Adozioni in Congo: imminente il rientro degli italiani, ma senza bimbi

adozioni-congo-tuttacronacaEntro un settimana saranno tutti in Italia i genitori adottivi, 24 coppie, italiani bloccati da oltre due mesi in Congo per prendere i loro bambini: ma torneranno da soli. A questo punto la decisione è inevitabile: lo Stato centroafricano non ha rinnovato i visti e manca ogni certezza sui tempi di un eventuale sblocco dell’uscita dal Paese dei bambini regolarmente adottati. Negli scorsi giorni un componente per coppia era già rientrato, sperando in una soluzione più rapida. Ma ormai speranze non ce ne sono e i voli di ritorno sono stati prenotati. I bambini, che resteranno a Kinshasa, saranno ospitati – provvisoriamente, anche se questa provvisorietà potrebbe durare altri otto mesi – in varie strutture: dagli orfanotrofi dove già vivevano alla casa famiglia di una onlus. Come riporta Repubblica:

Sono due delle associazioni coinvolte in questa vicenda – Enzo B. e I cinque pani – ad assicurare che i bambini “saranno affidati a strutture protette scelte in accordo tra famiglie ed enti” e a spiegare i motivi del rientro, che “non è una resa, ma la volontà di lasciare lavorare in tranquillità le autorità congolesi affinché si arrivi ad una conclusione positiva dell’intera vicenda”. Al premier Enrico Letta – che a Natale ha mandato una delegazione a Kinshasa – le autorità locali avrebbero assicurato che “in tempi ragionevoli e per primi saranno esaminati i dossier italiani, già regolarmente depositati”, spiegano le associazioni, riferendosi al fatto che in Congo sono bloccate per dubbi sulle procedure di adozione coppie di diverse nazionalità. Un impegno che però non dà tempi certi, nonostante si stia organizzando un viaggio a breve di una delegazione congolese in Italia, nonostante ancora il delegato per le relazioni estere dell’Unione europea abbia fatto sapere di seguire “con attenzione” la questione e – questa volta la rassicurazione è del ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge – l’ambasciata italiana a Kinshasa stia lavorando a pieno ritmo per chiudere positivamente la vicenda.

Il rischio resta quello che la Repubblica democratica del Congo tenga fede alla sua prima decisione, cioè quella di chiudere le sue frontiere alle adozioni fino a fine settembre 2014, per verificare eventuali irregolarità nel post adozione, come sembra sia accaduto per alcuni Paesi (non per l’Italia). Per i genitori ancora in Africa, per le pesanti spese che dovranno sostenere ancora per il viaggio e per assicurare il mantenimento dei bambini anche dopo la loro partenza, le associazioni stanno raccogliendo fondi con una sottoscrizione

Adozioni in Congo: i genitori tornano, ma senza i bimbi

adozioni-congo-tuttacronacaRientrano in Italia le 24 coppie che si trovano in Congo per adottare dei bimbi mentre i figli adottivi dovranno restare nelle strutture locali aspettando di riabbracciare i genitori e arrivare finalmente nel nostro Paese. Si attende che a Kinshasa, e in tutto il Congo, venga ripristinata la normalità dopo l’esplosione di violenza che ha fatto un centinaio di morti, e soprattutto che possano concludersi i passaggi diplomatici innescati dalla decisione del presidente Kabila di bloccare la partenza dei bimbi per verificare che le procedure siano state corrette. Maurizio Sanmartin, presidente de “I 5 piani”, una delle tre Onlus che si occupano di adozioni in congo ha detto: “Tutta la pressione che c’è stata in questi giorni, i toni troppo alti, l’idea stessa che quelle famiglie siano prigioniere in Congo, ha contrariato le autorità e complicato tutto. Per questo ci uniamo alla richiesta di silenzio stampa avanzata da Francesco Mennillo, commissario della Cai, la Commissione adozioni internazionali. E in considerazione della delicatezza e complessità della vicenda, invitiamo al silenzio giornalisti e famiglie”. Anche perché le violenze all’aeroporto di Kinshasa, in una base militare e in un paio di altre città, non sarebbero state ‘vissute’ né quasi percepite dalle famiglie, mentre l’immagine che ne è scaturita è stata un’altra, poco gradita al governo congolese. Aggiunge Sanmartin: “A quanto sembra, né l’ultima spedizione del governo, né l’impegno della diplomazia, ha portato qualche risultato. Per cui forse è meglio davvero organizzare il rientro”. Ma senza i piccoli. Alcuni genitori restanno in loco, mentre gli altri s’impegneranno in Italia per finalizzare le adozioni. In attesa del ministro della famiglia congolese in Italia e che il governo di Kinshasa mantenga la promessa di affrontare i casi italiani per primi. Intanto, vige il blocco fino al prossimo settembre, difficile da superare “perché è stato imposto a livello di presidenza” dal presidente Kabila in persona. Nel comunicato s’invitano le famiglie a “mantenere la calma, a non intraprendere iniziative personali e a interrompere ogni tipo di contatto con la stamp”», addirittura “per evitare di mettere a repentaglio le relazioni diplomatiche tra i due paesi”. Italia e Congo. Ma il lavoro della diplomazia continua, presto partirà per Kinshasa un emissario della Farnesina con la speranza di facilitare il ricongiungimento di bambini e genitori.

