La vera storia dell’ SV40, il virus nascosto nei vaccini

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Dall’articolo di naturalnews del 29 giugno 2011: The true story of SV40, the cancer-causing virus hidden in polio vaccines

Poliomielite, o polio in breve, è una malattia che è esistita fin dai tempi antichi, e nonostante i progressi della medicina che abbiamo fatto negli Stati Uniti in termini di salute normale e naturale, non vi è ancora alcuna cura per questa temuta malattia invalidante.

La poliomielite, un’afflizione virale contagiosa che attacca le cellule nervose e, a volte, il sistema nervoso centrale del corpo, causa un fenomeno conosciuto come atrofia muscolare (una diminuzione della massa muscolare), e, (nei casi più gravi, ndt), può anche causare la paralisi e la morte.

In un report della rivista “A Science Odyssey” si legge “Dal 1900 ci sono stati cicli di epidemie, e ognuno di essi sembrava diventare più forte e più disastroso. La malattia, i cui primi sintomi somigliano all’influenza, ha colpito soprattutto i bambini, ma anche gli adulti, tra cui Franklin Roosevelt”.

Nel 1952 tutto è cambiato, quando il dottor Jonas Salk, uno studente di medicina e ricercatore del virus, ha sviluppato un vaccino contro la polio che, due anni più tardi, è stato accettato per la sperimentazione a livello nazionale. Il principio alla base del vaccino era semplice e familiare: come il vaccino che era stato sviluppato per combattere il vaiolo, anche il vaccino antipolio introduceva una piccola quantità di virus nel corpo, che poi sviluppava anticorpi e la capacità di combattere i ceppi più potenti del malattia.

Sicuramente il vaccino di Salk registrò un successo iniziale, poiché il 60-70 per cento delle persone vaccinate non svilupparono la malattia. Poi iniziarono anche i primi problemi. Circa 200 persone che erano state vaccinate contrassero la malattia, e 11 di loro morirono, costringendo a fermare tutta la sperimentazione. Una volta che si stabilì che c’era un difetto, un lotto mal fabbricato del vaccino che causò questi casi, gli standard di produzione furono resi più restrittivi e le vaccinazioni su vasta scala a livello nazionale ripresero. Quattro milioni di vaccini sono stati usati dal 1955 al 1959, 90 paesi li hanno usati.

Detto questo, quei primi casi non furono la prima e ultima volta in cui il vaccino uccise. In realtà,  il vaccino antipolio di Salk in tutta la sua storia di utilizzo, ha lasciato un cammino di morte sulla sua scia.

Una scoperta mortale.

La produzione e la distribuzione a livello nazionale del vaccino contro la poliomielite entrò in vigore prima della fine del 1950, ma tra il 1959 e il 1960 il Dr. Bernice Eddy, un ricercatore dell’Istituto Nazionale della Salute (NIH), fece una scoperta sorprendente.

Secondo un rapporto da Michael E. Horwin, MA, JD, pubblicato il 3 Novembre 2003, e rilasciato dalla Albany Law Journal of Science & Technology: esaminando le cellule renali macinate di scimmie rhesus – da cui i vaccini antipolio derivarono ​​- scoprì “che le cellule sarebbero morte senza alcuna causa apparente.”

Horwin scrisse:

La Dottoressa Eddy scoprì che le cellule sarebbero morte senza alcuna causa apparente. Lei prese le sospensioni del materiale cellulare da queste colture di cellule renali e lo iniettò nei criceti. I tumori crebbero nei criceti. Poco dopo, gli scienziati della società farmaceutica Merck & Co. scoprirono quello che in seguito sarebbe stato individuato come lo stesso virus identificato da Eddy. Questo virus è stato chiamato Simian Virus 40 o SV40 perché era il 40° virus che si trovava nelle cellule del rene di scimmia.

