
A Panorama Paolo Villaggio si racconta e i suoi ricordi coinvolgono anche personaggi famosi come Fabrizio De André o Ugo Tognazzi. Un uomo freddo, questa è la descrizione, forse anche accentuata per creare un personaggio, ma sicuramente venata anche di verità quella che trapela nell’intervista del settimanale nell’a quale l’attore afferma di essersi commosso soltanto alla nascita del figlio Piero. Ammette anche che la perdita della moglie “sarebbe impossibile da curare” e rivela di trascorrere i Capodanni così:
Da cinque anni rimango a casa con mia moglie, vado a dormire alle 8 e mezza. Mi pare una conquista strepitosa.
Un disegno quindi lontano dall’immaginario collettivo che da sempre ritrae gli attori coinvolti in serate e feste, come ai tempi della Dolce vita… ormai quelle epoche sono passate, quello che invece non passa sono i ricordi shock di Villaggio a iniziare dal suo migliore amico Fabrizio De Andrè:
Fingevamo di essere brave persone ma eravamo delle carogne. Da ragazzi tormentavamo due omosessuali, uno dichiarato e l’altro no. Li prendevamo a pietrate, solo per il gusto di farlo. Perfidia pura.
Poi racconta anche dei costumi sessuali di Ugo Tognazzi:
È stato salvato dal caso. Un giorno, a Milano, incontra un travestito affascinante, viene colto da una curiosità tragica e decide di portarselo in hotel, vicino al Corriere della Sera. Mentre sta cercando di sodomizzarlo, per strada scoppia una bomba che Tognazzi interpreta come segnale divino. Da quel giorno la sua condotta è stata più lineare.
Clamoroso anche quanto rivelato riguardo Vittorio Gassman, definito da Villaggio “curioso”:
Quando si ritrovava a letto con una donna, come prima cosa cercava di asportarle un piccolo quadratino di pelle dal fondoschiena, usando un taglierino. Lo chiamavamo “il tassello di Gassman”. Sì, insomma, era un cannibale.
Infine, una sorta di autodafé. Villaggio, che da sempre si descrive come un uomo cinico e invidioso, dice di essere anche vigliacco, tremendamente vigliacco:
Davanti alla sfida fisica lo sono, in modo miserabile. Una volta mi trovavo ad Amsterdam, con Valeria Moriconi, per girare Quelle strane occasioni. Una sera in un bar le si avvicina un bestione di colore, un immigrato del Suriname, che le solleva la gonna chiedendo con un ringhio chi fosse il suo accompagnatore. Ho finto di non conoscerla. E mi sono fatto chiamare un taxi.
A volte si preferirebbe mantenere un buon ricordo di personaggi simbolo di generazioni, piuttosto che leggere di descrizioni intime che vanno a intaccare il mito… ma forse, e ce lo auguriamo, sono solo provocazioni quelle di Villaggio… forse chissà!
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