Uno sguardo a… Filetto di maiale all’alloro.

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La ricetta puoi trovarla QUI!

Penelope Cruz sul set di… Nine di Rob Marshall

Penelope Cruz sul set di… Non ti muovere di Sergio Castellitto

Penelope Cruz sul set di… Tutto su mia madre di Pedro Almodovar

Gente di Alcobendas… Penelope Cruz

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Uno sguardo ad Alcobendas… il centro dell’arte

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Uno sguardo ad Alcobendas… il teatro.

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Uno sguardo ad… ALCOBENDAS, Madrid, Spagna.

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Uno sguardo a… la paella!

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La ricetta la trovi QUI!!!

Ava Gardner sulla scena di… La maja desnuda di Henry Koster

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Ava Gardner sulla scena di… La capannina di Mark Robson

La capannina

Ava Gardner sulla scena di… Pandora di Albert Lewin

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Gente di Madrid… Ava Gardner

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Uno sguardo a Madrid… volo di uccelli!

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Uno sguardo a Madrid… sotto la pioggia!

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Uno sguardo a… MADRID, Spagna!

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Uno sguardo a Valencia… Spezzatino di coniglio alla Pilar

La ricetta la puoi trovare QUI.coniglio pentola

Valencia sulla scena di… Entres esquelas di Adan Martin

Valencia sulla scena di… Todos a la carcel di Luis García Berlanga

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Valencia sulla scena di… La mala educacion di Pedro Almodóvar

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Valencia su la scena di… Valencia (1926) di Dimitri Buchowetzki

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Valencia sulla scena di… Tranvia a la Malvarrosa di Jose Luis Garcia Sanchez

Valencia tra le pagine di… No emprenyeu el comisari’ de Ferran Torrent

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Valencia tra le pagine di… Or the bull kills di Jason Webster

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Valencia tra le pagine di… Arroz y tartana di Vicente Blasco Ibáñez

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Valencia tra le pagine di… L’anima del diavolo

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Valencia tra le pagine di… Per chi suona la campana di Ernest Hemingway

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Gente di Valencia… Victoria Frances

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Gente di Valencia… Concha Piquer

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Gente di Valencia… Dolores Ibárruri aka La Pasionaria

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Uno sguardo a… VALENCIA!

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Uno sguardo alla Spagna! Roscon de Reyes.

Nella rubrica di cucina trovate Roscon de Reyes (La Ciambella dei Magi).

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Uno sguardo alla Spagna! L’eccessivo, il surreale… Dalì!

BeFunky_Patriotic_3Ossessionato dall’essere la reicarnazione del fratello morto di meningite, l’infanzia e l’adolescenza di Dalì è fortemente segnata dal rapporto con la madre. Felipa Domènech Ferrés, incoraggia le aspirazioni artistiche del figlio e a 15 anni Dalì espone i suoi disegni a  Teatro Municipale di Figueres. La tragedia accade nel 1921 quando Dalì perde sua madre per un tumore al seno. Più tardi scriverà  “è stata la disgrazia più grande che mi sia capitata nella vita. La adoravo… Non potevo rassegnarmi alla perdita di una persona su cui contavo per rendere invisibili le inevitabili imperfezioni della mia anima.

Nel 1922 Dalí va all’Academia de San Fernando (Accademia di belle arti) dove si fa notare per il suo atteggiamento eccentrico da dandy. Capelli lunghi e basette, giacche e pantaloni alla zuava nel tentativo di copiare l’abbigliamento britannico della fine del XIX secolo. I suoi quadri sono già cubisti anche se la sua conoscenza di questa corrente artistica è ancora superficiale e gli deriva da articoli di giornale  e da un catalogo che gli è stato regalato da un amico di famiglia. Dalí, negli anni della scuola,  si avvicina  anche al movimento dadaista, che continuerà poi ad influenzarlo per tutta la vita. Alla Residencia dove alloggia diventa intimo amico di Pepín Bello, di Luis Buñuel e del poeta Federico García Lorca.

Per molto tempo si è discusso dell’amore impossibile tra Dalì e Lorca. Sicuramente un sodalizio artistico e un sentimento profondo che portò Lorca a sognare di andare oltre, ma che invece dovette trovare sfogo soprattutto nella poesia ed in una serie di lettere scritte mentre il pittore era lontano. Alcuni pensano che sia stato proprio il carattere eccessivo e asessuato di Dalì a frenare il poeta. Altri attribuiscono alla sete di gloria e denaro, che da sempre attanagliarono l’animo di Dalì, la partenza frettolosa per la Francia che segno la separazione dei due.

E’ nel 1926 dopo l’espulsione dalla Scuola, per aver dichiarato incompetente la commissione esaminatrice, che Dalì si ritrova nella capitale francese dove conosce Pablo Picasso e visita il Museo del Louvre.

