Schettino scrive una lettera ai gigliesi: “grazie per l’affetto”

schettino-concordia-lettera-tuttacronacaSono state innumerevoli le proteste e le critiche quando Francesco Schettino è approdato all’isola del Giglio per effettuare il sopralluogo sulla Costa Concordia. Eppure l’ex comandante Francesco Schettino ricorda una popolazione cordiale e ospitale e vuole ringraziare gli abitanti per l’accoglienza ricevuta. Schettino ha inviato una lettera al sito Giglionews: “Il riscontro ricevuto con la cordiale accoglienza e le manifestazioni di stima da coloro che per incontrarmi si sono fatti trovare sul traghetto, al momento della mia partenza, e anche da coloro che hanno intrapreso il breve viaggio fino a Porto Santo Stefano per incontrarmi, hanno rafforzato la mia convinzione di aver fatto la scelta giusta, una scelta comprensibilmente non priva di sforzi”.  Prosegue quindi ringraziando gli abitanti per “l’affetto” e “la stima” manifestategli durante la visita per il sopralluogo tecnico a bordo della nave. Ancora scrive: “Con la presente rinnovo l’augurio che la vostra bella isola possa al più presto vivere la ripresa turistica da tutti noi auspicata e che possa essere esclusivamente apprezzata per la bellezza, l’unicità del posto e l’ospitalità che i gigliesi puntualmente non perdono occasione di manifestare. Un augurio spontaneamente e istintivamente da me già espresso a mezzo televisivo mentre lasciavo il pontile”. E prosegue: “Ho ricordato l’affetto e le attenzioni ricevute durante la mia breve permanenza sull’isola. La cordialità e il senso dell’ospitalità continua a contraddistinguere i cittadini del Giglio e non posso che ringraziare per le numerose manifestazioni di stima e di rispetto che ho avuto modo di raccogliere dalle persone da me incontrate. L’obiettivo del mio ritorno sull’isola è stato finalizzato prima di tutto alla mia partecipazione al sopralluogo tecnico, al fine di fornire supporto ai miei consulenti, e anche per comprensibili ragioni personali”.

L’indignazione che sale al veder Schettino tornare al Giglio… e mentire!

schettino-isola-giglio-tuttacronacaIl fatto che Schettino si sia recato all’Isola del Giglio, dove si è trattenuto oltre lo stretto tempo necessario per il sopralluogo sulla Costa Concordia, non è stato gradito nè dai residenti nè dai giornalisti. Lo sdegno degli abitanti è stato aumentato dal fatto che l’ex comandante abbia avuto un atteggiamento “da pubblico ministero” proprio davanti a coloro che il tragico naufragio lo hanno vissuto sulla propria pelle, accogliendo i naufraghi zuppi d’acqua mentre Schettino approdava asciutto a bordo di una delle non molte scialuppe di salvataggio. E’ stato lui infatti a spiegare di voler indagare per “accertare le concause” che provocarono la morte di 32 persone sulla Concordia. Per di più, Schettino ha avuto l’ardire di affermare: “Sono l’unico che ha scelto di farsi processare per arrivare alla verità”. Ma l’unico imputato al processo per il naufragio della Costa Concordia nel gennaio del 2012 non dice il vero. Come sottolinea Marco Imarisio dalle colonne del Corriere della Sera, che ricorda che Schettino ha chiesto un patteggiamento con una pena talmente bassa che gli è stato rifiutato. E di fatto l’ha costretto a farsi processare. Scrive il giornalista:

“Sul molo del Giglio abbiamo assistito a uno spettacolo sacrilego. E fa rabbia pensare che i media ne facevano parte. Schettino contava su di noi, sulla cassa di risonanza offerta a bugie che senza contraddittorio possono sembrare verità scolpite, comunque un balsamo per la sua immagine. “Io sono l’unico che ha scelto di farsi processare per arrivare alla verità…”. No, è una solenne balla, una delle tante. Tu hai chiesto un patteggiamento con pena così bassa che ti è stato rifiutato. C’è differenza”.

Se Schettino ha, come tutti, diritto a difendersi con ogni mezzo, dovrebbe farlo solo nel processo, non sul luogo della tragedia, dove il ricordo è ancora fresco.

