Vittorio Feltri e le domande a Sollecito: “Volevi far sesso con Meredith?”

Vittorio-Feltri-a-Raffaele-Sollecito-tuttacronacaAccusa e difesa. Durante la trasmissione Linea Gialla, in onda su La7, Raffaele Sollecito, recentemente condannato a 25 anni per l’omicidio dell’inglese Meredith Kercher, ha risposto a chi si schiera contro e chi con lui. A prendere le sue parti Vittorio Feltri, che nel corso della trasmissione ha detto: “Per quale motivo Raffaele ha ucciso? La volevi scopare? Non era neanche una ragazza eccezionale”. Il linguaggio del giornalista è stato considerato offensivo verso la memoria della ragazza assassinata ma Feltri è andato oltre, rincarando la dose: “Potevi restare a Santo Domingo invece che tornare in Italia che è una schifezza. Io non ho apprezzato il fatto che è tornato perché in Italia se vogliono fott***i, ti fot***o. Nel dubbio mi tolgo dalle pa**e”.

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“Perchè Amanda quel giorno si fece la doccia?”: i dubbi di Sollecito

JUDGES CONSIDER KNOX MURDER VERDICTRaffaele Sollecito, dopo quasi sette anni dall’omicidio di Meredith Kercher, ha ancora delle risposte che lui stesso non riesce a trovare riguardo quanto accaduto in quel 1 novembre 2007, quando il corpo della studentessa inglese venne trovato nell’abitazione in cui viveva a Perugia. Il giovane ingegnere, incalzato dal giornalista della tv americana Nbc, racconta i suoi dubbi circa il comportamento di Amanda e si chiede perchè l’americana si sia fatta la doccia quel giorno. E ancora, perchè abbia trascorso così tanto tempo nella casa di via della Pergola, pur avendo notato che qualcosa non andava. Sollecito ricostruisce che, quel giorno, rimase con Amanda fino alla mattina. Dopo di che la studentessa di Seattle tornò a casa e ci rimase fino al pomeriggio. Quando si ritrovarono a casa di Raffaele, lui la ricorda agitata e le chiese il motivo. Amanda raccontò di aver trovato la porta a finestra rotta e del sangue in casa. La Knox disse di non essere entrata in camera di Meredith, motivo per il quale non avrebbe trovato il corpo della giovane. In compenso, fece comunque una doccia e tornò da Sollecito solo dopo ore. Vedendola agitata lui le fece delle domande ma, racconta oggi: “Non ricevetti alcuna risposta da lei”. Il corpo venne ritrovato dalla coppia ore dopo.

Amanda: “La sentenza di condanna è come la diagnosi di un cancro”

Amanda-Knox-condanna-tuttacronacaAmanda Knox continua a commentare la condanna a 28 anni e 6 mesi a seguito del verdetto della Corte di Appello e in un’intervista al Guardian spiega: “La sentenza di condanna per l’omicidio di Meredith Kercher mi fa sentire come se mi avessero diagnosticato un cancro”. In questi giorni Amanda ha fatto ritorno all’università ma si sente “bloccata” e “intrappolata” dopo la sentenza del 30 gennaio scorso per l’omicidio di Meredith Kercher. La 26enne, che all’Università di Washington studia ‘scrittura creativa’, confida ancora: “Non c’è posto dove io possa andare in cui non è noto che io sono la ragazza che è stata condannata di nuovo. E’ una cosa molto invasiva nella mia vita, ad un livello fondamentale”.

“La mia colpa è di essere stato il fidanzato di Amanda”: così Sollecito

sentenza-sollecito-knox-tuttacronacaDopo l’intervista al Tg1, Raffaele Sollecito ha parlato anche ai microfoni delle Cnn ai quali ha detto che la sua unica colpa è “di essere stato il fidanzato di Amanda”. Condannato a 25 anni dalla Corte d’Assise di Appello di Firenze per l’omicidio di Meredith Kercher, il 29enne ha detto: “Nelle loro menti devo essere colpevole perché ero il suo ragazzo. Non ha alcun senso per me”. E ha ribadito: “Non so cosa pensare perché oggettivamente non c’è nulla contro di me e contro Amanda”. Per quel che riguarda quella che in molti hanno ritenuto una “fuga” dopo la condanna dei giudici, quando è stato fermato a 40 chilometri dal confine austriaco. “Ero andato in Austria per festeggiare con la mia ragazza”, ha spiegato ribadendo che era pronto a tornare in Italia non appena emesso il verdetto.

“Contro di me un deserto probatorio”: parla Sollecito

processo-sollecito-tuttacronacaRaffaele Sollecito, dopo la condanna, porta avanti la sua difesa parlando ai microfoni del Tg1 e spiega: “Contro di me c’è un deserto probatorio, io non so cos’è accaduto quella sera ero a casa mia e non è compito mio cercare di trovare la verità su questo”. Accusato, con Amanda Knox, dell’omicidio di Meredith Kercher, definisce “amareggiante e drammatico essere condannato per un movente che è che noi quella sera non sapevamo cosa fare e abbiamo ucciso”. Il giovane era stato fermato dopo la sentenza di condanna vicino ad Udine, ma lui nega di aver pensato alla fuga in Austria “quando ho sentito la sentenza la prima cosa che ho fatto è tornare in Italia”.

