Ritrovato il quadro rubato di Lucio Fontana: era in un’auto abbandonata

lucio_fontana-tuttacronacaEra la notte dell’11 febbraio quando, dal Museo Pecci in Ripa di Porta Ticinese a Milano, veniva sottratto il quadro Concetto spaziale 1962 di Lucio Fontana. L’opera, del valore tra i 400 e i 600mila euro, è stata ora ritrovata dalla polizia locale in un’auto abbandonata, davanti a un passo carrabile in periferia. Non viene escluso che siano stati gli stessi ladri a far ritrovare il quadro, in quanto difficile da ‘piazzare’ sul mercato nero, vista anche la modalità del ritrovamento. L’opera era infatti in una Nissan rubata e abbandonata lunedì mattina in modo da impedire l’uscita dei veicoli da un concessionario automobilistico in via Stephenson. All’arrivo del carro attrezzi, i vigili della pattuglia che ha accompagnato l’intervento hanno notato un quadro mal nascosto da una coperta sul sedile posteriore che si è scoperto essere l’opera di Fontana. E’ stato a quel punto richiesto l’intervento del Nucleo patrimonio culturale dei carabinieri di Monza cui è stato consegnato il dipinto e che ne hanno accertato la paternità. Dai primi rilievi, il dipinto non sembra aver subito danni.

Rubato un quadro di Fontana “Concetto spaziale 1962”

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Rubato un quadro, ‘Concetto spaziale 1962′,  di Lucio Fontana durante la notte tra martedì e mercoledì a Milano al Museo Pecci in Ripa di Porta Ticinese. Ad allertare i carabinieri sono stati i vigilantes dello stesso Museo. I ladri sono entrati dal cortile forzando un braccio motore di un cancello elettrico. L’opera ha un ingente valore anche se al momento non è stata ancora quantificara una sua valutazione.

 

E’ polemica! La Francia non presta all’Italia La Gioconda!

gioconda-tuttacronacaE’ stato il direttore generale dei patrimoni del ministero per la cultura fracesce, Vincent Berjot ad affermare che il celebre quadro di Leonardo Da Vinci, La Gioconda, non potrà tornare in Italia. Qualche giorno fa il Comitato nazionale per la Valorizzazione dei beni storici e ambientali, presieduto da Silvano Vinceti, aveva inviato una lettera alla Francia con lo scopo di far giungere il quadro in Italia, in prestito, in occasione di una mostra a Firenze. La celebre opera sarebbe dovuta tornare per un breve periodo in Italia “con l’obiettivo – commenta il promotore – di renderla visibile anche a tutti quegli italiani che per vari motivi non possono recarsi a Parigi e che non l’hanno mai potuta osservare dal vero”.  La risposta però è stata negativa, con Berjot che ha detto “di non poter dare un seguito favorevole alla richiesta” poiché “il prestito di quest’opera avverrebbe con moltissimi problemi tecnici”. Ovviamente si è subito scatenata la polemica.

Siffredi tra i quadri dei santi: il pittore non sapeva chi fosse!

Rocco-Siffredi_tuttacronacaUna coppia “dai tratti distinti dal fare elegante”, sui 40 anni, al termine dell’estate si è recata alla bottega del pittore 60enne Pompilio Bianco a Campi Salentina, in provincia di Lecce, per commissionare un dipinto. L’uomo, specializzato in arte sacra, non ha riconosciuto il volto ritratto nella foto ma ha accettato di farne un ritratto. “Ho accettato l’incarico ma mai immaginando a chi quel volto potesse appartenere, lo giuro sui miei cari”. Bianco ha terminato l’opera e l’ha esposta in vetrina, tra le immagini di papi e santi, in attesa che la coppia si recasse a ritirarla. Ma alcuni giorni fa un suo amico, notato il quadro, gli ha fatto notare come il soggetto ritratto ricordasse incredibilmente Rocco Siffredi. A quel punto, confrontata la foto di partenza con altre del re del porno, il pittore si è accorto dell’accaduto. “Appena l’ho saputoho subito riposto il quadro, con non poco imbarazzo. Certo se lo avessi saputo prima probabilmente non lo avrei fatto.” E conclude: “Ora spero solo che chi l’ha commissionato se lo venga a prendere, o che qualcuno lo acquisti, anche perché c’è già chi è disposto a pagarmelo 500 euro”.

La ragazza con l’orecchino di perla a Bologna: le mostre “monoquadro”

ragazza-con-orecchino-di-perla-tuttacronacaLa ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer verrà esposta a Bologna a partire dall’8 febbraio 2014 e già sono previsti migliaia di visitatori. Il dubbio che sorge è che si tratti, per molte persone, del richiamo di un’opera famosa molto più che una vera e propria cultura artistica. Fenomeno che accomuna l’arte mondiale ma che forse è più duro da digerire in un Paese che dell’Arte è stato culla e che pure ha eliminato dalle scuole l’insegnamento della Storia dell’Arte. Un evento quindi, come spiega La Repubblica:

A volte di opera ne basta una sola ed è un evento. Il San Giovanni Battista di Leonardo, a fine 2009, partì dal Louvre per arrivare a Milano. In un mese appena, il risultato furono 182mila visitatori. L’anno dopo, la Velata di Raffaello lasciò il fiorentino Palazzo Pitti per un tour americano on the road: Portland, Reno, Milwaukee. Come tappe del concerto di una stella pop. Nel 2011 il Narciso, che una parte della critica non attribuisce più a Caravaggio, si divise con mostre flash tra Montenegro (20mila biglietti in 13 giorni) e Cuba, dove ad aspettarlo erano in 60mila. In questo momento a Gerusalemme la star è l’Annunciazione di Botticelli, arrivata dagli Uffizi su un cargo. E c’è ancora chi raccoglie firme per “rimpatriare” per poco la Gioconda, sognando il grande happening. Il Vermeer di New York, che dall’8 febbraio 2014 sarà esposto a Bologna (a Palazzo Fava), è solo l’ultimo caso dell’opera d’arte nell’epoca della sua riduzione a feticcio.