“Non è giusto neppure fare del comandante della Costa Concordia l’archetipo del nostro peggio, anche se di elementi in tal senso ne ha forniti molti, non ultime le fotografie scattate dal suo avvocato e i selfie in posa sul ponte della Concordia, che speriamo vadano ascritti a una insensibilità patologica e non a ragioni commerciali.

“Nel gennaio 2012, non un secolo fa, su quel molo, nell’esatto punto dove abbiamo assistito alla sua spudorata esibizione, i sommozzatori allineavano i cadaveri delle vittime. Nessuno lo processerà mai per questo, ma ieri Francesco Schettino ha contribuito ad abbassare di qualche altro centimetro l’asticella della decenza”.

Schettino torna a bordo della Concordia

schettino-giglio-tuttacronacaSopralluogo a bordo del relitto della Costa Crociera oggi al quale prende parte anche il comandante Francesco Schettino, giunto sul luogo accompagnato dal legale Domenico Pepe. Al suo arrivo Schettino non ha rilasciato alcuna dichiarazione ai tanti cronisti presenti. Sul posto anche i pm di Grosseto e i giudici del processo. Assente il procuratore capo Francesco Verusio. Il sindaco dell’isola, Sergio Ortelli, tranquillizza i suoi concittadini per quel che riguarda il relitto: “Abbiamo imboccato il rettilineo finale perché sia rispettata la previsione di fine giugno per la rimozione della Concordia”. E ha aggiunto: “Quando avverrà la rimozione l’isola potrà ritornare pienamente alla sua vocazione per il turismo”.

Schettino commosso all’Isola del Giglio: “Ci metto la faccia”

schettino_concordia-tuttacronacaE’ l’avvocato di Schettino a rendere noto che il comandante della Costa Concordia, vedendo dal traghetto il relitto della Costa Concordia sullo sfondo dell’isola del Giglio, “si è emozionato molto. Non ha detto parole precise ma è stato sicuramente provato sotto il piano emotivo”. L’imputato è giunto ieri in vista dei sopralluoghi che si terranno domani: “Schettino è uomo di principi, è sempre stato una persona leale, quindi si può comprendere quanto gli possa essere costato venire a fare questo sopralluogo”, ha continuato l’avvocato Pepe. “D’altra parte è necessario sotto il profilo difensivo accertare determinate realtà, per cui, diciamo, l’ho quasi costretto a fare questo sopralluogo”. E ha aggiunto: “È infatti importante che il comandante possa riferire ai consulenti e, se necessario, al tribunale cosa si è verificato al momento del naufragio”.  Domani Schettino assisterà al sopralluogo al generatore d’emergenza, che la sera del naufragio non funzionò. L’apparato serve a gestire una serie di meccanismi della nave in caso di avaria fra cui i timoni, gli ascensori, i bracci meccanici per l’ammaino delle scialuppe, le pompe di sentina. La presenza di Schettino al sopralluogo, secondo l’avvocato Pepe “è un anticipazione di quello che dovrebbe essere il giusto processo in Italia riconoscendo a ciascuno il suo ruolo”. Dal canto suo il comandante ha detto all’Ansa: “Sono all’isola del Giglio per contribuire all’accertamento della verità, mettendoci la faccia, come ho sempre detto”. E ha aggiunto: “Sono qui per assistere i miei consulenti impegnati negli accertamenti necessari a comprendere le cause e le dinamiche del mancato funzionamento di alcune apparecchiature”.

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Schettino e la richiesta di tornare sulla Costa Concordia

schettino-sopralluogo-tuttacronacaIl 27 febbraio avrà luogo il secondo sopralluogo sulla Costa Concordia per la perizia al generatore di emergenza, che già poco dopo l’urto della nave non funzionò, e il comandante Schettino, tramite ai suoi legali, ha chiesto al tribunale di Grosseto di poter prendervi parte. La richiesta è stata presentata alla cancelleria del processo ed è stato sottolineato come sia un diritto dell’imputato quello di poter recarsi sui luoghi dei reati. Il Collegio dei giudici, come comunicato in udienza dal presidente Giovanni Puliatti, ha accettato la richiesta autorizzando Schettino a salire a bordo della Concordia.

