“Chiudi quella maledetta bocca”: la lettera a Riina

totò-riina-minacce-carcere-tuttacronacaE’ Salvo Palazzolo che, su La Repubblica, informa che alcuni giorni fa, al carcere milanese di Opera, è stata recapitata una lettera il cui destinatario era il capomafia Totò Riina. La missiva, che presenta toni minacciosi, era firmata “Falange armata”. Ecco che si riapre una pagina del passato, con quella sigla che fra il 1992 e il 1993 rivendicava gli attentati ai centralini delle agenzie di stampa e lanciava messaggi di terrore. L’anonimo scrive a Riina: “Chiudi quella maledetta bocca  –  scrive l’anonimo a Riina, in questi mesi parecchio loquace durante l’ora d’aria, tanto da essere intercettato per decine di ore  –  ricorda che i tuoi familiari sono liberi”. Un altro messaggio inquitante si trova nel finale della lettera: “Per il resto stai tranquillo, ci pensiamo noi”. Spiega Palazzolo:

La lettera non è mai arrivata nella cella di Riina, è stata sequestrata prima dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha poi provveduto a inviare il testo alle procure di Palermo e Caltanissetta, in questo momento impegnate a decifrare le dichiarazioni del capomafia, e soprattutto le sue minacce nei confronti del pm Nino Di Matteo.

Ma quanto è attendibile il riferimento alla Falange Armata? Da vent’anni, ormai, quella sigla è scomparsa, portandosi dietro i suoi misteri, ripercorsi adesso da un bel libro di Massimiliano Giannantoni e Paolo Volterra (L’operazione criminale che ha terrorizzato l’Italia, la storia segreta della Falange Armata  –  Newton Compton editori). Ma della Falange Armata si stanno occupando in questi mesi i pm di Palermo che indagano sui misteri del dialogo fra Stato e mafia. E questo non è un mistero. Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Vittorio Teresi hanno già fatto confluire una parte dei vecchi atti dell’inchiesta romana sulla Falange nel processo trattativa. Altri accertamenti delegati alla Dia sono invece in corso, e coperti da un rigido segreto istruttorio: costituiscono l’ossatura del fasciolo bis dei magistrati di Palermo. Chi indaga ritiene che il dialogo segreto con i mafiosi non fu condotto solo dai politici e dai carabinieri del Ros rinviati a giudizio (Mancino, Dell’Utri, Mori, Subranni, De Donno), ma anche da alcuni agenti dei servizi segreti. Per il pool di Palermo, è più di un sospetto. C’è già una pista concreta, che vedrebbe indagato un ex dirigente dell’intelligence in rapporti con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino attraverso un intermediario.

Ecco perché è inquietante quel riferimento alla Falange Armata nella lettera inviata a Riina. Viene letto come un messaggio per il boss di Corleone, diventato fin troppo loquace con il suo compagno d’ora d’aria tanto da accusarsi delle stragi, ma anche come un’ulteriore minaccia ai pm di Palermo, impegnati in un nuovo versante delicatissimo di indagini.

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Ritrovato il quadro rubato di Lucio Fontana: era in un’auto abbandonata

lucio_fontana-tuttacronacaEra la notte dell’11 febbraio quando, dal Museo Pecci in Ripa di Porta Ticinese a Milano, veniva sottratto il quadro Concetto spaziale 1962 di Lucio Fontana. L’opera, del valore tra i 400 e i 600mila euro, è stata ora ritrovata dalla polizia locale in un’auto abbandonata, davanti a un passo carrabile in periferia. Non viene escluso che siano stati gli stessi ladri a far ritrovare il quadro, in quanto difficile da ‘piazzare’ sul mercato nero, vista anche la modalità del ritrovamento. L’opera era infatti in una Nissan rubata e abbandonata lunedì mattina in modo da impedire l’uscita dei veicoli da un concessionario automobilistico in via Stephenson. All’arrivo del carro attrezzi, i vigili della pattuglia che ha accompagnato l’intervento hanno notato un quadro mal nascosto da una coperta sul sedile posteriore che si è scoperto essere l’opera di Fontana. E’ stato a quel punto richiesto l’intervento del Nucleo patrimonio culturale dei carabinieri di Monza cui è stato consegnato il dipinto e che ne hanno accertato la paternità. Dai primi rilievi, il dipinto non sembra aver subito danni.

Rubato un quadro di Fontana “Concetto spaziale 1962”

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Rubato un quadro, ‘Concetto spaziale 1962′,  di Lucio Fontana durante la notte tra martedì e mercoledì a Milano al Museo Pecci in Ripa di Porta Ticinese. Ad allertare i carabinieri sono stati i vigilantes dello stesso Museo. I ladri sono entrati dal cortile forzando un braccio motore di un cancello elettrico. L’opera ha un ingente valore anche se al momento non è stata ancora quantificara una sua valutazione.

