Attenzione al matrimonio… può uccidere!

matrimonio-uccide-tuttacronacaE vissero per sempre felici e contenti? Questo accade nelle favole, nella realtà… il fatidico sì può portare anche alla morte. A sostenerlo sono gli scienziati della Michigan State University, negli Stati Uniti, secondo i quali un matrimonio infelice, oltre a rendere tristi e depressi, può condurre i coniugi al decesso. Alla base c’è il fatto che lo stress che si vive quotidianamente in un’unione infelice può avere gravi conseguenze sulla salute di un individuo e può causare anche infarti. Un matrimonio non sereno, infatti, influisce sulla funzione cardiovascolare. E ancora, la depressione data da un’unione infelice può causare brutte abitudini quali fumo, alcol che peggiorano lo stato di salute di un individuo. All’opposto, un matrimonio felice rende sani e robusti. È dimostrato, infatti, che gli uomini sposati hanno ossa più forti e una salute migliore dei loro coetanei single.

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La 36enne segregata per 8 anni: la madre già ai domiciliari

chiara_Napoli-segregata-in-casa-tuttacronacaEra tenuta segregata almeno da otto anni la 36enne Chiara, che la madre ha rinchiuso in un’abitazione del quartiere Vomero di Napoli. Una casa che nel tempo si era trasformata in una discarica. Sono stati i poliziotti di Napoli a liberarla da quel carcere dove a disposizione aveva solo la corrente elettrica: nè acqua nè gas. Chiara ha conseguito il diploma e risulta anche iscritta all’università ma è stata trovata narcotizzata. Nel frattempo la madre, l’insegnante 69enne in pensione Rosa S., ha ottenuto gli arresti domiciliari. A stabilirlo il gip al termine dell’interrogatorio di garanzia conclusosi poco fa nel carcere di Pozzuoli (Napoli) dove la donna era stata portata dalla polizia venerdì scorso quando gli agenti fecero irruzione nell’appartamento trovando Chiara in mezzo a cumuli di rifiuti.  Gli agenti del commissariato Arenella, guidato dal vice questore Eugenio Marinelli, dopo averla liberata l’hanno affidata al 118 che l’ha prima condotta nell’ospedale Cardarelli e poi nel San Giovanni Bosco dove si trova tuttora in cura.  Anche altre tre persone sono state denunciate per favoreggiamento: si tratta del portiere dello stabile, dell’amministratore, e della zia della giovane, sorella dell’ insegnante in pensione. Le due sorelle viveno assieme da circa 12 anni. Secondo quanto si è appreso, non aveva mai voluto accettare la figlia. I medici del San Giovanni Bosco dovranno ora accertare lo stato di salute, soprattutto psicologico di Chiara. Dagli atti non emergono forme di minorazione mentale che, però, potrebbero essere state nascoste. Ai sanitari è anche affidato il compito di accertare se le siano stati somministrati calmanti, per tenerla sotto controllo. Quello che non si comprende, infatti, è perchè la giovane non si sia mai ribellata a questa situazione. Gli investigatori del commissariato Arenella stanno ascoltando anche altre persone. Tra queste figura il fratello di Chiara, che vive fuori regione. Il padre, invece, è morto tempo fa.  “È una vicenda che ha dell’incredibile: mi chiedo come abbiamo fatto, tutti noi, a non accorgerci di questa terribile vicenda. Mi sento in colpa”. A parlare è l’inquilina del secondo piano del palazzo di via Caldieri 141 dov’era rinchiusa la ragazza.  “Le conosco da 13 anni – spiega la donna – sia la giovane sia la madre. Mi ricordo di averle incontrate entrambe in una riunione di condominio, molto tempo fa. Chiara mi sembrò un pò nervosetta, con dei problemi. Per discrezione non domandai nulla alla signora. Io e mio marito le sentivamo spesso litigare, talvolta furiosamente. Poi niente più, nessun segnale da quell’appartamento”.  “Tempo fa, non avendo avuto più sue notizie e non sentendola più, – conclude la donna – chiesi di Chiara alla madre: mi disse che stava studiando, all’università, e che non dormiva più a casa. Ogni tanto, la incontravo nell’androne del palazzo, con le buste della spesa in mano, un cenno di saluto, buon giorno, buona sera, e null’altro”.