Pochi mesi dopo, nel 1960, il Dr. Benjamin Sweet e Dr. Maurice Hillman, entrambi scienziati della Merck, pubblicarono i loro risultati. Scrissero che tali virus erano comuni in quella particolare razza di scimmie, in particolare nei loro reni:

La scoperta di questo nuovo virus, l’agente vacuolizzante, rappresenta il riconoscimento di un virus fino a quel momento “non rilevabile”, un virus di culture renali di scimmia e sollevò l’importante questione dell’esistenza di altri virus… Come illustrato nella presente relazione, tutti e 3 i tipi di vaccino antipolio con virus vivo di Sabin, somministrati a milioni di persone di tutte le età, erano stati contaminati dal virus vacuolizzante…

Il termine “virus vacuolizzante” è l’altro nome per SV40. Horwin disse, che più tardi, nel 1962, la dottoressa Eddy pubblicò ulteriori risultati per quanto riguardava il legame tra cancro e SV40.

Il virus (SV40) fu iniettato in una sola volta in 13 criceti e 10 topi neonati. Le neoplasie per via sottocutanea si svilupparono in 11 dei 13 criceti tra i 156 e 380 giorni…

Il Coro dei “negazionisti”

Poco dopo che la scoperta della Dottoressa Eddy fu resa pubblica, una serie di ricercatori e scienziati di grande rilievo, tra cui lo stesso dottor Salk, si fece avanti per difendere il vaccino antipolio.

Una storia pubblicata il 7 aprile 1963 dall’Associated Press  (“New Data Ties Cancer, Virus”), riportò le citazioni di un certo numero di scienziati che sottolinearono che, ad oggi (all’epoca dell’articolo quindi nel 1963, ndt), non era stato scoperto nessun collegamento tra SV40 e cancro negli esseri umani.

L’Associated Press, citando il dottor Michael B. Shimkin del National Cancer Institute, scriveva  “Mi sembra che se ci fosse un pericolo associato al SV-40, orami l’avremmo riconosciuto”. Dr. Shimkin continuò a sostenere che “il pubblico può essere rassicurato” perché attenti studi “non hanno prodotto nessuna prova che nel corso degli ultimi sette anni si è registrato un aumento di leucemia o di cancro che può essere attribuito all’SV-40.”

Il Dr. Joseph L. Melnick della Baylor University in Texas concordò, dicendo che non era stato scoperto alcun legame, facendo eco all’affermazione del dottor Salk, e approvando la storia AP e affermando che anche il dottor Eddy “ha detto che questo virus non è noto per indurre tumori nell’uomo o scimmie”.

Prove di supporto. 

Nel 1960, Horwin nota: il vaccino antipolio iniettabile Salk era stato dato a circa 98 milioni di bambini e di adulti americani, mentre la versione orale di Sabin era stata somministrata a circa 10.000 americani e decine di milioni di cittadini sovietici, dove erano stati condotti gli studi. “E’ stato stimato che il 10% e il 30% dei vaccini conteneva SV40 vivo”. Horwin sottolineò che, nonostante il legame scoperto dalla Dottoressa Eddy, nessuna agenzia federale e nessuna nuova regola federale regolò la fabbricazione, la vendita e la distribuzione di vaccini obbligando i produttori del vaccino antipolio a “scartare i loro semi del poliovirus SV40 contaminati che sono stati la fonte di tutti i vaccini antipolio successivi.”

Successivi test federali dei vaccini, avvenuti a metà degli anni 1960, erano anch’essi inadeguati, come nota Horwin, perché “i test sull’ SV40 di quattordici giorni non erano abbastanza lunghi per rilevare il virus.” Eppure, negli anni dopo, l’incidenza del cancro pediatrico aumentò.

“Infatti, – egli scrisse – il tasso di cancro pediatrico ha continuato a salire attraverso nel 1960, ’70, ’80 e ’90,”.

Questa affermazione è supportata anche da altre ricerche.

