Suicido shock! Si toglie la vita a 13 anni per i brutti voti!

ragazzina-suicida-tuttacronacaShock in un Comune del basso mantovano dove una ragazzina di origini indiane di appena 13 anni si è tolta la vita nella sua abitazione. La piccola, sola in casa, ha preso una corda improvvisata, se l’è stretta attorno al collo e, dopo averla legata alla ringhiera di un soppalco, si è impiccata. La ragazzina, che frequentava la seconda media e viveva con la madre separata, ha lasciato un biglietto dove spiegava la sua angoscia per i brutti voti presi ultimamente a scuola. E’ stata la madre a trovare il giovane corpo senza vita.  Inutili i tentativi di rianimazione del personale del 118. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri.

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Quelle parole forti della De Girolamo

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La voce registrata di Nunzia De Girolamo, non ancora ministro dell’Agricoltura, nel 2012 parlava così: “Str***i, vaffan…”. A registrarla di nascosto è stato  l’ex direttore amministrativo dell’Asl Felice Pisapia che fu poi licenziato qualche mese dopo e successivamente fu raggiunto dall’obbligo di dimora a Salerno. Quel nastro ora di trova nelle carte di un’inchiesta giudiziaria.

Nunzia Di Girolamo non è oggetto di inchiesta, come precisa Vincenzo Iurillo sul Fatto:

“Secondo l’informativa della Guardia di finanza di Benevento al pm Giovanni Tartaglia Polcini, “allo stato non ci sono fattispecie penalmente rilevanti””.

Ma certo anche se non è penalmente rilevante il linguaggio non è certo il più adeguato a una tale circostanza, soprattutto se si ha voglia di cambiamento in Italia, non è certo questo il modo migliore di auspicarlo. La notizia anche se non è nuova in quanto già pubblicata da Repubblica a dicembre, ora si è arricchita di nuovi inquietanti particolari:

“Convocava a casa del padre i vertici dell’azienda sanitaria locale e persone di stretta fiducia. Con loro discuteva di come orientare l’affidamento milionario per il servizio 118, di dove ubicare presidi e strutture dell’Asl, ma anche di questioni spicciole come un sequestro di mozzarelle in un negozio di un “amico di Nunzia” o di come mandare “i controlli” negli ospedali guidati da persone non gradite alla parlamentare azzurra per far capire “che un minimo di comando ce l’abbiamo””.

La registrazione è finita fra i documenti di:

“un’inchiesta per truffa e peculato per centinaia di migliaia di euro sottratti dalle casse dell’azienda sanitaria a favore di alcuni imprenditori, costata pochi giorni fa a Pisapia l’obbligo di dimora a Salerno. Con quegli audio Pisapia vorrebbe dimostrare di essere solo un ingranaggio del sistema”.

Al centro di quelle riunioni non c’era il funzionamento della Sanità pubblica, ma solo la preoccupazione:

“di premiare gli amici e punire i nemici. E tramutare le decisioni in clientele e voti”.

Racconta Vincenzo Iurillo: erano le ore 19 e 15 del 30 luglio 2012 e

“Nunzia De Girolamo riceve Michele Rossi, manager dell’Asl di Benevento, Gelsomino Ventucci detto “Mino”, direttore sanitario, Pisapia, l’avvocato Giacomo Papa, molto vicino ai De Girolamo, Luigi Barone, storico portavoce di Nunzia, all’epoca vice direttore de Il Sannio Quotidiano e oggi a Roma con l’incarico di direttore del portale web del ministero delle Politiche Agricole.

“È il “direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni forma di legge” scrive il gip Flavio Cusaninell’ordinanza cautelare di Pisapia “che si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl”. La conversazione si protrae per quasi due ore.

“Verso la fine cade sul Fatebenefratelli di Benevento, un ospedale religioso convenzionato. La De Girolamo è arrabbiata con loro. Li chiama “str***i”. Due volte.