E’ il critico d’arte Achille Bonito Oliva a spiegare: “Il pubblico ha bisogno di icone da cui partire. La ragazza con l’orecchino di perla è un’opera “interattiva”, una “acchiappasguardi” per visitatori che non necessitano di autorizzazione culturale. Vederla per loro è un atto liberatorio. Questo Vermeer sintetizza tutto il senso della luce dell’arte fiamminga, restituisce una visione tersa del mondo che il contemporaneo ha scompaginato e messo in crisi. Serve a sedare il nostro caos, ripristina un ordine visivo e psicologico. Facendo la fila per visitarla, si esprime il desiderio di trovare un rifugio mentre si vive in un’epoca opaca, controluce, ambigua”. Si cerca quindi un porto sicuro in un’epoca caratterizzata dall’incertezza, ma l’arte non dovrebbe essere solo questo, come precisa Gabriella Belli, direttore dei Musei Civici Veneziani che quest’anno ha portato a Palazzo Ducale l’Olympia di Manet per una mostra dedicata al pittore francese e al suo rapporto con l’arte italiana: “Le mostre devono essere occasioni di esperienza emozionale sì, ma anche di crescita culturale”. Riguardo all’Olympia: “In quel caso, l’opera ha trovato nuova vita perché innestata in una storia mai raccontata prima: era esposta per la prima volta con il suo modello di riferimento, la Venere di Urbino di Tiziano. Estrapolare un dipinto per “iconizzarlo” a me non interessa. Cristallizzarlo significa farlo morire, adorando il feticcio. Può essere divertente per qualcuno, ma il rischio è confinare l’arte in un’urna tombale. Un rischio, per altro, che in Italia si corre troppo spesso. Questo stile di mostra ha rovinato la storiografia e la museografia italiana”. E anche Tomaso Montanari, professore alla Federico II di Napoli, tiene a sottolineare come possa essere nocivo il creare dei feticci: “Dovremmo educare i cittadini a una dimensione contestuale e ambientale dell’opera d’arte. Ogni opera nasce da una relazione. Qui, invece, si distrugge il contesto e si tirano fuori i feticci. Che poi sono sempre quelli: un canone di 12 nomi con cui mettere in scena lo spettacolo. Così la missione dello storico dell’arte viene tradita. Per organizzare questo tipo di mostre-show basta una buona ditta di traslochi”.

Il quadro che ipnotizza il web!

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E’ molto popolare in rete il quadro intitolato “Michael’s Gate” e molti credono che quel dipinto, visto da pochissimi dal vivo, sia ipnotico. Non a caso a realizzarlo è Hypnos, al secolo Gilberto Di Benedetto, artista romano che si definisce “l’ultimo vero pittore surrealista”. Chi fosse curioso di verificare se davvero “Michael’s Gate” è ipnotico può recarsi a Montecarlo per avere un’esperienza diretta con il dipinto. Da tempo numerosi esperti cercano di chiarire il concetto di quadro ipnotico e molti ritengono che non si tratti di una vera ipnosi.

 

Dipinge l’uomo della sua vita e poi lo incontra davvero!

Chloe Mayo-quadro-tuttacronaca

Quasi una favola o come in un film. Che sia premonizione o semplice coincidenza nessuno potrà mai svelare il mistero, ma la storia di Chloe Mayo ha davvero dell’incredibile. Lei è del Surray, in Gran Bretagna e in un periodo di solitudine ha deciso di dipingere un quadro che la raffigurasse accanto a quello che lei sognava essere l’uomo della sua vita.  Un uomo alto, robusto e castano con una folta barba e pizzetto. Il quadro resta lì accantonato in un angolo della stanza di Chloe e dopo un paio di mesi la ragazza si trova a chattare su un sito con un certo Michael Goeman. Subito la conversazione è positiva, tanti gli interessi in comune e molte le idee condivise così, senza neppure spedirsi una foto decidono di incontrarsi. E’ qui che Chloe ha la rivelazione: quell’uomo è la copia esatta del suo dipinto! Impaurita  e sorpresa, tace per paura di sembrare una staker o una persona che non ha i nervi a posto, che immagina cose o che ha delle premonizioni. Così il quadro finisce sotto il letto. Poi, dopo un periodo di frequentazione, ha deciso che fosse davvero ora di rivelare quel particolare “ingombrante” e ha mostrato il quadro a Michael. Lui tra il confuso e l’ironico ha accettato la “coincidenza” e ci ha trovato il lato positivo. Ora Chloe e Michael sono marito e moglie e il quadro è appeso in salotto.

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