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La polizia libera una donna: era tenuta segregata da otto anni dalla madre

segregata-madre-tuttacronacaHa 36 anni ed è una disabile mentale la donna che è stata liberata oggi dalla polizia a Napoli. La giovane era tenuta segregata dalla madre nel loro appartamento in via Caldieri, nel quartiere Vomero. La sua condizione si protraeva da almeno otto anni. Stando a quanto si è appresto, la ragazza sarebbe stata imbottita di tranquillanti e psicofarmaci dalla genitrice. Un calvario iniziato quando l’anziana madre è rimasta vedova.

Torturata e uccisa a 10 anni

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A 10 anni lavorava come domestica per una famiglia che poi l’ha accusata di aver rubato meno di un euro e per questo la bambina è stata torturata e picchiata a morte. La notizia, pubblicata la settimana scorsa dal Pakistan Daily Times, e ha suscitato l’indignazione di molti pachistani secondo cui questo omicidio purtroppo sarebbe solo la punta di un iceberg. La piccola, di nome Irum era la minore di tre figlie di una vedova che aveva pensato di toglierla dalla strada mandandola a servizio tre mesi fa in una casa di «persone per bene» di Lahore, per uno stipendio di 3.000 rupie (poco più di 20 euro) al mese. La polizia, che ha registrato una denuncia per omicidio dopo la morte della bambina in ospedale, ha confermato che la padrona di casa ha confessato candidamente di averla legata e torturata per due giorni in presenza del marito e del figlio di 16 anni, fino a procurarle la morte, per «darle una lezione» riguardo al presunto furto. L’autopsia ha confermato che sul cadavere sono stati rinvenuti ben 23 segni di tortura.

Ricca vedova, dello scritore Villa, sgozzata in Ghana

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E’ stata ritrovata morta in Ghana Egle Bellunato, 74 anni, originaria di Mogliano Veneto in provincia Treviso e residente a Romano d’Ezzelino in provincia di Vicenza. La donna da una decina d’anni si dedicava a opere umanitarie. A scoprire il cadavere è stato il compagno di 62 anni, Luigi Serradura, il 29 ottobre scorso e ora accusato di omicidio. Al suo rientro l’uomo avrebbe, secondo il suo racconto, sarebbe uscito a far la spesa e al suo ritorno avrebbe trovato il cadavere della donna e la stanza in disordine.  . Per questo Serradura ipotizza si possa trattare di una rapina finita nel sangue. A scagionarlo vi sarebbe un amico della coppia, anche lui italiano, che sarebbe andato con l’uomo a fare la spesa, rientrando con lui. La stampa africana, che si sta occupando del caso, rimbalzato in queste ore in Italia, ha diffuso una foto in cui si vede Serradura mentre prega, in canottiera e scarpe da ginnastica, ai piedi del cadavere della donna. Bellunato era vedova dello storico e scrittore Delisio Villa, per 15 anni direttore del settimanale «L’eco d’Italia» stampato a Parigi con edizioni speciali per la Svizzera e l’Inghilterra.

 

Risarciscono la moglie del lavoratore morto 60 anni fa: solo 444,76 euro

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Severino Busacchini, morì a 30 anni, in fabbrica, il 30 marzo 1954, 3 mesi dopo aver sposato la moglie Eleonora. Il rimborso Inail la vedova non lo ha mai avuto. Ora a distanza di 60 anni arriva, ma non tiene conto dell’inflazione e vengono quindi stimati 444,76 euro che equivalevano più o meno a 1 anno e mezzo di stipendio del 1954. E’ la nipote Annalisa Lonati di Nave quindi che dovrà produrre i documenti atti ad accertare che lei è l’erede, poiché Eleonora non si risposò e non ebbe mai figli.

Annalisa Lonati al Corriere della Sera dichiara:

“«Quasi certamente quella pratica sarà rimasta sepolta in qualche cassetto. Ma mi chiedo come mai decidere di portarla a termine dopo 60 anni. Sarebbe stato forse più dignitoso per tutti cestinarla»”.

