
Franco Bernabé va all’attacco e nell’audizione al Senato non lascia davvero nulla in sospeso, anzi ribatte punto su punto ogni aspetto intorno alla questione Telecom svenduta a Telefonica.
La prima frase già pesa come un macigno: “Abbiamo saputo dell’acquisto ieri dalla lettura dei comunicati stampa”, ma il secondo concetto espresso da Bernabé non è certo meno spinoso rispetto all’intera vicenda.
“Nonostante il difficile contesto finanziario, Telecom è stata in grado di mantenere un’importante dimensione internazionale; realizzare una significativa riduzione dei costi; ridurre il debito di circa 8 miliardi di euro e investire in Italia circa 18 miliardi di euro per la realizzazione di una copertura broadband fissa del 98% della popolazione e mobile 3g dell’87%”. Lo afferma il presidente di Telecom, Franco Bernabè, in audizione al Senato, sottolineando che questi risultati testimoniano “la vitalità dell’azienda e la solidità del suo posizionamento di mercato. In questo scenario, telecom italia ha continuato ad investire significativamente nelle infrastrutture del paese”.
Per questo motivo Bernabè definisce “assolutamente fuorvianti e non rispondenti alla realtà” le affermazioni utilizzate per descrivere Telecom Italia “come un’azienda in crisi, operante in settore problematico, impossibilitata ad assumere qualsiasi iniziativa di crescita, lasciando intravedere la necessità di percorsi di salvataggio”.
L’altra specifica che viene fatta è che Telecom ha un carico di 40 miliardi di euro derivante dalla fusione Olivetti Telecom e dal riacquisto delle minoranze Tim. Poi emerge anche lo sconvolgente dato sulla fibra ottica che in Italia, su tutto il territorio nazionale, è presente solo al 13% quando negli altri paesi europei è superiore al 30%.
Questi dati naturalmente fanno rabbrividire se si pensa la crisi che sta attraversando l’Italia. Seppure una ripresa è alle porte, l’Italia tenologicamente arretrata ce la farà a salire sul treno o se lo lascerà sfuggire?
Il presidente della Telecom chiede quindi un aumento di capitale a vecchi e nuovi soci per ridare solidità al gruppo. “Un aumento di capitale richiede determinate condizioni di mercato e credo che queste ci siano. E’ un momento di straordinaria liquidità, ci sono tanti investitori pronti a investire”.
Bernabé afferma anche la necessità di investire sulla rete, ma i ritorni non saranno a 4 o 5 anni. Il rifacimento della rete è progetto di lungo periodo, ci vuole totale allineamento tra management, cda e struttura azionisti. Nel caso di Telecom è complicata da Telco, che ha bisogno di maggioranza dei due terzi, Telco ha maggioranza di blocco rilevante. La decisione non è condivisa in Telco e quindi si assiste a ritardi e a immobilismo aziendale.
Il presidente della Telecom confronta anche la situazione di Telefonica e di Telecom. A differenza di Telecom, la privatizzazione di Telefonica è stata fatta con criteri diversi dal governo spagnolo. Sono stati messi dei tetti molto bassi al possesso azionario dei singoli azionisti. Maggioranze di blocco con il 20 per cento, come Telco, non si possono fare. Dunque in Italia gli investimenti nella rete dipendono da Telco.
Poi l’attacco diretto al Governo: “Questo straordinario interesse per Telecom non mi sembra il sentimento che ha ispirato finora il sistema Italia” e poi aggiunge “Se si parla di sistema sarebbe stato necessario un consenso più unanime e organico sugli obiettivi di Telecom”.
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