 

Il monolite che fa la sua apparizione al Circo Massimo: “spazio all’arte”

monolite-roma-tuttacronacaTre giorni fa, al centro del Circo Massimo, ha fatto la sua apparizione un’opera colorata, “Il monolite bifronte” di Francesco Visalli. Un omaggio a Mondrian che ha conquistato, senza che nessuno dicesse nulla, uno dei palcoscenici più prestigiosi di Roma. Una provocazione artistica, certo, un esperimento urbano, ma anche, spiega lo stesso artista, una denuncia nei confronti dell’amministrazione capitolina e delle istituzioni culturali “impotenti” davanti al materializzarsi della scultura. Per intere settimane, racconta Visalli, nessuno è andato infatti a bussare alla sua porta per chiedere conto di quell’installazione così moderna a due passi dal Colosseo, di fronte agli antichi Palazzi Imperiali: niente verifiche, nessuna denuncia, nessun controllo. Né sulle autorizzazioni, né sul versante sicurezza. E l’artista sul suo sito avverte: “Pronti i disegni per un totale di 4 installazioni in altrettante piazze”. L’opera è alta oltre tre metri, pesa più di due tonnellate, ha due facce, una bianca e l’altra nera, elementi dai colori accesi e un ampio basamento: e il Campidoglio non ne sapva nulla. Mesi di lavoro, in un posto più che in vista a Roma, che si è trasformato in un test: vedere quando avrebbero impiegato le autorità per accorgersi della nuova “presenza”. “Il monolite – dice Francesco Visalli – è un monito per l’amministrazione comunale e per quella nazionale perché recuperi il principio fondatore del Paese più bello del mondo, cioè l’arte. Arte che ha segnato la storia di millenni, arte che se fosse valorizzata, basterebbe da sola a sanare definitivamente il deficit pubblico. E tutto questo non ha colori di partito politico, è universale, vale per tutti”. Monumento e operazione sono stati economicamente sostenuti interamente dall’artista, senza aiuti economici o sponsor. E non finisce qui: a giorni il monolite potrebbe prendere “voce” grazie alla partecipazione di alcuni nomi noti del mondo dello spettacolo. Un manifesto per dire basta alla disattenzione sull’arte. Nel frattempo, mentre nessuno si è mosso per mesi , ora il sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria Borletti Buitoni, che in un tweet ha scritto: “Abbiamo chiesto ai vigili la rimozione”. Spiega l’artista: “Non sono contento del risultato ottenuto, lo sarei stato molto di più se il Comune se ne fosse accorto dopo due giorni. È ovvio che debba essere rimosso. Mi rattrista che la reazione sia arrivata dopo due mesi e perché ho divulgato la notizia. Io stesso non ho piacere di vedere il monolite davanti al Circo Massimo, la sua collocazione potrà essere un’altra ma volevo dare un segnale forte. L’arte e la cultura non trovano più spazio, quindi lo occupano”.

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Il Lago dei Cigni al Teatro dell’Opera di Roma va in scena… su base registrata!

teatro-roma-tuttacronacaIeri, una ventina di musicisti hanno protestato in Piazza del Campidoglio contro l’impotesi di ridimensionamento dell’ente previsto dalla legge Bray. Spartiti alla mano e strumenti pronti, hanno dato vita alle note del Nabucco. Alcune ore più tardi è quindi giunto l’annuncio, come spiega Repubblica, dei tre sindacati Slc Cgil, Fials Cisl e Libersind Confsal: “Bloccheremo sine die tutte le produzioni” a cominciare proprio dallo “sciopero” indetto per stasera. A spingere alla decisione, le dichiarazioni di Ignazio Marino, favorevole al ricorso del teatro al prestito per le strutture in difficoltà previsto nella stessa legge. Tuttavia hanno dovuto fare i conti con il corpo di ballo che nel pomeriggio ha spiegato il primo ballerino del Costanzi Alessandro Tiburzi (delegato Uilcom): “Lo spettacolo potrà andare in scena con una base registrata”. E ancora: “Anche noi siamo preoccupati per il futuro del Teatro, ma è anche vero che c’è già un incontro fissato con il sindaco per il prossimo 10 gennaio e in quella sede discuteremo. In questi tempi di crisi bisogna lavorare, dare un segnale di rispetto al pubblico che ha pagato per godere dello spettacolo. I problemi li dobbiamo risolvere fuori dal palcoscenico”. Quindi la soluzione: Il Lago dei Cigni andrà in scena, come previsto, solo che la prima di questa sera vedrà i ballerini danzare su una base registrata.

