Vittorio Feltri: lo strozzinaggio del canone Rai

Canone-Rai-tuttacronacaPer la Corte Europea dei diritti dell’uomo il canone che la Rai impone ogni anno, e che equivale a una tassa sul possesso di una televisione, è illegittimo. Ora Vittorio Feltri, in un editoriale pubblicato sul Giornale, va oltre e lo definisce un atto di strozzinaggio. Nell’articolo, dal titolo “Il canone Rai e gli strozzini legalizzati”, il giornalista parla di quello che un tempo si chiamava abbonamento e che ammonta a 113,50 euro e spiega:

so che i servizi pubblici co­stano e da qualche parte i soldi per finanziarli bisogna farli sal­tare fuori. Ovvio, dalle nostre ta­sche, e così sia. Alcuni giorni fa, tuttavia, ap­prendo un particolare curioso: chi non ha sborsato la somma dovuta all’ente televisivo (che non è azzardato definire stata­le, anche se formalmente non lo è) entro il limite massimo del 31 gennaio, ha facoltà di rime­diare. Come? Semplice, sganciando oltre al ca­none base ( 113,50 euro, meglio riba­dirlo), una sovrattassa di 4,40 euro. Ma deve affrettarsi a farlo prima che finisca febbraio. In caso di altro ritar­do, la sovrattassa si raddoppia.

A questo punto, si entra nel vivo:
Raccontata così, la storia non scan­dalizza. Cosa vuoi che siano 4,40 eu­ro in più per un mesetto? Oppure 8,80 euro per due mesetti? Effettiva­mente, non sono cifre sbalorditive per chi abbia un reddito decente e una memoria poco efficiente, al pun­to da non ricordare che le scadenze vanno rispettate rigorosamente se non si vuole incorrere in sanzioni. Fin qui spero mi abbiate seguito. Ora però, analizzando nei dettagli la que­stione, vediamo che si tratta di stroz­zinaggio della più bell’acqua.
Ripetiamo ancora. L’importo nu­do e crudo richiesto da Viale Mazzini è di 113,50 euro. Se per qualche gior­no di ritardo nel saldo della mia pen­denza- facciamo pure 30 dì- sono co­stretto ad aggiungere, per punizio­ne, altri 4,40 euro, significa che la Rai mi impone un interesse annuo sul debito, perché di debito di tratta, grosso modo del 50 per cento. Infat­ti, se moltiplichiamo 4,40 euro per 12, arriviamo a 52,80 euro. Una som­ma stratosferica se si tiene conto del­l’entità dello scoperto, cioè 113,50 euro.
Se laRai,invece di essere un’azien­da pubblica, fosse una banca o una ditta privata, il titolare o il rappresen­tante legale filerebbe diritto in gale­ra per usura, reato gravissimo. Cono­sco già l’obiezione che qualcuno az­zarderà leggendo le presenti note: la sovrattassa di 4,40 euro non è l’inte­resse mensile su un prestito, bensì una sorta di mora, una sanzione pe­cuniaria. Ma stiamo scherzando? Giochiamo con le definizioni più o meno edulcorate, con gli eufemismi burocratici? Guardiamo alla sostan­za. Non ci piace il termine sovrattas­sa? Non ci piace neppure il sostanti­vo interesse? Usiamo un’altra paro­la: va bene Giacomina?
Non cambia nulla ai fini pratici. Perché 4,40 euro a fronte del ritardo di un mese nel versamento di 113,50 euro sono un’enormità che sconfina abbondantemente nello strozzinag­gio. Se io, caro lettore, ti presto poco più di 100 euro e dopo 30 giorni pre­tendo da te 4,40 euro d’interessi (che dopo un anno diventerebbero 52,80) sono un cravattaro, dato che esigo quasi il 50 per cento annuo del totale del credito.
La faccenda sembra più complica­ta di quanto non sia. Ed è per questo che nessuno ci bada, preferendo pa­gare e amen. Ma è la dimostrazione che lo Stato pratica sistemi criminali a danno dei cittadini, i quali invece, se devono riscuotere da esso del de­naro, campa cavallo. Non solo non incassano per anni e anni. Ma quan­do finalmente vengono in possesso di quanto spetta loro, si beccano ridi­coli interessi legali. Vano protestare. La legge che punisce l’usura è ugua­le per tutti, tranne che per la pubbli­ca amministrazione. Poi c’è chi ci fa la predica perché non siamo animati da amor di Patria.

Gli italiani non pagano: debiti non onorati per un totale di 34 miliardi

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Nel 2012 ha raggiunto quota 34 miliardi di euro il totale degli insoluti: i conti degli italiani piangono e non si pagano più le rate del mutuo, l’affitto o le bollette per beni di prima necessità quali acqua, luce e gas. Per quest’anno, inoltre, si prevede un aumento del 6/8% delle pratiche affidate al reucpero crediti. E’ stata l’Unirec, l’associazione che riunisce le principali società di recupero crediti, a presentare i dati, sottolineando che tra le regioni più indebitate si trovano Sicilia, Campania, Lombardia, Lazio e Puglia. Oltre a questo, sta prendendo nuovamente piede l’usanze delle cambiali. Sono 3 milioni  al mese le pratiche relative a debiti non pagati da famiglie e imprese che faticano sempre di più a onorare le proprie obbligazioni e rimborsare i prestiti contratti: una vera e propria emergenza sociale quindi.  Ma se il numero delle cambiali è aumentato del 5% rispetto al 2011 e, addirittura, del 44% rispetto al 2009, anche i protesti sono in crescita da ormai 5 trimestri consecutivi. In questo contesto, le regioni più “virtuose” sono la Basilicata, Molise e Trentino. “Un dato che, ovviamente, risente dell’entità della popolazione dei territori, anche se – nelle aree più critiche e nelle regioni con situazioni socio-economiche più difficili – si rileva un tasso di recupero dei crediti decisamente minore”, dice il Rapporto che chiude con una previsione ancora più pessimista: i volumi da recuperare il prossimo anno potrebbero salire di un altro 10%.

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Ma se sono aumentati i crediti insoluti, le previsioni di incasso dei recuperatori professionali sono negative: aumenta cioé il differenziale tra affidamenti ed effettivi recuperi (-11%). Questa situaione rischia di rendere ancora più aggressive le azioni di recupero, anche con modalità che violano il codice della Privacy e integrano reati fino all’estorsione. In questo caso però è lo stesso presidente di Unirec Gianni Amprino a fornire alcune rassicurazioni. “Il circuito della agenzie aderenti all’associazione è composto di circa 200 società che corrispondono al 90% dell’attività di recupero. Tutte operano con regolare licenza rilasciata dal Ministero tramite le prefetture, sono vigilate dalla Banca d’Italia e collegate alle associazioni dei consumatori con le quali è in corso da tempo una proficua e continua collaborazione, proprio per evitare abusi. Anzi, noi siamo i primi a chiedere ai debitori di segnalarci eventuali comportamenti non corretti.” Ma c’è da considerare che sono numerose le Srl che non hanno aderito all’associazione di Confindustria pur operando nel mercato della tutela del credito: tornerà in voga lo strozzinaggio?

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