Che futuro ci aspetta? “Paura per le pensioni”

Pensioni-1-tuttacronacaE’ il Giornale a titolare un articolo, a firma Francesco Forte, “Paura per le pensioni”, nel quale si sottolinea che “Si discute della ricca poltrona di presidente dell’Inps ma non della bomba sotto que­sta poltrona, ossia la situazione economica dell’Inps”. Sottolinea ancora l’autore: “Nel 2015, così continuando, il pa­trimonio netto dell’Inps diventa negativo per 5 miliardi. Certo, la gestione finanziaria ha molte partite contabili che la fanno differire da quella di cassa, nuda e cruda. Ma questa non è mi­gliore di quella finanziaria, sem­mai peggiore, perché le entrate ef­fettive per contributi e altri introi­ti sono 275 miliardi e le uscite 385,6, con un deficit di 110,5, os­sia il 9,5% del Pil.” Come ricorda Forte, tuttavia, va ricordato che lo stato eroga all’Inps 92 miliardi, per prestazioni assisten­ziali e a invalidi civili di sua com­petenza, che sono coperti dal si­stema tributario a carico del con­tribuente statale. Tuttavia: “Resta un saldo negativo di 18 miliardi, che lo sta­to copre con anticipazioni al­l’Inps. Questa è la cassa. Se si guarda alla gestione di contabili­tà economica dell’Inps, si torna a 10 miliardi circa di deficit fra cre­diti e debiti nati nell’esercizio: i 10 che vanno a diminuire il patri­monio.” Ma va considerato che la crisi ha peggiorato le cose:

Le spese aumentano, men­tre le entrate contributive risento­no del calo occupazionale. Ma ci sono anche altri problemi, fra cui due nuovi di zecca del 2012 che il governo Monti ha scaricato sul­l’Inps. Due patacche finanziariee anche politiche che costituisco­no le mine vaganti che bisogne­rebbe disinnescare. Si chiamano ex Inpdap ed esodati. Il governo Monti ha avuto la brillante idea di dare all’Inps già sovraccarico di casse integrazioni ordinarie e in deroga, che dilatavano la sua spe­sa, anche l’ente previdenziale dei dipendenti pubblici, l’Inpdap, il cui bilancio è in deficit, perché il pubblico impiego è stato sfoltito con prepensionamenti, che ridu­cono la spesa per personale, ma aumentano quella per pensioni, anche se di meno e riducono l’in­troito per contributi previdenzia­li. Il deficit dell’ex Inpdap nasce da lì e non è facile tapparlo, se non si modificano le leggi e la prassi attuale, per cui in cambio dei pensionati pubblici si metto­no in ruolo i precari della pubbli­ca amministrazione.

Senza dimenticare il tema esodati:

C’è,per l’Inps,un’altra mina va­gante, di portata ancora maggio­re: il bubbone degli «esodati». Si tratta di lavoratori che hanno pat­teggiato il prepensionamento, con una buona uscita «ponte» che – con le regole vigenti prima della riforma delle pensioni del governo Monti- consentiva di ar­rivare alla età per la pensione sen­za oneri aggiuntivi. Elsa Fornero, ministro del lavoro del governo Monti aveva calcolati gli esodati nel limbo in 65mila. L’Inps, rifatti i calcoli, inizialmente li ha stima­ti in 319mila. Ora si sostiene sia­no circa 350mila. È però difficile stabilire chi ha realmente patteg­giato l’esodo prima della riforma che ha elevatol’età pensionabile. E il governo Monti non aveva pen­sato di sterilizzare i prepensiona­menti in corso mentre varava il decreto sulle pensioni: forse non voleva toccare gli esodandi, che riguardavano settori come le ban­che, la scuola, le poste ove questi patti erano molto popolari. Dopo i primi 65mila esodati, ne sono stati salvati altri 65mila e a sgoc­cioli, un po’ di altri. Da ultimo, con emendamenti nella legge di stabilità, altri 17mila, consenten­do ai sindacati e ai politici che hanno promosso le operazioni di farsi dei meriti. Ciò aumenta le pensioni sia Inps che ex Inpdap. Molti contributi previdenziali, inoltre,non vengono riscossi.C’è il lavoro nero e le imprese, soffo­cate da contributi altissimi, sono spinte a evadere. Alcune gestioni Inps ex autonome sono in deficit: con il rischio di aumenti dei con­tributi dei loro iscritti. Ci sono i fal­si invalidi e le indennità di casse integrazioni date anche a chi fa un lavoro in nero. Occorrerebbe occuparsi di meno della poltrona di presidente dell’Inps e di più dei suoi costi e ricavi.

Dimissioni di Mastrapasqua: si riaprirà la partita sui contributi pensionistici?

pensioni-mastrapasqua-tuttacronacaMastrapasqua ha rassegnato le sue dimissioni da presidente dell’Inps e ora sembrano riaccendersi le speranze dei parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna e di altri atti di terrorismo. Quello che ci si augura, è che possa essere sbloccata l’annosa partita sui contributi pensionistici. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime del 2 agosto 1980 e deputato Pd, dice: “Ora speriamo che il successore di Mastrapasqua sia minimamente attento a far rispettare la legge, la 206 del 2004”, cioè quella che prevedeva gli indennizzi pensionistici, ma che fin qui era rimasta inattuata. Come scrive Repubblica:
Bolognesi e la sua associazione da anni puntano il dito contro l’Inps per le ‘resistenze’ sulla partita dei benefit pensionistici: l’istituto di previdenza “è stato uno specialista nel creare problemi su questa vicenda. Ora che Mastrapasqua se ne va, speriamo che sia la volta buona per accelerare e non bloccare di nuovo la soluzione di questo tema”, auspica Bolognesi. Di fatto, secondo il presidentedell’associazione dei parenti delle vittime, “basterebbe una circolare interpretativa per mettere a posto almeno sei delle otto questioni aperte” e sbloccare i contributi previdenziali. E magari il nuovo corso dell’Inps sarà più disponibile e attento, sperano i parenti delle vittime. “Le risorse ci sono, la questione è istruita, ormai è solo la voglia dell’Inps di risolvere questa faccenda una volta per tutte che va trovata”.

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