 

Noi siamo vivi… ma l’Inps che ne pensa? Il caso della signora Adriana

adriana-proietti-morta-inps-tuttacronacaCi si sveglia la mattina, si trascorre la giornata tra impegni e attività, ci si emoziona, si sente qualche parente o amico, si scambia qualche parola con un passante. Si sa di essere vivi. Poi però capita che arrivi l’Inps a dire che non è così: “Lei, signora, è morta”. E’ accaduto alla 71enne Adriana Proietti, oltre 50 anni trascorsi accanto al marito barista, che è mancato a luglio. Ora lotta per ottenere la pensione di reversibilità. Ma il foglio che ha con sè le sta rovinando la vita: “Domanda di pensione. Il soggetto risulta deceduto. Non è possibile procedere con nuove domande” si legge su un pezzo di carta stampato dal sito dell’Inps. La signora Adriana soffre per la perdita del compagno di una vita: “Romano era l’amore della mia vita” racconta. Lei, che è nonna, ha una grande forza nonostante la morte di quell’uomo che la malattia le ha strappato il 7 luglio. Ma non si dà per vinta e nel piccolo locale del Tuscolano, in via Otricoli, c’è la fila per consolare una donna, vedova, che secondo lo Stato è semplicemente deceduta. C’è chi prova a strapparle un sorriso, ironizzando sulla situazione: “Adriana sei sicura che sei morta? Eppure ti vedo in formissima…”. Eppure l’Inps l’ha cancellata e lei non ha alcun diritto di ottenere la pensione di reversibilità del marito, Romano Castagni, morto a 73 anni. “Ma io sono viva! Viva! Possibile stia succedendo veramente? dopo tutto quello che ho passato con la morte di mio marito, adesso anche questa storia assurda” dice ai microfoni del Messaggero.it. Oltre al dolore della perdita, l’affronto della “mala” burocrazia. Racconta, ancora sconvolta, la donna: “Giovedì sono andata al Caf di via Nocera Umbra per avviare le pratiche per chiedere la pensione di reversibilità l’impiegata attraverso il sito internet dell’Inps ha iniziato la procedura, ma si è dovuta fermare: ‘Signora, lei risulta defunta’ mi ha detto l’impiegata”. Adriana stringe il foglio stampato dal sito internet dell’Inps: è stato inserito il codice fiscale della donna, un codice identificativo unico che non può far incorrere in errori di omonimia. La signora Adriana prosegue: “Proietti è un cognome molto comune, ma il codice fiscale dovrebbe togliere ogni dubbio. Tra l’altro nel paese dove sono nata, Castel di Tora, non ci sono altre signore con il mio nome, nate il mio stesso giorno e anno”. Un errore, quindi, confermato anche dall’impiegata del Caf Acai di via Nocera Umbra 131: “Purtroppo dall’Inps risulta che la signora è deceduta – dice l’impiegata che si è occupata della pratica – abbiamo effettuato la domanda online sul sito dell’Inps e non ci sono dubbi”. Cosa potrebbe essere successo? “Forse uno scambio di persona nel momento dell’inserimento dei dati, anziché inserire il nome del marito, è stato digitato quello della moglie” ipotizza l’impiegata senza però essere sicura di cosa possa essere accaduto. Adriana mostra il certificato di morte inviato all’Inps: “Abbiamo comunicato il decesso di mio maritoe la pensione è stata subito bloccata”. Cosa farà ora Adriana? “Il Caf mi ha detto che devo portare all’Inps il foglio dal quale risulta che sono deceduta. Ci andrò, spiegherò la situazione, gli farò vedere che sono viva”.

Furto a casa D’Antona, la moglie: ” hanno preso solo quello che era rimasto”

Olga Di Serio D’Antona, furto-abitazione-tuttacronaca

Questa mattina, a Roma, quando il collaboratore domestico è arrivato in casa ha trovato forzato il portoncino d’ingresso. I ladri avevano fatto saltare la serratura e messo a soqquadro l’appartamento. E’ stato proprio il domestico che senza perdere tempo ha chiamato il 112. L’ennesimo nome noto che subisce un furto a Roma nei mesi estivi ormai siamo arrivati a una decina di furti.

Olga Di Serio D’Antona, vedova del giuslavorista Massimo D’Antona, ucciso dalle brigate rosse 20 maggio del 1999,  non si trovava a Roma. La donna che è stata anche sindacalista per molto tempo e ha un passato nel direttivo nazionale della Cgil e ora è componente della commissione affari istituzionali ha commentato così il furto nella sua abitazione: «Ma non credo che la notizia posa avere una rilevanza così importante, in fondo non hanno fatto male a nessuno. È stato un furto, come ne accadono tanti a Roma, senza violenza».

