Inchiesta, per ora senza indagati, all’ex leader Bersani e alla segretaria

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E’ Marco Lilio su Il Fatto Quotidiano a raccontare di un inchiesta, al momento senza indagati che ha come oggetto un conto corrente intestato all’ex leader Pier Luigi Bersani e alla sua segretaria Zoia Veronesi.

Al Conto Corrente, come racconta il Fatto, la procura è arrivata partendo da tutt’altro:

Il sostituto procuratore Giuseppe Di Giorgio e il procuratore aggiunto Roberto Giovannini si sono imbattuti un anno fa nel conto, nell’ambito dell’inchiesta sulla segretaria e su Bruno Solaroli, l’ex capo di gabinetto di Errani. La procura, quando chiese alle banche gli estratti conti di Zoia Veronesi mirava a dimostrare la truffa che si sarebbe concretizzata nell’aver fatto figurare un datore di lavoro pubblico, cioè la Regione Emilia Romagna, differente da quello reale e privato, cioè il Pd.

L’ammontare del raggiro, secondo l’accusa, sarebbe stato di circa 140 mila euro lordi (più rimborsi), pari agli stipendi percepiti dalla Regione dal primo giugno 2008 al 28 marzo 2010, quando lavorava per Bersani a Roma, ma la Regione la pagava. Quando le accuse cominciarono a circolare, la Veronesi si dimise dalla Regione e venne assunta dal Pd.

Il conto corrente è stato aperto nel 2000 ed è stato alimentato con molteplici versamenti per una somma complessiva che si aggira, secondo quanto risulta al Fatto , sui 450 mila euro.  

Ma Pier Luigi Bersani, al Fatto Quotidiano ha replicato in modo lapidario:

“Sono tutti soldi registrati. Quel conto fu aperto con Zoia Veronesi per la gestione corrente della quale non mi potevo occupare direttamente e poi lì sono confluiti anche i contributi elettorali regolari. Ho piena fiducia nella magistratura e sono assolutamente certo di avere rispettato le norme. Anzi vorrei che accertassero tutto quello che ho così vedranno che non c’è nemmeno un euro che non è tracciabile”.

Il terrore corre sul conto corrente e arriva alle obbligazioni!

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L’accordo per gestire le future crisi bancarie non ricadrà sui contribuenti, ma direttamente sui cittadini. I primi a pagare saranno gli azionisti, poi  obbligazionisti e infine i correntisti. Chi mette il denaro in banca deve pagare anche la cattiva gestione senza poter usufruire degli utili. Quindi se la banca è sana il correntista non percepisce un dividendo, ma se la banca è in crisi deve partecipare a risanare la banca? In Italia diciamo che i correntisti potrebbero essere relativamente tranquilli, ma gli obbligazionisti corrono rischi ingenti. CHi ha una liquidazione che ha investito in obbligazioni può iniziare a tremare, così come chi ha fatto un fondo per integrare la pensione comprando obbligazioni  sicuramente non può più dormire sonni tranquilli. Ci sarà la corsa a

Con una percentuale di obbligazioni pari al 22,3% dei passivi delle banche, l’Italia è il paese europeo “leader” in questa particolare classifica. Dopo di noi l’Austria (21,9), l’Olanda (20,1) e il Portogallo (17,8). Mentre, all’estremo opposto, l’Estonia (0%), la Grecia (0,6), Malta (0,7) e Cipro (1,3). Questi dati, elaborati dal Sole24Ore, illustrano quali categorie di risparmiatori devono sentirsi meno tutelati paese per paese.

La preoccupazione degli obbligazionisti italiani sale, poiché con le nuove regole,  in caso di crisi bancaria, saranno loro insieme agli azionisti a rimetterci i risparmi.  Se poi consideriamo che molto del risparmio italiano è proprio in obbligazioni bancarie e che queste, in larga misura, sono in mano a piccoli risparmiatori, capiamo come sia stata minata proprio la serenità di coloro che cercavano di investire piccole somme in titoli sicuri e che ora hanno una componente di rischio che non avevano sottoscritto all’atto dell’acquisto obbligazionario.

 

Il M5S scrive alla Boldrini per ridurre gli emolumenti dei parlamentari

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E’ Luigi Di Maio, il vice presidente della Camera e deputato del Movimento Cinque stelle a scrivere a Laura Boldrini per informarla che è stato aperto un conto corrente per versare la quota di stipendio parlamentare a cui i deputati intendono rinunciare, così chiunque vorrà potrà versare una parte dei propri compensi, mostrando così la volontà a concorrere a quella riduzione delle spese della politica tanto voluta da tutte le forze parlamentari, ma mai attuata.

Ora la strada è aperta, basta versare su quel conto o trovare una formula analoga… sarebbe un ottimo inizio per un nuovo esecutivo che vedrà la luce nelle prossime ore. Se la maggior parte dei parlamentari aderisse il popolo italiano inizierebbe di nuovo a credere in loro, che davvero possiamo cogliere la crisi come occasione per essere tutti migliori. Un gesto, un fatto… per far ricominciare gli italiani a sognare a un futuro diverso.

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