Insorge Rimini contro i manifesti svedesi e prega Bray d’intervenire.

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Una campagna pubblicitaria come quella svedese del parco Liseberg non poteva certo passare inosservata dagli albergatori e dai ristoratori  riminesi. Sicuramente il settore turismo italiano può ricevere danni ingenti da una campagna così denigratoria. Gli stessi svedesi hanno commentato su Facebook che trovavano di pessimo gusto quella pubblicità soprattutto nei confronti di tutti quei bambini che non si possono permettere nemmeno una giornata al luna park.

Viktor Ragnemar, regista freelance di Göteborg, ha realizzato un contro-manifesto sulla falsa riga di quelli affissi della città: sulla faccia della bimba in lacrime campeggia la scritta: “242.000 bambini svedesi non possono neanche andare a Liseberg: a chi importa il divertimento garantito?”.

 Alla fine Liseberg ha deciso di ritirare tutti i manifesti. In Italia poi si è mosso Fabio Galli, assessore provinciale di Rimini che ha immediatamente scritto al neoministro  del Turismo Massimo Bray per invitarlo a prendere una posizione a riguardo. Secondo Galli si tratta, oltre che di un’offesa, anche di concorrenza sleale e prega il ministro di associarsi alle dichiarazioni di sdegno della Spagna che ha immediatamente reagito con vigore a questa provocazione.  Galli nella sua nota ha sottolineato anche come ci sia da parte dell’Italia una inadeguatezza a promuovere il proprio territorio tanto da lasciare che gli altri lo possano discriminare e denigrare:

“Se l’essere di fatto scomparsi da alcuni mercati, quello scandinavo, appunto è già di per sé una sciagura in termini economici e d’immagine, la beffa si aggiunge con simili episodi per i quali, comunque, gli altri due Paesi danneggiati in qualche modo si sono già mossi a difesa – si legge nella missiva a Bray – La scelta, percorsa più o meno coscientemente negli ultimi due decenni, di non provvedere ad alcuna promozione all’estero del marchio Italia a favore di uno ‘spezzatino’ regionale a volte contraddittorio va senz’altro radicalmente e tempestivamente mutata. Certo, campagne folli come questa sono difficilmente parabili ma un Paese con una barra forte, dritta e riconoscibile sul fronte della promozione saprebbe difendersi al meglio e meglio. Mi auguro che il Ministro Bray possa intervenire”.

Forse non siamo stati gli unici a non trovare nulla di ironico e di divertente in una pubblicità che discrimina le spiagge del Sud Europa, mostra bambini disperati e inneggia a un divertimento privo di ogni stimolo culturale e storico cosa che invece possono regalare le città della Spagna, della Grecia e dell’Italia. 

 

Le pubblicità razziste della Svezia quanto pesano sulla nostra economia?

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E’ da giorni aperto un dibattito in rete sulla pubblicità razzista proposta dalla Svezia per sponsorizzare un proprio parco giochi. Tra colpevolisti e innocentisti il popolo della rete si divide e dialoga animatamente sostenendo le proprie tesi.

Abbiamo raccolto tre voci dissidenti che ci accusano di faziosità nell’aver dato una notizia che di per sè non è razzista proprio per dar voce a chi, a differenza di noi, trova la pubblicità un omaggio o solo frutto di un’ironia intelligente:

“Ma vi siete bevuti il cervello? Questa pubblicità gioca sul fatto che anche le mete più ambite svaniscono al confronto del loro parco giochi. E’ ironica e simpatica. L’Europa probabilmente tace del silenzio rassegnato che si prova davanti ad articoli idioti come questo. Siete davvero degli sfigati”.

“E’ esattamente il contrario di quanto dice l’articolo. La pubblicità chiaramente si basa sul paradosso che i bambini svedesi preferiscono il parcogiochi a quelle che sono ritenute le mete più belle in Europa per le vacanze. Altro che razzismo, è un omaggio, possibile in un paese culturalmente evoluto come la Svezia, forse meno in Italia, dove il razzismo c’è di sicuro, e quindi c’è malafede. Il tono dell’articolo, e anche i successivi commenti di tuttacronaca sui “bimbi che piangono che fanno tristezza” indicano una mancanza di ironia, e, alla peggio, una punta di ipocrisia. Per questo gli italiani capiscono solo le pubblicità con tette e culi. Siamo, in definitiva, provinciali, bigotti e ignoranti. Sicuramente più degli svedesi”.

