Primo calo del fatturato per Ikea. Già, la crisi colpisce anche il colosso svedese che dal 1989, cioè quando aprì il primo grande magazzino vicino a Milano, in Italia è sempre cresciuta. L’anno scorso il gigante dell’arredamento e dei prodotti per la casa svedese ha infatti accusato un calo di fatturato del 2,6% pur raggiungendo la sempre ragguardevole cifra di 1.598 milioni di euro. Intanto il marchio multinazionale ha messo a punto controlli più rigidi sugli approvvigionamenti alimentari, che gli permettono di rimettere in commercio torte e polpette bloccate nelle scorse settimane. «La pressione sui consumi si fa sentire», ammette l’amministratore delegato di Ikea Italia, Lars Petterson, alla presentazione del report ambientale, sociale e delle risorse umane di un gruppo che comunque non intende toccare gli investimenti e i livelli occupazionali, oggi ben oltre i 6.200 dipendenti, dei quali l’89% a tempo indeterminato, spesso part-time. A proposito del personale, Ikea conferma in Italia le sue politiche ‘friendly’ per dipendenti gay, lesbiche, bisessuali e transgender, con un’equiparazione di queste coppie di fatto agli eterosessuali sposati: recentemente ha concesso un permesso matrimoniale a un addetto che ha sottoscritto l’unione civile introdotta dal Comune di Milano.
Peccato che nessuno si è dimenticato degli scontri con la polizia dei facchini dei SiCobas a dicembre che rivendicavano contratti di lavoro che non fossero vere e proprie violazioni ai diritti dei lavoratori.