Facebook sa quali dei suoi iscritti sono gay ancora prima che questi facciano coming out. Per il social network delineare il profilo dei suoi abitanti è di vitale importanza al fine di permettere alle compagnie che fanno pubblicità online d’indirizzare agli utenti annunci su misura.
E così nei giorni scorsi Matt ha deciso di scrivere una lettera a BuzzFeed, sito Usa che mescola contenuti virali e informazione, dopo che l’algoritmo di Zuckerberg aveva ficcato il naso un po’ troppo in fondo nei suoi affari.
Una mattina di un paio di settimane fa, una volta aperta la sua pagina Facebook, Matt (nella lettera di protesta lo scrivente specifica soltanto il proprio nome di battesimo) si è preso un bello spavento. Tutto per colpa di un annuncio mirato, che sponsorizzava le capacità di tale Rick Clemons, definito dallo slogan della réclame 2.0 il coach del coming out. «Vuoi far sapere al mondo che sei gay? Hai bisogno di aiuto?», recitava lo spot. Solo che Matt sostiene di non aver mai detto a nessuno di essere omosessuale né tantomeno di aver bisogno di aiuto, eccezion fatta per un amico con cui una volta si è confidato al telefono. Né a suo dire ha mai rivelato le proprie inclinazioni in ambito sessuale sul social network.
Quello che ha fatto però è stato commentare un paio di volte un articolo dello stesso BuzzFeed, dove si parlava del governatore dell’Ohio che si spendeva in favore del matrimonio gay. Nell’era dei big data basta un’inezia a far trapelare un segreto ben custodito nella realtà.
Non stiamo esagerando?