 

Amanda Knox e la mobilitazione per Chico Forti

amanda-knox-tuttacronacaMentre a Firenze si attendeva la sentenza della Corte di Appello sulla sorte di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, negli Usa un piccolo gruppo di persone ha cercato di attirare l’attenzione sul caso di Enrico “Chico” Forti. Il trentino, ex campione di windsurf, è stato condannato all’ergastolo in Florida nel 2000 per l’omicidio di Dale Pike, un australiano di 42 anni. L’italiano continua a proclamarsi innocente mentre la criminologa italiana Roberta Bruzzone, che ha studiato il caso a fondo, assicura che il processo fu una “vicenda di palese ingiustizia”. Forti ha diversi sostenitori, tra i quali anche Amanda Knox, che si è dedicata a difendere e sostenere cause che assomigliano alle sue. Spiega il Messaggero:

Anzi, era deciso che sarebbe diventata la testimonial di un’associazione che lotta per difendere persone che sembrano essere state imprigionate ingiustamente. L’associazione si chiama “Judges for Justice”. E’ stata fondata dal giudice Michael Heavey, amico della famiglia Knox, e riunisce ex giudici che cercano di riparare casi di apparente ingiustizia. Amanda si è già mossa in difesa di una ragazza canadese, Nicole “Nyki” Kosh, condannata per omicidio a Toronto nel 2007 in un caso che vari analisti indipendenti hanno definito polemicamente «la morte del ragionevole dubbio».
Per noi italiani comunque il caso più appassionante è quello di Forti. E se Amanda sente un parallelo fra il suo destino e quello del trentino è comprensibile: anche Forti ha commesso il grave errore di mentire nelle prime fasi dell’inchiesta. Peggio: il suo avvocato non lo ha neanche fatto testimoniare, nella convinzione che quella prima bugia -aveva negato di aver incontrato la vittima la sera dell’omicidio – avrebbe screditato le sue parole. Il trentino sostiene che tutta la costruzione del processo contro di lui è scattata perché la polizia della contea Dade, di Miami, voleva punirlo per aver insinuato sospetti circa un’altra inchiesta, quella sulla morte di Andrew Cunanan, il serial killer colpevole di aver ucciso Gianni Versace. Cunanan fu trovato morto su una casa galleggiante di Miami, e il verdetto fu che si era suicidato. Forti ha invece sostenuto che ci sono prove che era stato ucciso e poi trascinato sulla barca. E che l’omicidio era stato commesso allo scopo di insabbiare l’indagine sull’omicidio di Versace stesso. Che nel comportamento della polizia della Florida contro Forti ci siano stati o no questi oscuri motivi è difficile provarlo.

Il gossip attorno al caso Mez: chi è la fidanzata di Sollecito?

greta_menegaldo-sollecito-tuttacronacaSembra non ci siano dubbi: la ragazza di Raffaele Sollecito, con la quale il giovane si trovava dopo la sentenza di condanna quando gli è stato notificato il ritiro del passaporto, si chiama Greta Menegaldo. A parlare di lei sono state le riviste di gossip pochi giorni prima della sentenza d’Appello sul caso Meredith è in seguito è stato certificato dal Corriere della Sera, con Alessandro Capponi che ha provato a tracciarne un profilo, raccogliendo prevalentemente le voci del paese in cui vive, cioè Oderzo, nella Marca trevigiana:

 

in paese è conosciuta da tutti: viene descritta come riservata, elegante, determinata. Con la passione per i viaggi.

 

Infatti proprio su un aereo ha conosciuto Raffaele: lei lavora come hostess presso una compagnia low cost. Ancora il giornalista spiega che

 

di Greta, a Oderzo, tutti conoscono la storia: si è diplomata all’istituto linguistico Dorotee di Oderzo e subito dopo, ha cominciato a lavorare.

Processo Mez: “inopportuna l’intervista rilasciata da Nencini”

