La sfida di Renzi e la rivoluzione al contrario parte da Bari!

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Basta confrontare i loghi di Renzi dal 2012 al 2013 per capire quanta strada abbia fatto l’ex rottamatore per traghettarsi oggi a Bari e partire con la sua campagna elettorale in vista delle primarie.

Sono otto parole su sfondi colorati tra passato e futuro. Ogni parola un punto di programma, qualcosa da rivoluzionare per cambiare verso all’Italia.

«Cambiare-lamentarsi»: «non passeremo il tempo a recriminare su come potrebbero andare meglio le cose. Le cambieremo».

«Futuro-conservazione»: «se pensiamo solo a conservare quello che abbiamo, presto non avremo più nemmeno quello. Crescere vuol dire creare, innovare, cambiare».

«Coraggio-paura»: «paura degli extracomunitari, paura della recessione, paura di cambiare. Da oggi ci riprendiamo la fiducia, la voglia di fare, il futuro».

«La strada-il palazzo»: «conoscere il prezzo di un litro di latte, usare i mezzi pubblici, fare la fila alla posta. Tre ottimi modi per costruire un programma di governo».

«Gli italiani-il Cavaliere»: «da vent’anni la politica si occupa di una sola persona. Noi ci occuperemo di tutti gli altri».

«Vincere-perdere bene»: «l’importante, si sa, è partecipare. Ma per cambiare l’Italia bisogna fare qualcosa in più: vincere».

«Bravi-raccomandati»: «la meritocrazia è l’unica medicina per la politica, per l’impresa, per la ricerca, per la pubblica amministrazione. Gli amici degli amici se ne faranno una ragione».

«Semplicità-burocrazia»: «il rispetto delle regole non ha niente a che vedere con la tortura cui sono sottoposti cittadini e aziende per ottenere un banale permesso. Spenderemo quel tempo ritrovato per far crescere l’Italia».

Inizia il suo discorso con la chiarezza di pensiero che lo contraddistingue, in un giorno difficile in cui a Roma si sfila per la difesa della Costituzione e intanto i sondaggi vedono il nuovo sorpasso del Pdl sul Pd.

Renzi è sponsorizzato anche dal sindaco di Bari, Emiliano che esordisce dicendo:

“Sinceramente non so bene chi sia Cuperlo, non l’ho mai conosciuto, non ho mai avuto a che fare con lui e credo che questo sia un problema del 95% degli italiani. Per votare una persona bisogna conoscerla. Com Matteo ho avuto un sacco di scontri, anche molto duri ma lui è uno che impara dagli errori”.

Il sindaco di Firenze parte proprio dagli errori:

“Dobbiamo fare una lettura critica su ciò che è successo in passato” spiega Renzi nel suo intervento da Bari. E aggiunge: “Alle ultime elezioni abbiamo sbagliato un calcio di rigore. L’Italia in 20 anni non può che essere l’Italia che ha perso tempo con discussioni continue ma non ha risolto problemi, l’establishment ha fallito. Noi siamo qui per ridare speranza e per cambiare”.

Ma c’è anche un attacco diretto al Pd nelle parole del sindaco di Firenze:

“Qualcuno” – ha proseguito – sembra pensare che “dopo di me c’è solo il mago Otelma, poi le abbiamo provate tutte”.

E anche al Governo Letta:

“Il governo non si caratterizza per quanto dura ma per le cose che fa. Se fa le cose utili noi lo sosteniamo. Non vogliamo mettere bandierine come Brunetta ma fare in modo che le cose si facciano”.

E al M5S:

“Non ci sono alternative al Pd, lo dico con amarezza, non con soddisfazione. I cinque stelle intervengono per farci la morale, ma li perdiamo sui tetti di Montecitorio”.

E assicura che entro novembre ci sarà la proposta presentata dal suo gruppo per la riforma elettorale.

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Parla anche del problema di amnistia e indulto, indicandoli come un “clamoroso autogol”:

“Come facciamo a spiegare ai ragazzi il valore della legalità se poi ogni sei anni quando abbiamo le carceri piene buttiamo fuori qualcuno”, ha sottolineato il sindaco. “Si possono cambiare la Bossi-Fini e la Giovanardi. Bastano i cognomi per capire perchè…”, ha ironizzato. “Ma non è per quello che li cambiamo, le cambiamo perchè non hanno funzionato”, ha proseguito.

Torna anche sul tema delle pensioni d’oro e della sua proposta di abbassare l’assegno mensile attraverso un contributo significativo:

“Essere di sinistra non significa rinunciare al merito, il sistema non è inclusivo. Mi hanno criticato per la proposta di un contributo alle pensioni d’oro ma è un principio di giustizia in un momento di difficoltà per il paese. Per avere più stato non vuol dire avere ancora più macchina pubblica ma dobbiamo premiare le associazioni che lavorano per il bene comune”.

Cerca anche la strada di per la partecipazione popolare:

“Sembra che il Pd debba chiudersi ed invece noi i circoli dobbiamo aprirli, spalancarli. Noi vogliamo un Pd curioso che va incontra alle persone giudicandole interessanti per superare la crisi profonda degli iscritti”.

Su Twitter intanto il popolo della rete si scatena:

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