Dopo lo strappo arriva la riconciliazione e Matteo Renzi rientra nei ranghi? Dopo una telefonata intercorsa tra il sindaco e il premier Letta, il governo si avvia ad archiviare il caso Shalabayeva. Alfano resterà al suo posto e nessuno ne chiederà più la testa, sono gli stessi renziani che arrivano ad asserire “Ci rimettiamo al premier Letta”, anche se domani alla riunione del gruppo in Senato non mancheranno di ribadire le proprie critiche sul caso kazako.
Anche questa volta le strategie di Enrico Letta sembrano essere state vincenti, il governo delle larghe intese resta in piedi dopo aver attraversato le sabbie mobili che hanno rischiato di inghiottirlo. Forse, però le larghe intese, un morto lo hanno fatto: quel Pd che tra strappi e ricompattamenti di fila sembra aver perso credibilità agli occhi dei suoi elettori.
In tarda sera però è sempre il sindaco di Firenze a tornare sull’argomento e i toni sono duri:
”Se molti dirigenti del Pd non vogliono che mi candidi, va bene. Se vogliono tenersi il partito, va bene. Se preferiscono perdere le elezioni pur di mantenere una poltrona, va bene”. Ma non strumentalizzino ”una vicenda di cui come italiano mi vergogno. Larga parte della classe dirigente del Pdl e del Pd” ha cercato ”di usare questa vicenda per attaccare me”, spiega. Se nel Pd lo fanno ”per regolare i conti tra le correnti del Pd, mi vergogno per il Pd”.
Poi Renzi va al nodo cruciale del problema: la tenuta del governo.
“Dicono che tutta questa vicenda nasca dalla mia ansia di far cadere il Governo. Ma la realtà dei fatti è che io non ho alcun interesse a far saltare il Governo Letta. La mia ambizione non è cambiare la maggioranza, ma cambiare il Paese. Se Letta lo fa, bene. Se non riesce a farlo, mi dispiace, per lui, per me, per l’Italia. Ma non si cerchino alibi. L’Italia cambierà quando finalmente abitueremo le nuove generazioni ad assumersi le proprie responsabilità”.
Renzi ha poi aggiunto:
”Già qualche settimana fa Letta ha chiesto a un ministro di farsi da parte. Sarà lui, che è il primo ministro, a decidere cosa sia più opportuno fare e se le spiegazioni offerte siano convincenti”.