sollecito-raffaele-tuttacronacaL’intervista rilasciata dal presidente della Corte d’assise di Firenze, Alessandro Nencini, a seguito della condanna di Sollecito e Knox per l’omicidio di Perugia, è destinata a far discutere. In particolare, ha innescato le polemiche l’affermazione che Raffaele Sollecito “ha deciso di non farsi mai interrogare nel processo”. I legali del pugliese, Giulia Bongiorno e Luca Maori, hanno già preso posizione: “E’ gravissimo, anzi inaccettabile – sottolineano -, che il presidente Nencini abbia commentato pubblicamente quanto accaduto nel segreto della camera di consiglio e si sia spinto a criticare la strategia difensiva”. “Ci chiediamo innanzitutto – affermano – se parla a nome di tutti i giurati e se la frase sul mancato interrogatorio di Raffaele Sollecito significa che, se avesse accusato Amanda Knox, sarebbe stato assolto. In ogni caso, ricordiamo a tutti che ai magistrati compete il potere di giudicare, non quello di intromettersi nelle scelte della difesa e di commentarle pubblicamente. Nei prossimi giorni valuteremo le iniziative da intraprendere”. Ora gli avvocati stanno vagliando, tra le altre ipotesi, se rivolgersi al Csm o alla procura generale della Cassazione, ritenendo che “rilasciare un’intervista dopo una sentenza di condanna è semplicemente inammissibile”. “Non entro nel merito dell’intervista – dice il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli – ma il fatto che il presidente del collegio giudicante rilasci delle dichiarazioni prima del deposito delle motivazioni e il giorno dopo una sentenza che è all’attenzione pubblica, è di per sè inopportuno”. “Il caso è sicuramente grave”, commenta il consigliere del Csm Nicolò Zanon, laico di Forza Italia. “Lunedì – aggiunge – decideremo se chiedere l’apertura di una pratica in Prima Commissione”. Nencini non ha voluto replicare ai difensori di Sollecito. “Nessun commento” si è limitato a dire il giudice. “Mai come in questo caso il silenzio è d’oro” si è limitato a dire l’avvocato Luciano Ghirga, difensore di Amanda Knox. Ancora nell’intervista, Nancini sottolinea come quello di non farsi interrogare “è un diritto dell’imputato, ma certamente priva il processo di una voce”. “Lui si è limitato a dichiarazioni spontanee, ha detto soltanto quello che voleva senza sottoporsi al contradditorio”. Quanto al movente del delitto, il giudice spiega che la Corte ha “una convinzione e la espliciteremo nella sentenza”. “Al momento – prosegue – posso dire che fino alle 20,15 di quella sera i ragazzi avevano programmi diversi, poi gli impegni sono saltati e si è creata l’occasione. Se Amanda fosse andata al lavoro probabilmente non saremmo qui”. Si è trattato – ad avviso di Nencini – di “una cosa tra ragazzi, ci sono state coincidenze”. Intanto l’attenzione si concentra su dove sia Sollecito dopo il ritiro del passaporto. Ma l’avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, torna sulle ore successive alla sentenza, quando il giovane è stato rintracciato in Friuli dove gli è stata notificata la misura disposta dalla Corte di Firenze. “Se voleva attendere la sentenza – sostiene il Maresca – o era in aula o nella sua abitazione. Qualunque altro posto è indice di valutazione diversa, come quello di volersi dare alla fuga”.

Omicidio Mez: “Amanda e Raffaele non avevano nulla da fare”

Amanda-Knox-tuttacronacaAlessandro Nencini, presidente della Corte d’Assise d’Appello di Firenze che ha condannato Knox e Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher, riferisce: “Quella sera Amanda e Raffaele non avevano nulla da fare. L’omicidio nasce da lì”. E ancora: “Fino alle 8 e 15 Amanda doveva andare a lavorare da Lumumba, Raffaele alla stazione per un’amica. Poi la situazione è cambiata”. Il giudice parla anche di “giurati bombardati dalla tv” e “di condanna sofferta, anche io ho dei figli”. E ancora: “Se quel giorno la Knox fosse andata al lavoro, probabilmente Meredith sarebbe ancora viva”. Quanto al movente, il giudice afferma che “abbiamo sviluppato un ragionamento. Sono consapevole che sarà la parte più discutibile”. Dodici ore di camera di consiglio, “necessarie perché i giudici popolari prendessero cognizione degli atti, che sono moltissimi”, afferma Nencini, che non si sbilancia sull definizione di delitto a sfondo sessuale. “Non pare esserci un momente prevalente, – precisa – il crimine è nato e maturato all’interno di una serata tra ragazzi”. “Cosa sia successo esattamente dopo le otto e un quarto di quella sera nessuno lo sa”. E conclude con un cenno sulla decisione unanime: “Ho parlato di decisione condivisa. Posso dire che in tutti questi mesi e in particolare al momento dell’ultima riunione abbiamo avvertito la gravità di una sentenza che coinvolge ragazzi persone giovani e intere famiglie. Questa è una vicenda che ha stravolto molte vite”.

Amanda Knox e le lacrime in tv

-amanda-knox-lacrime-tuttacronacaAmanda Knox ha rilasciato alla rete americana Abc la sua prima intervista dopo la sentenza di condanna a 28 anni e 6 mesi di reclusione. “Non sono preparata, non potrò mai desiderare di tornare in quel luogo… ma aspetto di leggere le motivazioni. Voglio combattere sino alla fine”, ha detto. L’americana, condannata assieme a Raffaele Sollecito al termine del processo per la morte di Meredith Kercher, ha quindi aggiunto: “E’ stato come essere travolta da un treno, non potevo credere a quello che stava succedendo…ora aspetto le motivazioni, ma è stata una cosa orribile. Ora ho bisogno dell’aiuto di tutti”.

“Sono innocente. La battaglia va avanti”: Sollecito e Knox dopo la sentenza

sollecito-tuttacronacaVentotto anni e sei mesi di reclusione per Amanda Knox, venticinque per Raffaele Sollecito. E’ questa la decisione della corte di assise di Firenze al termine del processo d’appello bis per l’omicidio di Meredith Kercher. Nelle prime ore del mattino, inoltre, gli agenti della Squadra mobile di Firenze e di Udine hanno notificato il divieto di espatrio a Raffaele Sollecito. Sollecito è stato raggiunto in un paese tra Udine e Tarvisio, dove si era ritirato in attesa della sentenza, ed è stato portato in Questura a Udine. Dopo aver ricevuto la notifica, al telefono con il suo legale Luca Mauri, Sollecito ha ribadito: “Avvocato, io sono innocente. La battaglia va avanti”.

