La storia del Word Trade Center è destinata a proseguire e ormai quella tragedia si sta lentamente trasformando in un mito. Così nasce anche “l’angelo dell’11 settembre” ovvero una immagine che sarebbe nascosta tra le lamiere e raffigurebbe la faccia di una donna che urla. La si è già fotografata e postata sul web e come al solito le opinioni si dividono. C’è chi non ha dubbi che si tratti proprio di una faccia di una donna urlante e c’è invece chi parla di un semplice effetto di corrosione come un esperto interpellato dalla Nbc News che ha dato la sua interpretazione scientifica al fenomeno:
“La corrosione atmosferica è molto sensibile ai microclimi – ha spiegato P. Chris Pistorius professore di scienze dei metalli alla Carnegie Mellon University – Qui ci troviamo di fronte a un processo che ha colpito un metallo in modo non uniforme. Una mistura di sali, ossidi e aria, che ha contribuito a creare questo disegno”.
Ora in ogni caso la trave che apparterebbe a una di quelle parti dell’edificio colpite direttamente dal volo United 175 sarà esposta al pubblico nel Museo e memoriale dell’11 settembre.
Un palcoscenico d’eccezione, a 428 metri d’altezza: il tetto il 4 World Trade Center, uno dei nuovi grattacieli costruiti nella zona dove un tempo sorgevano le Torri Gemelle. E’ qui che i primi ballerini del New York City Ballet, Maria Kowroski e Ask la Cour, hanno augurato “un nuovo inizio” a Manhattan, danzando il passo a due finale di After the Rain di Christopher Wheeldon.
E’ l’alba, Manhattan si sta risvegliando e le prime luci iniziano a salutare la città e illuminano la coppia che si libra leggera, a pochi metri dal grattacielo più alto della Grande Mela, la Freedom Tower. Era il 12 settembre, un giorno dopo il 12° anniversario dell’attacco terroristico che ha gettato nella disperazione l’America, e i ballerini hanno voluto testimoniare la capacità di recupero dello spirito umano. Là, dove tutto era iniziato e da dove, come la Fenice, si è scelto di risorgere, con ali più forti di prima.
Una data che ha segnato profondamente due nazioni. Era il 2001 quando si rimaneva attoniti davanti agli schermi televisivi a vedere l’attacco alle Torri Gemelle. Poi fiumi d’inchiostro sono stati scritti, immagini di dolore sono entrate nell’immaginario collettivo e ogni anno si è celebrato il giorno che ha cambiato gli equilibri del mondo e ha messo in ginocchio gli Usa. Quella potenza invalicabile era stata annientata dagli aerei di linea utilizzati come strumenti di morte dagli attentatori islamici. New York che si sbriciolava, la Big Apple che morsa al cuore da un parassita capace di radere al suolo i simboli della potenza economica statunitense, mentre il mondo s’interrogava su cosa sarebbe accaduto e vacillava intorno a quello sradicamento a cui stava assistendo. A distanza di 12 anni tutto quello che si poteva dire si è detto, ogni analisi è stata fatta, ma per il mondo occidentale quella ferita resta aperta. Per quelle generazioni cresciute tra fast food, film americani e il sogno del self made man quell’11 settembre continua a essere vissuto come una data in cui si è rimasti orfani. Si è capito improvvisamente che gli Usa erano vulnerabili anche loro, che l’eroe aveva un lato debole, una fragilità profonda per non essersi accorto che dall’altra parte del mondo c’era chi odiava McDonald’s e non tifava per i Giants. L’ignorare le altre culture e l’egocentrismo nazionale aveva portato gli Usa a non farsi domande e per questo erano poi esplose le Torri Gemelle, condannate dall’ottusità di un imperialismo a senso unico. Chi ci ha rimesso poi, come sempre accade, è stata la popolazione inerme, quei newyorkesi costretti in palazzi di vetro e in monolocali, con l’ansia di un lavoro snervante e di una vita per molti versi stretta e programmata. A New York sono già stati accesi i fasci di luce al World Trade Center, dove ormai spicca la Freedom Tower, e diverse manifestazioni di ricordo si terranno in città. Fra queste la “Table of Silence Project”, durante il quale 100 ballerini vestiti di bianco si esibiranno al Lincoln Center sulle note del flauto di Andrea Ceccoromi.
In Cile invece quell’11 settembre va ricondotto al 1973 e coincide con il golpe che instaurò la dittature di Pinochet. Per ricordare la fine della democrazia e l’inizio del periodo più drammatico del Cile un migliaio di persone si sono stesi per terra lungo le strade di Santiago in memoria dei ‘desaparecidos’. A 40 anni di distanza si resta solo con i dubbi senza la possibilità di fare chiarezza. Una storia di violazione dei diritti umani che fece una strage paragonabile solo a quella delle grandi tragedie mondiali.
La Grande Mela lo teneva nascosto dal 2001 ma ora è riaffiorato vicino al World Trade Center. Il detrito ritrovato da 1,5 metri potrebbe appartenere a uno degli aerei che si sono schiantati alla Torri Gemelle quel maledetto 11 settembre. Sopra ci sarebbe anche impresso il marchio del boing che sembra essere uno degli elementi più rilevanti. L’area del ritrovamento è stata chiusa ed è trattata come una scena del crimine… peccato che ormai, dopo essere passata anche Sandy e aver inondato l’aerea sembra poco probabile che la recinzione possa davvero preservare qualche elemento utile agli sviluppi dell’indagine.
Spunta all’improvviso tra le nuvole, in una notte buia con il cielo coperto. E’ il World Trade Center. La foto, scattata da un aereo, ritrae la Freedom Tower, il nuovo grattacielo centrale del New World Trade Center attualmente in costruzione in Lower Manhattan, sul sito delle precedenti Torri Gemelle.
Polemiche, stupore e sicuramente meraviglia per un progetto firmato dallo studio di architettura olandese Mvrdv. The Cloud sono due torri di lusso, alte rispettivamente 260 e 300 metri – per un totale di 128mila mq – e collegate al ventisettesimo piano da una “struttura pixellata” che tanto fa venire in mente l’11 settembre. Questi grattacieli sorgeranno nella zona finanziaria di Seul, il che ha acceso ancor più le polemiche ripensando al World Trade Center di New York.
La struttura, che occuperà 10 piani, ospiterà piscine, ristoranti, bar, centri conferenze, giardini pensili e terrazze panoramiche dalle quali ammirare la città dall’alto. Mvrdv si è scusato per l’incredibile somiglianza con i familiari della vittime della tragedia, sentitisi offesi ed umiliati dalle immagini di The Cloud: l’intento, sostengono, era quello di sperimentare una nuova città in quota, una nuvola oltrepassata dai due edifici. La società che si occupa della realizzazione del complesso ha confermato la partenza dei lavori per l’inizio del 2013, e negato qualsiasi cambiamento o revisione del progetto. Aspettiamo la conclusione, prevista per il 2015.
*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*