Spari all’aeroporto di Kinshasa, in Congo. Gli italiani: “Siamo in pericolo”

Kinshasa_International_Airport-tuttacronacaSono ancora in Congo le famiglie italiane desiderose di adottare un bimbo e nel frattempo ci sono stati degli spari all’aeroporto di Kinshasa. All’Ansa, uno dei papà bloccati nello stato, ha scritto una mail dove si legge “Siamo in pericolo”. Le famiglie si trovano ormai da un mese e mezzo in Congo, per riportare in Italia i loro bambini. Si legge ancora: “I ribelli hanno occupato la tv di Stato di Kinshasa prendendo ostaggi. Ci sono stati spari all’aeroporto che è chiuso. Noi temiamo – è detto ancora nella mail – per l’incolumità nostra e dei nostri figli”. In seguito, le forze governative congolesi hanno ripreso il controllo della tv di Stato a Kinshasa, assaltata stamane dai ribelli, che avevano preso in ostaggio alcuni giornalisti. Lo rende noto il portavoce del governo, specificando che la situazione nella capitale è “sotto controllo”. Sono quaranta i ribelli che hanno trovato la morte negli scontri. Nel frattempo, l’Unità di crisi della Farnesina ha invitato gli italiani residenti a Kinshasa, tra cui le famiglie adottive in attesa di rientrare in Italia con i loro bimbi, a rimanere nei loro alloggi. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri.

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Il video shock: il carro armato spara su una telecamera

attacco-carrarmato-tuttacronacaSono terribili e impressionanti le immagini che mostrano da vicino quello che accade quando ci si trova sulla linea di tiro di carro armato. Il video, registrato dalla telecamera di un ribelle siriano, dura una manciata di secondi, abbastanza per trasmettere la paura e l’orrore di quegli istanti. Stando a quanto riporta The Huffington Post, le immagini provengono da Khobar, nel quartiere di Damasco. Non è noto se l’esplosione ha causato vittime.

Piccinin, prigioniero con Quirico: non ha usato Assad le armi chimiche

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Non si sbilancia Pierre Piccinin, ma afferma:

“E’ un dovere morale dirlo. Non è il governo di Bashar al-Assad ad avere utilizzato il gas sarin o un altro gas nella periferia di Damasco”. Queste le parole del compagno di prigionia di Domenico Quirico in un’intervista alla radio RTL-TVi, riferendo di una conversazione, ascoltata a sorpresa, tra i ribelli. Piccinin ha aggiunto che ammetterlo “mi costa perché da maggio 2012 sostengo con decisione l’esercito libero siriano nella sua giusta lotta per la democrazia. Per il momento, però, per una questione di etica Domenico ed io siamo determinati a non fare uscire i dettagli di questa informazione. Quando la ‘Stampa’ riterrà che è venuto il momento di dare dettagli su questa informazione, lo farò anch’io in Belgio”, ha spiegato l’insegnante belga.

Piccinin ha raccontato quindi che, quando il 30 agosto, lui e il giornalista italiano hanno appreso dell’intenzione degli Usa di agire in seguito all’uso, attribuito al regime, delle armi chimiche “avevamo la testa in fiamme: eravamo prigionieri laggiù, bloccati con questa informazione e per noi era impossibile darla”.

Niente cibo per i profughi siriani, l’Onu è in crisi!

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Secondo l’Unhcr (l’agenzia Onu per i rifugiati), i fondi per il 2013 sono insufficienti per coprire tutto il bilancio, vanno quindi ridotti drasticamente gli aiuti alimentari ai campi profughi in Libano. Qui vengono ospitati molti profughi siriani rifugiatisi a causa della guerra fra  Bashar al-Assad e i ribelli. Da ottobre l’Unhcr offrirà una “assistenza mirata”: il 70% dei profughi riceverà aiuti alimentari; quelli più vulnerabili riceveranno anche aiuti medici e scolastici.

“A causa della carenza di fondi – ha affermato la portavoce Roberta Russo – siamo costretti a tagliare alcuni dei nostri finanziamenti diretti”. “Se non vi sarà un aumento dei finanziamenti – ha continuato – presto non potremmo più aiutare le famiglie bisognose di cui ci siamo occupati finora, per non parlare delle nuove ondate di profughi che potrebbero arrivare se la lotta si intensifica.” Nel caso di un’azione militare Usa, la situazione rischia di peggiorare. Fonti di AsiaNews affermano che il ventilato attacco militare contro la Siria, ha subito generato un aumento del flusso dei profughi in Libano: in pochi giorni esso è salito da alcune migliaia al giorno a oltre 12mila al giorno.

