E’ la procura di Cagliari, che sta indagando sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna, a ritenere che il consigliere Pdl Sisinnio Piras avrebbe usato 24mila euro di fondi pubblici destinati ai gruppi politici per offrire 90 maialetti durante sei convegni su temi medico-sportivi e sull’obesità. Inoltre, sarebbe stato lo stesso consigliere Piras, attraverso la sua azienda agricola, a bandire le tavole con i maialetti. Come riporta La Nuova Sardegna, ora il pubblico ministero Marco Cocco vuole però arrivare a capire se cene e buffet si siano svolti realmente, o non siano piuttosto un’invenzione del consigliere regionale per giustificare spese incompatibili con la destinazione dei fondi pubblici. Quello che non convince è “il fatto che dei convegni non sembra esserci traccia, malgrado risalgano ad appena tre anni fa. Poi le attrezzature di accoglienza. Risulta che ad ogni appuntamento abbiano partecipato circa trecento persone, ma quando la polizia giudiziaria ha chiesto dove si trovassero le sedie usate in quei giorni, tra gennaio e aprile del 2010, la risposta è stata sconcertante: ‘Se le portavano da casa’”.Lo stesso quotidiano parla anche di altri aspetti emersi durante l’udienza del riesame, dove sono state valutate le ordinanze di misura cautelare in carcere per tre indagati.
Al centro della discussione le esigenze cautelari ordinate dal gip Giampaolo Casula per Mario Diana (Pdl), Carlo Sanjust (Pdl) e Riccardo Cogoni (l’imprenditore accusato di coprire i politici con fatture di comodo), tutti indagati per concorso in peculato aggravato. Il pm Cocco ha riferito che Onorio Petrini, altro indagato, fra le dichiarazioni spontanee rese in Procura ha sostenuto che Cogoni collaborava anche con altri gruppi politici. Ci sono documenti chiari a confermarlo. Ma se per l’accusa è provato che l’imprenditore cagliaritano forniva al Pdl fatture di comodo, rivolte a coprire spese illegittime, i servizi prestati dalle sue quattro società agli altri gruppi sono oggetto di indagine. Ecco perché – secondo il pm – Cogoni, così come Diana e Sanjust, deve restare in carcere. Se tornasse in libertà potrebbe far sparire documenti utili alla Procura.
Il gip ha disposto oggi gli arresti domiciliari per Cogoni.