Ecco le conseguenze del referendum in Svizzera

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Il referendum in Svizzera non ha certo atteso per far sentire all’Europa le prime conseguenze. La portavoce dell’Unione Europea Pia Ahrenkilde ha infatti affermato come l’esecutivo europeo non preveda di proseguire il negoziato con il Paese elvetico sull’elettricità.   L’Ue, ha detto Ahrenkilde, proseguirà il negoziato con la Svizzera sull’elettricità «alla luce della nuova situazione che si è venuta a creare » dopo il voto sul referendum sulla libera di circolazione che è «una potenziale violazione» degli accordi.   

L’Italia lavorerà per evitare effetti negativi sui lavoratori transfrontalieri italiani dopo il referendum in Svizzera sul limite ai lavoratori stranieri. Lo afferma il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini secondo quanto riporta una nota. «Anche l’Unione europea – ha detto parlando alla trasmissione ‘Prima di tutto’ – ha messo un altolà alla Svizzera dopo questa decisione. La cancelliera Merkel ha detto che non si può integrare la Svizzera nei flussi economici, che sono frutto di un accordo con l’Unione europea, con questo tipo di blocchi».   «Rispetto ai lavoratori transfrontalieri mi fa piacere che alcune autorità elvetiche abbiano già sottolineato l’urgenza di risolvere questo problema, per cui il governo svizzero sta attentamente valutando il caso sotto tutti gli aspetti e noi seguiremo gli sviluppi con interesse proprio per evitare che questa decisione possa determinare effetti negativi per i tanti lavoratori italiani che ogni giorno si recano in Svizzera per lavorare».   

Naturalmente la Lega e in particolare Maroni ha preso la palla al balzo per affermare «è arrivata una scossa all’Europa per discutere» e poi ha aggiunto «non si può criminalizzare il risultato del referendum».  «È il popolo che ha deciso – aggiunge – e se qualcuno non è d’accordo si deve rassegnare, la sovranità appartiene al popolo non alla Merkel o a Bruxelles». Maroni invita quindi «a discutere senza tabù nella libera circolazione, nei trattati internazionali e nemmeno nell’euro» dopo quello che ha definito essere «un esercizio di democrazia» che si è svolto in Svizzera.  «Io non sono preoccupato – afferma – del referendum ma del fatto che il governo italiano non mette mano alla revisione dell’accordo italo-svizzero sui ristorni ai Comuni lombardi, accettando la richiesta svizzera di dimezzarli». In termini pratici si tratta di un danno di «centinaia di milioni per i Comuni lombardi». Sulla questione Maroni intende chiedere nell’incontro previsti per oggi con il presidente del Consiglio Enrico Letta «che la Regione Lombardia sia coinvolta».

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