La tragica morte di Alessandro Minto. Il padre: l’ho ucciso, per 200 euro

alessandro-minto-fidanzata-tuttacronacaDopo aver colpito al cuore con un coltello il figlio Alessandro, il 70enne Guerrino Minto ha pronunciato solo una frase: “Lo go copà”. “L’ho ucciso”. Sono state le uniche parole che la sorella scesa in cucina dal piano superiore dove abita con la madre inferma, l’ha sentito pronunciare. L’uomo si è limitato ad osservare il cadavere del 21enne a terra, fino all’arrivo dei medici del Suem, chiamati dalla donna. Manca poco a mezzogiorno e mezzo e il 118 avvisa anche i carabinieri, che accorrono nell’enorme casa colonica al civico 37 di via 1. Maggio. Guerrino non oppone resistenza ai militari, ripetendo come in trance “Per 200 euro, per 200 euro” mentre viene caricato sull’auto dell’Arma che lo accompagna nella caserma di via Salvo D’Acquisto per un interrogatorio di 45 minuti. Alessandro era l’unico figlio di Guerrino, frutto del matrimonio con una bulgara sposata quando lui aveva quasi cinquant’anni, e lei, Lucia Lazara, nemmeno trenta. Divario anagrafico, culturale e linguistico: l’unione era difficile. Almeno stando alla testimonianza di una vicina che ha raccontato che, quando Alessandro era ancora piccolo, ha accompagnato la moglie straniera almeno un paio di volte al pronto soccorso, col volto tumefatto dalle botte del marito. Ma Guerino tutti lo descrivono come mite e tranquillo, anche gli amici del giovane, che col padre era tornato ad abitare mentre la madre si era trasferita a Mestre. Riguardo al 21enne raccontano che era stato un po’ scavezzacollo, aveva fatto diversi incidenti con la macchina e l’anno scorso era stato anche denunciato per ricettazione. Ultimamente era però più tranquillo, sereno. Lavorava alla Saimi Spettoli di Marghera, come tubista e ieri non era in fabbrica per un brutta congiuntivite. Le sue passioni erano le barche e la sua Alfa Romeo Gt, forte della giovinezza e dell’esuberanza della sua età. Che magari creava dei contrasti con l’anziano padre, stretto dal carico familiare della mamma ultranovantenne allettata da accudire insieme alla sorella minata per sempre dal grave lutto – la perdita dei figli in un incidente stradale – che l’ha stravolta. Ieri la lite per motivi economici, con il ragazzo che chiede al genitore: “Dammi almeno duecento euro dei 500 che ti ho prestato. Non ce la faccio ad arrivare a fine mese”. E’ solo l’inizio: il figlio lo accusa di avergli svuotato il libretto bancario, poi rompe un piatto e si scaglia contro Guerrinoa nel suo cuore. “L’ho fatto per difendermi. Avevo paura della reazione di Alessandro”, si giustifica l’uomo davanti agli inquirenti. Sono le cinque. Guerrino ammanettato viene portato nella caserma di Chioggia per il fotosegnalamento. Tappa intermedia per il carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia: “Go da pagare. Xe giusto che paga”. A guardarlo sembra un povero vecchio, curvo sotto il peso del rimorso e della colpa. Chi non potrà mai perdonarlo è Jessica Recaldin, la fidanzata del figlio e grazie al quale lo stesso giovane, così raccontano gli amici, aveva messo la testa a posto. “Me l’hai rubato. Era l’unica cosa che avevo, Assassino, delinquente, assassino”. Il padre della ragazza non riesce a consolarla, nè a calmarla. La ragazza crolla a terra sulla ghiaia del cortile della casa di Alessandro, poi viene rialzata e portata via dal padre. Con lei, davanti e attorno alla casa, tutti gli amici. Il fratello della ragazza, che lavora a Marghera in un salone di parrucchieri, afferma: “Non riusciamo a capire cosa possa essere successo non ci risulta che Alessandro avesse problemi col papà. Per lo meno con noi non ne ha mai parlato. Quando andavamo a casa sua Guerrino ci pareva un uomo buono, tranquillo. Non ha mai fatto scenate”. E il papà commenta: “Conoscevo Alessandro, un bravissimo toso innamorato di mia figlia. Qui non c’ero mai stato prima. Non so cosa dire. Na roba granda”. È lui che fa la spola continua fra le due abitazioni, trafelato, sotto un sole che picchia come non mai sull’asfalto della strada che porta a Lova. Ed è sempre lui che si prende cura anche della madre di Alessandro, Lucia, le cui grida dilaniano il cuore dei presenti, con quella sua richiesta di poterlo vedere.

Padre accoltella il figlio a morte nel veneziano

padre-accoltella-figlio-tuttacronacaUna nuova tragedia familiare è andata in scena nel Veneziano dove, secondo quanto riporta un flash delle forze dell’ordine, un padre avrebbe ucciso il figlio ventenne accoltellandolo numerose volte. Il gesto potrebbe essere avvenuto al culmine di una lite, anche se se ne ignorano i motivi. Sul posto sono giunti i carabinieri e l’adulto è in stato di fermo. Sul luogo anche il magistrato della Procura di Venezia, il pm Francesca Crupi, che sta compiendo un primo sopralluogo nella casa dove è avvenuto il delitto. Inutili i tentativi dei medici del Suem 118 per rianimare il giovane. La vittima si chiama Alessandro Minto, non aveva fratelli. Viveva con la madre e il padre a Campagna Lupia ai quali dava una mano nella gestione della piccola azienda agricola di famiglia.

Dissapori in famiglia: 23enne fa esplodere casa

casa-esplosa

Dopo una lite con i genitori, avrebbe rinchiuso i familiari in una stanza, inveito contro di loro e poi aperto il rubinetto del gas, un 23 incensurato che non studia nè lavora. Il suo gesto, alla base del quale ci sarebbero dei dissapori, ha provocato un’eplosione nell’abitazione di Qualiano, in provincia di Napoli, dove si è da poco trasferito con la famiglia che prima viveva a Villaricca. Il ragazzo, ora ricoverato in ospedale a Giugliano così come gli altri parenti e due vigili urbani feriti durante l’intervento, è accusato di tentato omicidio plurimo.

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