“Che il cancro infantile sta diventando sempre più comune è una questione controversa tra gli scienziati”, scrive Amy D. Kyle, per EnviroHealthPolicy.net e aggiunge –  notando un grafico che ha seguito l’aumento dei tassi di cancro pediatrico nella seconda parte del 20 ° secolo – “I dati provenienti dai sistemi di monitoraggio del cancro negli Stati Uniti suggeriscono che il cancro infantile è in aumento”.

L’ American Childhood Cancer Association fa un passo avanti, affermando che secondo le statistiche, il cancro è il killer numero uno dei bambini negli Stati Uniti.

Nel 2005 il National Network for Immunization Information pubblicò un rapporto in qualche modo in conflitto per quel che riguarda un legame tra SV40 e tassi di cancro in aumento.

“Anche se SV40 ha proprietà biologiche coerenti con un virus che causa il cancro, non è stato definitivamente stabilito se ha causato il cancro negli esseri umani”, diceva il rapporto. “Studi epidemiologici di gruppi di persone che hanno ricevuto il vaccino antipolio durante 1955-1963 non mostrano un aumentato rischio di cancro.”

Ma più tardi, lo stesso rapporto sembrava contraddire se stesso:

“Tuttavia, un certo numero di studi hanno trovato SV40 in alcune forme di cancro negli esseri umani, come mesoteliomi – tumori rari che si trovano nei polmoni – tumori al cervello e delle ossa; il virus è stato anche trovato in associazione con alcuni tipi di linfoma non-Hodgkin”.

Nel 2002, il comitato di revisione di sicurezza della IOM (Institute of Medicine) concluse che i dati disponibili erano insufficienti per definire se il vaccino antipolio contaminato poteva aver causato il cancro. Poiché non vi era prova biologica, il Comitato ha raccomandato la costante attenzione della sanità pubblica sotto forma di analisi politica, di comunicazione, e di ricerca biologica mirata.

Ci fu anche uno studio da parte della National Academy of Sciences, condotto su richiesta del Centers for Disease Control and Prevention, e non dette risultati “definitivi”. Un gruppo di esperti medici e scientifici incaricato di esaminare ogni possibile legame tra SV40 e aumento del rischio di cancro concluse:

Gli elementi disponibili sono “inadeguati per accettare o rifiutare una relazione causale tra vaccini antipolio contenenti l’SV40 e il cancro”

“E’ forte la prova biologica che SV40 è un virus trasformante,” uno che è in grado di “indurre trasformazione maligna delle cellule animali in coltura”

“E’ limitata la prova biologica che l’esposizione all’SV40 potrebbe causare il cancro negli esseri umani in condizioni naturali”

“E’ limitata la prova biologica che l’esposizione all’SV40 derivante dal vaccino antipolio è legata all’infezione da SV40 negli esseri umani.”

Nella parte delle sue conclusioni nella “valutazione di rilevanza”, la relazione del quadro finale dichiarò, “Il comitato ha concluso che le preoccupazioni circa l’esposizione al virus SV40 attraverso la contaminazione accidentale di vaccini antipolio sono significativi a causa della gravità dei tumori che hanno esiti negativi per la salute e perché potrebbero far venir meno la fiducia del pubblico nel programma di immunizzazione della nazione”.

Inoltre il rapporto finale non raccomandò “una revisione della politica del vaccino antipolio da uno qualsiasi organo consultivo nazionale o federale del vaccino”, perché il vaccino antipolio attuale era libero dall’SV40, ma raccomandò “lo sviluppo di test sierologici sensibili e specifici” per il virus, così come “lo sviluppo e l’uso di … tecniche standardizzate per il rilevamento del virus SV40.

Casi reali – Reali conclusioni. 

In un rapporto del 15 luglio 2001, il San Francisco Chronicle pubblicò un racconto dettagliato della crescente preoccupazione tra i ricercatori che il virus SV40 trovato inizialmente in quei vaccini antipolio era infatti responsabile di elevati tassi di cancro.

