Immaginate un quartiere multiculturale di Madrid. Immaginate Lavapies tra la Puerta del Sol e la stazione di Atocha. E’ qui che prende vita Cosmofobia, il romanzo multietnico che ritrae una Madrid dalle mille voci che ci porta a guardare il mondo con occhi sempre diversi. In questo quartiere (ex Barrio ebraico) ora abitano 50.000 persone provenienti da più di 80 paesi diversi. Un labirinto multietnico che è una summa di bene e male. C’è la corruzione, lo spaccio di droghe, la violenza, i furti, le lotte tra clan, ma c’è anche la cooperazione, la solidarietà e un melting-pot di culture. E ci sono diciasette storie, quasi testimonianze, esperienze di vita di spagnoli, maghrebini, africani dell’africa nera, ricchi e poveri, attori, musicisti, scrittori, assistenti sociali, adulti, bambini, omosessuali, emarginati o artisti. Sono in quelle storie per insegnarci a vedere il mondo ogni volta con un colore diverso. Ogni capitolo ci porta a scoprire un nuovo odore o un nuovo sapore. Ogni pagina ci porta a vedere il diverso come un opportunità e non come un nemico.
Non sarà difficile riconoscerci in quelle storie che raccontano sentimenti universali: gli amori sbagliati, le occasioni perdute, le scelte avventate e gli interrogativi esistenziali. Noi come loro siamo impulsivi e distratti in questa società in mutamento che non lascia scampo a nessuno. Siamo spaventati da una società che ti porta all’estremo per lasciarti l’amaro in bocca, il sapore della sconfitta e dell’emarginazione. Su questi temi Lucìa Etxebarrìa tesse la sua tela e lascia a noi immaginare l’ordito.
Un libro da leggere e rileggere per lasciarsi sfuggire l’occasione di guardare il mondo da una prospettiva diversa, per giocare con noi stessi a essere diversi e accettarci con i nostri limiti, un libro per aprire la porta e scoprire che nel profondo siamo tutti fragili e violenti.