Il quadro che ipnotizza il web!

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E’ molto popolare in rete il quadro intitolato “Michael’s Gate” e molti credono che quel dipinto, visto da pochissimi dal vivo, sia ipnotico. Non a caso a realizzarlo è Hypnos, al secolo Gilberto Di Benedetto, artista romano che si definisce “l’ultimo vero pittore surrealista”. Chi fosse curioso di verificare se davvero “Michael’s Gate” è ipnotico può recarsi a Montecarlo per avere un’esperienza diretta con il dipinto. Da tempo numerosi esperti cercano di chiarire il concetto di quadro ipnotico e molti ritengono che non si tratti di una vera ipnosi.

 

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Nell’indifferenza totale chiude il museo di Antonello da Messina

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Nell’indifferenza totale chiude il museo dove è conservata una delle opere più celebri e ammirate del Rinascimento italiano:  il Ritratto dell’Ignoto Marinaio di Antonello da Messina. Il quadro, conservato al  Museo Mandralisca a Cefalù, è quasi l’apoteosi dell’uomo siciliano. Un’icona di cui non si conosce il committente e che ancora incanta per quel sorriso enigmatico che ne fa uno dei migliori esempi di ritrattistica del pittore siculo. La luce, il richiamo ai modelli fiamminghi, la forte carica psicologica rendono poi l’opera un unicum ( su cui a lungo si è dibattuto che ancora oggi andrebbe approfondito visto che i dubbi permangono e ancora non si è certi che si tratti di un marinaio, ma c’è chi propende per l’ipotesi che si tratti un nobiluomo) che verrà sottratto ai turisti e ai visitatori. E’ stato Vittorio Sgarbi dalle pagine del suo blog a lanciare l’allarme:

“Nell’ignoranza generale, che rappresenta la vera decadenza dell’Italia del nostro tempo, può capitare che un meraviglioso ciclo di affreschi di un grande maestro del ‘400, che prende il nome dal suo paese – maestro di Cercenasco – sia lasciato deperire con infiltrazioni d’acqua e vistosi sollevamenti dell’intonaco, mentre a poche decine di metri si progetta e realizza una rotatoria con una orripilante scultura alta 5 metri, e si affida a un artista alla moda, Paolo Grassino, il disegno dei tombini, delle fogne, con una spesa superiore a quella che occorrerebbe a conservare gli affreschi”.

Lo stesso critico d’arte in un’altra parte del suo articolo denuncia:

“Chiudere un Museo è sempre una sconfitta, ma tanto più lo è se dentro al Museo vi è una delle opere più celebri e ammirate del Rinascimento italiano”

E ancora:

“Quale autorità penserebbe, a Milano, di decidere o di consentire la chiusura del Museo Poldi Pezzoli? Ma in Sicilia questo può accadere, ed è il più evidente segno delle lacerazioni e delle ferite della mafia. A parole si combatte la mafia, intanto si chiude un Museo così straordinario nella bellissima e turistica Cefalù”.

Poi l’attacco di Sgarbi è diretto:

“Ma non si vergogna Crocetta? Ha speso energie per contrastare i radar nelle basi americane per demagogia e retorica ed è stato del tutto sconfitto. Ma non si è preoccupato di fare ciò che la sua coscienza doveva imporgli: fare qualunque cosa per impedire questa serrata che umilia la cultura nei luoghi simbolici, con tutto il parlare che si fa della formazione dei giovani. Ma non importa a nessuno: tutte parole vane. Nessuna idea, nessuna consapevolezza dei valori che s’invocano per puro vaniloquio. Il Museo è ricco di collezioni: oltre alla Pinacoteca, una sezione archeologica, una raccolta malacologica, una collezione di monete e un arredo di mobili e oggetti pregevoli. Il Museo è anche ricercato, nonostante la cattiva politica turistica. Ed è visitato da circa 20 mila persone l’anno. È importante osservare che, nel testamento, il fondatore, il barone Enrico Piraino, nel pieno fervore di ideali risorgimentali, espresse programmaticamente l’intendimento di legare alla città le sue raccolte allo scopo di favorire la formazione di una classe popolare cittadina colta ed evoluta (come nei decenni si è dimostrata la popolazione di Cefalù). Responsabile e cosciente. Era una dimostrazione, anche politica, della posizione del barone Piraino, rispetto alla tradizione aristocratica degli eruditi siciliani. E a tal punto credeva in questi principi, d’aver disposto, a fianco del museo, la creazione di un Liceo e di una scuola serale, mantenuti con i suoi propri beni. Il Museo era quindi, con la biblioteca, il deposito di un sapere, vario ed esemplare, nel quasi totale vuoto d’istituzioni scolastiche a Cefalù e nelle cittadine vicine (con 4 abitanti su 5 analfabeti). Il Liceo Mandralisca fu dunque una emanazione del Museo; e il nesso così forte che le materie d’insegnamento e il personale scolastico erano stati indicati nel testamento del fondatore con grande precisione. Nacque così la «Fondazione scolastica Mandralisca», che adottò i dipinti e gli oggetti della Pinacoteca comunale. Una storia esemplare, consacrata, nella letteratura, da Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia, e da Vincenzo Consolo, con il libro Il sorriso dell’ignoto marinaio ispirato al dipinto di Antonello. Di quella civiltà e di quella cultura, nella coscienza degli attuali amministratori, non rimane più niente. Fumo e falsa lotta alla mafia”.

E proprio sul problema della lotta alla mafia il critico si sofferma:

“In Sicilia occorre inventare il contrasto con le mafie praticandone lo stesso modello d’ignoranza e d’insensibilità, come ha dimostrato, proprio a Cefalù, con inaccettabile retorica Manfredi Borsellino, senza rispettare neppure i nobili insegnamenti e riconoscimenti materni. Con il suo ministro Alfano, ha contrastato la mia presenza a Cefalù. Ne vediamo oggi i risultati e gli imperdonabili errori. Io avevo tentato di riaccendere l’attenzione, nell’indifferenza delle istituzioni, sul Museo Mandralisca, segnalando nel Museo un altro capolavoro: una Vanitas di Angelo Caroselli, originale ed eccentrico pittore caravaggesco. Tutto inutile e cieca indifferenza da parte della Regione. Il presidente Crocetta non sente la responsabilità del Museo Mandralisca, con la sua eredità culturale e morale, ma si sente minacciato dalle proteste dei rappresentati del Movimento Cinque Stelle. E l’uno e gli altri conoscono soltanto la retorica e non hanno nessun interesse e sensibilità per una così grave umiliazione per la città di Cefalù. Vivono, l’uno e gli altri, di retorica. Parlano per astrazioni, non hanno coscienza dei valori”.

E poi naturalmente lo sguardo si amplia a livello internazionale:

“Crocetta non si rende conto che, come lo stato di Pompei, la notizia della chiusura del Museo Mandralisca e della sottrazione di Antonello, indignerà il mondo, se questa notizia uscirà dai confini delle cronache locali e nazionali. Provvederò a trasmetterla oltre che all’Ansa, alla Reuters e alla Bbc. E se Crocetta non avrà capito, perso nei fumi dei suoi stereotipi, rischierà di cadere, non per i radar delle basi americane, non per le contestazioni del Muos, ma per non aver garantito la dignità e l’apertura del Museo Mandralisca. Suo primo e trascurato dovere”.

Dipinge l’uomo della sua vita e poi lo incontra davvero!

