Dalla linfa dell’agave blu, pianta che cresce in Messico, si estrae uno sciroppo largamente usato in cucina per il suo potere dolcificante, più alto del 25% rispetto a quello dello zucchero bianco raffinato e con un indice glichemico molto basso, quindi indicato a chi soffre di diabete o comunque di glicemia alta. Composto principalmente da inulina, un polisaccaride usato per l’estrazione del fruttosio, questo sciroppo è un prezioso alleato per una sana alimentazione e comunque durante regimi dietetici volti al dimagrimento o al mantenimento. L’agave viene utilizzata anche a livello erboristico, sotto forma di polvere da cui si traggono tisane e tinture. Sotto questa forma viene principalmente impiegata, sia per uso interno che esterno, per le sue proprietà digestive, toniche, purgative e diuretiche. L’agave gode anche di proprietà depurative per il fegato e curative per l’otorrea (infiammazione delle orecchie), per la blefarite (infiammazione delle palpebre) e per le piaghe e le ulcere della pelle.
La preparazione del succo si esegue a partire dal frutto di piante che abbiano almeno 10 anni. Esso viene tagliato in parti e cotto per 3 ore in appositi forni alla temperatura di circa 50°-70°. Si scola il nettare amaro che si è raccolto prima di riporre nuovamente i pezzi del frutto in forno. A cottura terminata, ossia dopo circa 40-72 ore, i pezzi vengono estratti e fatti raffreddare mentre si raccoglie il nettare residuo. Passati sotto l’acqua e schiacciati per estrarne polpa e succo. Quest’ultimo viene unito al nettare prodotto dal frutto durante la cottura e si frullano i pezzi o si continua a schiacciare finchè non esce ancora. Ottenuta la purea, questa viene inserita in un colino a maglie strette per raccogliere fino all’ultima goccia prima di imbottigliarlo. Il nettare viene quindi scaldato per creare una idrolisi termica che trasforma i carboidrati in zuccheri prima di assumere la forma di uno sciroppo che ha una consistenza leggermente più fluida del miele.