Ecco la foto di Totti dice no alla discarica di Falcognara!

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Anche Francesco Totti si oppone alla discarica di Flacognana con una maglia in mano. La foto postata su Facebook nella pagina ‘Info point Divino Amore No discarica’, lo ritrae proprio mentre fa da testimonial al rifiuto per quello che sembra essere l’ennesimo scempio della Capitale.

Il gesto del numero 10 giallorosso non è passato inosservato tanto che è arrivato il ringraziamento del parroco del Santuario (che fra le altre cose custodisce alcuni cimeli calcistici donati dal capitano della Roma), Don Fernando Altieri: ”Caro Capitano Grazie per la tua gradita vicinanza al Santuario del Divino Amore. Un Caro saluto!”.

In fondo con la raccolta differenziata Roma non avrebbe bisogno di inquinare ancora il suo territorio… un piccolo sforzo da parte di tutti per una città più ecologica!

La discarica di Roma non sarà pronta in tempo, rifiuti al Nord

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Non c’è il tempo tecnico per la nuova discarica di Roma, il 30 settembre è troppo vicino. Tutte le assicurazioni che fino a qualche giorno fa parlavano di una discarica pronta ed efficiente per il 1 ottobre sono crollate.  Ieri l’assessore all’Ambiente del Comune, Estella Marino, lo ha detto chiaramente: «Anche se il sito della Falcognana avesse oggi il via libera, servirebbero dei tempi tecnici. E la discarica non sarebbe pronta per il 30 settembre. Per questo stiamo organizzando il trasferimento dei rifiuti fuori dal Lazio». Quindi i rifiuti di Roma sono già pronti a essere trasferiti per qualche tempo al Nord con un aggravio delle spese.

 

Brunetta e il suo interesse personale contro la discarica romana

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Renato Brunetta si schiera contro alla nuova discarica romana che dovrebbe sorgere proprio a pochi passi dalla sua abitazione, sull’Ardeatina nei pressi del Divino Amore. In pochi giorni l’ex ministro ha scritto sette interrogazioni ad  altrettanti ministri e ha, anche, pubblicato una lunga lettera sul Messaggero in cui chiede ufficialmente a Marino e Zingaretti di fermare la realizzazione della discarica sull’Ardeatina.

Ecco la lettera:

Caro direttore, l’interesse personale c’è ed è bene dichiararlo subito. La mia casa è a poco più di un chilometro dalla cava che potrebbe essere trasformata in una mega discarica di rifiuti urbani, in sostituzione dell’impianto ormai saturo di Malagrotta. Lo scenario che la nuova discarica di Falcognana lascia presagire è da incubo. Centinaia di mezzi pesanti su strade già intasate, inquinamento delle falde e degli affluenti del Tevere, rumore e disagi, terreni agricoli in stato di abbandono, valori immobiliari ridotti a zero. A complicare le cose nell’area circostante la possibile discarica ci sono alcuni dei luoghi simbolo della cristianità: dalla chiesetta del Quo Vadis, alle catacombe di San Callisto, al santuario del Divino Amore. E poi un parco archeologico, una riserva naturale, una rete idrica delicata, svincoli stradali non adeguati, grandi insediamenti residenziali, centri di ricerca scientifica e di cura sanitaria di profilo internazionale.

Il contrasto a nuove infrastrutture a Roma è esercizio facile ed espone alla accusa di essere colpiti dalla sindrome del nimby. Not in my back yard, mai nel mio cortile. È una sindrome pericolosa e contagiosa, che spinge a contrastare ogni nuova iniziativa per la sola ragione che lede un minuto interesse personale. Spero di non esserne affetto, ma qualche dubbio viene anche a me. Lascio ad altri l’esercizio del no, ma vorrei ricordare alcune delle domande che ho fatto e che ancora sono senza risposta.

La prima domanda è: sono state prese in considerazione le possibili conseguenze di questa decisione? Dopo lunghi anni di approfondimenti tecnici su come affrontare il dopo Malagrotta immagino che esistano studi scientifici di impatto ambientale, sulla salute pubblica, sulla sostenibilità delle vie di accesso, sull’inquinamento dell’aria e delle falde, sulle modalità di prevenzione da infiltrazioni della criminalità organizzata, sull’interoperabilità dei dati con i sistemi informativi del tracciamento del ciclo dei rifiuti. Bene. Non mi sembra scandaloso chiedere di poterli leggere. Se invece mi sbaglio e questi studi non sono stati fatti allora aspettiamo che siano completati prima di prendere ogni decisione. La seconda domanda è: tutte le autorizzazioni necessarie sono state richieste? Le autorizzazioni regionali rilasciate tra il 2003 ed il 2012 alla discarica Ecofer Ambiente di Falcognana fanno esplicito riferimento ad un impianto per il fine vita delle auto rottamate, i rifiuti urbani sono un’altra cosa. Se di nuovo, le carte sono in ordine quale è il problema del Commissario straordinario, Goffredo Sottile, a metterle a disposizione di tutti?

