Il dolore per l’amico Giuliano Gemma sembra aver davvero dilaniato il migliore amico dell’attore Roberto Di Berardino. Anche lui di cerveteri e appassionato di arte e scultura. Ogni giorno insieme trascorrevano 9 ore all’interno del Metropolitan Museo di Via Agellina. Con la voce rotta Roberto di Berardino afferma:
«Non mi hanno voluto in ambulanza con lui. Dal suo sguardo ho capito che stava lottando. Mi mancherà»
E aggiunge:
«Non posso crederci ancora eravamo assieme mezz’ora prima, dalle 18,30 alle 19,10 e discutevamo sui programmi della serata con sua moglie Barbara. Prima di andarsene dal locale aveva voluto vedere le foto su Facebook della figlia Vera e dei nipoti. Poi lo schianto a due metri da casa mia, in quell’incrocio maledetto. Mi sono precipitato. Giuliano mi ha dato il suo telefonino e volevo abbracciarlo».
Poi quell’accusa velata, di chi è sotto shock e perde la cognizione del tempo:
«Era cosciente parlava dicendo che i suoi documenti erano nella giacca. L’ambulanza è intervenuta ma è rimasta ferma troppo tempo ed è partita solo quando ne è venuta un’altra. Io non capisco il motivo. Quelli del 118 mi hanno risposto che non poteva andare via perché c’era un bambino ferito. Ma io quel bimbo l’ho visto in piedi e l’ho anche accarezzato. Poi ho seguito Giuliano con la mia auto ma all’ospedale di Civitavecchia non ce l’ha fatta. Non so se sia deceduto prima, ho dei dubbi».
Ma poi ci sono altri testimoni, come la signora Federica Palombi che abita proprio su quell’incrocio dove si è verificato l’incidente:
«L’incidente è avvenuto di fronte alla mia abitazione e sono scesa subito in strada attorno alle 19,45. L’attore, che nel paese amavano tutti, era vivo ma l’hanno lasciato qui troppo tempo. Non so come funziona ma l’ambulanza, dopo averlo caricato, lo doveva portare via».