Amanda Knox ha invece atteso la sentenza a Seattle, a casa del padre, dove i fotografi l’hanno attesa all’uscita, dopo la lettura della sentenza. L’americana è stata fotografata mentre, incappucciata per sfuggire ai flash. “Essendo stata in passato giudicata innocente, mi aspettavo di meglio dal sistema giudiziario italiano. Contro di me un apparato accusatorio inesistente”. Così Amanda Knox ha commentato, in una nota, la condanna dalla Corte d’Appello di Firenze. “La mia famiglia ed io – prosegue la 27enne – abbiamo sofferto molto da questa persecuzione ingiusta”. Quindi ha attaccato il sistema giudiziario italiano, osservando che è stata vittima di “indagini grette e piene di pregiudizi, della riluttanza ad ammettere errori”. Contro di lei, secondo Amanda s’è ricorso a “testimonianze inattendibili e un apparato accusatorio e probatorio inconsistente e infondato”.

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28 anni e 6 mesi per Amanda, 25 anni per Raffaele: arriva la sentenza

Amanda-e-Raffaele-sentenza-tuttacronacaQuasi 12 ore di camera di consiglio dopo di che è arrivata la sentenza della corte d’assise d’appello di Firenze per il processo bis per l’omicidio di Meredith Kercher: ventotto anni e sei mesi di reclusione per Amanda Knox, venticinque per Raffaele Sollecito. Per quest’ultimo anche il divieto di espatrio mentre nessuna misura cautelare è stata disposta per Amanda che ha seguito il verdetto da Seattle. Alle 21 erano giunti in aula anche il fratello e la sorella di Mez: “Siamo pronti a rispettare qualsiasi decisione”, avevano detto. Raffaele, che questa mattina era presente e aveva annunciato che avrebbe presenziato alla lettura della sentenza, “Ora vado via – aveva detto uscendo dal Palagiustizia all’inizio della camera di consiglio – ma tornerò dopo”, nel corso del pomeriggio ha invece preferito rinunciare ed avrebbe lasciato Firenze insieme ai suoi familiari. “Non ce la facciamo” si è limitato a spiegare il padre, Francesco Sollecito. Sui banchi della difesa hanno atteso la sentenza i suoi legali, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori. La Knox era invece a casa dalla madre, rimasta in contatto con i suoi difensori, gli avvocato Carlo Dalla Vedova e Luciano Ghirga, via sms. In mattinata, Sollecito ha stretto la mano a Patrick Lumumba, il musicista coinvolto nell’indagine sull’omicidio di Meredith Kercher dalle dichiarazione di Amanda Knox ma poi risultato estraneo al delitto e quindi prosciolto. Tra Sollecito e Lumumba c’è stato anche uno scambio di sorrisi. Il giovane pugliese si è quindi allontanato accompagnato da tutti i suoi familiari. “Raffaele mi ha sempre dato l’impressione di un bravo ragazzo – ha detto Lumumba – “l’avevo visto l’ultima volta da libero nel mio locale, ora chiuso”. Riguardo alla Knox, Lumumba ha ribadito che “Amanda sta scappando”. “Se non hai fatto niente – ha proseguito – dovevi essere qua. Mi aspetto che Amanda venga condannata”.

Amanda Knox… si rifà il look in attesa della sentenza

amanda-knox-tuttacronaca-nuovo-lookE’ attesa in serata la sentenza la sentenza dell’Appello bis del Tribunale di Firenze che vede sul banco degli imputati Raffaele Sollecito e Amanda Knox. La 26enne americana, nel frattempo, è stata fotografata ieri mentre usciva da un parrucchiere a Seattle, la città dove vive. La Knox, accusata assieme a Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher, è apparsa con cappellino, occhiali rotondi, aria un filo nervosa data dalla presenza dei fotografi.

Raffaele Sollecito è invece in aula a Firenze. La procura ha chiesto 26 anni per lui e 30 per la Knox.

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Aspettando la sentenza: Amanda e la lettera ai Kercher

amanda-knox-tuttacronacaE’ attesa per oggi la sentenza dell’Appello bis del Tribunale di Firenze che vede sul banco degli imputati Raffaele Sollecito e Amanda Knox. L’americana non sarà in aula ma ha inviato una lettera ai familiari di Meredith. “Ci dovrei pensare, ma oggi non la vorrei leggere, perché non sento il bisogno di parlare con lei”. E’ la risposta di Stephanie Kercher, la sorella di Mez, alla notizia di una lettera di Amanda alla famiglia. “Dobbiamo resistere al sistema giudiziario italiano che è tanto diverso dal nostro, vorremmo che il processo finisse. Il verdetto non sarà una rivincita”, spiega parlando del processo. E alla domanda “siete sicuri che siano colpevoli anche se li condannassero?” risponde: “I dubbi saranno sempre gli stessi. In qualunque modo nel mio cuore resterebbero i dubbi, è ovvio, ma noi possiamo solo accettare ciò che ci diranno i giudici e rispettare comunque le decisioni della Giustizia italiana”. La donna spiega ancora che, dopo anni vissuti nella continua lotta tra risonanza mediatica del processo e bisogno di continuare a vivere “il verdetto è una scadenza da onorare per la memoria di Meredith, non una fonte di rivincita o della verità”. E aggiunge: “Sappiamo che i giudici e i giurati non conoscono con certezza la Verità. Vorremmo che il processo e le chiacchiere intorno ad esso finissero oggi per poterci concentrare solo sul nostro dolore e sul ricordo di Meredith. Tanto, nessuno ci ridarà mia sorella e la nostra vita è finita”. Da parte sua, Amanda vuole essere creduta innocente e spera nell’assoluzione: “Tra me e i Kercher si è messo di traverso un mondo – afferma -, per convincere loro devo prima convincere il mondo”. Stephanie la pensa diversamente: “Colpevole o innocente, lei dovrebbe essere certa che i suoi familiari siano i primi a crederle, poi noi Kercher e solo dopo tutti gli altri… eppure in questi anni l’ho vista spesso sui giornali e in tv, come se per lei contasse più il mondo che noi”.

