettato la replica, ha assicurato che la nave sarà una copia esatta dell’originale, ma al tempo stesso sarà dotata di strumenti moderni per la navigazione e la sicurezza. “Uno dei vantaggi del riscaldamento globale è che oggi non ci sono così tanti iceberg nel nord dell’Atlantico”, ha notato invece Palmer.

 

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