Arriva il trattato per le armi convenzionali!

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E’ stato firmato a New York il Trattato internazionale sul commercio di armi convenzionali e pur non essendo perfetto, come ha asserito l’ Alta rappresentante Onu per il disarmo, Angela Kane, è comunque un notevole passo in avanti.  È il primo accordo vincolante che regola un mercato stimato in 85 miliardi di dollari. In calce ci sono già 67 firme, oltre un terzo dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, ma mancano i big. Al momento i componenti permanenti del Consiglio di sicurezza che hanno sottoscritto il documento sono soltanto due: la Francia e la Gran Bretagna. Gli Stati Uniti, il più grande esportatore di armi al mondo, firmeranno il documento soltanto più avanti.

 “I governi sono ora responsabili per ogni trasferimento di armamenti che entrano o escono dai loro territori. Dovranno mettere i diritti umani e il diritto umanitario, non i profitti al centro delle decisioni”, ha commentato Anna MacDonald, di Oxfam International, parlando a nome della campagna Control Arms, uno dei principali sostenitori del trattato.

Quali sono le lacune del trattato? ci sono regole deboli per le munizioni e restano fuori le armi che non anno un esclusivo uso militare e quelle elettroniche come radar, satelliti o droni telecomandati. Quindi saranno regolamentate solo: carri armati, veicoli corazzati da combattimento, sistemi di artiglieria di grosso calibro, aerei da combattimento, elicotteri d’attacco, navi da guerra e sottomarini, missili e missili lanciatori.

Ma cosa aspetta l’America a sottoscrivere il Trattato?  Il segretario di Stato americano, John Kerry, sta attendendo una traduzione ufficiale, poi dovrà passare la ratifica al Senato e vedere se davvero la lobby delle armi, la Nra, sarà battuta, anche se come si precisa nel comunicato Usa, il documento non avrà ripercussioni sul secondo emendamento, quindi gli americani continueranno a girare armati.

Chi manca ancora oltre gli Usa? La Cina che è il quinto esportatore al mondo e la Russia che è uno dei massimi produttori di armi. Ma se Pechino, forse, alla fine, si convincerà a firmare, sarà difficile che Mosca accetti. Ma le cattive  notizie vengono anche dai Paesi importatori di armi come l’India e l’Arabia Saudita che non hanno aderito al Trattato. Invece c’è la Germania che è il terzo esportatore e ha per clienti propri i sauditi, i libanesi e gli iracheni.

Naturalmente l’Italia è stata uno dei primi paesi a firmare l’accordo. Sono anni che il nostro paese lotta contro la diffusione  indiscriminata di armamenti nel mondo.

Quando diventerà attivo il Trattato? Non appena sarà ratificato da almeno 50 Paesi, i tempi, a meno di qualche sorpresa dell’ultimo minuto, non dovrebbero essere elevati. La ratifica sembrerebbe essere una mera formalità burocratica, ma come sappiamo a volte proprio sulle ratifiche possono avvenire rallentamenti.

Ratificato il trattato contro le armi all’Onu!

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Il trattato definisce per la prima volta gli standard internazionali per la compravendita di armi, legandoli al rispetto dei diritti umani: non controlla l’uso domestico delle armi, ma richiede che i membri si dotino di normative nazionali sul trasferimento delle armi e delle loro componenti. È previsto inoltre il divieto, per gli Stati che ratificano il trattato, di trasferire armi convenzionali in caso di violazione di un embargo, atti di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Per autorizzare o meno l’esportazione, il testo prevede che siano i Paesi a valutare se le armi potrebbero essere usate per violare i diritti umani o essere utilizzate da terroristi o dalla criminalità organizzata.

Lo storico via libera odierno al trattato da parte degli Usa è arrivato in particolare grazie alla svolta impressa dal presidente Barack Obama. I Paesi che hanno votato contro sono, senza sorprese, Siria, Iran e Nord Corea, gli stessi cioè che la settimana scorsa hanno bloccato il via libera unanime, per alzata di mano.
Tra gli astenuti ci sono Russia, Cuba, Venezuela e Bolivia. Nella sala dell’Assemblea Generale dopo il voto è scattato un applauso per sottolineare l’ampio sostegno al primo trattato per regolare il multimiliardario commercio delle armi.

Meglio tardi che mai!

Siamo già fuori dall’euro? Per Grillo, SI’!

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In un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt Beppe Grillo ha dichiarato che «L’Italia è di fatto già fuori dall’euro».  I Paesi del Nord Europa – ha detto – manterranno l’Italia nell’eurozona «finchè non riavranno gli investimenti effettuati dalle loro banche sui titoli di Stato italiani. Dopo ci lasceranno cadere come una patata bollente».
«L’Europa non deve avere paura» ha quindi affermato Grillo al foglio economico tedesco. Serve «un’inversione forte e più democrazia», ha spiegato il leader di M5S proponendo non un’uscita dell’Italia dall’euro ma «un referendum online» sulla moneta unica, come si «sarebbe dovuto votare sul Trattato di Lisbona», tutti temi su cui «è stata ignorata la nostra Costituzione».
Grillo – che soffermandosi sul suo movimento ha affermato «Noi siamo la rivoluzione francese, senza ghigliottina» – ha infine precisato di non sentirsi anti-europeista. «Ho solo detto che volevo un piano B per l’Europa. Dobbiamo chiederci cosa è successo in Europa, perché non c’è una politica d’informazione comune, una politica fiscale comune, una politica d’immigrazione comune e perchè solo la Germania si è arricchita», ha rimarcato il leader di M5S.

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