La Traviata alla Scala: tra applausi e fischi alla regia. All’esterno, la Contro Traviata

scala_contro_traviata_tuttacronacaSi è aperta oggi la stagione lirica alla Scala di Milano e il direttore d’orchestra, Daniele Gatti, ha annunciato prima dell’inizio: “La città di Milano e il Teatro alla Scala desiderano ricordare Nelson Mandela, uomo straordinario”. Il direttore non è andato oltre: è scoppiato infatti un fragoroso applauso con tutto il pubblico in piedi. Anche nel palco reale, dove si trovavano il presidente Napolitano e il presidente della Commissione europea Barroso. Entrambi erano stati accolti, al loro arrivo,  dal sindaco Giuliano Pisapia. Presenti anche il presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il commissario del Padiglione Italia di Expo 2015 Diana Bracco. Sono arrivati anche Piergaetano Marchetti e il presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro, il ministro alla Cultura Massimiliano Bray, l’ex premier Mario Monti, lo stilista Giorgio Armani, l’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, il Commissario Unico di Expo 2015 Giuseppe Sala e il magistrato Francesco Saverio Borrelli e l’ex ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera. Al termine dell’esibizione, ci sono stati undici minuti di applausi ma anche fischi per la regia di Dmitri Tcherniakov. E mentre nel teatro si levavano le note, in piazza il sindacato di base Cub ha messo in scena la sua contro-opera: “La Traviata Italia”. Il senso dell’iniziativa è stato spiegato da un finto Giuseppe Verdi che ha illustrato l’intenzione di “mettere in scena i depredati dalla Finanza, dagli industriali e dai politici collusi”. Quindi una cantante, con indosso una felpa della Electrolux, azienda in crisi, ha iniziato la reinterpretazione dell’opera di Verdi. Presenti anche il comitato inquilini “antisfratto” San Siro e gli iscritti del sindacato di base Cub. Davanti a Palazzo Marino erano presenti anche alcuni esponenti della “Banda degli Ottoni” che hanno intonato l’opera per “partecipare alla contestazione di una manifestazione eccessiva in tempi di crisi e che vede la partecipazione di politici e banchieri che si fanno proteggere fin troppo bene”.

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Una guerra? No prima all’opera di Milano, blindata la Scala

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L’appuntamento è tra meno di 30 minuti con la prima della Scala a cui sarà presente anche Giorgio Napolitano. Una sfilata di istituzioni – dal presidente della Commissione europea,  José Manuel Barroso,  al presidente del Togo, Faure Gnassingbé, ai presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso – e di banchieri, manager, industriali, da Giorgio Squinzi a Giovanni Bazoli a Paolo Scaroni, a Giuseppe Guzzetti.  La Milano che conta a teatro. Gli assessori nei vari spazi messi a disposizione dal Comune per seguire la diretta con i milanesi. Le proteste, come da copione, in piazza Scala. Alle 14 la Cub metterà in scena la «contro-opera flash» intitolata «La Traviata Italia» per raccontare «un Paese in ginocchio». Davanti al Piermarini ci saranno sia i giovani di Forza Italia pronti a contestate Laura Boldrini e il sindaco Giuliano Pisapia – sia gli antagonisti con il comitato San Siro e il «mercatino del libero scambio». Altra voce «contro»: «I ministri che tartassano Milano – dice l’ex vicesindaco Riccardo De Corato – stiano a casa». La presenza di Fabrizio Saccomanni, titolare dell’Economia, è confermata.

Smentita sul tentato suicidio di Corona: “Notizia falsa e priva di fondamento”

corona-smentita-tuttacronacaArriva la smentita, da parte di Federico, fratello di Fabrizio Corona, sul fatto che l’ex re dei paparazzi abbia tentato il suicidio in carcere, notizia che era stata diffusa dal settimanale Oggi. “I familiari e gli avvocati di Fabrizio Corona smentiscono categoricamente la notizia del tentato suicidio pubblicata questa mattina dal settimanale ‘Oggi’. La notizia è del tutto falsa e priva di fondamento”. Stando a quanto riportava la rivista il fotoreporter avrebbe tentato il suicidio nel carcere milanese di Opera, dove si trova detenuto, soffocandosi con dei cerotti. “La famiglia Corona precisa che verranno avanzate azioni legali nei confronti dei responsabili della pubblicazione”.

Fabrizio Corona tenta il suicidio in carcere!

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E’ il settimanale Oggi a riportare la notizia che Fabrizio Corona sarebbe stato ritrovato in carcere con la bocca e il naso coperti di cerotti. Corona è stato ricoverato nell’infermeria del carcere di Opera, Milano, dove si trova detenuto il 19 ottobre scorso. Il personale medico lo ha soccorso estraendo i cerotti, medicando le ferite provocate dagli stessi e sedandolo. Secondo quello che hanno raccontato i familiari, Corona soffrirebbe molto in Carcere e non avrebbe ancora accettato la condizione in cui è costretto a stare. Sembra che ora le sue condizioni siano migliorate, anche grazie alla visita in carcere del figlio Carlos.

