
Il fuciliere Salvatore Girone è stato interrogato dalla procura militare di Roma e risulta indagato assieme a Massimiliano Latorre per i reati di “violata consegna aggravata” e “dispersione di oggetti di armamento militare”. In procura si è presentato anche Latorre, non ascoltato perché già sentito una decina di giorni fa. L’iscrizione dei marò nel registro degli indagati risale al febbraio 2012, subito dopo la morte dei due pescatori indiani. La procura militare sta valutando la trasmissione degli atti alla procura ordinaria di Roma, che indaga per il ben più grave reato di omicidio volontario. Lo ha confermato all’Ansa lo stesso procuratore militare di Roma, Marco De Paolis.
A margine dell’interrogatorio, fonti di governo hanno ribadito che “l’Italia è sicura di avere la giurisdizione sul caso”, pur auspicando “l’apertura di un arbitrato internazionale” per la soluzione della controversia. Le stesse fonti ricordano che:
– l’incidente è avvenuto in acque internazionali, a 20,5 miglia dalla costa
– quando il comandante della Enrica Lexie ha accettato l’invito della Guardia Costiera locale a rientrare nelle acque territoriali indiane si trovava a 30 miglia dalla costa
– il comandante del Saint Anthony non ha visto chi ha sparato perché stava dormendo e non è in grado nemmeno di dire da quale imbarcazione siano arrivati i colpi, sebbene fosse pieno giorno
– una perizia balistica indiana ha accertato che i fucili che hanno sparato non erano quelli assegnati a Latorre e Girone
– la Corte Suprema indiana non ha riconosciuto ai due marò l’immunità funzionale formalmente dichiarata anche dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aia.
I due marò Latorre e Girone sono accusati dalle autorità indiane di omicidio in relazione alla morte di due pescatori del Kerala. I fucilieri sono tornati in Italia con un permesso elettorale concesso dalla Corte Suprema indiana che scade venerdì prossimo. Dopo aver dato la parola, attraverso l’ambasciatore Daniele Mancini, che i militari sarebbero tornati in India, il governo italiano ha annunciato che Latorre e Girone resteranno in Italia, decisione che ha innescato la dura crisi diplomatica tra i due paesi.
Gli inquirenti della procura di Roma hanno disposto una consulenza tecnica sul computer e sulla macchina fotografica di bordo della petroliera Enrica Leixe, sulla quale erano imbarcati i due fucilieri in servizio anti-pirateria. Il computer di bordo e la macchina fotografica saranno esaminati in regime di contraddittorio tra le parti, ossia alla presenza di esperti in rappresentanza dei marò indagati.
“L’accertamento proverà a ricostruire quanto avvenuto – fa sapere la procura di piazzale Clodio – ma al tempo stesso molti dei controlli sono mancanti degli atti che non sono mai stati inviati dall’india. A cominciare dagli esami autoptici eseguiti sui cadaveri dei due pescatori; le perizie balistiche; le prove di sparo sulle armi prese a latorre e girone, e i resoconti dei testimoni indiani”.
La Corte suprema indiana ha negato la piena immunità all’ambasciatore di Roma a Nuova Delhi, Daniele Mancini, che si era fatto garante del ritorno dei due marò. L’alta istanza indiana ha inoltre esteso fino a nuovo ordine il divieto imposto al diplomatico italiano di lasciare il paese.
L’Italia contesta la posizione indiana, ritenendo il ritorno dei due marò in india “in contrasto con le nostre norme costituzionali” che prevedono il rispetto del giudice naturale precostituito per legge e il divieto di estradizione dei propri cittadini in paesi in cui vige la pena capitale per i reati contestati.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...