Video: ecco la conferma che sono i ribelli che usano armi chimiche?

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E’ la tv iraniana in lingua araaba Al Alam ha diffondere un video che dimostra chiaramente, secondo l’emittente, il coinvolgimento dei ribelli nell’utilizzo delle armi chimiche.

Le immagini sono postate su Facebook e Youtube e “mostrano cosiddetti militanti dell’Esercito libero siriano (Fsa) mentre lanciano un attacco al gas contro un villaggio siriano” (non meglio precisato). Le immagini “mostrano anche razzi caricati con taniche tossiche”.

Già nei giorni scorsi si erano avuti i dubbi sul presunto utilizzo da parte delle forze governative delle armi chimiche:

Armi chimiche complotto per incolpare Assad? Daily Mail cancella l’articolo

Il regime siriano accusa i ribelli di utilizzare armi chimiche

“Sono qui, sono con te”: il padre che ritrova il figlio in Siria

padre-siriano-riabbraccia-figlio-tuttacronacaIn mezzo all’orrore in Siria, come riporta l’HuffingtonPost nella sua edizione spagnola, emergono scene di speranza. E’ stato infatti pubblicato in Youtube un video che mostra l’incontro tra un padre e il figlio che l’uomo temeva fosse rimasto vittima dell’attacco chimico che ha avuto luogo a Damasco la settimana scorsa. L’offensiva, che sembra sia stata attuata dall’Esercito siriano in zone periferiche della città, causò la morte di circa 1.300 persone, stando a quanto raccontano gli oppositori. Le immagini potrebbero esser state registrate nella zona sudoccidentale di Zamalka mentre il video ha fatto la sua apparizione in rete il 25 agosto. Come si vede nel filmato, quando finalmente il padre può riabbracciare il piccolo, gli dice: “Sono qui, sono con te”.

Salta l’incontro Usa-Russia per la crisi siriana. Obama opta per un blitz militare

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Salta l’incontro previsto per domani tra Usa e Russia per discutere della crisi siriana. Barack Obama sembra invece più propenso a valutare un  attacco militare contro Damasco “di portata e di durata limitate”. Secondo fonti citate dal Washington Post, l’attacco potrebbe durare non più di due giorni. Un attacco il cui unico scopo sarebbe quello di “punire” l’uso di armi chimiche, ma ribadendo anche l’estraneità degli Usa dalla guerra civile.

La tempistica dell’attacco – afferma il Washington Post – dipenderebbe da tre fattori: il completamento del rapporto dell’intelligence che determini la colpevolezza del regime di Assad, le consultazioni con gli alleati e il Congresso e una giustificazione a intervenire in base alla legge internazionale. Gli avvocati dell’amministrazione starebbero infatti esaminando una possibile giustificazione legale sulla base della violazione delle norme internazionali che vietano l’uso di armi chimiche o una richiesta di assistenza da parte di uno stato vicino, come la Turchia.

Dopo le morti avvenute con il gas ora ci saranno altri morti per mano americana? La popolazione civile, ormai allo stremo, subisce attacchi delle milizie governative, quelli dei ribelli e ora sarà esposta anche al fuoco americano? Punire l’uso dei gas con un attacco militare è concepibile nel 2013?

Obama – mette in evidenza l’amministrazione – non ha ancora preso alcuna decisione. Gli Stati Uniti continuano infatti le consultazioni con gli alleati e avrebbero abbandonato le speranze di ottenere un’autorizzazione all’azione da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, dato il certo veto della Russia. Proprio il Dipartimento di Stato comunica di aver rinviato il previsto incontro fra diplomatici americani e russi in programma a L’Aia in seguito “alle consultazioni in corso per trovare una risposta appropriata” all’attacco del 21 agosto in Siria.

Mosca si rammarica per la decisione degli Usa di cancellare l’incontro bilaterale russo-americano per la discussione della convocazione della conferenza di pace sulla Siria: lo ha twittato il viceministro degli esteri Ghennadi Gatilov. L’incontro era previsto il 28 agosto all’Aia, ma Washington ha comunicato la decisione di rinviarlo.