“Raffaele ha sofferto per starmi accanto”: parla Amanda Knox

sollecito_knox_tuttacronacaIntervistata dal Tg1, Amanda Knox, imputata con Raffaele Sollecito nel nel processo d’appello bis per l’omicidio di Meredith Kercher, ha detto dell’ex fidanzato che “è un bravissimo ragazzo” che “ha sofferto per starmi accanto”. Per quel che riguarda Mez, la studentessa di Seattle ha ammesso di pensarci “ogni giorno”. Amanda ha inoltre spiegato che attenderà la sentenza nella casa della madre e “se condannata lotterò per la mia innocenza fino alla Corte Suprema”. ancora, ha sottolineato che “non c’è una prova che io sono stata là quando è successo. E’ pacifico. Io non c’ero”. L’accusa, sostiene, “si basa su certe supposizioni che non hanno fondamento e soprattutto sulla supposizione che sono un mostro. Non sono così, non sono mai stata così”. Riguardo alle tracce di sangue notate dalla Knox nella casa di Perugia poco prima che venisse scoperto il cadavere di Meredith, ha detto: “Non sapevo cosa pensare. Non ho mai avuto un’esperienza del genere. Quando ho visto il sangue ho pensato ‘forse è strano’. Non ho mai pensato che qualcuno fosse stato ucciso”. Sicuramente, aggiunge, “Rudy Guede c’era quella sera”, ma “non è mai stato in casa mia. Sul Dna in quella stanza non c’è altra spiegazione. Ci sono le sue impronte nel sangue di Meredith, le impronte delle sue scarpe nel sangue di Meredith. Questi sono fatti pacifici”.

Amanda e il desiderio d’incontrare i familiari di Mez (e di essere assolta)

amanda-knox-tuttacronacaRilascia un’intervista a Rpubblica Amanda Knox, la studentessa statunitense imputata per l’omicidio di Meredith Kercher. E nell’occasione spiega di voler parlare con i familiari di Mez:  “Voglio dirglielo direttamente che io non c’entro con la morte di Meredith, che le volevo bene e che eravamo amiche”.  “Quando li ho visti in aula al processo di Perugia – continua – volevo salutarli e ho chiesto ai miei avvocati se poteva farlo. L’avvocato Carlo Della Vedova ha provato ad avvicinarsi a loro ma i loro legali lo hanno respinto».  Amanda, sottolinea: “So però che mi credono l’assassina della loro figlia, sono convinti che l’abbia uccisa io e quindi anche ora non è ancora il momento di parlare loro. Quel giorno però verrà”. E, aggiunge, “spero succeda dopo che la mia innocenza sarà stata definitivamente riconosciuta”. Per quel che riguarda il processo, l’americana spiega di attendere “quello che aspetto dal 2007”, ovvero “che venga riconosciuta la mia innocenza”. La decisione di non partecipare al processo “è stata una scelta sofferta perché in realtà avrei voluto venire in Italia ed essere presente in aula”.In Italia però, prosegue, “sono stata arrestata e messa in prigione per quattro lunghi anni non sulla base di prove ma di supposizioni”. Alla domanda se ha sentito di recente Raffaele Sollecito, risponde: “Sì e l’ho sentito molto più ottimista di me”. E se dovesse arrivare una condanna, afferma Amanda, “sarò…come si dice… una latitante”. Francesco Maresca, il legale della famiglia di Meredith Kercher, ha commentato: “Amanda Knox deve fare l’imputata e questo è il momento per fare l’imputata e si fermi nelle sue dichiarazioni”.

Amanda Knox non si presenta in aula: “Ho paura”

amanda-knox-tuttacronacaAmanda Knox ha scritto una mail alla Corte d’assise d’appello di Firenze, dov’è in corso il processo bis per la morte di Meredith Kercher, nel quale la Knox e l’ex fidanzato Raffaele Sollecito sono imputati. L’americana scrive: “Non sono presente in aula perché ho paura. Ho paura che la veemenza dell’accusa vi impressionerà, che il loro fumo negli occhi vi accecherà”. Parlando delle accuse Amanda le definisce un “abuso ingiusto e maligno”. Da parte sua, il presidente della Corte d’assise Alessandro Nencini prima di leggere il testo ha detto che l’email che la giovane ha inviato alla Corte d’assise d’appello di Firenze “è irrituale. Chi vuol parlare nei processi viene nei processi”. Parlando con i difendori della Knox Nencini ha quindi precisato: “Non sono dichiarazioni spontanee”. Il presidente della Corte ha anche sottolineato che sono i difensori ad attribuire ad Amanda la paternità del testo: “Io non l’ho mai vista, non la conosco”. Riferendosi alla calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, sempre la Knox scrive: “Dobbiamo riconoscere che una persona possa essere portata a confessare falsamente perché torturata psicologicamente”. Amanda racconta anche di quando la portarono in questura: “Mi hanno mentito, urlato, minacciata, dato due scappellotti sulla testa. Mi hanno detto che non avrei mai più visto la mia famiglia se non avessi ricordato cos’era successo a Meredith quella notte”.

