Il terzo V-Day di Beppe Grillo in piazza della Vittoria a Genova non ha ‘sfondato’ tra le tendenze di twitter: alle 18 l’hashtag #andiamoOLTRE è al quarto posto nella classifica dei più cliccati superato da #PeoplesChoice al primo posto, #VogliamoAnnalisaComeCoachAdAmici al secondo e da #AtalantaRoma al terzo posto. Questo quando in piazza, alle 11.30 di questa mattina, si contavano già 30mila persone e in tanti affollavano lo stand dedicato ai parlamentari, tra cui Crimi, Di Battista e Lezzi. Ma i tempi in cui San Giovanni straripatva sono lontani. Lì “una folla che nemmeno il primo maggio”, a sentire un gruppetto di attivisti romani a pochi passi da Marcello De Vito. Qui qualcosa in meno di 100mila persone, raddoppiate magicamente in un tweet riassuntivo di Beppe Grillo. Il tutto è iniziato con un attacco alla stampa, che è diventato una costante della giornata, con nessun giornalista ammesso nel retropalco mentre, come racconta l’Huffington Post, un fotografo riuscito a intrufolarsi è stato poco cordialmente accompagnato oltre le transenne. Una diffidenza parossistica che ha colpito anche i pochi parlamentari nel backstage: “Non dovete stare qui, andate in fondo alla piazza”. La cifra di una giornata diversa dalle solite ha provato a darla il guru, con un lapidario “il movimento è diventato un’altra cosa, ci proponiamo come forza di governo”. Il repertorio di Grillo, una volta salito sul palco che domina la piazza, è quello ormai collaudato: “Non si può far finta che non ci siano 8 milioni di poveri. Dobbiamo spazzare via le macerie, dare l’estrema unzione a questa politica”. E poi sì “alle rinnovabili entro il 2030”, no “ai sindacati che sono come i partiti” e “alla Iuc, che è il rutto di un alcolizzato”. Dopo di che, gli attacchi a Enrico Letta, “Capitan Findus, impegnato da vent’anni a fare il nipote di suo zio”, autore della “truffa semantica dell’abolizione dei finanziamenti ai partiti”. “Voglio vedere se Equitalia gli chiederà indietro i 2,7 miliardi che hanno preso, visto che la Corte costituzionale li ha dichiarati illegittimi”. Poi Giorgio Napolitano, che “ha fatto un governo in una notte, vuole cambiare la legge elettorale di nascosto, e per questo abbiamo pronto l’impeachment”.
A regalare un sussulto ai presenti ci ha pensato il Nobel Dario Fo, che ha alzato un grido al cielo per Franca Rame e un urlo alla folla. Lo ha fatto partendo da una storiella proprio di Franca Rame, che vedeva protagonisti Arlecchino e Brighella che discutono su come tirare fuori l’Italia dal pantano in cui si è ficcata. La soluzione ha molto poco del canovaccio goldoniano e molto del grand guignol alla Tarantino: “I politici sono dei topi che riescono a corrompere anche i gatti. Bisogna tirarli fuori dal Palazzo e innaffiarli con le pompe dell’incendio. Perché noi siamo democratici, ma mai moderati!” Un ultimo applauso per lui e quindi la piazza si è svuotata. Non è più tempo di San Giovanni, ma è stata una festa con 100mila persone in piazza. Anche se Grillo ha tenuto a far notare che “c’è un quadratino vuoto lì. La stampa parlerà di quello”.