Più tardi, tuttavia, è arrivata la smentita da parte della famiglia dell’ex re dei paparazzi.

Aprire per credere: i nostri 7 giorni!

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A volte serve davvero “aprire”, per vedere l’altra fetta di realtà! Così questa settimana ci siamo soffermati a vedere l’altra parte della destra, quella degli alfaniani che si sono staccati da Berlusconi, in odor di decadenza, e che ora sono pronti a sostenere a spada tratta l’esecutivo Letta senza se e senza ma. Invece i dubbi restano ai pensionati, che hanno passato l’ennesima settimana con il fiato sospeso e la mannaia sul collo. Un po’ come accade ad Allegri ultimamente, che sente la panchina tremare e le vittorie volar via.  E di vento ce ne è stato molto questa settimana, tra i tweet di Balotelli con il presunto annuncio di divorzio dal Milan a quel post che ha rivelato la misteriosa FF di Mentana. La “grana” peggiore è approdata con le polemiche che hanno travolto la Clerici e i programmi di cucina andati in onda nonostante il lutto nazionale per la Sardegna messa in ginocchio da Cleopatra. E mentre la Sardegna piange crolli e alluvioni non risparmiano il resto d’Italia. Ma il passaggio di Cleopatra ci ha fatto riflettere… Se servisse davvero una Regina?  Forse l’Italia non è matura per una democrazia? Forse lo era e non lo è più? Mentre gli italiani s’interrogano per ben due volte alla commissione bilancio la maggioranza va sotto e soccombe… Ma se al centro si naviga con difficoltà, nell’Aula Giulio Cesare al Campidoglio volano gomitate e s’interrompe la seduta. L’opera d’altra parte era già in sciopero

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Si continua a scavare nella vicenda Ruby e le “antiche” deposizioni sono fette amare anche per Belen che minaccia querele. Ma se c’è chi vuole spalancare le Aule del tribunale, c’è chi invece si appella ad aprire la cella del carcere: è la mamma di Corona, che spera che il suo appello possa essere ascoltato, da chi ha già spalancato le porte ad altri detenuti che versavano in gravi condizioni di salute. A volte una parola può davvero spalancarti strade insospettabili… Come l’ironia, quella che ci ha commosso della Marchesini che, seppur malata, a Che Tempo Che Fa, ha saputo comunque strapparci un sorriso e aprirci nuovi orizzonti. Resta quel dolce amaro, quella velata malinconia che però viene vinta dalla forza travolgente di chi, nonostante i problemi di salute, sa rispondere alla malattia con la vitalità. Gli italiani invece sono preoccupati e rassegnati… Già pronti a festeggiare l’ennesimo Natale di crisi e a preoccuparsi di quale fetta indigesta toccherà mandar giù il prossimo anno. Quale ennesimo boccone amaro dovranno ingoiare? Meglio festeggiare con una crosta di grana e non pensare… intanto esercitiamoci a urlare!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Salta la prima all’Opera di Roma, scioperi in vista!

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Scioperi del personale della struttura e salta la prima dell’Opera di Roma prevista per il 27 novembre. Annullata tutta la produzione dell’Ernani diretto da Riccardo Muti. La protesta è stata decisa oggi durante  l’assemblea dei lavoratori del teatro, per protestare contro l’ipotesi di commissariamento, a renderlo noto sono stati i sindacati Cgil, Libersind e Fials.

La mano che lanciò il Duomo… polemiche contro la scultura a Rosarno

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Per alcune ore a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria è stata esposta una scultura – opera presentata ad un festival della rigenerazione urbana patrocinato dal Comune – che ritrae la mano di Massimo Tartaglia, l’uomo che nel dicembre del 2009 tirò la statuetta del Duomo di Milano in faccia a Silvio Berlusconi.

La denuncia arriva da Il Giornale che riporta le parole del consigliere comunale Udc Giuseppe Idà:

“Altra figuraccia dell’Amministrazione comunale di Rosarno, non c’è mai fine al peggio…. Ieri in pompa magna hanno scoperto in Piazza Valarioti questa ‘Opera d’Arte’, dopo essersi accorti che era un obbrobrio, e che di arte non c’era proprio nulla, con una scusa banalissima nell’arco di dieci minuti l’hanno immediatamente rimossa!! La Statua ritrae la mano di quello squilibrato che tirò la statuetta del Duomo di Milano in faccia di Berlusconi, rischiando di ammazzarlo!!”

Ora la statua è stata rimossa. Ma su Facebook è stata pubblicata una foto della scultura.