La verità di Schettino: “Mi fu ordinato di restare a terra”

francesco_schettino-tuttacronaca“Eravamo al Giglio, verso le 3 di notte, quando il comandante Schettino mi passò il telefono. Parlaci te, mi disse. Dall’altra parte chiedevano da terra chi fosse disponibile a risalire sulla nave per verificare la situazione. Alla fine ci tornai io”. E’ quanto ha raccontato il safety officer della Costa Concordia, Martino Pellegrini, nella sua testimonianza al processo di Grosseto sul naufragio della nave da crociera. Sulla quella testimonianza è tornato lo stesso Schettino, in occasione di un’intervista al quotidiano “La Nazione”, durante la quale racconta la sua versione dei fatti. Schettino ha raccontato che, mentre era sul porto del Giglio, gli fu ordinato di “rimanere a terra a disposizione. Anche perché il giorno dopo sarebbero arrivati i responsabili della Compagnia. Solo deluso dal comportamento di Pellegrini, poco etico per un primo ufficiale. E’ stato reticente. Solo dopo che mi fu detto di rimanere a terra, passai il telefono a Pellegrini”. Per quel che riguarda i fatti di quella notte, riassume: “Pellegrini aveva gli occhi lucidi, aveva paura. Credeva che la nave non fosse stabile dopo il ribaltamento. Voleva parlare con sua moglie, gli detti il mio telefonino. E’ la verità, basta chiedere agli inquirenti e controllare le telefonate. Poi arrivò un gommone dei vigili del fuoco, caricò Pellegrini, e si diresse verso la nave. Salì la biscaggina di sinistra, illuminata dalla motovedetta. Quando lo rividi dopo neanche un’ora mi disse testualmente: era inutile che salissi”. Nega quindi la versione secondo la quale sarebbe rimasto defilato e in balia degli eventi. “Tutti gli ordini impartiti al comandante in seconda, Roberto Bosio, uscirono dalla mia bocca. Lui ripeteva soltanto quello che gli dicevo alla radio di bordo. Invece sembra che io sia rimasto in silenzio in balia degli eventi. Anche gli ordini delle emergenze sono stati impartiti da me e divulgati attraverso la catena di comando di bordo. Tutto registrato dal vdr. Anche se qualcuno vuol far credere il contrario”.

Costa Concordia: al processo parla l’uomo che ordinò “Schettino, torni a bordo, ca**o”

schettino-defalco-tuttacronacaProsegue il processo di Grosseto dove oggi è stato sentito come teste Gregorio De Falco, della capitaneria di porto di Livorno, salito agli onori della cronaca per la telefonata con Schettino al quale dava il perentorio ordine: “torni a bordo, ca**o”. E’ lui stesso a spiegare che dalla Costa Concordia ammisero la falla solo venendo contattati più volte da terra, in particolare dalla capitaneria di Livorno. De Falco ha ricordato che “alle 22.38 (l’urto è delle 21.45, ndr) la nave dava il segnale di distress. Chiamo io la nave perchè non convince la situazione di apparente tranquillità che loro dichiaravano. A seguito di questo ammettono che c’è una falla e non un semplice black out, così possiamo inviare motovedette ed elicotteri” di soccorso. E ancora: “Mentre dalla nave ci davano rassicurazioni sulla situazione a bordo, i carabinieri di Prato ci avevano avvisato della telefonata di una parente di una passeggera secondo cui la nave era al buio, erano stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio, erano caduti oggetti e suppellettili: circostanze non coerenti con quanto dichiarato dalla nave”. Ricordando la sera del 13 gennaio 2012 alla sala operativa della capitaneria di Livorno, ha spiegato ancora: “Questo ci fece pensare che la situazione era più grave” e “nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso”. Quel 13 gennaio, quando poco dopo le 22 vennero effettuati i primi contatti via radio, dalla nave non parlarono della falla, riferendo alla capitaneria di avere un black out e che sarebbero rimasti al Giglio per verificare l’avaria.

