Ossessionato dall’essere la reicarnazione del fratello morto di meningite, l’infanzia e l’adolescenza di Dalì è fortemente segnata dal rapporto con la madre. Felipa Domènech Ferrés, incoraggia le aspirazioni artistiche del figlio e a 15 anni Dalì espone i suoi disegni a Teatro Municipale di Figueres. La tragedia accade nel 1921 quando Dalì perde sua madre per un tumore al seno. Più tardi scriverà “è stata la disgrazia più grande che mi sia capitata nella vita. La adoravo… Non potevo rassegnarmi alla perdita di una persona su cui contavo per rendere invisibili le inevitabili imperfezioni della mia anima.”
Nel 1922 Dalí va all’Academia de San Fernando (Accademia di belle arti) dove si fa notare per il suo atteggiamento eccentrico da dandy. Capelli lunghi e basette, giacche e pantaloni alla zuava nel tentativo di copiare l’abbigliamento britannico della fine del XIX secolo. I suoi quadri sono già cubisti anche se la sua conoscenza di questa corrente artistica è ancora superficiale e gli deriva da articoli di giornale e da un catalogo che gli è stato regalato da un amico di famiglia. Dalí, negli anni della scuola, si avvicina anche al movimento dadaista, che continuerà poi ad influenzarlo per tutta la vita. Alla Residencia dove alloggia diventa intimo amico di Pepín Bello, di Luis Buñuel e del poeta Federico García Lorca.
Per molto tempo si è discusso dell’amore impossibile tra Dalì e Lorca. Sicuramente un sodalizio artistico e un sentimento profondo che portò Lorca a sognare di andare oltre, ma che invece dovette trovare sfogo soprattutto nella poesia ed in una serie di lettere scritte mentre il pittore era lontano. Alcuni pensano che sia stato proprio il carattere eccessivo e asessuato di Dalì a frenare il poeta. Altri attribuiscono alla sete di gloria e denaro, che da sempre attanagliarono l’animo di Dalì, la partenza frettolosa per la Francia che segno la separazione dei due.
E’ nel 1926 dopo l’espulsione dalla Scuola, per aver dichiarato incompetente la commissione esaminatrice, che Dalì si ritrova nella capitale francese dove conosce Pablo Picasso e visita il Museo del Louvre.
Dal 31 dicembre al 14 gennaio dell’anno successivo Salvador Dalí tiene, presso la galleria Dalmau, una sua mostra personale e il primo febbraio 1927 inizia il servizio militare e collabora a diverse riviste specializzate quali “L’amie de les Arts”. Progetta anche le scenografie e i costumi dell’opera teatrale Mariana Pineda per il suo amico Federico Garcia Lorca. Questo periodo culmina negli anni 1929-1930, che segnano l’adesione di Salvador Dalí al gruppo surrealista parigino e l’inizio della sua relazione con Gala, colei che da quel momento diventerà la sua compagna e musa ispiratrice, rimanendogli a fianco per tutta la vita.
Ma chi era Gala? Quando arrivò Dalì, lei aveva già stregato Eluard e Max Ernst. Il marito continuò a scriverle anche quando ormai coabitava con Dalì nell’hotel du Château en Carry-le-Rouet, vicino a Marsiglia. I suoi versi erano straziati, vere e proprie suppliche erotiche per riconquistare questa “pura forza femminile” «Ti desidero che impazzisco, muoio alla sola idea di incontrarti, di vederti, baciarti. Voglio che la tua mano, la tua bocca, il tuo sesso non si separino dal mio». E ancora: «Ci masturberemo per strada, nei cinema, con la finestra aperta». Un giorno poi arrivò a ricordarle del “ménage à trois” con Max Ernst sperando di poterla riconquistare ancora “Ho sognato d’ essere disteso su un letto accanto a un uomo che non sono sicuro d’ identificare. Gli giravo le spalle. E tu sei venuta ad allungarti accanto a me. Mi baciavi sulle labbra e io ti carezzavo quei tuoi seni fluidi e vivi sotto il vestito. A un tratto, dolcemente, la tua mano e’ passata sopra di me ed e’ andata a cercare il sesso dell’ altro personaggio”.