“Come amministrazione comunale siamo all’oscuro della vicenda”, ribatte il primo cittadino, “Sappiamo solo che, nell’ambito della kermesse che si è conclusa il 28 settembre scorso, un artista, del quale non ricordo nemmeno il nome, ha realizzato quest’opera, effimera come le altre che sono state realizzate in quella occasione. Opera che è stata rimossa dai vigili urbani. Non poteva esserci alcuna inaugurazione da parte dell’amministrazione comunale perché non avevamo commissionato alcuna opera del genere che, peraltro, non è mai stata visionata da alcuno. L’unica foto che la riguarda, essendo stata sempre coperta da un drappo, è stata scattata dallo stesso artista che se l’è fatta per ricordo. Non c’è nessun caso, dunque anche perché, per quanto ci riguarda, eravamo del tutto ignari della cosa.”

Riina: “La Juve è una bomba”. I magistrati si allarmano

toto_riina-juve-bomba-tuttacronacaIl figlio di Totò Riina fa visita al genitore al carcere di Opera e il capo dei capi della mafia corleonese dice: “La Juve è una bomba”. E’ bastata questa frase a far scattare l’allarme per i magistrati della Procura di Caltanisetta. Il timore, infatti, è che possa trattarsi di un messaggio in codice con il quale il boss darebbe il via a una nuova stagione stragista. Come ricorda Libero, il 26 marzo era giunta al Palazzo di Giustizia di Palermo una lettera anonima il cui mittente sosteneva che il boss latitante Matteo Messina Denaro avrebbe raggiunto un accordo con “amici romani” per fare fuori i magistrati antimafia. Proprio in questo quadro, arriva la frase del boss. A seguito della missiva gli inquirenti hanno intensificato i controlli su Riina, ascoltando le conversazioni del recluso con i familiari, ai quali dice anche “State attenti” e “Difendetevi”. Nel frattempo, si è anche registrato un avvicinamento della famiglia Riina alla Sacra Corona Unita pugliese. Spiega ancora il quotidiano, “Il boss Totò è stato inserito dal 2003 in progetti di socialità in carcere con condannati provenienti dalle fila della Sacra Corona Unita. Mentre moglie e figlia (Ninetta Bagarella e Maria Concetta) stanno spostando la residenza in provincia di Brindisi. Il timore degli inquirenti è che potrebbe essere in corso una saldatura tra corleonesi e mala pugliese (alla quale lo scorso luglio sono stati sequestrate armi ed esplosivo provenienti dai Balcani) in nome di una nuova stagione stragista.”

L’Arena di Verona caccia fuori dalla sua cornice i concerti rock!

arenadiverona-rock-tuttacronacaPer avere l’autorizzazione a suonare nella splendida cornice dell’Arena di Verona, gli artisti dovranno presentare il progetto di palco, luci e immagini. A deciderlo la Soprintendenza veronese, che ha fissato limiti ben precisi: nessuna autorizzazione senza aver prima preso “visione delle caratteristiche tecniche delle soluzioni scenografiche che si prevede di utilizzare in ciascuno degli eventi programmati, ai fini della necessaria verifica e approvazione”. Ma il rischio a cui si va incontro è che, posti di fronte a simili richieste, siano proprio gli artisti a cambiare idea e optare per altre città, come spiega anche il sindaco di Verona Flavio Tosi: “i concerti con gli artisti vengono programmati con un anno di anticipo. Come faccio io a dire loro ‘se non mi fai vedere il progetto del palco non ti do l’autorizzazione?'”. I limiti che sono stati comunicati via lettera lo scorso 3 ottobre dal Soprintendente per i Beni Archeologici di Veneto, Vincenzo Tinè, al Comune e alla Fondazione Arena si basano sul piano estetico e sembra che l’idea tragga origine dai concerti di Ligabue, apparso dell’Arena sei volte dal 16 al 23 settembre. In quelle occasioni, stando alla Soprintendenza, il palco era “palesemente in contrasto con le caratteristiche di decoro e con le esigenze di fruizione monumentale dell’edificio”. In un altro passaggio del testo si legge anche che l’incremento dei concerti all’Arena ne condiziona “la piena leggibilità”. Frase contro la quale punta il dito il sindaco: “Come se chi viene a vedere i concerti vuole avere la leggibilità dell’Arena”. Niente più autorizzazioni preventive ai concerti organizzati da 2Arena Extra”, la società della Fondazione Arena che si occupa degli eventi extra-lirici, dunque. E questo perchè, rimarca la Sopritendenza, “non esiste alcuna regolamentazione” in merito alla valutazione dell’impatto delle strutture sceniche e che “non viene esercitato da parte del Comune alcun ruolo autorizzativo nella predisposizione degli allestimenti”. A Tosi non resta altro che sfoderare le armi, perchè, come lui stesso dice, “Questa burocrazia deve cambiare”.

Terrore all’opera: il maestro Zedda dal malore al trionfo.