Sollecito bloccato in aeroporto: poi è partito per Parigi

Raffaele-Sollecito-tuttacronacaRaffaele Sollecito, pur essendo stato condannato a 25 anni in primo grado, assolto in appello, ma di nuovo sottoposto  su disposizione della Corte di Cassazione al  processo d’appello bis per l’omicidio di Meredith Kercher, è libero di viaggiare ovunque. Il giovane, come racconta il Quotidiano Nazionale, si è presentato all’aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze, con in mano un biglietto per Parigi ma è stato fermato dalla polizia di frontiera. Prima di lasciarlo partire, gli agenti hanno voluto controllare con la Procura che il viaggio fosse autorizzato e mentre si attendeva che venisse chiarita la posizione del giovane, anche l’aereo Air France sul quale Sollecito si doveva imbarcare ha dovuto aspettare. Dopo le telefonate alla Procura di Firenze, è comunque arrivato il via libera.

L’omicidio di Meredith: chiesti 30 anni per Amanda e 26 per Raffaele

meredith-kercher-tuttacronacaIl pg Alessandro Crini ha chiesto trent’anni di reclusione per Amanda Knox e ventisei per Raffaele Sollecito. La discrepanza tra la durata è data dai quattro anni chiesti per l’americana per calunnia. La richiesta è giunta al termine della requisitoria al processo d’appello bis per l’omicidio di Meredith Kercher, uccisa a Perugia nella notte fra il primo e il 2 novembre del 2007. Inoltre il pg ha chiesto alla corte che non vengano concesse agli imputati le attenuanti generiche ed ha motivato la richiesta della riformulazione a 4 anni di reclusione per calunnia a carico di Amanda Knox per il “carattere non estemporaneo della calunnia stessa, e tarata per creare depistaggio”. Crini ha sostenuto che la Knox si trovava sul luogo del delitto e questo secondo l’identificazione, fatta dalla polizia scientifica nella stanza di Meredith, di un’impronta di un piede verosimilmente femminile che, secondo i risultati delle analisi, avrebbe una taglia dal 36 al 38. “Sulla federa, baricentro di questa maledetta storia – ha spiegato Crini – furono ritrovate un’impronta palmare di Rudy Guede ed una di una scarpa. Devo pensare alla stessa Knox che ha dichiarato lei stessa di esserci stata. L’impronta era a pochi centimetri da quella di Guede”. Per quel che riguarda la dinamica dell’omicidio, ha parlato della vittima spiegando che è stata trattata “come se fosse un animale”. Secondo il pg, il delitto è maturato dall'”esigenza di togliere di mezzo una ragazza di cui si era abusato”. Al termine della requisitoria Francesco Sollecito, padre di Raffaele, ha commentato con i giornalisti: “Le richieste mi lasciano senza parole”. E ancora:  “Mi aspettavo altro, mi aspettavo una cosa assolutamente diversa”. L’assoluzione? “Non sono così pretenzioso. Ho fatto mille chilometri – ha concluso – per sentire questi vaneggiamenti”. Per quel che riguarda i familiari di Meredith, il legale della famiglia Kercher, Francesco Maresca, ha commentato a sua volta le stesse richieste spiegando che “sono assolutamente equilibrate, in linea con la requisitoria che è stata completa e precisa. Le richieste seguono un posizionamento che noi abbiamo sempre abbracciato nel primo e secondo grado”.

Omicidio Meredith: per il pg è falso l’alibi di Sollecito

raffaele-sollecito-tuttacronacaIl pg Alessandro Crini, durante la requisitoria all’appello bis del processo per l’omicidio di Meredith Kercher a Firenze, ha detto che l’analisi del racconto di Raffaele Sollecito “costituisce un primo elemento per caratterizzare la cosiddetta falsità dell’alibi”. Sollecito aveva detto che la sera in cui venne uccisa Mez lui si trovava in casa e stava “interagendo con il pc”. Crini ha quindi sottolineato come in un primo momento Sollecito abbia parlato al singolare, non menzionando quindi la presenza di Amanda Knox, e come comunque “questo elemento trova riscontri negativi e questo dato conferisce dignità al ragionamento sulla possibile falsità dell’alibi”. Ma stando al pg, gli accertamenti dei consulenti mostrerebbero come non sia dimostrato che il ragazzo fosse davanti al pc ed ha quindi sottolineato come la presenza di Amanda sarebbe difficilmente sganciabile da quella di Sollecito sul luogo del delitto. “Amanda disse alla madre che Patrick Lumumba non c’era. Cosa ti dà questa certezza se non il fatto di essere stata presente?”. Del resto, continua il pg, quando parlò di Lumumba l’americana aveva usato i termini “l’urlo e la violenza”, “elementi di verità: da dove derivano questi dati se non dall’essersi confrontata direttamente con questa vicenda?”. “La componente onirica appare un po’ barocca – ha aggiunto – un po’ una giustificazione per dare un senso ad affermazioni che invece hanno un significato primario dal punto di vista dell’indizio. Io attribuisco alla calunnia a Lumumba un rilievo primarie – ha concluso – non me la sento di dire che fu una cosa giovanile”. Crini ha parlato anche della condanna a 16 anni a Rudy Guede, arrivata con rito abbreviato, spiegango che “non mi è sembrata centratissima”, facendo capire di ritenere la pena bassa. Secondo il pg, “il finto furto fu un depistaggio: non puoi far sparire il cadavere e quindi cerchi di confondere le acque”. Per il pg, la sentenza di appello con cui la Corte d’assise di Perugia ha assolto Knox e Sollecito è stata “rasa al suolo” dalla Cassazione. “La censura” della Cassazione, ha aggiunto Crini, “è spalmata su tutta la vicenda”. Sollecito ha commentato le parole del pg parlando di “Accuse approssimative e incerte”, mentre uno dei suoi difensori, l’avvocato Giulia Bongiorno, ha detto che la requisitoria è “stata un’arrampicata abile ma infruttuosa” specie per la “ricostruzione di un’attendibilità dei testimoni che non esiste”. Per il legale, “più che una requisitoria, quella del pg è stata un’arringa di difesa di elementi di accusa ormai defunti”.