“Hanno ragione in fin dei conti …. Un luogo dove spiagge e luoghi di villeggiatura pieni di wucumprà, zingari, cingalesi e altra gente che oltre a proporre merci trova il tempo per scippare e spacciare con una certa facilità rimanendo impunita non si presta per una bella vacanza…”

C’è anche chi invece poi la pensa in maniera diversa:

“Gli Scandinavi un po’ razzisti nei nostri confronti lo sono eccome. Spiace dirlo, ma è purtroppo la verità e denigrare l’Italia e considerarla un Paese quasi sottosviluppato è nella loro corde. Molti la amano, per contro, ne apprezzano la cultura, la cucina, il clima e la gente, ma si tratta dei più aperti. E loro stessi ammettono quanto pregiudizio diffuso ci sia nei confronti del Sud Europa. Poi, si può discutere quanto di questo ci meritiamo e quanto sia frutto di una loro buona ignoranza. E quanto noi abbiamo lo stesso atteggiamento con altri Paesi, come quelli del Nord Africa. Ma sinceramente, anche senza gridare allo scandalo, ironia in queste pubblicità non ne vedo molta. Ed essere consapevoli delle cose fa bene a tutti”.

Ringraziando tutti del contributo che ci lasciano in bacheca e soprattutto per il dialogo, a volte a tinte forti, che ci permette un confronto vorremmo solo far riflettere su un altro aspetto della pubblicità svedese.

Quanto una pubblicità del genere danneggia l’economia turistica italiana?

In Italia pur avendo introdotto, tramite recepimento della normativa europea, la pubblicità comparativa, abbiamo però posto dei limiti ben specifici:

1) usa nomi o segni distintivi idonei a produrre confusione con i nomi o con i segni distintivi legittimamente usati da altri, o imita servilmente i prodotti di un concorrente, o compie con qualsiasi altro mezzo atti idonei a creare confusione con i prodotti e con l’attività di un concorrente;

2) diffonde notizie e apprezzamenti sui prodotti e sull’attività di un concorrente, idonei a determinare il discredito, o si appropria di pregi dei prodotti o dell’impresa di un concorrente;

3) si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda.

Come si può vedere la pubblicità svedese mina alla radice il punto 2 della normativa e lo fa non nei confronti di un azienda italiana (il che già sarebbe stato grave), ma di un intera nazione.

In Italia cerchiamo di fare una pubblicità “celebrativa” di un marchio non denigrando altri prodotti… perchè gli svedesi lo devono fare con le nostre spiagge o con quelle dei paesi del sud Europa? Inoltre per celebrare il nostro paese perchè non hanno messo una foto del golfo di Napoli, una caletta sarda o un lungomare siciliano? Perché non hanno messo le nostre città d’arte o un parco naturale?

Perché poi continuare a dividere… a contrapporre… a dare “punteggi” alle nazioni che compongono l’Europa? Quando ci sentiremo veramente cittadini degli Stati Uniti Europei? Quando in Svezia promuoveremo le bellezze italiane, pur facendo pubblicità a quelle locali? Quando non parleremo più di sud e di nord, ma di Europa? E ancora quando ci sentiremo fratelli e sorelle di un mondo che non ha confini se non nella testa dei potenti che lo hanno voluto relegare a regole e numeri per far credere che ci sono i più degni e i più indegni di farne parte?

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Le pubblicità razziste contro l’Italia su cui l’Europa tace

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Bambini in lacrime perché costretti ad andare in Italia d’estate. Così un parco divertimenti svedese cerca di farsi pubblicità.  I manifesti sotto accusa ritraggono bambini in lacrime, gli slogan chiariscono il motivo di cotanta disperazione: i poveri bimbi “rischiano” di venire strappati dalla loro amata Svezia per trascorrere le vacanze in “postacci” come Maiorca, Creta e Italia… Casualmente tutti stati del sud d’Europa. Un razzismo che viene sopratutto propagandato alle nuove generazioni, per “educarli all’odio” da grandi.

E l’Europa non interviene…

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