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Terrore all’opera per il maestro  Alberto Zedda, 85 anni,  che durante la direzione de «La Donna del lago» al teatro Rossini a Pesaro ha accusato un malore. il direttore d’orchestra ha avuto un capogiro si è appoggiato al podio ed è stato subito soccorso dagli orchestrali dell’orchestra comunale di Bologna. Al maestro Zedda è stata portata una sedia, un bicchiere d’acqua e sul palcoscenico è arrivato il Sovrintendente Gianfranco Mariotti. Poi è intervenuto il medico del Rof, il dottor Luciano Paolucci ed è stata anticipata la pausa mancando pochi minuti dal finale del primo atto – al termine della cavatina di Rodrigo «Eccomi a voi, miei prodi» (interpretata da Michael Spyres). Puntuale, il maestro Zedda ha ripreso da dove aveva lasciato e tra gli applausi ha portato a conclusione il primo atto dell’opera. All’origine del malore un probabile calo di zuccheri: il maestro – dice chi lo conosce bene – è talmente impegnato che a volte si dimentica di mangiare.

Nell’indifferenza totale chiude il museo di Antonello da Messina

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Nell’indifferenza totale chiude il museo dove è conservata una delle opere più celebri e ammirate del Rinascimento italiano:  il Ritratto dell’Ignoto Marinaio di Antonello da Messina. Il quadro, conservato al  Museo Mandralisca a Cefalù, è quasi l’apoteosi dell’uomo siciliano. Un’icona di cui non si conosce il committente e che ancora incanta per quel sorriso enigmatico che ne fa uno dei migliori esempi di ritrattistica del pittore siculo. La luce, il richiamo ai modelli fiamminghi, la forte carica psicologica rendono poi l’opera un unicum ( su cui a lungo si è dibattuto che ancora oggi andrebbe approfondito visto che i dubbi permangono e ancora non si è certi che si tratti di un marinaio, ma c’è chi propende per l’ipotesi che si tratti un nobiluomo) che verrà sottratto ai turisti e ai visitatori. E’ stato Vittorio Sgarbi dalle pagine del suo blog a lanciare l’allarme:

“Nell’ignoranza generale, che rappresenta la vera decadenza dell’Italia del nostro tempo, può capitare che un meraviglioso ciclo di affreschi di un grande maestro del ‘400, che prende il nome dal suo paese – maestro di Cercenasco – sia lasciato deperire con infiltrazioni d’acqua e vistosi sollevamenti dell’intonaco, mentre a poche decine di metri si progetta e realizza una rotatoria con una orripilante scultura alta 5 metri, e si affida a un artista alla moda, Paolo Grassino, il disegno dei tombini, delle fogne, con una spesa superiore a quella che occorrerebbe a conservare gli affreschi”.

Lo stesso critico d’arte in un’altra parte del suo articolo denuncia:

“Chiudere un Museo è sempre una sconfitta, ma tanto più lo è se dentro al Museo vi è una delle opere più celebri e ammirate del Rinascimento italiano”

E ancora:

“Quale autorità penserebbe, a Milano, di decidere o di consentire la chiusura del Museo Poldi Pezzoli? Ma in Sicilia questo può accadere, ed è il più evidente segno delle lacerazioni e delle ferite della mafia. A parole si combatte la mafia, intanto si chiude un Museo così straordinario nella bellissima e turistica Cefalù”.

Poi l’attacco di Sgarbi è diretto:

“Ma non si vergogna Crocetta? Ha speso energie per contrastare i radar nelle basi americane per demagogia e retorica ed è stato del tutto sconfitto. Ma non si è preoccupato di fare ciò che la sua coscienza doveva imporgli: fare qualunque cosa per impedire questa serrata che umilia la cultura nei luoghi simbolici, con tutto il parlare che si fa della formazione dei giovani. Ma non importa a nessuno: tutte parole vane. Nessuna idea, nessuna consapevolezza dei valori che s’invocano per puro vaniloquio. Il Museo è ricco di collezioni: oltre alla Pinacoteca, una sezione archeologica, una raccolta malacologica, una collezione di monete e un arredo di mobili e oggetti pregevoli. Il Museo è anche ricercato, nonostante la cattiva politica turistica. Ed è visitato da circa 20 mila persone l’anno. È importante osservare che, nel testamento, il fondatore, il barone Enrico Piraino, nel pieno fervore di ideali risorgimentali, espresse programmaticamente l’intendimento di legare alla città le sue raccolte allo scopo di favorire la formazione di una classe popolare cittadina colta ed evoluta (come nei decenni si è dimostrata la popolazione di Cefalù). Responsabile e cosciente. Era una dimostrazione, anche politica, della posizione del barone Piraino, rispetto alla tradizione aristocratica degli eruditi siciliani. E a tal punto credeva in questi principi, d’aver disposto, a fianco del museo, la creazione di un Liceo e di una scuola serale, mantenuti con i suoi propri beni. Il Museo era quindi, con la biblioteca, il deposito di un sapere, vario ed esemplare, nel quasi totale vuoto d’istituzioni scolastiche a Cefalù e nelle cittadine vicine (con 4 abitanti su 5 analfabeti). Il Liceo Mandralisca fu dunque una emanazione del Museo; e il nesso così forte che le materie d’insegnamento e il personale scolastico erano stati indicati nel testamento del fondatore con grande precisione. Nacque così la «Fondazione scolastica Mandralisca», che adottò i dipinti e gli oggetti della Pinacoteca comunale. Una storia esemplare, consacrata, nella letteratura, da Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia, e da Vincenzo Consolo, con il libro Il sorriso dell’ignoto marinaio ispirato al dipinto di Antonello. Di quella civiltà e di quella cultura, nella coscienza degli attuali amministratori, non rimane più niente. Fumo e falsa lotta alla mafia”.