Spari all’aeroporto di Kinshasa, in Congo. Gli italiani: “Siamo in pericolo”

Kinshasa_International_Airport-tuttacronacaSono ancora in Congo le famiglie italiane desiderose di adottare un bimbo e nel frattempo ci sono stati degli spari all’aeroporto di Kinshasa. All’Ansa, uno dei papà bloccati nello stato, ha scritto una mail dove si legge “Siamo in pericolo”. Le famiglie si trovano ormai da un mese e mezzo in Congo, per riportare in Italia i loro bambini. Si legge ancora: “I ribelli hanno occupato la tv di Stato di Kinshasa prendendo ostaggi. Ci sono stati spari all’aeroporto che è chiuso. Noi temiamo – è detto ancora nella mail – per l’incolumità nostra e dei nostri figli”. In seguito, le forze governative congolesi hanno ripreso il controllo della tv di Stato a Kinshasa, assaltata stamane dai ribelli, che avevano preso in ostaggio alcuni giornalisti. Lo rende noto il portavoce del governo, specificando che la situazione nella capitale è “sotto controllo”. Sono quaranta i ribelli che hanno trovato la morte negli scontri. Nel frattempo, l’Unità di crisi della Farnesina ha invitato gli italiani residenti a Kinshasa, tra cui le famiglie adottive in attesa di rientrare in Italia con i loro bimbi, a rimanere nei loro alloggi. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri.

“Massima considerazione” e “tempi rapidi”: si sbloccano le adozioni in Congo?

adozioni-congo-tuttacronacaDopo lo stop a tutte le adozioni arrivato dalla direzione nazionale congolese delle migrazioni, sembrano arrivare notizie incoraggianti per quel che riguarda le coppie italiane bloccate in Congo con i loro figli adottivi: Enrico Letta ha contattato telefonicamente il premier congolese Augustin Matata Ponyo Mapon, dal quale ha avuto rassicurazioni circa la volontà di “procedere, con la massima considerazione” ed “in tempi rapidi” a risolvere la situazione dei genitori italiani e dei loro figli adottivi. Lo comunica una nota con la quale il premier italiano informa dell’invio di una delegazioni di alti funzionai del Ministero degli Esteri e dell’Ufficio del Ministro dell’Integrazione italiani a Kinshasa che avranno il compito di confrontarsi con Matata e con i funzionari competenti per “consentire un rapido ritorno in Italia delle famiglie con i propri figli”. Matata ha inoltre sottolineato che la situazione dei notri concittadini è comune a tutti gli altri genitori adottivi che in seguito al blocco internazionale alle adozioni da parte della Repubblica Democratica africana, si sono ritrovati in un’empasse. In Congo, il governo ha infatti affermato di voler riesaminare le procedure e correggere le irregolarità presentatesi in alcune adozioni. Tuttavia, Kinshasa si è detta pronta a “procedere, con la massima considerazione e nello spirito di amicizia esistente tra i due Paesi, al riesame dei casi, in tempi rapidi e conformemente alle procedure vigenti”. Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini (Aibi), ente che supporta sei delle 24 famiglie coinvolte che al momento la ritiene “un’ottima notizia” e spiega che le coppie “sono serene e fiduciose. L’impegno delle istituzioni italiane li ha rassicurate”. “Ora, conclude, spero che, una volta superata questa vicenda, si possa pensare a una riforma dell’adozione internazionale. Dobbiamo far tesoro di questa esperienza per fare in modo che casi del genere non si ripetano più”.

Peggiorano le condizioni degli italiani in Congo per adottare: prossimi clandestini?

italiani-congo-tuttacronacaSono 25 le coppie italiane bloccate in Congo, tutto per il desiderio di creare una famiglia adottando un bimbo. E la loro condizione continua ad aggravarsi, visto che prima non è stato loro rinnovato il visto e in seguito si sono visti ritirare anche il passaporto. I nostri connazionali sono bloccati da più di un mese bloccati in Repubblica Democratica del Congo. Tra le altre coppie anche i coniugi Marco Morandin e Francesca Bortolin. La loro storia è raccontata dal Gazzettino. Ai primi di novembre erano volati a Kinshasa per abbracciare finalmente il loro bambino adottivo di 14 mesi, ma proprio all’ultimo momento sono finiti in un vero e proprio intrigo diplomatico. Il governo congolese ha deciso di sospendere le adozioni per un anno. E Marco e Francesca, assieme ad altre 24 coppie italiane, sono rimaste intrappolati: sarebbero potuti tornare in Italia solo senza i loro figli. Hanno deciso di resistere, di non mollare. Ma adesso tutto si complica. I loro visti sono scaduti, nonostante le rassicurazioni arrivate dall’Italia nessuno li ha rinnovati. E la polizia di frontiera ha ritirato i passaporti. In poche parole: rischiano di diventare veri e propri clandestini. «Il nostro ente (l’AiBi di Milano, associazione che si occupa di adozioni, ndr) ha consigliato di non uscire dal residence dove ci troviamo – dicono Marco e Francesca – meglio evitare eventuali controlli. Non abbiamo novità e diventa tutto sempre più difficile». Marco, dopo Natale, dovrebbe tornare in Italia per motivi di lavoro. Ma l’assenza del visto e il blocco del passaporto rende complicato anche prenotare un aereo.

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