Giocare online ti costa il posto di lavoro? Si, no, forse…

poker-online-tuttacronaca300 ore trascorse al computer in orario di lavoro. Tempo durante il quale ha giocato online sbizzarrendosi con solitari, giochi vari e affini. Un simile passatempo, nel 2007, era costato il lavoro a F.C., licenziato dalla K24 Pharmaceuticals di Roma. L’azienda, in seguito, ha dovuto reintegrarlo perchè così deciso dalla Corte d’Appello al quale il “lavoratore” aveva presentato ricorso. Ora, però, la Cassazione ha annullato la sentenza d’Appello invitando la Corte a pronunciarsi nuovamente. Questo perchè l’Appello aveva accolto la tesi del dipendente, che parlava di “motivazioni troppo generiche”. Nel dettaglio il datore di lavoro non era in grado di dire esattamente quando e quante partite abusive erano state fatte sul posto di lavoro. Pensiero però non condiviso dalla Cassazione. Come spiega il Messaggero:

In particolare, la Suprema Corte ha fatto notare che «l’addebito mosso al lavoratore di utilizzare il computer in dotazione ai fini di gioco non può essere ritenuto logicamente generico per la sola circostanza della mancata indicazione delle singole partite giocate abusivamente dal lavoratore».

È, dunque, «illogica – ha sottolineato la Cassazione – la motivazione della sentenza impugnata che lamenta indicazione specifica delle singole partite giocate, essendo il lavoratore posto in grado di approntare le proprie difese anche con la generica contestazione di utilizzare in continuazione, e non in episodi specifici isolati, il computer aziendale» per motivi ludici. Il lavoratore subirà un nuovo esame davanti alla Corte d’appello di Roma che «provvederà ad una diversa decisione non considerando generica la lettera di contestazione da cui poi è conseguito il licenziamento».

Essere eroi ti fa perdere il lavoro!

Paul Marshallsea Drags Bronze Whaler Shark Away from Noosa Beach

Un eroe ha sempre una copertura. Superman è Clark Kent, un giornalista che porta alla luce il male della società attraverso le pagine di un quotidiano e che lo combatte di notte nella tuta sa supereroe. Poniamo che un giorno, il capo di Clark Kent lo licenzi per assenteismo… si trovava in “missione per salvare l’umanità” ma non era al lavoro. Cosa accadrebbe?

Ecco probabilmente si troverebbe a pensirsi della “buona azione” proprio come Paul Marshallsea, dipendente di un’associazione benefica per l’infanzia, che sul lavoro risultava in malattia, nella sua casa a Merthyr Tydfil, in Galles, mentre era in vacanza con la moglie in Australia. E’ qui, su una spiaggia di Queensland che Paul salva un gruppo di bambini, dall’attacco di uno squalo. Diventa bene presto un eroe e il video ceh lo ritrae nell’impresa fa il giro del mondo su internet tanto che lo vede anche il suo datore di lavoro e decide di licenziarlo. Stessa sorte tocca anche alla moglie, Wendy, anche lei era in malattia.

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