“The face of an angel”: la storia di Amanda Knox arriva a Roma

cara-delevingne-amanda-knox-tuttacronacaL’attrice Cara Delevingne presta il volto ad Amanda Knox nel film, che si sta girando in Italia, “The face of an angel”, ispirato al libro della giornalista Barbie Latza Nadeau “Angel Face: The true story of student killer Amanda Knox” nel quale, dopo aver parlato con i personaggi chiave del caso relativo all’omicidio di Meredith Kercher, cerca di ricostruire la verità. Questa sembra essere stata ripetutamente offuscata dalla famiglia Knox che avrebbe tentato di manipolare la copertura mediatica, distorcendo le notizie e facendo indignare l’opinione pubblica americana. In questi giorni il set si trova a Roma e nella Capitale ci si può quindi imbattere nel regista Michael Winterbottom e nel protagonista Daniel Bruhl, che ricoprirà il ruolo di un documentarista che indagherà sul caso per conto proprio. Ma soprattutto in Kate Beckinsale, che interpreterà una reporter che indaga sul caso e che durante le pause del lavoro ama fare lunghe passeggiate durante la giornata: ha visitato il Colosseo e i Musei Vaticani e ama fermarsi a bere dei caffè lunghi nei bar del Centro, in particolare in piazza del Popolo, ammirando il viavai di persone e chiacchierando fitto fitto con un amico. Le riprese del film, una produzione inglese, proseguiranno fino al 21 dicembre, dopo Roma nel piano di produzione ci sono quattro settimane a Siena, Perugia, Firenze, Ravenna e Rimini. Kate ha incontrato a Roma anche Barbie Latza Nadeau, giornalista a cui è ispirato il personaggio del film. Le due hanno camminato insieme per le vie del Centro, fino a fermarsi a Fontana di Trevi. Ma la vera protagonista è la modella Cara Delevingne che interpreta Melanie, il personaggio ispirato ad Amanda Knox. “Il personaggio ha tutta la vita davanti: è giovane, entusiasta, rilassata, sa divertirsi, proprio come Cara” –  ha detto Winterbottom all’Evening Standard. “È uno spirito libero e lei ha proprio quello spirito“. Nel film, compare anche Valerio Mastrandrea.

“Io una vita reale non ce l’ho”: le dichiarazioni di Sollecito in aula

sollecito-dichiarazioni-tuttacronacaE’ arrivato in tribunale a Firenze Raffaele Sollecito, in occasione della ripresa dell’udienza dell’appello bis del processo per l’omicidio di Mez, Meredith Kercher. Com’era stato annunciato, il ragazzo ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee dichiarando: “Sento nei miei confronti una persecuzione allucinante, senza senso”. E ancora: “Mi hanno descritto come un assassino spietato, non sono niente di tutto questo. Al momento io una vita reale non ce l’ho”. Raffaele ha ricordato il suo rapporto con Amanda, spiegando che “fu il mio primo vero amore. Fu tardi perché ero riservato. Quando avevamo 20 anni  c’era tutto nella nostra mente fuorché una visione di disprezzo dell’essere umano come ci descrive chi ci accusa. Anche io come la mia famiglia, sono sempre stato una persona onesta”. E ha sottolineato: “Sono cresciuto in una famiglia italiana, per bene, che mi ha insegnato il massimo rispetto dei valori. La mia famiglia non ha mai avuto problemi con la giustizia”. Infine, un appello ai giudici, che ha invitato a “correggere gli errori” commessi da chi lo ha condannato.

Raffaele Sollecito torna in aula. Oggi la perizia del Ris

raffaele-sollecito-tuttacronacaTorna in aula per la prima volta oggi a Firenze, in occasione della nuova udienza dell’appello bis del processo per l’omicidio di Meredith Kercher Raffaele Sollecito. In tribunale, interverranno i carabinieri del Ris. I militari dovranno illustrare l’esito di una perizia svolta sul Dna trovato sul coltello, lo stesso che secondo l’accusa sarebbe stato usato per il delitto. Stando ai risultati delle analisi, la traccia sarebbe attribuibile ad Amanda Knox. Sollecito, com’era stato assicurato dal padre, è quindi rientrato da Santo Domingo. Ai giornalisti, che l’hanno intercettato mentre si recava in albergo, ha solo specificato “Ho molte cose da dire”. Il padre ieri ha invece spiegato: “Non facciamo interviste né rilasciamo dichiarazioni. Ci prepariamo all’udienza dove con tutta probabilità Raffaele farà dichiarazioni spontanee”. Come spiega La Nazione:

I primi a salire sul banco dei testimoni saranno i due carabinieri del Ris di Roma che la corte aveva incaricato per svolgere la perizia su una traccia di dnatrovata fra l’impugnature e la lama del coltello recuperato a casa di Sollecito e giudicato l’arma del delitto. Le analisi hanno rilevato una quantità di materiale genetico «estremamente esigua» con «un elevato grado di compatibilità» con «il profilo genetico di Amanda». Dopo l’illustrazione della perizia da parte dei Ris parleranno i consulenti delle difase degli imputati, quelli della famiglia Kercher e quelli del sostituto procuratore generale Alessandro Crini.