Ascoltando le pochissime dichiarazioni pubbliche del sindaco Ignazio Marino, e del governatore della Regione Nicola Zingaretti non si ha l’impressione di un quadro delle autorizzazioni chiaro. Se gli accertamenti e le autorizzazioni sono in corso mi aspetto che gli uffici della Regione e del Comune marcino a pieno ritmo pur nel caldo e nel periodo agostano. La terza domanda è: le imprese attive nel ciclo dei rifiuti a Roma hanno espresso la loro valutazione? Mi aspetto che siano in prima battuta gli operatori del settore a compiere una prima analisi dei problemi e delle possibili soluzioni. Quali sono le imprese, quali sono le loro valutazioni, quali i loro interessi e gli interessi dei loro azionisti? I proprietari della cava di Falcognana hanno chiesto loro di trasformare il sito in megadiscarica? Il terreno deve essere comprato o espropriato perché altri gestiscano la discarica? Anche qui il silenzio di Sottile lascia dubbi e qualche sapore amaro. La quarta domanda è: esistono soluzioni alternative? Non tanto in termini di siti. Questo infatti sposterebbe solo più in là il problema. No, la domanda più importante è se in base alle tecnologie, alle soluzioni organizzative, industriali, logistiche o infrastrutturali esistenti è possibile evitare non solo questa ma qualsiasi nuova discarica stile Malagrotta.

Domande tutte molto semplici, ragionevoli, ai limiti dell’osservazione banale ma alle quali il dottor Sottile continua a sfuggire. La quarta è più complessa. Roma può davvero fare a meno di una nuova Malagrotta? La risposta è sì. La Road Map per raggiungere, entro la fine del 2016, il 65% della raccolta differenziata, il recupero del 20% dei rifiuti come combustibile da destinare all’impiego negli impianti esistenti, del 10% come frazione organica stabilizzata da reimpiegare e meno del 5% trasferito ad una discarica di servizio è stata definita sulla base degli obiettivi individuati dal “Patto per Roma” e dalle misure stabilite dai decreti del ministro dell’Ambiente dello scorso governo, Corrado Clini, del 3 gennaio 2013 e del 25 marzo 2013. In particolare gli obiettivi e le misure dei decreti del ministro Clini richiedevano e richiedono iniziative coerenti da parte delle amministrazioni per la conclusione delle procedure autorizzative di impianti che sono in attesa da mesi e qualche volta da anni. Le misure stabilite in modo puntuale e perentorio dai decreti sono state attuate in modo parziale, soprattutto nella parte che riguarda la piena utilizzazione degli impianti esistenti ed il completamento delle procedure di autorizzazione giacenti presso la Regione.

E allora, in conclusione? Carte non in ordine, scarsa trasparenza, carenza di autorizzazioni, superficialità degli studi di valutazione degli impatti, inerzia burocratica e politica nel prendere qualsiasi decisione, affossamento delle soluzioni alternative. Credo che il problema non sia Falcognana ma il governo dei rifiuti a Roma, la gestione dell’intero ciclo amministrativo e industriale dello smaltimento. In queste condizioni un blitz di Ferragosto, a Falcognana come altrove, non è accettabile e non sarà accettato. Prima le carte in tavola e poi la discussione sul merito.

Prima il via alla Road Map di Clini, se necessario rivista, integrata, aggiornata, per allineare la gestione dei rifiuti solidi urbani di Roma alle direttive europee ed alle leggi nazionali, e poi la discussione sul dopo Malagrotta. Uscire dall’emergenza rifiuti significa eliminarne la causa principale: l’inadempienza nelle autorizzazioni chieste, anche da anni, per il reticolo di impianti che costituirebbero la soluzione alla chiusura di Malagrotta. La mia battaglia sulla discarica all’Ardeatina è partita dalla difesa della mia casa, della mia famiglia e sono pronto a fare un passo indietro se alle mie domande troverò risposte soddisfacenti. Pronto a dare il mio convinto sostegno alla discarica di Falcognana se qualcuno saprà convincere me, ma soprattutto tutti i cittadini romani, che è la strada migliore e non il frutto di cattiva burocrazia o di emergenze colpevoli e procurate.

Renato Brunetta
Presidente dei deputati del Pdl

Roma decide la nuova discarica: è Falcognana sull’Ardeatina

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L’accordo è stato trovato e la discarica nascerà a Falcognana sull’Ardeatina.  Sul comunicato congiunto al termine dell’incontro si legge:

«È stato deciso di rafforzare tutti gli strumenti per l’incremento dei risultati della raccolta differenziata all’interno del patto per Roma. Dopo aver valutato l’approfondimento del commissario Sottile rispetto alla relazione di una settimana fa, è stato valutato come possibile l’utilizzo del sito di Falcognana. Nei prossimi giorni il commissario avrà il compito di verificare ulteriori aspetti tecnici e logistici del sito. Rimane fissata la necessità di proseguire il lavoro per individuare un assetto definitivo per la chiusura del ciclo dei rifiuti. Per questo è stato formalizzato il tavolo tecnico permanente per l’attuazione del patto per Roma che si terrà presso il Comune».

Marino ha poi aggiunto: «Ipotesi rifiuti in altre regioni». «Il Comune sta valutando la possibilità, proprio per alleggerire qualunque forma di conferimento all’interno del Comune stesso, di conferire i rifiuti a piccoli lotti in altre regioni», ha annunciato Ignazio Marino. «Quello che è assolutamente certo è che dal 30 settembre verrà definitivamente chiusa la discarica di Malagrotta», ha aggiunto.

 Ma se l’accordo c’è i cittadini che abitano nella zona cosa ne penseranno?

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