A Montecitorio per la prima volta non ci sono gli studenti, ma i presidi delle scuole. Sfilano protestando “La nostra è una categoria bistrattata, siamo il parafulmine del sistema scuola. Abbiamo sempre più responsabilità e siamo appesantiti». A parlare in occasione della protesta nazionale, è la preside del Newton di Roma, Ivana Uras, che, interpellata sulla situazione del suo istituto, risponde: «al Newton, come in altre scuole, ci sono problemi di edilizia e sicurezza. Noi li segnaliamo a Comune e Provincia ma troviamo un muro e gli utenti se la prendono con noi».
«Ad esempio – racconta ancora la preside del Newton di Roma, Ivana Uras – il nostro ascensore è rotto da ottobre. Fortunatamente nel plesso centrale non abbiamo persone in carrozzina, ma abbiamo avuto ragazzi con le stampelle che hanno avuto problemi». La dirigente del Newton non è l’unica a lamentarsi della situazione del suo istituto: Anna Rita Tiberio, dirigente dell’Istituto comprensivo di via Poseidone, sempre a Roma a chi glielo chiede riferisce che «dentro le aule piove. Il Municipio purtroppo non ha nulla per la manutenzione ordinaria. Noi ripariamo le porte con i contributi delle famiglie e ci sono i secchi perchè piove dal tetto. Ma questo capita in diverse scuole». Il collega dell’Istituto comprensivo di via Marelli, Enrico Farda, infatti, le fa eco: «Il mio edificio, della scuola primaria, è un colabrodo. Sono intervenuti i vigili del fuoco e l’ufficio tecnico del VI Municipio è venuto tante volte. È venuto anche l’assessore ai Lavori pubblici di Roma Capitale che si è interessato alla vicenda ma concretamente nulla si muove. La cultura – aggiunge Farda – è un investimento e invece noi ci troviamo ogni anno a fare i conti della serva». Silvia Sanseverino del liceo classico Aristofane sostiene: «Il problema della sicurezza accomuna le scuole di ogni ordine e grado. E il lavoro di preside e molto complesso. Ma a questo complessità non corrisponde la necessaria attenzione da parte del ministero e non corrisponde un’adeguata retribuzione».
Tutti fanno parte della dirigenza pubblica, a livello gerarchico sono sullo stesso gradino, ma tra i presidi che guidano le scuole italiane e i dirigenti amministrativi di seconda fascia che lavorano a viale Trastevere o negli uffici scolastici regionali, c’è un profondo gap, di responsabilità e soprattutto di retribuzione. A sostenerlo è Tuttoscuola, sulla base di una tabella comparativa e proprio mentre oggi i presidi sono scesi in piazza per la prima volta proprio per denunciare un aumento del carico di lavoro e delle responsabilità a fronte di retribuzioni bloccate. Il dato che balza immediatamente all’occhio è il diverso peso della busta paga: 55.000 euro è la retribuzione media annua lorda dei dirigenti scolastici, 110.000, e dunque esattamente il doppio, quella dei dirigenti amministrativi di seconda fascia. Eppure, a scorrere la tabella di Tuttoscuola, le responsabilità dei presidi non paiono poche: contabili, erariali, previdenziali, per la sicurezza degli edifici scolastici, nei confronti di personale e studenti e poi ancora per l’assunzione dei supplenti, la gestione degli appalti. Naturalmente anche i dirigenti amministrativi di seconda fascia hanno il loro bel carico di impegni e competenze, ma – fa notare Tuttoscuola – «la parola ‘responsabilita» è dirimente«. Senza contare – sottolinea la stessa testata – che un preside ha un numero medio di dipendenti intorno al centinaio mentre in genere un dirigente amministrativo di seconda fascia ha sotto di sè in media cinque persone.