“Poi si rivolge a Rossi: “Miché, scusami, al Fatebenefratelli facciamo capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Io non mi permetto di farlo, però ad essere presa per culo da Carrozza [Giovanni, direttore amministrativo del Fatebenefratelli], quando poi gli ho dato tanta disponibilità ogni volta che mi hanno chiesto”.

Altri esempi:

1. Dove mettere un ufficio territoriale dell’Asl? Risposta:

“a Sant’Agata che Valentino (il sindaco, del Pd, ndr) è uno stronzo? Cioè, nemmeno è venuto da me”.

2. Si parla di collocare una struttura a Forchia e Nunzia Di Girolamo pone il veto:

“No, Forchia no! Preferisco poi darlo ad uno del Pd che ci vado a chiedere 100 voti…”.

“Qualche decina di minuti prima il “direttorio” aveva affrontato il caso del controllo in un negozio di latticini. Parla Luigi Barone: “È l’amico di Nunzia e mio amico… vende le mozzarelle accanto al Maxim’s… è un bravo ragazzo, insomma!”. Purtroppo per lui una funzionaria dell’Asl gli ha appena sequestrato “un bel po’ di roba, tre, 4.000 euro… più la sanzione””.

3. Bando per il 118. Chiede ai presenti a una riunione del 23 luglio 2012 la Nunzia Di Girolamo:

“In tutto questo si deve fare la gara? Non la puoi fare senza?”

Spiega Vincenzo Iurillo:

“Si discute se è possibile fare un affidamento diretto breve o comunque, per usare le parole dell’avvocato Papa “bypassare la gara pubblica” perché si è preoccupati del fatto che “tra poco ci commissariano e la gara pubblica se la fa la Regione””.

La resa dei conti… quanti voti mancano al Goveno Letta?

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Vertice nella notte tra falchi e Berlusconi. A Palazzo Grazioli salgono, dopo il raid notturno di Alfano, anche Verdini, Ghedini, Brunetta, Santanchè, Capezzone e Micciché e si rifanno i conti. Secondo il Corriere della Sera i calcoli sui possibili «traditori» danno numeri molto diversi da quelli sbandierati nel pomeriggio da Giovanardi:

«Presidente — assicurava Verdini — Alfano si porta dietro, a quest’ora, tra gli 8 e i 15 senatori. E di questi, voglio vedere quanti domani avranno il coraggio, mentre li guardi in faccia, di votare contro di te… Se arrivano a 7 è tanto…». E comunque «tu non hai niente da perdere», gli hanno ripetuto, perché «anche da leader dell’opposizione otterresti più di quanto hai ora: quei traditori faranno la fine di Fini». E c’è sempre la carta Marina da giocare, seduzione mai scemata, ieri tornata, carta a sorpresa o illusione che sia. Perché i sondaggi calano ma «la mia battaglia è appena iniziata», promette il Cavaliere. Pensando anche ai nuovi nemici, ai figliocci che gli hanno voltato le spalle, a un passato che sembra lontano anni luce, in questa notte che non finisce mai.

Conti alla mano:

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L’ipotesi più rosea per Letta: oltre che sui 137 senatori sicuri (107 del Pd, 20 di Scelta civica compreso il senatore a vita Mario Monti, 10 autonomisti = 137) il governo in carica potrebbe contare pure su 54 «responsabili» filogovernativi in gran parte del centrodestra, che porterebbero la maggioranza a quota 191, ben oltre la soglia di sopravvivenza di 161 seggi. Un vantaggio ancora più consistente se si aggiungono i restanti cinque senatori a vita (Rubbia, Cattaneo, Piano, Abbado e Ciampi).

“Chiesti voti alla Lega per un nuovo governo”, così Calderoli.

