I protagonisti maschili di Pabst sono depravati e senza scrupoli o, nel migliore dei casi, buoni a nulla con una sensualità molle che li rende schiavi di una società perbenista, ma profondamente malata. Non fanno eccezioni i protagonisti de “Il Diario di una Donna Perduta“.
Al centro c’è Thymian Henning (Louise Brooks), figlia del farmacista Robert, violentata e messa incinta dall’assistente del padre farmacista, che rifiuta di sposarla perché la farmacia è ipotecata. Alla ragazza le viene strappato il bambino, che morirà poco dopo, e viene spedita in un collegio-correzionale dove subirà le vessazioni della direttrice e dell’istitutore. Thymian, qui, diventerà amica di Erika, con la quale riuscirà ad evadere dal collegio-carcere dopo una ribellione violenta. Appena uscita dall’istituto Thymian non può far altro che seguire Erika in un bordello e intraprendere la vita della prostituta. Rincontra qui il conte Osdorff, un giovane da sempre follemente innamorato della ragazza, ma incapace e inetto, che in passato non è stato in grado di salvarla dal disonore sposandola. Alla morte del padre, Thymian cede la sua eredità a Meta messa sul lastrico dal nuovo proprietario, Meinert, il perfido aiuto farmacista che aveva abusato di lei. Osdorff, che contava sull’eredità della ragazza, folle di rabbia si getta dalla finestra. Al funerale Thymian conosce il conte, padre di Osdorff, e lo sposa. Diventa patronessa della casa di correzione, e in tale veste, impedisce che Erika vi sia nuovamente rinchiusa.
Visto sempre in relazione a Lulu-Il Vaso di Pandora, “Il Diario di una Donna Perduta” è stato sempre considerato un film di paragone con quello che è da sempre definito il capolavoro di Pabst. La forza di Thymian a differenza di Lulu è il riconoscimento del bene dal male, lasciarsi travolgere dall’amoralità per poi riconquistare un posto in società e aiutare la sua amica. Un vortice che non distrugge la protagonista (come Lulu che cadrà vittima di Jack lo squartatore), ma la guida a una riconquista sociale. Visto in quest’ottica la tematica de “Il Diario di una Donna Perduta” diventa un complemento al film precedente di Pabst e non un appendice.
Da vedere per la sensualità senza tempo di Louise Brooks. Da “assaporare” per riscoprire il grande cinema sperimentale tedesco degli anni Venti, rappresentato dall’Espressionismo e dagli esiti del Kammerspielfilm e della Neue Sachlichkeit. Ma soprattutto per godersi un film intramontabile con una delle più belle scene di montaggio frammentato e convulso: la fuga dal correzionale di Thymian ed Erika.
Ah! Dimenticavo… il film è muto, ma non servono parole per un grande capolavoro.