L’udienza, con tutta probabilità, si concluderà nel pomeriggio con le annunciate dichiarazioni di Raffaele Sollecito. Il palagiustizia di Firenze è blindato, stamani si annunciano centinaia fra giornalisti, fotografi e telecamere. Le prossime udienze si svolgeranno il 25 e il 26 novembre prossimi, la sentenza dovrebbe arrivare entro dicembre.

La morte di Mez. Parla Guede: “Io non sono un bugiardo”

meredith-kercher-guedè-tuttacronacaRudy Guede rompe il silenzio e scrive una lettera dal carcere di Viterbo, dove sconta una pena di 16 anni per l’omicidio di Meredith Kercher. Nella missiva, di cui si parlerà nel corso della trasmissione Quarto Grado, si legge: “Io sarei un bugiardo, questo dicono i giudici, ma allora la verità qual è?” E prosegue: Gli stessi giudici che non mi hanno voluto credere dicono che io non ho ucciso Meredith, non ho rubato e non ho fatto nessuna simulazione. Voglio evidenziare che chi ha commesso questo terribile fatto è ancora in libertà, che ad oggi purtroppo la verità non è stata ancora raggiunta e che mai si troverà, se si continuerà a sentire gente come Mario Alessi ed altri come lui”. Ancora Guede scrive: “In questi ultimi giorni non ho fatto altro che sentire una distorta interpretazione dei fatti che riguardano la vicenda di Perugia, ma soprattutto una deformazione della mia persona e del mio carattere”. E continua: Mi sono sempre sforzato di dire quello che in quella tragica sera ho visto e sentito senza calunniare nessuno e senza accusare innocenti. La verità la deve cercare la giustizia e non io, non ci sarà però verità per Meredith finchè si parlerà di violenza sessuale, reato che non ho mai commesso e che i medici legali escludono”. E conclude: “Questa è una vicenda di dolore chi ne parla non deve mai dimenticarselo”.

E’ di Amanda la traccia di Dna sul coltello. Fu usato per uccidere Mez?

amanda-knox-tuttacronacaHanno concluso la perizia sulla traccia di Dna, individuata sul coltello considerato dall’accusa l’arma usata per uccidere Meredith Kercher, i carabinieri del Ris, che l’hanno appena depositata. La perizia, che era stata decisa dalla Corte, ha messo in luce come quella traccia di Dna, analizzata nel nuovo processo d’appello a Raffaele Sollecito e alla studentessa americana in corso a Firenze, appartenga ad Amanda Knox.

Dna sul coltello di Sollecito, potrebbe essere di Amanda

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Ora ci sarebbero elementi sufficienti da poter far ipotizzare che il Dna ritrovato sul coltello sequestrato in casa di Sollecito possa essere riconducibile ad Amanda Knox. Questa è l’indicazione almeno, al momento, che sta emergendo dalla perizia dei carabinieri del Ris di Roma,  incaricati dalla Corte di Firenze che sta celebrando l’appello bis.

Gli esami sono iniziati giovedì e sono proseguiti per tutta la giornata di venerdì, alla presenza dei consulenti delle parti. Per l’esito definitivo, comunque, servono altri accertamenti. I risultati saranno presentati con una perizia che sarà depositata entro la fine di ottobre e discussa poi in aula il 6 novembre.

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La traccia venne individuata dagli esperti nominati nel processo d’appello a Perugia, ma non sottoposta ad analisi perché ritenuta non suscettibile di «corretta amplificazione, essendo un low copy number». Cioè una quantità di Dna tale «da non poter garantire risultati affidabili».

Dopo l’annullamento da parte della Cassazione delle assoluzioni di Sollecito e Amanda Knox, nell’appello bis in corso a Firenze, i giudici hanno ordinato una nuova perizia. Al Ris avevano chiesto di stabilire se la traccia finora non esaminata fosse analizzabile e, nel caso, se fosse riconducibile alla vittima o a Rudy Guede, già condannato a 16 anni di reclusione. Gli elementi emersi porterebbero invece al codice genetico della Knox.

Gli avvocati Luciano Ghirga e Luca Maori, legali della Knox e di Sollecito, si sono infatti limitati a far capire che sarebbero soddisfatti se fossero confermate le indiscrezioni sull’attribuzione alla giovane di Seattle. «Se corrisponderanno al vero – ha commentato il legale della famiglia Kercher, l’avvocato Francesco Maresca – si conferma che il coltello è passato nelle mani di Amanda, risultando accertato che la perizia doveva essere portata a termine e che fu invece lasciata incompiuta»

Tracce di dna sul coltello di Sollecito?

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Nuove analisi per i carabinieri del Raggruppamento investigativo scientifico di Roma per il coltello sequestrato in casa di Raffaele Sollecito, imputato con Amanda Knox, nel processo  per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Sembrerebbe che siano state trovate tracce di dna anche se la piccola quantità di materiale genetico sarebbe davvero minima. Al momento non sarebbe ancora possibile nemmeno stabilire se si tratti di materiale di natura umana o vegetale.

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