Taglio del rating, telecom è stata bocciata!

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Non è bastata l’operazione in extremis della vendita di Telecom Argentina al gruppo Fintech, ma non è stato abbastanza per cambiare l’outlook sul titolo. Secondo Moody’s che ha tagliato il rating  “la posizione non è ancora sufficientemente forte”, anche se l’operazione di vendita è stata considerata “buona”.  Da oggi Telecom passa da BBB- a BB+.

 

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Si dimette Bernabé, la triste storia delle telecomunicazioni italiane

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Le dimissioni di Franco Bernabé erano nell’aria e sono arrivate. La notizia è stata comunicata  durante il primo Cda dopo il riassetto della holding Telco, che ha visto salire al 66% la spagnola Telefonica. Anche senza Bernabé sembra che ormai sia imminennte lo scorporo della rete e una riorganizzazione in Sudamerica.

Come racconta il Corrierecomunicazioni, i fatti di oggi sono la conseguenza di quattro passaggi chiave avvenuti tra il 1997 e il 2007.

Il 1997: anno della privatizzazione,

Il 1999: Opa di Roberto Colaninno e soci,

Il 2001: acquisizione senza Opa da parte di Marco Tronchetti Provera,

Il 2007: acquisizione del controllo da parte di Telco, costituita da banche italiane e da Telefonica, sempre con distinti saluti all’Opa.

I primi tre passaggi sono stati spiegati e documentati con grande chiarezza in un libro di Giuseppe Oddo e Giovanni Pons di oltre dieci anni fa, che dimostra che la società era stata messa su una china da cui sarebbe stato molto difficile risalire. Dunque, non ci sono domande da proporre con sdegno nei talk-show, facendo la boccuccia di chi è esterrefatto perché chi viene interrogato sull’argomento ha il dovere di conoscere i fatti che contano. Per chi invece ha il diritto di ignorarle o di averle dimenticate, vale la pena di ripercorrere le tappe dolorose della storia privata di Telecom Italia e in cui sono condensati tutti i vizi del capitalismo privato italiano.

Si spezzano i fili per salvare Telecom… governo diviso!

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Si spezzano i fili per salvare Telecom. Con la crisi in corso sembra che il piano per salvare Telecom da Telefonica sia ormai lontano. Il Pdl ha già attaccato le misure pensate da Palazzo Chigi per bloccare la scalata. Prima è intervenuto il capogruppo Renato Brunetta, sparando ad alzo zero sulla “golden share”, i poteri speciali che il consiglio dei ministri dovrebbe riconoscere a breve al Tesoro, accusando il governo di voler far cessare “la certezza del diritto”. Poi Antonio Catricalà ha dato il colpo di grazia e ha minato il progetto di revisione delle norme sull’Opa, cioè sulle offerte pubbliche di acquisto, affermando che le modifiche  sono “possibili ma non probabili”. Cosa propone Catricalà? Praticamente di consegnare agli spagnoli Telecom poiché l’alternativa sarebbe quella dello scorporo “volontario” della rete, da rendere obbligatorio solo nel caso in cui la società non procedesse.

Alla fine Bernabé si arrende e si fanno insistenti le voci secondo cui il presidente di Telecom Italia starebbe trattando la buonuscita. Le dimissioni potrebbero essere messe sul tavolo del consiglio di amministrazione di giovedì prossimo. La decisione sarebbe giustificata con la volontà di non creare spaccature all’interno dello stesso board sull’offerta di Telefonica.

 