Processo Concordia: “Un forte boato. E subito arrivò un’ondata”

costa_concordia-tuttacronacaMentre prosegue il processo per il naufragio della Concordia, a testimoniare oggi sono gli ufficiali di macchina. Il primo ad essere stato ascoltato è stato il terzo ufficiale, Hugo Di Piazza, che ha ricostruito così il tragico momento dell’impatto: “Ispezionavo il ponte inferiore, zona cambusa, sentii un forte boato. E subito arrivò un’ondata. In breve ebbi il mare alle ginocchia. Tornai indietro, verso poppa, salii ai ponti superiori da una scala a pioli, mi salvai. Andai in centrale macchine, c’era tanta paura», le sue parole sul momento del drammatico urto contro gli scogli”. L’ufficiale tentò subito di raggiungere un telefono per avvisare la centrale macchine ma “un getto di una decina di metri mi travolse di spalle, dalla parte sinistra”. E ricorda: “Tornai indietro  e chiusi una porta stagna, ma l’acqua filtrava anche da qui. Allora andai a una sfuggita, una scala a pioli che porta al ponte superiore ma la porta d’accesso era bloccata, forse per le deformazioni causate dall’urto alla nave”.  “Ho aperto altre porte e c’era acqua che zampillava”, allora “mi sono diretto a poppavia, ho raggiunto un’altra ‘sfuggita’, da qui presi l’uscita che portava al ponte superiore dove sono riuscito a salire di sopra, quindi raggiunsi la sala macchine”.  Per Di Piazza, presente nella ‘pancia’ della nave, si trattava delle “prima volta di guardia”. “Che vuol dire avere panico? Quando sei in centrale macchina e hai l’acqua ai piedi, vuol dire che sei lì per lì per… “. “Lì per lì cosa? Cioè che stavate per rischiare la vita?”, “Sì”. E in mezzo alla concitazione di quei momenti, “Nonostante cercassimo di aiutarli, i passeggeri ci hanno preso a male parole, ci insultavano. Non era facile gestire l’emergenza a bordo”. In quei momenti, il direttore della centrale macchine Giuseppe Pillon rispondeva alla domanda “Ma dove abbiamo toccato?” rivoltagli da Schettino alle 22.09 via telefono: “Ma comandante, qui è tutto perso, i generatori 4, 5, 6 non ce li abbiamo, e anche l’1, 2 e 3. E il quadro elettrico principale pieno d’acqua. C’è uno squarcio laterale, evidentemente, ma non l’ho visto”. La telefonata è stata fatta ascoltare oggi dai pm in udienza. Di questa chiamata e di altre, Di Piazza aveva colto alcune frasi dopo aver raggiunto la centrale macchine, essendo riuscito a scappare dai reparti già allagati. Ricorda l’ufficiale: “Sentivo Pillon e l’ufficiale Alberto Fiorito parlare, col telefono della centrale, con il ponte di comando. Sì, parlavano col comandante”.

La scottante verità? “Schettino saltò sul tetto della scialuppa”

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“Il comandante Schettino saltò, poco prima di me, sul tetto di una scialuppa al ponte 4”, lo ha affermato in Aula, al processo di Grosseto,    l’allievo ufficiale della Concordia, Stefano Iannelli, che il 13 gennaio 2012 faceva parte dell’equipaggio e poi ha aggiunto “Sul ponte 4, su lato di dritta era stata formata una catena umana, per non scivolare, io facevo parte del team di soccorso Tango India e intervenimmo su almeno cinque infortuni”. Iannelli ha anche raccontato sulle fasi concitate dell’evacuazione della nave “quando non vedevo più nessun passeggero, insieme a Schettino, Garrone, un elettricista, un’infermiera della Concordia e Salvatore Ursino, arrivammo dove c’era una scialuppa. Io saltai sul tetto, il comandante Schettino vi era saltato poco prima” e poi ha concluso “Appena la lancia partì, la nave si ribaltò di lato e il ponte dove eravamo andò sott’acqua”. Ha quindi riferito di aver raccolto dei passeggeri in acqua “durante il tragitto verso la riva del Giglio, recuperammo dei passeggeri in acqua”.

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