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“Son venuti a chiedermi i voti dei nostri senatori per un governo con un’altra maggioranza senza il Pdl”. E’ quanto ha sostenuto Roberto Calderoli, in un comizio alla Festa dei popoli padani sul Monviso. “Io ho risposto ‘Va bene, dateci il presidente del Consiglio e ministri importanti'”, ha riferito. “Poi ho detto ‘Va’ a ciapa’ i ratt, noi i nostri voti non ve li diamo’, perché mi ci vedete in Consiglio dei ministri vicino alla Kyenge?”, ha chiesto ai militanti .

In Venezuela scontri di sangue nel post-elezioni

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I sostenitori di Carpiles, dopo che il loro leader ha urlato ai brogli, non ci stanno ad avere Maduro come presidente e scendono in piazza. Mentre il nuovo presidente chavista urla al golpe, in strada iniziano gli scontri tra le fazioni: almeno 7 morti e 61 feriti il bilancio e 135 arresti dopo il voto per violenze.  A ruota segue lo scambio di accuse, con Caprile e Maduro impegnati ad accusare il fronte opposto e rimbalzandosi così la responsabilità delle vittime.  Lo sconfitto invia subito un tweet: “L’illegittimo (Maduro) e il suo governo hanno ordinato queste violenze, per evitare il riconteggio dei voti! Loro sono i responsabili”. E in un altro messaggio si legge: “Per quelli che stanno con me: il vostro cammino è la pace. Quelli che vogliono la violenza stiano ben lontani da noi!”. Prima però era stato il presidente ad addossare la responsabilità all’opposizione “fascista” annunciando che “non permetterà” la manifestazione di protesta convocata per domani a Caracas da Capriles.

E’ guerra in Venezuela dopo la vittoria del socialista di Maduro!

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Per una manciata di voti Nicolas Maduro è stato designato successore di Hugo Chavez. Il socialista ha battuto il liberista Henrique Capriles avendo ottenuto il 50,7% di preferenze contro il 49,07%. Capriles non ha accettato il risultato, immediatamente ha gridato ai brogli e ha chiesto un nuovo conteggio delle schede dichiarando:  “Non la accetteremo fino a quando anche l’ultima scheda non verrà verificata”. La linea dura di Capriles contro i socialisti è già nota, anche quando a ottobre fu battuto da Chavez, non risparmiò la sua invettiva. Solo 240 mila voti separano Maduro da Capriles e questo dato è allarmante perché il partito socialista ha perso circa 600 mila voti rispetto a ottobre quando si presentò Chavez. Un calo era fisiologico, Maduro non ha lo stesso carisma di Chavez, ma nessuno si aspettava una vittoria così di misura, tanto che lo stesso Maduro ha riconosciuto le sue colpe: “Sono consapevole del fatto che ci sono molte cose che devono essere corrette, ma possiamo migliorare”. In un clima di tensione si procederà quindi al nuovo conteggio delle schede, ma ancora una volta le polemiche non cessano, in un continuo scambio di accuse come quella pesantissima rivolta a Maduro dal partito di Capriles “ex vicepresidente, non ha nemmeno esitato a tenere una conferenza stampa trasmessa sulla televisione pubblica in pieno clima elettorale”. Dall’altra parte Maduro ha immediatamente accettato un nuovo conteggio dei voti “Non ho paura di un controllo dei risultati”, ricordando che, pur con margini veramente esigui, nessuno ha impedito a George Bush  o all’ex presidente messicano Felipe Calderon di governare.

  

Le pecorelle hanno cambiato strada… persi 10mila voti da Pd-Pdl

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Rispetto alle politiche del 2008, il Pdl ha perso 6,3 milioni di voti, il Pd 3,4. Sta qui, in buona parte, la spiegazione del successo elettorale del Movimento 5 Stelle (che di voti ne ha presi circa 8,7 milioni) secondo i ricercatori dell’Istituto Cattaneo che ha analizzato i voti delle elezioni politiche di ieri. Insieme hanno perso quasi dieci milioni di voti.

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