Le due mosse del governo per bloccare la scalata di Telefonica a Telecom

telefonica_telecom-governo-tuttacronacaTelefonica prova a dar la scalata a Telecom e il governo italiano tenta di bloccare le mosse degli spagnoli. Due sono le mosse che verranno attuate. La prima già domani, in occasione dell’approvazione del decreto attuativo sui “golden power”. In una bozza della presidenza del Consiglio che il governo dovrebbe discutere si legge: “Gli attivi di rilevanza strategica nel settore delle comunicazioni sono individuati nelle reti e negli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali dei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale”. Che aggiunge anche che i limiti imposti dall’Europa ai poteri speciali del governo “non si applicano in presenza di elementi informativi circa la minaccia di un grave pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti”. Nei giorni scorsi Copasir aveva allertato l’esecutivo proprio sui rischi per la sicurezza nazionale dalla perdita del controllo della rete Telecom. La seconda mossa, che potrebbe rivelarsi decisiva per far tornare Telefonica sui suoi passi, saranno le nuove norme sulle Opa, le offerte pubbliche di acquisto. Massimo Mucchetti, Presidente della Commissione Industria del Senato, ha ricordato che la soglia del 30%, oltre la quale scatta l’obbligo di comprare le azioni di tutti gli azionisti, si è rivelata fino ad oggi inutile. Nella storia di Telecom ci sono stati tre passaggi di mano e, a ognuno di questi, ai piccoli investitori non è stata data la possibilità di partecipare al banchetto. Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia, ha spiegato che il governo interverrà modificando la normativa con la conseguenza che la soglia dell’Opa verrà abbassata. Le singole società avranno poi la possibilità di modificare i propri statuti inserendo tetti più alti o più bassi ma entro un range predeterminato. A questo punto bisogna vedere a che livello verrà fissata la nuova soglia di Opa. Giuseppe Vegas, presidente della Consob, ha ricordato questa mattina che era stato proposto un tetto del 15% per le public company ad elevata capitalizzazione. La commissione che riscrisse il Testo Unico della Finanza avanzando la proposta era presieduta da Mario Draghi e aveva posto una soglia bassa che avrebbe permesso la nascita in Italia di public company. Il Parlamento però la bocciò. Ripartendo però da questo punto Telefonica sarebbe costretta ad offrire 1,1 euro non solo a Mediobanca, Intesa e Generali, ma a tutti i risparmiatori trovandosi così ad affrontare una spesa che costo supererebbe i 13 miliardi di euro ai quali aggiungere altri 29 miliardi di indebitamento netto. Ma a questo punto, per una Telefonica indebitata per 57 miliardi, sarebbe impossibile sostenere lo sforzo e l’operazione sarebbe destinata a saltare. Per quel che riguarda il governo Letta i tempi sono stretti ma non proibitivi: per come è stata strutturata l’operazione Telco, Telefonica salirà fino al 100% nel capitale solo il prossimo anno, nel 2014 con una finestra per l’Italia che verrà dunque chiusa a dicembre. Certo, con l’incertezza che attanaglia l’esecutivo sarebbe comunque il caso di muoversi in fretta, visto che sembrano tutti intenzionati a mantenere la Telecom in mano italiana.

Allarme Copasir, Telecom spagnola è rischio sicurezza nazionale!

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Telecom in mani spagnole è un problema per la sicurezza nazionale. Lo ha dichiarato il presidente del Copasir Giacomo Stucchi. Il Copasir è il “Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica”, l’organo che controlla l’attività dei servizi segreti interni (Aisi) ed esteri (Aise).

Stucchi ha detto che tale  operazione  “pone seri problemi di sicurezza nazionale, visto che la rete Telecom è la struttura più delicata del Paese, attraverso cui passano tutte le comunicazioni dei cittadini italiani ed anche quelle più riservate”.

Nell’ultimo decennio alcune inchieste giudiziarie (Telecom-Sismi; caso Abu Omar; caso Mussolini nel 2005-06; Telecom-Pirelli-Tavaroli-Mancini nel 2006-08) hanno evidenziato come attraverso Telecom siano passate delicate attività di intercettazione non sempre lecite.

Bienvenido in Telecom Italia!

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La Telecom Italia passa di mano e parla spagnolo: gli iberici di Telefonica hanno trovato l’accordo con Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo per salire dal 46 al 65% di Telco che controlla il 22,4% di Telecom. Un’operazione che prevede un’ opzione per gli spagnoli a salire a breve termine fino al 70% e sposta di 6 mesi la finestra per dare le disdette al patto Telco. Il prezzo pattuito è di 1 euro per azione.

Sembra essere scongiurato il problema degli esuberi, lo stesso amministratore delegato Marco Patuano, si è detto intenzionato a non licenziare. Ora dovranno essere ancora messi a punto i dettagli per definire l’iter che richiede ancora alcuni specifici passaggi burocratici di governance.

A valle restano altri nodi da sciogliere, tra questi il piano di scorporo della rete, parte del più ampio piano di societarizzazione che il 3 ottobre in teoria doveva essere all’esame del Cda. “Non è necessario imporcelo, vogliamo passare volontariamente a un modello di Equivalence of input” (parità assoluta d’accesso, ndr) ha sottolineato Patuano in un botta e risposta a distanza con il commissario dell’Agcom Antonio Preto che ha suggerito di “avviare i dovuti approfondimenti per accertare la sussistenza delle condizioni per imporlo come rimedio a garanzia della parità di accesso”.

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