
Si chiama Drosophilia e ha scatenato la preoccupazione degli agricoltori. Si tratta di un moscerino nipponico scoperto in Giappone nel 1916 e giunto in Italia nel 2009. Inarrestabile. Ha risalito la Val d’Alpone nel Veronese, e dopo aver flagellato quintali di ciliegie, ora si vuol annidare nei frutteti delle zone collinari, con conseguenze devastanti. Non ha antagonisti naturali, si riproduce in modo vertiginoso e, pur se piccolo, è capace di distruggere in breve tempo quintali di succosi frutti preferibilmente «rossi». Mirtilli, lamponi, more, fragole, fichi, ma anche pomodori sono a rischio. La Drosophila entra direttamente nella polpa, depone le uova e lì dà vita alle larve, riducendo il frutto in poltiglia. A lanciare l’allarme è Vanni Stanghellini, tecnico agrario in Val d’Alpone, «Non c’è tempo da perdere, bisogna assolutamente trovare una strategia di lotta per contrastare questo flagello, o quanto meno a contenerli» che poi ha aggiunto Anche nelle Valli Giudicariesi è in atto una strenua lotta alla drosofila», spiega. «Nonostante abbiano adottato una martellante difesa chimica, non sono riusciti a garantire una coltura completamente esente da attacchi di fitofagi».
Intanto ci si appella alla ricerca e alle istituzioni: «Bisogna comunque trovare una strategia in tempi brevi, per evitare che il problema si ripresenti l’anno prossimo, sia essa di carattere agronomico, con esche, reti, ma dalle tecniche praticabili, non impossibili. O di lotta chimica con nuovi prodotti, e all’università di Padova ci sono studi in corso; o di ritorno all’uso del dimethoato, anche in deroga».
Attacco massiccio del moscerino o guerra chimica?
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