Il regime siriano e i gas tossici sui ribelli: documentato l’uso delle armi chimiche

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Le Monde ha pubblicato un reportage e un filmato nel quale emerge la testimonianza di due invati speciali che hanno trascorso un paio di mesi con i ribelli siriani raccogliendo elementi e tersimonianze sull’uso di gas tossici da parte del regime siriano di Bashar al Assad, che avrebbe utilizzato armi chimiche contro i ribelli nel quartiere di Jobar, a Damasco. Nell’articolo, a firma Jean-Philippe Rémy, vengono spiegati gli effetti di un particolare attacco condotto dal regime contro i ribelli: “Nessun odore, nessun fumo, non c’è stato nemmeno un fischio per indicare il lancio di gas tossici”. Segue la spiegazione di come subito siano apparsi i primi sintomi: “C’era chi tossiva in modo violento, gli occhi bruciavano, la vista era annebbiata”. Subito dopo l’attacco  tra i ribelli c’era chi aveva difficoltà respiratorie, vomitava o era svenuto. “E’ necessario evacuare i combattenti più esposti, prima che soffochino”, si legge. Anche il fotografo del quotidiano ha sofferto di problemi respiratori e alla vista per 4 giorni. E’ un’accusa contro chi non ha mai creduto all’utilizzo delle armi chimiche quella che viene lanciata: “Bisognerebbe ascoltare i medici che, sul posto, cercano di arginare gli effetti di questi gas”. Ma i reporter non si sono limitati a questo, raccogliendo anche testimonianze di un uso “in maniera ben più ampia” di gas tossici, da parte di militanti e medici che riferiscono i sintomi di queste sostanze: difficoltà respiratorie, mal di testa, pupille contratte, nausee. “Se non li si trova subito, è la morte”, commenta, in forma anonima, un medico di Kafer Battna, città feudo ribelle non lontano da Damasco.

Gli orrori della guerra siriana in un video shock

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Torture inimmaginabili. Corpi straziati anche dopo la morte per un sadico “gioco” di “divertimento” macabro. Accade al nord di Damasco, nella cittadina di Tall, dove un gruppo di miliziani fedeli al presidente Bashar al Assad ha ucciso almeno due persone (ma anche sul gruppo di miliziani le voci sono contrastanti).

Il video  è amatoriale e l’autenticità non può essere verificata. Si consiglia la visione a un pubblico adulto e si ricorda che alcune immagini sono comunque molto violente: 

 

Gli Usa non fermano la guerra in Siria… via libera alle armi!

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L’involuzione di un militante contro le guerre, di un attivista civile, nonché di chi ha creduto di rivoluzionare il mondo negli anni ’70. E’ l’altro lato di Kerry, il lato buio, quello che ha preso il sopravvento, sicuramente guidato da una politica spregiudicata e da un profondo disprezzo per la vita umana. Il regime di Assad non è giustificabile, ma potrebbe essere uno di quei mali necessari, un’alternativa alla sterminio di vite umane, soprattutto, anziani e bambini indifesi, che ogni giorno subiscono la violenza dei ribelli e la guerra del regime.

E’ di oggi la notizia che gli Stati Uniti “non ostacoleranno” i Paesi europei che intendono fornire armi ai ribelli siriani che si battono contro il regime di Bashar al Assad. Lo ha detto il segretario di Stato americano, John Kerry. A Damasco, intanto, continuano gli scontri. Secondo quanto riferito dalla tv di Stato, due colpi di mortaio sparati dai ribelli hanno colpito la zona nei pressi di una delle residenze del presidente Assad, causando solo danni materiali.

BOMBE CONTRO I RIBELLI, L’IRAQ ATTACCA!

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L’Esercito iracheno ha attaccato postazioni dei ribelli anti-Assad in Siria, e alla frontiera sono arrivati cospicui rinforzi militari da Baghdad. Lo afferma al Arabiya.

Russian Today riferisce che l’attacco ha consentito ai filo-governativi di riconquistare un avamposto controllato dai ribelli.

Basta guerriglia! Onu esorta Rep. Centroafricana e ribelli a trovare accordo

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Cronaca di guerra: i ribelli conquistano il collegio della fanteria di Aleppo

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Goma, non si ritirano i ribelli! Vogliono impegni seri dal Presidente Kabila.

Siria: i ribelli conquistano Mayadin, al confine con l’raq

Siria: autobomba uccide 50 soldati

 

Un autista suicida ha fatto esplodere un’autobomba guidata nella provincia di Hama. Almeno 50 membri delle forze del regime siriano hanno perso la vita nell’esplosione.

Secondo l’Ondus, l’attentato è opera dell’organizzazione fondamentalista islamica “Fronte al Nusra”.

I comitati locali di coordinamento dell’opposizione riferiscono invece dell’uccisione di 92 persone tra civili e ribelli.

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