La scia di sangue alimentata dalle stragi negli Usa non è bastata a fermare il mercato delle armi. Così la riforma promossa con forza dal presidente americano, Barack Obama, perde uno dei suoi pezzi principali: la messa al bando dei fucili d’assalto. Lo hanno deciso i vertici del partito democratico al termine di un aspro confronto. A stoppare l’iniziativa è stato un senatore dell’Arizona, preoccupato dalla reazione del suo elettorato.
La più delusa per questa decisione è la senatrice della California, Dianne Feinstein, prima firmataria della riforma. “I nemici della riforma sono molto potenti. Questo lo so da una vita, ma sono ancora fiduciosa di portare a casa la mia idea”. L’obiettivo primario resta comunque l’approvazione finale della riforma sulle armi entro l’anno. Con la Camera in mano all’opposizione repubblicana, Obama per primo sa che è necessario un’intesa bipartisan se si vuole far approvare il provvedimento.
Per la messa al bando delle armi letali, resta ancora aperta la strada dell’emendamento. Secondo la proposta di Feinstein, si dovrebbe proibire la vendita al pubblico di circa 160 fucili mitragliatori: una categoria in cui rientrano le armi tristemente famose per essere state usate nelle stragi più recenti, da Aurora a Newtown.