Al quotidiano Il Messaggero ha poi rilasciato un’intervista:

Ha già avuto modo di sapere cosa le hanno rubato? «Guardi tutto quello che c’era da rubare lo hanno già preso in una precedente visita. Molti effetti personali, ricordi di mio marito. Ora hanno preso solo quello che era rimasto, ninnoli d’argenteria, le posate d’argento, vassoi».
Quando era accaduto? «Alcuni anni fa, non ricordo nemmeno esattamente il periodo. Comunque questa volta non c’erano nè documenti, nè nulla, credo, di particolarmente interessante. Ma devo ancora vedere cosa manca in casa».
Si seppe chi erano stati i ladri? «Si la precedente visita furono pure visti, era una ragazza nomade con un bambino».
Roma in questo periodo è in balia dei predoni. «Purtroppo in questo periodo siamo assaltati. E purtroppo molte volte lo fanno anche con gente in casa. Questo mi fa più paura. Io infatti ho amici che hanno avuto visite piuttosto spaventose, con coltelli alla gola. Tutto sommato, stavolta, è andata bene non esserci».
È in vacanza? «Si sono in vacanza. In città, quando si svuota il mio quartiere, i miei amici sono tutti fuori, preferisco fare una pausa anche io. L’unica ragione è questa, non c’è altro. Roma mi piace piena, così com’è».
Vivace e rumorosa? «Roma in realtà ricostruisce il villaggio in ogni quartiere e quindi quando il mio villaggio si svuota preferisco andare altrove. È vero poi che con l’attività politica le mie vacanze d’agosto sono quasi forzate».
E dove va di solito? «In Sicilia, una vacanza italiana. Una delle mie mete predilette. Ci vengo sempre volentieri. Per me è come una seconda casa».

Aggrediscono e rapinano le loro vittime in casa: accade nel Trevigiano

rapina_treviso-tuttacronacaProprio qualche giorno fa avevo detto ai miei figli di voler installare l’allarme o delle telecamere, perché non dormivo tranquilla. Me lo sentivo che stava per succedere qualcosa”. E’ quanto ha raccontato la 74enne Bruna Colusso, residente a San Giuseppe, quartiere di Treviso. La donna che si è svegliata con addosso uno dei due rapinatori che si erano introdotti nella notte nella sua abitazione. Avevano intenzione di sottrarle gli anelli e le catenine che indossava. La donna, vedova, vive con la madre 98enne e con due dei tre figli. Non è stata picchiata, ma ha un labbro rotto e diversi ematomi. Continuano dunque gli episodi di rapina nella Marca trevisana. Tre in due giorni, prima a Castagnole di Paese, poi a San Trovaso di Preganziol. In quet’ultimo caso la vittima era stato il 67enne Aldo Basso, meccanico pensionato dell’Actv, residente in via Michieletto 5. L’uomo era stato malmenato e minacciato nel cuore della notte da due banditi violenti e decisi a tutto dopo aver fatto irruzione nel suo appartamento scardinando con il piede di porco la porta d’ingresso. Uno dli intrusi, dopo averlo svegliato, gli ha intimato “stai fermo o ti ammazzo”mentre gli legava i polsi con del nastro adesivo. “Erano due italiani, probabilmente drogati. Mi hanno rubato perfino quattro scatole di sigari toscani” ha raccontato appena tornato dal Pronto soccorso del Ca’ Foncello dov’è stato accompagnato per dei controlli. A dare l’allarme è stato il cane della famiglia.

L’ultimo saluto di Figo al suo compagno e “amico a due gambe”

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Cosa c’è di più puro dell’amore che lega un cane al suo “amico a due gambe”? Nulla sembra, soprattutto a guardare questa foto. Figo è un pastore tedesco in forza nell’unità cinofila k-9, che ha appena perso il suo padrone e compagno di lavoro, l’agente 31enne Jason Ellis. Figo ha partecipato ai funerali dell’uomo e gli ha porto il suo ultimo saluto, appoggiando la zampa sulla bara. Forse, con il suo olfatto sopraffine, il cane percepisce Ellis, l’amato compagno ucciso in servizio, durante una sparatoria in Kentucky. “Figo e Jason erano due partner veri e propri”, ha commentato il capo della polizia. Ora, il pastore tedesco sarà affidato alla vedova e ai due figli adolescenti dell’agente.

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