Chloe Mayo-quadro-tuttacronaca

Quasi una favola o come in un film. Che sia premonizione o semplice coincidenza nessuno potrà mai svelare il mistero, ma la storia di Chloe Mayo ha davvero dell’incredibile. Lei è del Surray, in Gran Bretagna e in un periodo di solitudine ha deciso di dipingere un quadro che la raffigurasse accanto a quello che lei sognava essere l’uomo della sua vita.  Un uomo alto, robusto e castano con una folta barba e pizzetto. Il quadro resta lì accantonato in un angolo della stanza di Chloe e dopo un paio di mesi la ragazza si trova a chattare su un sito con un certo Michael Goeman. Subito la conversazione è positiva, tanti gli interessi in comune e molte le idee condivise così, senza neppure spedirsi una foto decidono di incontrarsi. E’ qui che Chloe ha la rivelazione: quell’uomo è la copia esatta del suo dipinto! Impaurita  e sorpresa, tace per paura di sembrare una staker o una persona che non ha i nervi a posto, che immagina cose o che ha delle premonizioni. Così il quadro finisce sotto il letto. Poi, dopo un periodo di frequentazione, ha deciso che fosse davvero ora di rivelare quel particolare “ingombrante” e ha mostrato il quadro a Michael. Lui tra il confuso e l’ironico ha accettato la “coincidenza” e ci ha trovato il lato positivo. Ora Chloe e Michael sono marito e moglie e il quadro è appeso in salotto.

La pittura esulta… Trovato un autoritratto di Rembrandt

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Un quadro donato al National Trust britannico, l’agenzia responsabile per la protezione e la conservazione dell’eredità storica e naturale del Regno Unito, è stato identificato come un autoritratto di Rembrandt e il suo valore è stato stimato in 20 milioni di sterline (23 milioni di euro). L’opera fu lasciata al National Trust nel 2010 dagli eredi di lady Edna, moglie del barone Harold Samuel di Wych Cross, il quale era un noto collezionista di arte olandese e fiamminga. Il quadro è esposto nella tenuta di Buckland Abbey, nel sudovest dell’Inghilterra, l’ex casa di Francis Drake, il primo inglese a circumnavigare il globo dal 1577 al 1580. A lungo si era creduto che il ritratto, in cui l’artista indossa un cappello con una lunga piuma bianca, fosse l’opera di un allievo di Rembrandt. Ma, fa sapere il National Trust, un’inchiesta guidata da Ernst van de Wetering, il più rinomato esperto del pittore olandese a capo del Rembrandt Research Project, ha stabilito che il quadro fu dipinto proprio dal maestro. Nel 1968, ha riferito Van de Wetering, un gruppo di ricercatori stabilì che il quadro, sul quale sono visibili la firma di Rembrandt e la data 1635, quando l’artista aveva 29 anni, fosse stato dipinto da un suo allievo. “Ma negli ultimi 45 anni – spiega Van de Wetering – abbiamo raccolto molte informazioni su autoritratti di Rembrandt e sulle oscillazioni del suo stile”. La tecnica adottata per realizzare questo quadro in particolare, ha aggiunto, assomiglia ad altre opere della fase iniziale della carriera del pittore. Il National Trust non può vendere il quadro, che rimarrà per altri otto mesi al Buckland Abbey prima di essere sottoposto a ulteriori test e verifiche.

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Il padre di Rembrandt tornerà al museo!

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La polizia serba ha trovato e recuperato nella regione di Sremska Mitrovica un quadro di Rembrandt, rubato nel 2006 dal Museo di Novi Sad. Il quadro, intitolato “Ritratto del padre di Rembrandt”, è del 1630. Nell’operazione quattro persone sono state arrestate. La banda, armata e mascherata, all’epoca aveva neutralizzato il custode del museo, rubando oltre al Rembrandt anche altri tre opere.

Il tempio di Bangkok e l’elefante 3d!

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L’artista olandese Remko Van Schaik, famoso per i suoi dipinti 3D, ha realizzato a Bangkok, davanti a un tempio, un elefante immerso nell’acqua che si bagna. L’opera è stata realizzata nell’ambito della campagna di sensibilizzazione sulle specie a rischio e ha subito riscosso un enorme successo.

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