Dal 31 dicembre al 14 gennaio dell’anno successivo Salvador Dalí tiene, presso la galleria Dalmau, una sua mostra personale e il primo febbraio 1927 inizia il servizio militare e collabora a diverse riviste specializzate quali “L’amie de les Arts”. Progetta anche le scenografie e i costumi dell’opera teatrale Mariana Pineda per il suo amico Federico Garcia Lorca. Questo periodo culmina negli anni 1929-1930, che segnano l’adesione di Salvador Dalí al gruppo surrealista parigino e l’inizio della sua relazione con Gala, colei che da quel momento diventerà la sua compagna e musa ispiratrice, rimanendogli a fianco per tutta la vita.

Ma chi era Gala? Quando arrivò Dalì, lei aveva già stregato Eluard e Max Ernst. Il marito continuò a scriverle anche quando ormai coabitava con Dalì nell’hotel du Château en Carry-le-Rouet, vicino a Marsiglia. I suoi versi erano straziati, vere e proprie suppliche erotiche per riconquistare questa “pura forza femminile” «Ti desidero che impazzisco, muoio alla sola idea di incontrarti, di vederti, baciarti. Voglio che la tua mano, la tua bocca, il tuo sesso non si separino dal mio». E ancora: «Ci masturberemo per strada, nei cinema, con la finestra aperta». Un giorno poi arrivò a ricordarle del “ménage à trois” con Max Ernst sperando di poterla riconquistare ancora “Ho sognato d’ essere disteso su un letto accanto a un uomo che non sono sicuro d’ identificare. Gli giravo le spalle. E tu sei venuta ad allungarti accanto a me. Mi baciavi sulle labbra e io ti carezzavo quei tuoi seni fluidi e vivi sotto il vestito. A un tratto, dolcemente, la tua mano e’ passata sopra di me ed e’ andata a cercare il sesso dell’ altro personaggio”.
Salvador Dalí affermava che Gala era la persona che lo aveva salvato dalla pazzia e dalla morte prematura. Infatti, dietro il suo genio artistico, si celava un uomo turbolento, insicuro e disorganizzato, ed era Gala che agiva come il suo agente, il tramite tra il genio ed il mondo reale.
Si incrinano ben presto i rapporti con il padre che non sopporta le amicizie del figlio a Parigi. La rottura definitiva avviene quando Dalì espone un disegno dal titolo il  “Sacro Cuore di Gesù Cristo” insieme ad una scritta provocatoria “Qualche volta, per divertimento, sputo sul ritratto di mia madre“. Il padre si indigna, pretende delle scuse pubbliche, il figlio reagisce e si crea una frattura che non sarà mai più sanata.
BeFunky_Patriotic_3Nel 1931 dipinge una delle sue opere più famose “La persistenza della memoria”. Opera che simboleggia il valore che Dalì nutriva per il tempo. Un concetto che rifiuta, forse perchè ne è inconsciamente spaventato e che cerca di esorcizzare facendo afflosciare gli orologi. Ma è anche la voglia di spezzare le regole, di distruggere la forma, di creare un illusione di   memoria per poi distruggerla e ricreare una realtà parallela allegorica. Ma quello che poi all’artista interessa veramente è il GIOCO, LO STUPORE, L’ECCESSO che crea emozione e ammirazione nel pubblico. 
Ed è proprio per questa visione della vita, per questo divertissement che si è scelta la biografia di questo artista così anticonvenzionale. Un artista che ancora oggi vuole regalarci quei paesaggi inquietanti e assurdi come se fossimo in un mondo malato e allucinato, ma in cui possiamo trovare divertimento e ispirazione. 
Il 1934 è un anno di esposizioni per Dalì che prima presenta le sue opere surrealiste alla galleria d’arte Catalònia, poi le alla Zwemmer Gallery di Londra. Compie in quest’anno anche il suo primo viaggio a New York con Gala, dove tiene una mostra organizzata dall’editore Albert Skira di 42 acquaforti e 30 disegni. Gli anni ’30 sono per Dalì una consacrazione della sua pittura, ma anche la rottura con i surrealisti. E’ il 1934 quando viene espulso dal gruppo.
Sono gli anni dell’invasione tedesca e così nel 1940 decide di emigrare negli Usa. Qui prova a fondere due elementi base: la tecnica dei grandi maestri europei della pittura a olio e la sperimentazione visiva che gli deriva dal Surrealismo. Ma negli Stati Uniti impara anche nuovi linguaggi e nuove tecniche che lo porteranno a occuparsi di  l’illustrazione, la decorazione, la gioielleria, la moda, il cinema, la pubblicità e il teatro.

Siamo a metà degli anni ’60 quando viene insignito della Gran Croce di Isabella la cattolica, la massima onorificenza spagnola. Ma il suo genio è inarrestabile e così nel 1974 inaugura inaugura il Teatro-Museo Dalí di Figueres, che ospita gran parte della sua produzione e opere di alcuni dei suoi pittori preferiti: Meissonier, Bouguerau, Fuchs, El Greco, Fortuny, Urgell, Antoni Pichot. Con questa inaugurazione nella sua città natale, egli opera volontariamente una ricapitolazione di tutto il suo contributo all’arte del Secolo.
Solo negli ultimi anni, ormai malato, decide di avviarsi verso una semplificazione tecnica e formale delle sue opere. E’ il 23 gennaio del 1989 quando muore nella sua città natale. Si conclude così la sua vita, come un cerchio che alla fine non può far altro che tornare alle origini.
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Uno sguardo alla Spagna! Cosmofobia… un labirinto di emozioni in salsa multietnica.