E proprio sul problema della lotta alla mafia il critico si sofferma:

“In Sicilia occorre inventare il contrasto con le mafie praticandone lo stesso modello d’ignoranza e d’insensibilità, come ha dimostrato, proprio a Cefalù, con inaccettabile retorica Manfredi Borsellino, senza rispettare neppure i nobili insegnamenti e riconoscimenti materni. Con il suo ministro Alfano, ha contrastato la mia presenza a Cefalù. Ne vediamo oggi i risultati e gli imperdonabili errori. Io avevo tentato di riaccendere l’attenzione, nell’indifferenza delle istituzioni, sul Museo Mandralisca, segnalando nel Museo un altro capolavoro: una Vanitas di Angelo Caroselli, originale ed eccentrico pittore caravaggesco. Tutto inutile e cieca indifferenza da parte della Regione. Il presidente Crocetta non sente la responsabilità del Museo Mandralisca, con la sua eredità culturale e morale, ma si sente minacciato dalle proteste dei rappresentati del Movimento Cinque Stelle. E l’uno e gli altri conoscono soltanto la retorica e non hanno nessun interesse e sensibilità per una così grave umiliazione per la città di Cefalù. Vivono, l’uno e gli altri, di retorica. Parlano per astrazioni, non hanno coscienza dei valori”.

E poi naturalmente lo sguardo si amplia a livello internazionale:

“Crocetta non si rende conto che, come lo stato di Pompei, la notizia della chiusura del Museo Mandralisca e della sottrazione di Antonello, indignerà il mondo, se questa notizia uscirà dai confini delle cronache locali e nazionali. Provvederò a trasmetterla oltre che all’Ansa, alla Reuters e alla Bbc. E se Crocetta non avrà capito, perso nei fumi dei suoi stereotipi, rischierà di cadere, non per i radar delle basi americane, non per le contestazioni del Muos, ma per non aver garantito la dignità e l’apertura del Museo Mandralisca. Suo primo e trascurato dovere”.

Quagliarello contestato in piazza: “Vai a lavorare”

quagliarello-contestato-tuttacronacaHa ricevuto una targa dal Presidente dell’Associazione dei Ristoratori di Piazza Castello, ieri sera a Conversano, il ministro Gaetano Quagliariello. Ma il titolare delle Riforme, arrivato per assistere all’Opera Aida” di Giuseppe Verdi, è prima stato fischiato e poi è stato fatto bersaglio delle urla di disapprovazione tra cui l’immancabile “Vai a lavorare”. Quagliarello, visibilmente imbarazzato, riprende in platea mentre il servizio d’ordine riporta faticosamente la calma.

Insalata estiva con… frattaglie!

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Quella bella insalata estiva che si trasforma in un incubo! Erano circa le 21.45 quando una famiglia allarma la Polizia Locale di Opera. Quando gli agenti arrivano trovano l’intera famiglia in stato di agitazione, nell’insalata c’è del materiale organico. Sotto le foglie di indivia e scarola si nasconde qualcosa di orrendo. Così gli agenti sequestrano tutto e inviano alla Asl  per le analisi del caso. Secondo le prime ipotesi si tratterebbe di frattaglie di animali finite per errore nel sacchetto al momento dell’imballaggio. Dopo i primi campionamenti di materiale sequestrato nel supermercato si attendono adesso ora gli esiti degli esami dell’azienda sanitaria per i provvedimenti del caso.

«Mi sento in dovere di avvertire i miei concittadini, che potrebbero avere in casa altre confezioni di quella insalata, del rischio che corrono – spiega il Sindaco Ettore Fusco – e quindi ritengo giusto informarli dell’accaduto. Senza alcun allarmismo invito comunque i consumatori a controllare attentamente le confezioni di insalata preparata, senza consumarla, con il marchio del supermercato del centro commerciale di Opera. Meglio ancora sarebbe riconsegnarle affinché possano essere analizzate e ritirate dal mercato se necessario».

