E’ da lunedì che si protesta nelle strade di Stoccolma. Tutto è iniziato nel quartiere Husby, nel nord della città, abitato principalmente da immigrati provenienti da Turchia, Libano, Siria, Iraq e Somalia. La miccia è stata innescata dall’uccisione da parte della polizia, il 13 maggio, di un uomo di 69 anni, del quale non è ancora stata rivelata la nazionalità. La scorsa notte, centinaia di giovani hanno danneggiato negozi, bruciato automobili e preso d’assalto le stazioni di polizia in vari quartieri della capitale svedese e ammonta a otto il numero degli arresti. Quello contro cui si protesta è la brutalità degli agenti, stando alle affermazioni di Rami al Khamisi, studente di legge e fondatore del movimento giovanile Megafonen: “Bisogna vedere quello che sta succedendo da un punto di vista più ampio. Queste reazioni avvengono quando non c’è uguaglianza tra le persone, ed è quello che sta succedendo in Svezia”. L’invito a ripristinare la calma è invece arrivato dal primo ministro Fredrik Reinfeldt: “Invitiamo tutti ad aiutare a riportare la calma. Gli abitanti di Husby devono riprendere il controllo del loro quartiere. Ci sono gruppi di giovani che pensano di dover cambiare la società con la violenza. Dobbiamo essere chiari: questo non va bene. Non possiamo essere dominati dalla violenza”. ;a quanto sta accadendo ha anche acutizzanto, nell’opinione pubblica, lo scontento per le attuali leggi sull’immigrazione.
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