Immaginate un quartiere multiculturale di Madrid. Immaginate Lavapies tra la Puerta del Sol e la stazione di Atocha. E’ qui che prende vita Cosmofobia, il romanzo multietnico che  ritrae una Madrid dalle mille voci che ci porta a guardare il mondo con occhi sempre diversi. In questo quartiere (ex Barrio ebraico) ora abitano 50.000 persone provenienti da più di 80 paesi diversi. Un labirinto multietnico che è una summa di bene e male. C’è la corruzione, lo spaccio di droghe, la violenza, i furti, le lotte tra clan, ma c’è anche la cooperazione, la solidarietà e un melting-pot di culture. E ci sono diciasette storie, quasi testimonianze, esperienze di vita di  spagnoli, maghrebini, africani dell’africa nera, ricchi e poveri, attori, musicisti, scrittori, assistenti sociali, adulti, bambini, omosessuali, emarginati o artisti. Sono in quelle storie per insegnarci a vedere il mondo ogni volta con un colore diverso. Ogni capitolo ci porta a scoprire un nuovo odore o un nuovo sapore. Ogni pagina ci porta a vedere il diverso come un opportunità e non come un nemico.

Non sarà difficile riconoscerci in quelle storie che raccontano sentimenti universali: gli amori sbagliati, le occasioni perdute, le scelte avventate e gli interrogativi esistenziali. Noi come loro siamo impulsivi e distratti in questa società in mutamento che non lascia scampo a nessuno. Siamo spaventati da una società che ti porta all’estremo per lasciarti l’amaro in bocca, il sapore della sconfitta e dell’emarginazione. Su questi temi Lucìa Etxebarrìa tesse la sua tela e lascia a noi immaginare l’ordito.

Un libro da leggere e rileggere per lasciarsi sfuggire l’occasione di guardare il mondo da una prospettiva diversa, per giocare con noi stessi a essere diversi e accettarci con i nostri limiti, un libro per aprire la porta e scoprire che nel profondo siamo tutti fragili e violenti.

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Uno sguardo alla Spagna! Quando un film parla al “femminile universale”, PRINCESAS.

Non è un film equilibrato, non è un film molto conosciuto, non è un dramma nè una commedia. Forse non è il miglior film di Fernando León de Aranoa, nonostante abbia ottenuto diversi riconoscimenti importanti. Perché dunque parlare di questo film?

Perchè c’è la Spagna, con i suoi eccessi, con i suoi colori, con i suoi splendori e con la sua povertà. Una Madrid in cui la “malegria” (miscela musicale urbana e meticcia di tristezza e allegria) si intreccia con la personale versione di Boca de Rosa cantata da Manu Chau.

Ma è stato scelto questo film anche perché parla di donne e di fronte a stupri e violenze sulle donne volevamo richiamare l’attenzione su un film che esplorasse su questo universo. In particolare sull’amicizia, sulla complicità, sulla forza che solo le donne unite tutte insieme possono avere in un determinato momento storico. Lo abbiamo scelto per gridare contro quel prete criminale che ha cercato di assolvere il femminicidio, per gridare agli uomini indiani che stuprano e uccidono le donne, per gridare alla condizione femminile mondiale. E abbiamo scelto un film che parla di prostitute per  farlo. Perché a volte c’è più morale, più empatia e solidarietà nel mondo della prostituzione che non in quello delle religioni.

Caye, trent’anni e una famiglia soffocante, è diventata prostituta per rinnegare le proprie radici; Zulema, bellissima immigrata domenicana, è diventata prostituta per aiutare economicamente la famiglia che ama più di se stessa. Immediatamente scatta la diffidenza di Caye, vede Zulema come una rivale arrivata a usurparle “il lavoro”.  Caye vuole operarsi al seno e cerca di mettere da parte più denaro possibile per raggiungere questo obiettivo. Zulema ha abbandonato suo figlio di 5 anni e spera di poterlo portare presto in Spagna. Ognuna ha i suoi sogni, i suoi desideri da realizzare… un percorso da fare.

Poi c’è l’aggressione a Zulema! Un funzionario che dovrebbe garantirle il permesso di soggiorno in realtà si trasforma in un sadico cliente. Caya soccorre la ragazza e pian piano nasce un’amicizia che unisce le due donne e le porta a percorrere la stessa strada. In un processo di crescita e maturazione entrambe capiranno i veri valori, la vera amicizia e Caya rinuncerà all’operazione al seno per pagare il viaggio di ritorno a casa di Zulema.

Un film da vedere per riflettere!

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Uno sguardo alla… SPAGNA!

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