“Per quattro decadi, i funzionari del governo hanno insistito sul fatto che non ci sono prove che il virus delle scimmie chiamato SV40 è dannoso per gli esseri umani. Tuttavia, negli ultimi anni, decine di studi scientifici hanno scoperto il virus in un numero sempre crescente di rari tumori correlati del cervello, delle ossa e dei polmoni, lo stesso tumore maligno che SV40 provoca negli animali da laboratorio”. Il rapporto aggiunge “Ancora più preoccupante, il virus è stato rilevato nei tumori rimossi da persone mai inoculati con il vaccino contaminato, portando alcuni a preoccuparsi che quelli infettati dal vaccino potrebbe aver diffuso l’SV40.”

Il Dr. Michele Carbone di Loyola University Medical Center a Maywood, Illinois, disse al giornale che riteneva che il virus fosse cancerogeno per l’uomo. “Dobbiamo creare terapie per le persone che hanno questi tipi di cancro, e adesso possiamo essere capaci di farlo perché abbiamo un obiettivo – SV40,” disse.

Altri dicevano che i pochi studi del governo per quanto riguarda il nesso potenziale erano stati viziati.

Il Dott. Adi Gazdar, un ricercatore dell’Università del Texas Southwestern Medical Center cancer disse”Il governo non ha promosso una vera ricerca. Ecco cosa forse affligge milioni di americani, e sono indifferenti,” e aggiunse “Forse non vogliono sapere.”

Barbara Loe Fisher, presidente e co-fondatore del National Vaccine Information Center, un’organizzazione non-profit che promuove la sicurezza del vaccino, ha testimoniato davanti al sottocomitato di riforma del Comitato Governo alla Camera per i diritti umani e benessere nel settembre 2003 che:

[O]ggi, le agenzie sanitarie federali statunitensi ammettono i seguenti due fatti: il vaccino antipolio Salk rilasciato per uso pubblico tra il 1955 e il 1963 è stato contaminato con SV40 e che l’SV40 ha dimostrato di provocare il cancro negli animali.

Proseguendo, la Fisher ha detto che in una conferenza 1997 sull’SV40 e i tumori umani tenutasi al National Institutes of Health, a cui aveva partecipato, “non vi era disaccordo fra gli scienziati governativi e quelli non governativi su questi due fatti”.

“L’unico disaccordo era se l’SV40 è stato effettivamente individuato nei tumori di bambini e adulti che vivono oggi e, se lo fosse, se il virus della scimmia era infatti il responsabile del loro cancro. Scienziati non governativi che lavorano in laboratori indipendenti di tutto il mondo hanno detto, ‘Sì’. Ma gli scienziati legati al governo degli Stati Uniti ha detto ‘No’.” ha aggiunto la Fisher.

La Fisher ha continuato dicendo che “gli scienziati non governativi accreditati in diversi laboratori di tutto il mondo continuano a identificare SV40 nel cervello umano e nei tumori di bambini e adulti ai polmoni e stanno scoprendo che l’SV40 è anche associato a tumori ossei e dei linfomi non-Hodgkin.”

Nonostante le smentite in corso, un numero crescente di ricercatori continuano a sostenere che non solo c’è un legame autentico tra vaccini di Salk contaminati con SV40 e il cancro, ma che i funzionari del governo federale e le agenzie responsabili di garantire la sicurezza di tali vaccini – allora e di oggi – odiano ammetterlo, forse perché temono le ricadute in termini di cause legali e perso credibilità.

Ma alla fine è probabile che vi sia una prova sufficiente per forzare un cambiamento, perché in base a ciò che è ancora in fase di scoperta del legame, il problema non andrà via comunque via molto presto.

Questa è la traduzione del testo, quindi prima di esprimere pareri definitivi che negano il rapporto Sv-40 con le patologie cancerogene è meglio documentarsi. Questo lo diciamo in particolare all’autore di questo testo:

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  1. SHOCK MONDIALE, cancro trasmesso nei vaccini? Lo ammette l’azienda | tuttacronaca

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