 

La cattedrale di fiammiferi!

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Un dono da regalare a Papa Benedetto XVI, che tuttavia non lo ha mai accettato. Ignoti i motivi che hanno portato lo staff del pontefici a rifiutare replica della cattedrale di S. Nicola di Zamosc (in Polonia) di Wieslaw Laszkeiwick. Lui è sicuramente un artista eclettico che cura ossessivamente ogni piccolo dettaglio. Sono serviti, infatti, circa mezzo milione di fiammiferi per realizzarla. Lo stesso artista ha spiegato che l’utilizzo dei fiammiferi è un simbolo di consumo e di risorse che si sprecano.

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Tilda Swinton è l’opera d’arte!

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Un Brätsch, un Condo, un Cave e… ops, una Tilda Swinton. La collezione del Moma di New York si arricchisce di un nuovo, quanto eccentrico pezzo, ovvero l’attrice premio Oscar. La 52enne scozzese, nota per la scelta di ruoli inusuali e ricercati, è il fulcro di una performance al museo di arte moderna della Grande Mela. Stando a quanto rivelato dai curatori, l’attrice, dopo la “prima” di sabato, tornerà a essere, saltuariamente e senza preavviso, una delle opere del museo – dal titolo “The Maybe”-, dormendo, in una teca di vetro al centro di una sala. Mandiamo il principe azzurro a svegliarla?

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Torna in libertà Maso, ex ragazzo della Verona bene

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Pietro Maso, condannato a 30 anni e 2 mesi per omicidio, poi ridotti dall’indulto e dalla liberazione anticipata, tornerà libero il 15 aprile dopo aver scontato 22 anni di carcere. L’ex ragazzo della “Verona bene”, nel ’91, a 20 anni, assieme a tre amici uccise i genitori per impossessarsi dell’eredità. Dal 9 ottobre 2008 l’uomo, che ora ha 42 anni, si è sposato ed è sottoposto al regime di semilibertà, lavorando durante il giorno.

Maso il 17 aprile 1991 uccise i genitori, i coniugi Antonio Maso e Maria Rosa Tessari, 52 e 48 anni, nella loro casa di Montecchia di Crosara in provincia di Verona, in combutta con tre suoi amici. Detenuto dal 19 aprile 1991, quando finì in carcere due giorni dopo l’omicidio, venne condannato nel 1992 a 30 anni e 2 mesi di reclusione per omicidio aggravato e si trova nel carcere milanese di Opera, da dove uscirà per la fine della pena il prossimo 15 aprile.Dal 9 ottobre 2008 di giorno lavora come addetto alle pulizie al Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e torna a dormire in carcere. Nell’aprile 2011 era stata proposta la revoca del beneficio della semilibertà, ma poi il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva rigettato l’istanza della Procura generale. In seguito, nel febbraio 2012, lo stesso Maso aveva chiesto di uscire dal carcere commutando la pena in detenzione domiciliare, richiesta bocciata dai giudici di Sorveglianza. Nei mesi scorsi, infine, era stato lui stesso a rinunciare all’affidamento in prova ai servizi sociali. Alla condanna a 30 e 2 mesi vanno sottratti i 3 anni di indulto e 1800 giorni di liberazione anticipata. Così la pena scade il 15 aprile dopo quasi 22 anni di carcere.

Pussy riot occupano lo Sakharov Centre di Mosca e si sotituiscono allo show!

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La polizia russa ha interrotto per un’ora uno spettacolo teatrale in scena al Sakharov Centre di Mosca sul processo al gruppo punk delle Pussy Riot, per avvertire il regista svizzero di non violare le norme sull’immigrazione. L’opera, ”Moscow trials”, tratta di tre recenti processi in Russia, tra cui anche quello alle rockstar, Nadezhda Tolokonnikova, Maria e Ekaterina Alekhina Samoutsevitch, arrestate per aver inscenato una dissacrante ”preghiera punk” contro Putin in cattedrale a Mosca

6 mila litri di sangue! Ecco il Parsifal di Wagner al MET Opera Theater di NY

Metropolitan Opera Theater di New York wagner

Seimila litri di ‘sangue’ per la nuova produzione del ‘Parsifal’ di Richard Wagner che ha debuttato al Metropolitan Opera Theater di New York. La regia e’ del canadese François Girard, e’ diretto dal milanese Daniele Gatti, con il ruolo principale al tedesco Jonas Kaufmann. Il nuovo Parsival sarà trasmesso in mondovisione il prossimo due marzo all’interno della serie HD del Met mentre in Italia arriverà nei cinema il 5 marzo.

Carceri lombarde: 6051 posti e 9307 detenuti!

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