Salvador Dalí affermava che Gala era la persona che lo aveva salvato dalla pazzia e dalla morte prematura. Infatti, dietro il suo genio artistico, si celava un uomo turbolento, insicuro e disorganizzato, ed era Gala che agiva come il suo agente, il tramite tra il genio ed il mondo reale.
Si incrinano ben presto i rapporti con il padre che non sopporta le amicizie del figlio a Parigi. La rottura definitiva avviene quando Dalì espone un disegno dal titolo il “Sacro Cuore di Gesù Cristo” insieme ad una scritta provocatoria “Qualche volta, per divertimento, sputo sul ritratto di mia madre“. Il padre si indigna, pretende delle scuse pubbliche, il figlio reagisce e si crea una frattura che non sarà mai più sanata.

Nel 1931 dipinge una delle sue opere più famose “
La persistenza della memoria”. Opera che simboleggia il valore che Dalì nutriva per il tempo. Un concetto che rifiuta, forse perchè ne è inconsciamente spaventato e che cerca di esorcizzare facendo afflosciare gli orologi. Ma è anche la voglia di spezzare le regole, di distruggere la forma, di creare un illusione di memoria per poi distruggerla e ricreare una realtà parallela allegorica. Ma quello che poi all’artista interessa veramente è il GIOCO, LO STUPORE, L’ECCESSO che crea emozione e ammirazione nel pubblico.
Ed è proprio per questa visione della vita, per questo divertissement che si è scelta la biografia di questo artista così anticonvenzionale. Un artista che ancora oggi vuole regalarci quei paesaggi inquietanti e assurdi come se fossimo in un mondo malato e allucinato, ma in cui possiamo trovare divertimento e ispirazione.
Il 1934 è un anno di esposizioni per Dalì che prima presenta le sue opere surrealiste alla galleria d’arte Catalònia, poi le alla Zwemmer Gallery di Londra. Compie in quest’anno anche il suo primo viaggio a New York con Gala, dove tiene una mostra organizzata dall’editore Albert Skira di 42 acquaforti e 30 disegni. Gli anni ’30 sono per Dalì una consacrazione della sua pittura, ma anche la rottura con i surrealisti. E’ il 1934 quando viene espulso dal gruppo.
Sono gli anni dell’invasione tedesca e così nel 1940 decide di emigrare negli Usa. Qui prova a fondere due elementi base: la tecnica dei grandi maestri europei della pittura a olio e la sperimentazione visiva che gli deriva dal Surrealismo. Ma negli Stati Uniti impara anche nuovi linguaggi e nuove tecniche che lo porteranno a occuparsi di l’illustrazione, la decorazione, la gioielleria, la moda, il cinema, la pubblicità e il teatro.
Siamo a metà degli anni ’60 quando viene insignito della Gran Croce di Isabella la cattolica, la massima onorificenza spagnola. Ma il suo genio è inarrestabile e così nel 1974 inaugura inaugura il Teatro-Museo Dalí di Figueres, che ospita gran parte della sua produzione e opere di alcuni dei suoi pittori preferiti: Meissonier, Bouguerau, Fuchs, El Greco, Fortuny, Urgell, Antoni Pichot. Con questa inaugurazione nella sua città natale, egli opera volontariamente una ricapitolazione di tutto il suo contributo all’arte del Secolo.
Solo negli ultimi anni, ormai malato, decide di avviarsi verso una semplificazione tecnica e formale delle sue opere. E’ il 23 gennaio del 1989 quando muore nella sua città natale. Si conclude così la sua vita, come un cerchio che alla fine non può far altro che tornare alle origini.
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petit4chocolatier
/ gennaio 5, 2013Love the Dali!!!
tuttacronaca
/ gennaio 5, 2013He’s fantastic!!!!
petit4chocolatier
/ gennaio 5, 2013I visit his museum all the time and each time I find something new and interesting within his art. Love it!!
tuttacronaca
/ gennaio 5, 2013An unreachable artist!
Monique
/ gennaio 5, 2013Sembra che il genio artistico sia spesso compagno della follia ed è incredibile la lucidità con cui questi “pazzi” riescono a rendere la realtà
tuttacronaca
/ gennaio 5, 2013La dimostrazione che i “pazzi” sono altrove!